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Berlino: Pietre a sede SPD

4 luglio 2018

Per Isa e tuttx lx altrx aggreditx dalla dottrina socialdemocratica sulla sicurezza

CDU/CSU e SPD lo definiscono stomachevolmente una svolta nel contenzioso sull’asilo. Il nuovo procedimento di transito è davanti alle porte e con questo innumerevoli individui rimangono fuori dai confini dell’Europa. Politici ripugnanti per la linea dura come Seehofer s’imposero con la propria politica inumana, ma la loro massiccia presenza pubblica fa spesso dimenticare che anche i partiti sedicenti sociali sono dei porci altrettanto schifosi ce non solo tollerano la moria nel Mediterraneo ma la producono per il proprio tornaconto.

Nella notte dal 03 al 04 luglio abbiamo scelto un piccolo ufficio elettorale della SPD in piazza Straußberg e lavorato i vetri con le vecchie e ottime pietre da pavimentazione berlinese. Vista tutta l’altra merda come per esempio gli export di armi per dittatori come Erdogan oppure la collaborazione nella repressione delle nostre lotte locali, la SPD è e rimane un obiettivo d’attacco da tenere sempre presente. Prendiamo atto del fatto che negli ultimi tempi c’era di nuovo un piccolo aumento d’attacchi notturni.

L’azione è un piccolo contributo per una propaganda della notte che non si può mai fermare e segno di forza per lx nostrx amici che ora sono in galera.

In the Night no Control.
Refugees Welcome
Libertà per Isa.
Libertà per Afrin

Fonte: Indymedia (Tor)

Traduzione dal tedesco mc

Lipsia, Germania: Incendio doloso alla casa del diritto minorile

1° gennaio 2018

Mentre con abbondanti allegre bevute e gran chiasso in molti posti si brindava sui sempre stessi desideri e impegni – come se tutta la merda del passato potesse essere lavata via semplicemente con lo spumante – noi avevamo il nostro proprio fuoco d’artificio: abbiamo colto l’occasione e con alcuni ordigni incendiari nel bagaglio siamo entratx nell’area sulla Witzgallstraße lasciando agli sbirri e alla procura i nostri auguri di buon anno nuovo. In questo posto le autorità della repressione collaborano per rificcare nel “migliore di tutti i mondi” e ricacciare nel sistema della logica dello sfruttamento lx giovani “criminali”.

E nei mesi scorsi abbiamo dovuto vivere abbondantemente quel che viene da una società del genere: sono successe tante di quelle cose che ci hanno riempitx di preoccupazione, di tanta rabbia e incomprensione.

Da un lato abbiamo – ecco pochi esempi:
– Il nuovo inasprimento delle leggi sull’asilo già ora inumane
– le nuove leggi di polizia e il suo riarmo
– l’accettazione della AfD e il generale balzo a destra
– il G20 e seguito (aizzamento, razzie, caccia all’uomo, ricerca pubblica, tentativi di divisione, desolidarizzazione)
– il divieto di linksunten

Dall’altro lato c’è la nostra paralisi e il nostro sentimento di impotenza, vale a dire l’assenza dell’urlo d’indignazione che avrebbe dovuto seguire, visto il continuo arbitrio e vortice che ci fa sprofondare sempre di più in una vita totalmente sorvegliata e minacciata dall’imminenza di uno Stato di polizia. Ben sappiamo che la nostra evasione dall’impotenza non farà vacillare o addirittura crollare l’ordine statale. Ma altrettanto lungi da noi è attendere ed esprimere in sordina la nostra critica alle condizioni vigenti.

I nostri saluti vanno a tuttx in galera che lì continuano a portare avanti le proprie lotte, che non si fanno spezzare e che resistono, e a tuttx che non hanno votato le proprie energie e passioni ai padroni e potenti bensì alla voglia d’agire per una vita migliore e libertà infinita!

Alcunx Autonomx (A)

Fonte: Indymedia

Traduzione dal tedesco mc, CH

Monaco di Baviera: Bruciato camion dell’esercito federale

10 ottobre 2017

Nella notte dal 9 al 10 ottobre 2017 attentato incendiario a vetture militari sul terreno per esercitazioni dell’esercito federale al lago di Starnberg presso Monaco.

Il 4 settembre 2009, cioè 8 anni fa, l’esercito federale, ordinando il bombardamento di due autocisterne prima rubate dall’aviazione US-americana contro la popolazione civile locale, perpetrava un massacro a Kunduz in Afghanistan, dove perirono 100 civili. Responsabile per l’operazione è l’allora comandante dei cosiddetti Provincial Reconstruction Teams dell’esercito federale, il colonnello Georg Klein. Non solo usciva indenne da questo crimine di guerra – dopo un anno il procedimento fu archiviato dalla procura federale, ma nel 2013 fu anche promosso generale di brigata e nel frattempo dirige l’intero ambito di formazione dell’esercito federale come “generale amministratore dell’ufficio federale per il management del personale dell’esercito federale”.

Mentre gli assassini possono salire i gradini di carriera, lx profughx d’Afghanistan sono ricacciatx con trasporti collettivi, che tra l’altro partono anche dall’aeroporto di Monaco.

War starts here – let‘s stop it here!
Contro ogni guerra, contro ogni espulsione!
Stop deportation!

Fonte: Indymedia

Traduzione dal tedesco mc, CH

Berlino: Bruciate sei auto della Security

28 febbraio 2017

Bon Soir! La sera del 28 febbraio presso la stazione Anhalter abbiamo bruciato sei auto della ditta Securitas. Securitas a Berlino vigila da due anni l’entrata della scuola occupata in Ohlauer Straße a Kreuzberg e costringe così lx pochx profughx che vi sono rimastx a una vita come in galera. Per le continue denunce e vessazioni da parte dex abitanti si è continuamente ridotto il loro numero  – tante sono sparite nelle galere, furono espulse oppure hanno divieto di accesso alla casa.

Se ci identificassimo più a fondo con lo schiavismo nella società, ora ci lamenteremmo che la “vigilanza” costa milioni di Euro al contribuente. Ma no. Perché allora dovremmo lamentarci anche delle cattive condizioni di lavoro nel settore della sicurezza. Noi lavoriamo invece per la distruzione dei ponti di questa società, che sono mantenuti tuttora e precisamente dal settore della sicurezza, e per integrare gli ambiti parzialmente autonomi nella prassi resistenziale.

Anche per questo ci guardiamo attorno con sguardo scintillante e percepiamo che la canalizzazione della rabbia oggi aumenta in ogni zona remota si questo mondo di merda. Leggiamo di scontri in Svezia, della rabbia bollente in Svizzera oppure degli attacchi contro i tutori dell’ordine del sistema in Francia. La nostra vicinanza non la vogliamo celebrare più a lungo in silenzio, ma con delle vistose colonne di fumo delle gomme, delle case e di parti intere delle città che bruciano. Come lo hanno formulato lx compas di Grecia, anche noi vogliamo incendiare le notti della società appagata e trasformare le nostre città in campi di battaglia ingovernabili.

Esistono individui che non cascano nella servitù del sistema e che autodeterminano le proprie prospettive per non subire lo stesso oltraggio. Levare l’ultima ancora e la ribellione contro questa schiavitù/barbarie sono in continuo aumento. A coloro il cui nome l’abbiamo saputo dedichiamo anche questo attacco per rafforzarlx nella loro lotta oppure per mantenere vivo il ricordo:

Per Tamara Sol in galera nel territorio dominato dallo Stato cileno, perché avrebbe portato vendetta a un mercenario della Security.
Per Nikos Maziotis e Pola Roupa, costrettx a lottare contro lo status da ostaggio del proprio bambino.
Per Lambros Foundas, ucciso a colpi da arma di fuoco nella lotta contro i porci ad Atene sette anni fa.
Per lx innumerevoli in fuga che in nome della UE sono assassinatx ai confini dai mercenari privati e statali oppure sono vigilatx da ditte private della sicurezza nei campi d’espulsione.

Noi, una cospirazione di incendiarx assetatx di vendetta, incitiamo tutti i nuclei e individui in tutto il mondo all’azione anarchica, a sostenere le proposte che vengono dall’area linguistica tedesca e a sfruttare il vertice G20 per rafforzare la prassi comune. In questo senso dovremmo diffondere l’idea della coordinazione informale con reciproci riferimenti. Così per noi non ci sarà vertice con proteste limitate nel tempo, bensì il tentativo, senza rivendicazioni politiche, di creare già prima e in modo stabile delle condizioni incontrollate.

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, CH

Atene: Resoconto della manifestazione a Exarchia (14 gennaio)

Sabato 14 gennaio 2017, di sera, una cinquantina di persone hanno partecipato alla manifestazione nelle strade di Exarchia chiamata dallo squat anarchico Themistokleous 58 in occasione del primo anno del progetto. Lo striscione della manifestazione dice “Resistenza, Rivolta, Libertà” in inglese e farsi, e un altro striscione è stato esposto allo squat in memoria di Shahzad Luqman, assassinato dai nazisti ad Ano Petralona nel gennaio 2013: “Non dimentichiamo Shahzad Luqman – Botte ai fasci.” Durante l’azione abbiamo distribuito dei volantini in greco e inglese, ne abbiamo sparsi altri sempre in greco e inglese, e gridato diversi slogan in farsi, arabio, inglese, francese e greco.

Ringraziamo tutt* coloro che hanno partecipato alla manifestazione a Exarchia. Mandiamo anche dei saluti solidali agli individui, gruppi e comunità dentro e fuori le mura e i confini che continuano a combattere con ogni mezzo possibile contro il Potere.

Ricordiamo che la sera di sabato 21 gennaio organizzeremo un party solidale al 58 per sostenere finanziariamente il nostro progetto. Il ricavato servirà a coprire i bisogni operativi dello squat e le sue azioni future.

Squat Themistokleous 58

in greco, inglese, portoghese

Aachen, Germania: Vernice e pietre a ufficio stranieri

19523229 ottobre 2016

Nella notte a sabato 29 ottobre attivistx autonomx hanno marcato con la vernice la facciata dell’ufficio stranieri/cittadini alla stazione principale di Aachen e danneggiato i vetri e l’entrata. L’entrata fu vastamente pitturata di rosso con l’aggiunta delle scritte “espulsione è omicidio”, “diritto di rimanere per tuttx” e “No Border, No Nation”. I vetri adornati con vari buchi e grandi spaccature. In questa notte dex attivistx approfittarono della possibilità notturna per esprimere il proprio disappunto sulla politica di migrazione dello Stato.

Dappertutto in Europa e nel mondo, delle persone lottano per il diritto di muoversi liberamente e così salvare e autogestirsi le proprie vite. Gli Stati europei tentano di impedirlo, come si chiarisce attualmente anzitutto a Calais ma lo stesso è accentuato giorno per giorno anche dalle autorità tedesche: si chiudono le vie di fuga, dex profughx sono rinchiusx nei lager e di nuovo espulsx in circostanze senza uscita e che minacciano le loro vite. Ogni amministrazione e organizzazione che vi partecipa, sia ufficio stranieri sia ONG, è direttamente corresponsabile e perciò bersaglio legittimo. La lotta contro i confini e gli Stati continua quotidianamente. La politica dell’isolamento e delle espulsioni devono essere attaccate in modo vario e sono da creare delle strutture alternative di libertà e di solidarietà.

No Border, No Nation, Stop Deportation!
Freedom of Movement and the Right to Stay for All!

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, CH

Brighton, Inghilterra: Uno striscione è stato appeso ai pennoni di fronte al memoriale di guerra in centro città

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Nessun* è illegale // Sgombero di Calais = Attacchi razzisti, deportazioni violenza di stato // Resisti & lotta

Stamattina ci siamo svegliati presto per esporre uno striscione che esprime solidarietà e rabbia nei confronti della situazione di Calais dove il 17 ottobre [NdT: lo sgombero è stato spostato al 24 ottobre] lo stato francese ha pianificato di cominciare lo sgombero totale della jungle. Lo striscione è stato legato ai pennoni di fronte al memoriale di guerra nel centro della città, un luogo che la gente visita regolarmente per ricordare l’orgoglio nazionalista e un’identità costruita su guerre, genocidi, trasferimenti, criminalizzazione e conquista di altri popoli.

Con questo piccolo gesto vogliamo mostrare solidarietà non solo con le persone della jungle ma anche con tutti i luoghi in cui le persone cercano di andare avanti nonostante un’opposizione così incredibile e brutale – i/le compagn* in sciopero / resistenza nelle prigioni di tutto il mondo, chiunque si batta contro l’oleodotto Dakota access, le zone autonome sotto attacco, la lista è interminabile.

Mobilità ridotta significa che lo striscione non era molto alto e così è stato rimosso nel giro di qualche ora, ma speriamo che chiunque l’abbia tolto abbia apprezzato la generosa quantità di grasso con cui avevamo cosparso le corde…

in inglese

Aachen, Germania: Vernice e pietre a ufficio stranieri di Aachen

18913131 agosto 2016

Nella sera dal 30 al 31 agosto lo stabile che ospita l’ufficio stranieri di Aachen è stato marchiato con vernice, cocci e la scritta “Ogni espulsione è tortura – QUIT YOUR JOB!”. Come persone con il passaporto tedesco abbiamo anzitutto il dovere di diminuire la parte di violenza che impedisce alle persone di scegliere liberamente dove abitare. Ecco perché dobbiamo attaccare il sistema delle espulsioni e dei confini. E questa piccola azione era solo l’inizio… get ready for:
SPACCARE IL PARTITO SCHENGEN!

In ottobre andremo ad Aachen, attacchiamo il regime europeo dei confini e dell’isolamento.
Siamo stufx, tristx e arrabbiatx di dover assistere al continuo isolamento della fortezza Europa. La solidarietà pratica, per esempio lungo la rotta balcanica, è importante e il sostegno umanitario una necessità. Ma non continueremo a giocare ai pompieri, assumerci a costo zero le bisogne di un rifornimento di base che toccherebbero agli Stati, e di favorire l’arroccamento europeo. La nostra responsabilità consiste anzitutto nel disturbare in loco laddove fa male.

Abbiamo degli obiettivi, non delle rivendicazioni. Non vorremmo legittimare il potere di chi per così dire “decide” dentro e fuori dell’Europa. Vogliamo confini aperti per tuttx e la fine immediata di tutte le espulsioni. La nostra protesta è auto-organizzata e anche il mondo che costruiamo.

No Border, no Nation!
Espulsione è tortura, espulsione è omicidio. Il diritto a rimanere per tuttx, ora e subito!
www.noborderaction.blogsport.eu

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, CH

Lipsia: Pietre e vernice a ufficio CDU

188660Lipsia, 27 agosto 2016

Perché abbiamo rotto i vetri dell’ufficio della parlamentare federale CDU Bettina Kudla e spruzzato bitume all’interno?

È una dei tanti rappresentanti dello Stato tedesco. Siede nel Bundestag nella frazione governativa ed è perciò corresponsabile di tutte le panzane che il governo racconta giorno dopo giorno – inasprimento del diritto d’asilo, peggioramento di harz4, il deal con lx profughx e in generale la normale follia tedesca. Continuamente attizza il clima contro di noi e lx nostrx compas. Come unica parlamentare federale ha respinto la risoluzione sull’Armenia – per non mettere in forse questo sporco affare sux profughx tra UE e Turchia.

Inoltre non ci piace affatto – al contrario del collega di partito di Kudla, Markus Ulbig (ministro degli interni sassone) – l’idea di inviare degli sbirri sassoni al confine con la Bulgaria per contrastare lx profughx.

Abbasso Kudla,
Abbasso la CDU,
Abbasso lo Stato.

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, CH

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Monaco, Germania: Bucate le gomme di auto di WISAG e Dussmann

89736Monaco, 2 giugno 2016

Ultimamente sono stati sgonfiati i copertoni di alcune auto dell’impresa della sicurezza WISAG e Dussmann e apposte parole d’ordine che indicano con quali affari sporchi quest’impresa fa i suoi soldi. WISAG lavora nel settore della protezione d’obiettivi militari e negli aeroporti e con questo lucra sulle espulsioni. Dussmann lavora nelle galere e fornisce i pasti nei lager per profughx. Mentre la militarizzazione interna ed esterna è accelerata e ancora quest’anno sono previste 100’000 espulsioni, dobbiamo rovinare gli affari ai profittatori di questi sviluppi.

Questo è una chiamata all’attacco a WISAG, Dussmann e a tutti gli altri profittatori delle espulsioni, delle protezione delle frontiere, della militarizzazione e della carcerazione. A Monaco e dappertutto!

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, CH

Exarchia, Atene: Presidio in solidarietà con l’edificio occupato Gini

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Solidarietà tra oppress*

Martedì 31 maggio, al mattino, un impiegato del Politecnico di Atene (NTUA) si è presentato all’entrata dell’edificio occupato Gini per consegnare una comunicazione del Rettorato, rendendo  ufficiale la minaccia di espulsione che ci era già stata rivolta oralmente nell’ultimo periodo dai guardiani del Politecnico, il personale amministrativo e persino un portavoce della comunità afgana in Grecia che aveva cercato di avvicinare i/le migranti accolt* nell’edificio occupato Gini, affermando di eseguire gli ordini del Ministero greco dell’Educazione.

Secondo la comunicazione dell’università, “…dei lavori di restauro degli elementi decorativi della facciata devono avere luogo in tutta urgenza” così come “…lavori di disinfestazione, perché gli esami delle facoltà d’Istituto previsti per il 6 giugno 2016 possano avere luogo.”

Questo sviluppo arriva in un momento in cui è in corso una militarizzazione accresciuta nel territorio controllato dallo Stato greco, qualche giorno soltanto dopo l’espulsione del campo di Idomeni, e mentre migliaia di migranti sono stati trasferiti in campi di concentramento e centri di retenzione in condizioni pessime e umilianti, dovendo affrontare nuove esclusioni e persecuzioni, più o meno come se fossero i rifiuti umani dei nostri tempi. Le autorità dell’università riconfermano la loro complicità col resto delle nobili istituzioni repressive della democrazia greca, l’esercito, la polizia, i mass media, ma anche i meccanismi parastatali che si nascondono nelle strade dei centri urbani e della provincia, che danno la caccia ai sans-papiers, a chi parla male il greco o non lo parla per niente, a chi è stato spostato o esiliato dai propri luoghi d’origine come conseguenza della violenza quotidiana esercitata dall’apparato economico e di guerra di chi detiene il Potere.

Per quanto ci riguarda non commenteremo l’urgenza del Rettorato di restaurare l’edificio. Ma non possiamo non commentare il linguaggio del Potere quando parla di “lavori di disinfestazione”. Dichiariamo che non permetteremo a nessuna squadra di disinfestazione (che abbia o meno un’uniforme) di entrare e difenderemo l’occupazione fino alla fine. Continueremo a contagiare il corpo sociale col virus della solidarietà, la dignità e l’insurrezione, contro gli impiegati dello Stato, del Capitale e della dominazione, contro il mondo delle frontiere e delle discriminazioni nazionali.

Rettori, lo squat dell’edificio Gini resta dov’è.
Nessuno può spegnere la fiamma che abbiamo acceso.
Resistenza anarchica ovunque!

Edificio Occupato Gini
[all’interno del Politecnico di Atene; entrata dalla via Stournari, Exarchia]

in inglese

Amburgo: Vernice e acido butirrico a funzionari dell’apparato per le espulsioni

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Amburgo, 20 aprile 2016

Nelle notti dal 17 al 20 aprile abbiamo attaccato vari settori dell’apparato per le espulsioni:

– come rappresentanti della legislativa: l’abitazione dell’assessore Jan e della portavoce del governo Anke Pörksen ad Amburgo marcata con la vernice
– come rappresentanti del potere giudiziario: l’ufficio dello studio legale Klemm & Partner a Bergedorf marcato con la vernice
– come rappresentante del potere esecutivo: l’auto di Joachim Lenders, direttore del sindacato di polizia, anagraficamente registrato in via (…), ora puzza d’acido butirrico che è uno scandalo.

La fortezza Europa ha di nuovo chiuso le porte. Si manda su di giri l’apparato repressivo amministrativo e per le espulsioni. Lo chiamano management della riconduzione, noi leggiamo terrore d’espulsione! Il coordinatore profughx del governo federale, nel mese di aprile ha ingiunto i Länder di raddoppiare le espulsioni di richiedenti a cui hanno rifiutato l’asilo.

Già  nel 2015 il numero delle espulsioni dalla Germania è duplicato se confrontato all’anno precedente. Amburgo ha tenuto il passo. Il capo del Land Scholz era al tavolo nei gironi di contrattazione sugli inasprimenti della legge d’asilo e vi ha lasciato la sua impronta.

La città anseatica corse in anticipo con l’impianto di una “custodia per l’espulsione” all’aeroporto, alla quale probabilmente parteciperà anche la Slesia-Hosltein. Nel tribunale amministrativo di Amburgo si crearono tre nuove camere per gestire un numero di cause in rapido aumento.
A livello federale si formano migliaia di nuovi posti presso l’ufficio federale migrazione e profughi e la polizia federale per velocizzare il ritmo delle espulsioni.

Il consigliere di Stato dell’ente sociale Jan Pörksen è  responsabile per la sistemazione precaria di 7000 profughx nei mercati edili e nelle tende. Con il suo collega di Brema si è messo d’accordo sull’allestimento di una sistemazione chiusa per giovani profughx minori che non erano accompagnatx definitx come “deliqquenti intensivx”, contro lx quali da anni è in atto una campagna di aizzamento. Come portavoce del governo della Bassa Sassonia, Anke Pörke ha fatto passare mediaticamente l’approvazione dell’inasprimento legislativo.

Joachim Lenders si lamenta sempre di come è messa male la polizia e di come sarebbe urgente il suo riarmo sia in quanto ad effettivi sia in quanto a mezzi finanziari.
La sua osservazione, che non si stupirebbe e non ci fossero più dei letti per profughx, visto  che questi li scomporrebbero per poi darsele a vicenda con i pezzi, è una delle sue perle tanto schifosamente ignoranti quanto naif.

Nello studio legale Klemm & Partner, tra gli altri un tal Gero Tuttlewski, nel frattempo noto ai media, fa soldi frenando la costruzione di alloggi per profughx.
Rappresenta dex residenti che non vogliono avere degli alloggi per profughx nelle loro zone: residenti delle vie (…).
Tuttlewski sostiene che lx sux mandanti non vorrebbero impedire gli alloggi per profughx bensì solo le loro dimensioni. Dubitiamo che ax residenti così dicendo stia a cuore un vivere decente per lx profughx. Temono piuttosto una svalutazione dei loro immobili, hanno paura di dover cedere qualcosa, hanno paura dex stranierx.

È stupefacente di quanto impegno sono capaci questx cittadinx solitamente tanto misuratx e queste associazioni festaiole quando si tratta di difendere le loro proprietà, partendo dalle querele in tribunale, passando per le iniziative popolari e le sollecitazioni cittadine, per arrivare  fino alle reazioni infantili con dei dispetti, come quex residenti che con le proprie auto impedirono l’abbattimento d’alberi per l’inizio della costruzione di un alloggio per profughx.
Tuttlewski nelle sue querele chiarisce che si tratta di proprietà e di perdita di valore, quando per es. chiede dei risarcimenti per lx committenti edili a (…) poiché vi dovrebbe sorgere un alloggio per 3000 profughx.

Neanche noi siamo per una sistemazione duratura dex profughx in mega-alloggi spesso stretti. Ma l’urgenza richiede un’azione veloce per togliere le persone dai mercati edili e dalle tende.
Noi chiediamo una sistemazione veloce con una qualità di vita decente sia nelle abitazioni e case vuote, che ad Amburgo abbondano, oppure, appunto, sia negli edifici di nuova costruzione.

Né 1000 e nemmeno 3000 persone in un complesso residenziale rappresentanto un “ghetto”. Chi lo sostiene gioca non solo con il peso storico del concetto ma rivela anche i propri pregiudizi, del tutto secondo il motto che se ci fossero tanti “stranieri” ammucchiati sorgerebbero dei problemi. Ma il vero problema non è lo sfondo migratorio bensì la povertà e l’emarginazione, il divieto di lavorare…

Lottiamo per il diritto al soggiorno e contro l’apparato per le espulsioni, e contro coloro che gonfiano questo apparato con la propria politica, lo foraggiano con dei procedimenti giudiziari o che infine eseguono le espulsioni.

All migrants are welcome!
Venite alla demo del 30 aprile: solidarietà allargata contro il razzismo e la repressione!

Ag-fff (arbeitsgruppe für freies fluten – gruppo di lavoro per il libero inondare)

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, CH

Germania, Berlino: Bruciate tre auto della Bosch

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Berlino, 15 marzo 2016

Per l’aumento della resistenza contro il regime europeo dei confini è perlomeno desiderabile un accenno di coordinamento tra gruppi militanti e anarchici. Nel gran numero degli appelli provenienti dall’ambiente insurrezionale ha per noi assunto una certa rilevanza il testo apparso con altri anche nella Zeck 190 “Sabotare la fortezza Europa – ne siamo capaci”, poiché le proposte sono più concrete che in tanti appelli più generici.

La fortezza Europa funziona solo se gira anche la più piccola delle sue rotelle. Bosch Sicurezza è una di quelle rotelle. Con la sua tecnologia di sorveglianza, Bosch contribuisce alla caccia ax profughx indesideratx e sostiene le misure imposte dalla politica di Stato come la realizzazione dei “limiti massimi” e la chiusura dei confini.

Bosch è una ditta all’avanguardia nella produzione di tecnica di sicurezza. Tecnica di sicurezza impiegata negli impianti sui confini, nelle galere, negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie. In aggiunta alle già presenti videocamere analoghe, le Bosch IP-Videocamere sorvegliano zone sensibili come l’Eurotunnel oppure il Connewitzer Kreuz. Per il comando delle videocamere è impiegato il Bosch Video Managment System BVMS. Insieme al Video Recording Manager (VRM) e la Automatic Network Replenishment Technologie (ANR), il BVMS garantisce che le riprese sono momentaneamente salvate in caso di interruzione della rete e completamente disponibili appena la rete riprende a funzionare.

Per soddisfare i desideri dei cannibali, questa tecnica è stata affinata e usata per applicazioni ancora più perfide. Questa tecnica sempre visibile dovrebbe farci permanere nell’illusione della sicurezza pubblica e della pace sociale. Non solo negli ultimi anni su ogni confine vengono uccise e sotterrate centinaia di persone. Ora non è più possibile occultarlo. Bosch può seguirlo in diretta, sensori di movimento sui recinti oppure telecamere sofisticatissime trasmettono gli incidenti direttamente ai responsabili.

Anche se Bosch non realizza delle armi classiche, realizza però la tecnica per la sorveglianza e per l’umiliazione arrivando fino agli elementi costruttivi per gli aerei senza pilota, i carri armati o le navi di Frontex.

Con le tre colonne di fumo in differenti quartieri di Berlino della notte passata abbiamo simbolizzato la fugacità e la fugacità e la vulnerabilità del dominio e dei suoi strumenti – tre macchine di Bosch che non daranno più nessun contributo alla guerra sociale.

Una presso il BCC, dove quest’anno si celebrava il “Congresso europeo di polizia”. Dove le agenzie statali di progettazione simbiotizzano con i profittatori industriali per rendere più redditizio il rifiuto dex profughx e la repressione. Per il congresso degli sbirri, Bosch si presenta come sponsor, espositore e partner. Nel congresso degli sbirri di quest’anno informavano tra l’altro sugli incarichi attinenti al controllo dei confini da parte di Frontex. Così Bosch non è solo profittatore della logica di sfruttamento razzista ma diretta responsabile per la progettazione e la realizzazione e perciò il perfetto interlocutore per i nostri attacchi.

“Con la massima urgenza: il sabotaggio d’infrastruttura rilevante a scapito dell’economia e della capacità funzionale della fortezza Europa è l’imperativo del momento.

Incitiamo all’aiuto attivo alla fuga e alla sistemazione dex profughx illegalizzatx.

Incitiamo al sabotaggio di tutte le forme di forniture militari e di ogni produzione per i militari.

Incitiamo a hackerare ogni comunicazione militare, a livello mondiale.

Incitiamo, con gli attentati mirati contro i nazi e le loro strutture, a legare le loro forze per così coprire le spalle ax profughx e a chi lx sostiene.

Incitiamo agli attentati contro tutte le autorità il cui fine è la selezione delle persone secondo l’utilità economica ed espellere tuttx lx superflui.

Incitiamo agli attentati contro le istallazioni infrastrutturali d’ogni tipo che sono mezzo e fine al mantenimento della normalità e dell’ordine e che garantiscono la coesione e il funzionamento della fortezza Europa verso l’interno e verso l’esterno.

Scuotere e sabotare la fortezza Europa nella sua funzionalità economica!

Incitiamo al sostegno sovversivo di queste attività e alla solidarietà nel caso di repressione.

Nasconderemo lx profughx e creeremo insieme dei luoghi nuovi, impareremo a difendere fermamente questi luoghi, taglieremo dei buchi nei recinti – concretamente e in senso figurato.”
(https://linksunten.indymedia.org/en/node/171533)

Sabotage Banden, che salutano la feccia losca nelle metropoli europee.

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez

Berlino: Incendio dei cavi di una linea ferroviaria

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Berlino, 7 marzo 2016

Abbiamo dato fuoco alla linea ferroviaria presso Spandau per disturbare notevolmente il traffico ferroviario di persone e merci. Tra l’altro è un trasporto fluido di merci e di forza lavoro a garantire la funzionalità economica di questo paese. Il sabotaggio d’infrastruttura rilevante a scapito dell’economia e della capacità di funzionare delle fortezza Europa è un imperativo del momento.

In occasione dell’8 marzo e del fatto che donne e bambinx ora sono la maggioranza dex profughx, dedichiamo quest’azione esplicitamente a tutte le donne senza nome, ax loro bambinx e uomini che nel tentativo di mettersi al sicuro dalla guerra, dalla persecuzione e dalla miseria sono annegatx, sono statx feritx, umiliatx, arrestatx e ricacciatx.
L’umanità non conosce limiti massimi, l’emergenza non ha recinti invalicabili, la solidarietà è totale o non è. Aprire i confini!

Lotta allo sciovinismo del benessere, al sessismo.

Abbiamo provocato un incendio sulla tratta ferroviaria presso Spandau per disturbare notevolmente il traffico ferroviario persone e merci per Amburgo, Düsseldorf e Francoforte. Tra l’altro è il trasporto fluido di merci e di forza lavoro a garantire la funzionalità economica di questo paese. Ci assumiamo volentieri la rabbia di chi viaggia, visto una fortezza Europa militarizzata e una politica locale razzista a vantaggio degli interessi economici. Abbiamo escluso ogni pericolo per le persone.

In occasione dell’8 marzo, la giornata di lotta delle donna, e del fatto che le donne e lx bambinx sono ora la maggioranza dex profughx, dedichiamo quest’azione esplicitamente a tutte le donne senza nome, ax loro bambinx e agli uomini che nel tentativo di mettersi al sicuro dalla guerra, dalla persecuzione e dalla miseria sono annegatx, sono statx feritx, umiliatx, arrestatx e mandatx indietro. Lx ultimx bambinx annegatx sono direttamente da addossare al governo federale e alle forze che hanno sospeso il ricongiungimento familiare e con questo provocano il fatto che famiglie intere incluso lx bambinx rischiano le pericolose traversate. Tra cui partiti che scrivono la C (Cristiano) maiuscola e sempre ancora s’impegnano per i diritti delle famiglie – che, evidentemente, devono però essere tedesche.
L’umanità non conosce limiti massimi, l’emergenza nin ha recinti invalicabili, la solidarietà è totale o non è. Aprire i confini! Invitiamo tuttx lx profughx di questo mondo in un paese che con la propria politica economica (non solo con l’esportazione delle armi) e politica estera (missioni di guerra) provoca spesso le condizioni dalle quali la gente fugge!

L’isolamento dell’Europa come misura contro la gente in fuga è un’idea che nasce da una visione del mondo razzista e patriarcale. Contro lx stranierx s’innalzano dei muri d’ogni tipo, le loro ragioni di fuga sono banalizzate (paese sicuro di provenienza), la loro miseria economica negata. Sono disumanizzatx per poterlx dichiarare un bersaglio da prendere di mira da parte statale, come lo formulava la predicatrice dell’odio Petry – che in fin dei conti dice solo quello che Seehofer e altri pensano. Cosiì da quando la NPD è diventata irrilevante, la AfD agisce da braccio legale dei neonazi e rappresenta gli interessi degli uomini bianchi e tedeschi. Lo sciovinismo di un Gabriel, che vuole comprare i tedeschi con dei miliardi affinché lo votino, è anch’esso solo al servizio della follia razzista. Quando serve al mantenimento del potere, il verde Kretschmann non conosce che, dappertutto, degli Stati terzi sicuri. E la dirigenza di partito della “Die Linke” tace per ragioni tattiche nei confronti del proprio elettorato reazionario. E Seehofer conduce la sua CSU a nuovi apici imponendo la sospensione del ricongiungimento delle famiglie. Il terrore di destra e la parte vistosamente in aumento di bambinx annegatx sono seguiti solo dal silenzio o dalle solite indignate parole vuote di tutti gli schieramenti.

Lx politicx agiscono d’accordo se non in dipendenza dalle associazioni d’interesse economico che vogliono far entrare in modo controllato la forza lavoro utile, per espellere o respingere direttamente tuttx lx altrx. Cosi giustificano le espulsioni, i lager per profughx e la fortezza Europa murata. Oppure l’approvazione del Pacchetto Asilo II. Oppure la sospensione del ricongiugimento legale delle famiglie cosicchè sempre di più le donne e lx bambinx devono rischiare il pericoloso viaggio in barca per attraversare il mediterraneo e trovarvi la morte.

Intanto le donne, insieme ai rischi generali della fuga illegale, sono esposte particolarmente alle conseguenze delle strutture patriarcali come lo è la violenza fisica e sessualizzata. Inoltre, molte donne e moltx minori che viaggiano da solx spariscono nella prostituzione coatta. Ma in pubblico, la violenza contro le donne in fuga è continuamente ignorata, banalizzata oppure liquidata come “problema di lusso”. Poiché dovrebbero essere felici, infine, di essere ancora vive e di avercela fatta ad arrivare fino a qui. E questo malgrado le donne in genere abbiano comunque minori opportunità di fuga dalle zone in crisi. La fuga è spesso riservata solo ai profughi maschili. Ne hanno le risorse, le possibilità e le reti che non sono disponibili alla stessa stregua alle donne, svantaggiate strutturalmente. All’interno del patriarcato mondiale i confini non sono mai stati aperti a tuttx. Non per colori altri della pelle e la gente con il passaporto sbagliato – e sono superabili con particolari difficoltà per le donne.

Così impera una schifosa doppia morale, che diventa chiara se prendiamo l’esempio degli avvenimenti di capodanno a Colonia, dove da un lato i cosiddetti diritti delle donne sono strumentalizzati (in genere dagli uomini) e sfruttati per la mobilitazione razzista, e dall’altro lato irrompe nuovamente il consenso razzista e patriarcale nel quale ben si chiarisce quali sono le donne e quali sono i diritti per cui da queste parti i tedeschi si preoccupano.

Questa “morale” è messa in campo dallo Stato, insieme alla messa in sicurezza militare dei confini esterni d’Europa e ad altri eccessi del razzismo istituzionalizzato. A questa morale possono riferirsi i nazi, Pegida, AfD o i cittadini preoccupati, presentandosi sempre di più come largo movimento razzista. Gli attacchi contro le persone fuggite come anche ai rifugi progettati e abitati continuano ad aumentare di numero e d’intensità.

Questo chiarisce di nuovo che il sessismo è sempre utilissimo come strumento per sdoganare il razzismo, per fomentare le paure e, mediante questa pressione, far passare una politica patriarcale, neocoloniale o di guerra.
In un paese nel quale i casi di violenza domestica e sessualizzata sono sempre ugualmente numerosi.
Sciovinisti nazionali e del benessere, razzisti e sessisti sono dei pezzi di merda – dappertutto.

Il conflitto interno dei dominanti gira attorno alla sopravvivenza politica ed economica della UE. La moria sui confini esterni dell’UE, in futuro è compresa nel prezzo e deve esserne preparata l’approvazione sociale all’interno dell’UE. Una parte della politica punta su di un radicale spostamento a destra spacciato come “volontà del cittadino”, per così non solo legittimare una militarizzazione brutale nella politica dei confini ma anche all’interno, per poter catturare le tensioni sociali in forma violenta. I lager definiti come hot spot diventano delle stazioni finali e luoghi della disumanizzazione e della privazione d’ogni diritto. I tentativi dex profughx in Macedonia di forzare i confini sono respinti in modo violento. Sui confini nei Balcani, furono attaccatx con il gas urticante tra l’altro anche dex bambinx.

Invece di unirsi nella miseria, aprirsi e riconoscere le opportunità che stanno nell’umanità e nella rinuncia al consumo, lx politicx e i responsabili dell’economia sono parte di una brutta comunità europea che con la sua politica di guerra in tutto il mondo e lo smantellamento delle istiuzioni sociali interne provoca quest’emergenza. Condizioni in cui la disponibilità di passare sopra i cadaveri per garantire il proprio benessere è più grande che quella a cambiare rotta.
La missione NATO nell’Egeo sotto comando tedesco si maschera da “pura vigilanza dello spazio marittimo”. Ma la NATO è e rimane un patto militare, che ora grazie all’impegno della ministra della difisa tedesca è schierato contro lx profughx.
Ogni barca rovesciata, ogni morto deposto a riva smentisce l’umanità. Ogni euro impiegato per l’isolamento dell’Europa e il rifiuto dex profughix è un crimine.

Le visioni del mondo patriarcale fanno sperare lx loro protagonistx di mantenere il controllo. Il che è una pura fantasia d’onnipotenza, dove i dominanti, invece, lasciano che tutto converga su di una condizione totalmente fuori controllo.

L’acuirsi delle condizioni climatiche di vita, la diffusione delle guerra, la mancanza di prospettive sociali – molte ragioni perla fuga hanno le loro cause nei paesi ricchi e nella storia coloniale. E ora arriva la risposta. Un controllo sull’ammontare del conto non esiste più.
Lo storico stato d’emergenza mondiale dà nuovi significati alle questioni sociali anche qui: la miseria da emarginare e la ricchezza da difendere, la sicurezza, il controllo con la digitalizzazione e la sorveglianza totalitaria, la ristrutturazione totale del mondo del lavoro, i movimenti migratori e la militarizzazione, la distruzione del clima e il capitalismo, la guerra e la sua diffusione illimitata verso l’esterno e l’interno. Vecchi valori sono nuovamente contrattati, a scapito delle conquiste emancipatorie. Il conflitto dei dominanti non è il nostro conflitto. Dobbiamo lacerare i confini e i limiti!

Con la massima urganza: il sabotaggio d’infrastruttura rilevante a scapito dell’economia e della capacità funzionale della fortezza Europa è l’imperativo del momento.

Incitiamo all’aiuto attivo alla fuga e alla fuga e alla sistemazione dex profughx illegalizzatx.
Incitiamo al sabotaggio di tutte le forme di forniture militari e di ogni produzione per i militari.
Incitiamo a hackerare ogni comunicazione militare, a livello mondiale.
Incitiamo, con gli attentati mirati contro i nazi e le loro strutture, a legare le loro forze per così coprire la schiena ax profughx e a chi lx sostiene.
Incitiamo agli attentati contro tutte le autorità il cui fine è la selezione delle persone secondo utilità economica ed espellere tuttx lx superflui.
Incitiamo agli attentati contro le istallazioni infrastrutturali d’ogni tipo che sono mezzo e fine al mantenimento della normalià e dell’ordine e che garantiscono la coesione e il funzionamneto della fortezza Europa verso l’interno e verso l’esterno.
Scuotere e sabotare la fortezza Europa nella sua funzionalità economica!
Incitiamo al sostegno sovversivo di queste attività e alla solidarietà nel caso di repressione.

Nasconderemo lx profughx e creeremo insieme dei luoghi nuovi, impareremo a difendere fermamente questi luoghi, taglieremo dei buchi nei recinti – concretamente e in senso figurato.

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez

Marsiglia: Incendio di una vettura di GDF Suez in solidarietà con Calais

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Ricevuto il 19 marzo:

Nel corso delle ultime settimane, lo Stato e il suo “buon” esercito hanno intensificato i loro attacchi contro i/le nostr* amic* a Calais, tra un’incursione fascista e l’altra. Ma chi se la prende con i giri libertari deve aspettarsi delle reazioni forti.

Se le case costruite a Calais vengono distrutte, noi distruggiamo le infrastrutture repressive, a Marsiglia come in qualunque altro luogo.

In risposta alle distruzioni e agli attacchi contro la Giungla di Calais, venerdì 4 marzo abbiamo bruciato, nel quartiere di Baille, un camioncino di {Cofely – GDF Suez}, che approfitta della gestione dei cosiddetti “migrant*” partecipando alla costruzione di centri di permanenza temporanea in Francia e Italia.

La lotta contro tutte le frontiere, gli Stati e la società d’esclusione  d’espulsione continuerà.
Per una vita solidale.

H.i.H.i.H.i
(Hibous Insomniaques à l’Humeur Internationaliste et à l’Humour Incandescent)
(Gufi Insonni dall’Umore Internationalista e dall’Umore Incandescente)

in inglese, tedesco

Berlino: Azioni contro l’inasprimento del diritto all’asilo

167515Berlino, 1° febbraio 2016

Nella notte dal 31 gennaio al 1° febbraio 2016, durante un ennesimo inasprimento del diritto all’asilo, sono stati marchiati vari obiettivi a Berlino. Tutti gli obiettivi sono connessi a chi nella SPD lavora nell’amministrazione della miseria.

Vorremmo così “ricordagli” il loro operato politico in materia, il quale produce quotidianamente degli effetti letali, tra l’altro con i suoi inasprimenti del diritto all’asilo e con l’aumento dell’isolamento della “fortezza Europa”. Mentre chi sobilla e governa della CDU, e – ovviamente – del partito di coalizione SPD, si scaglia contro le esternazioni dei fascisti in doppiopetto della AfD e chiede di far osservare questo partito dalla tutela costituzionale (sic!), lx ministrx degli interni dei governi dei Länder governati dalla SPD chiedono adesso (per esempio Sigmar Gabriel) come prima che i movimenti migratori devono essere sottoposti a una limitazione. Anche la ministra federale del lavoro Nahles (SPD, ma chi l’avrebbe pensato…) continua a muoversi verso destra: parlando dell’obbligo di soggiorno e minacciando di ridurre i contributi, continua ad accattivarsi le simpatie della feccia di destra.

Più reazionario ancora… quasi impossibile!

Uguale se nei gremiti locali oppure nel parlamento federale, lx parlamentari non sono che una maschera caratteriale apparentemente democratica di condizioni letali e di sfruttamento nelle realtà del capitalismo e dello Stato nazionale.

Il cosiddetto “Pacchetto Asilo II” non è solo un altro passo, ancora, verso l’eliminazione degli ultimi residui del diritto all’asilo ma, in più, anche una concessione alla pressione sociale verso destra (naturalmente anche nel contesto europeo). Nel settembre 2016 ci sono le elezioni per la camera dei deputati di Berlino. Perciò è particolarmente importante dire un no risoluto al parlamentarismo e alla sua manovalanza razzista e sfruttatrice.

Specialmente in vista delle vicine elezioni del 2016 e di quelle federali nel 2017, si deve dimostrare che una prospettiva solidale è fattibile, e non solo con le azioni militanti creative ma anche creando un tessuto concreto tra colleghx e vicinx.

Se diciamo “del sangue sulle vostre mani” non è affatto inteso solo simbolicamente, ma anche come dichiarazione di guerra ai padroni per ricordargli che né le loro case né le loro sedi di partito possono proteggerli quando si tratta del prezzo da pagare per la loro politica mortifera. Diventate attivx – e non solo in vista dell’inasprimento del diritto all’asilo e delle imminenti campagne elettorali. Strappare la copertura a chi amministra la miseria! Facciamogliela pagare più spesso, a chi approfitta di questo sistema capitalista. Dimostrando:

…che la loro illusione di sicurezza privata è finita!

*Abitazione nella Torfstrasse [Berlino-Wedding], dex politicx SPD Peer Steinbrück e Eva Högl, imbrattata di vernice e sul tetto uno striscione con scritto: “Frontex, inasprimento dell’asilo, isolamento: sangue sulle vostre mani!”
*Ufficio di partito del politico SPD Lars Oberg, Hauptstrasse 8 [Berlino-Schöneberg], ricoperta di vernice
*Ufficio di partito del politico SPD Joschka Lengenbrink, Kranoldstrasse 14 [Berlino-Neukölln], ricoperta di vernice
*special: persone solidali hanno marchiato anche l’ufficio di partito della politica dei verdi Antje Kapek, Reichenberger Strasse 138 [Berlino-Kreuzberg]

#Germania brutto pezzo di merda!

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, febbraio 2016

Atene: Nuovo squat in via Themistokleous 58 a Exarchia

Occupazione internazionale. Morte ai patrioti. Per i/le rifugiat*.

Nella serata di domenica 10 gennaio 2016 abbiamo occupato l’edificio vuoto in via Themistokleous 58, a Exarchia, Atene. L’intenzione è di aprire un luogo dove i/le migrant*, che sono bloccati qui in Grecia a causa delle politiche migratorie europee, possano vivere e auto-organizzarsi liber* dal controllo di stato. Siamo un gruppo di individui di luoghi e contesti diversi, uniti dalla lotta contro Stati, nazioni, confini, lager, prigioni, capitalismo; contro, alla fin fine, ogni parte di questo sistema marcio di dominazione che ci opprime. Siamo apert* a chiunque sia d’accordo con i nostri principi base e voglia partecipare al progetto senza secondi fini politici.

Questo squat non ha l’intenzione di essere un servizio pubblico. Non siamo “volontar*” e non trattiamo i/le migrant* come vittime. Una delle sfide di questo progetto sarà di superare nella pratica la separazione che ci viene imposta dai confini e la cittadinanza. Questa casa cerca di diventare un luogo dove le persone si organizzano e imparano gli uni dagli altri, a prescindere dalle proprie origini.

Si tratta di un gesto contro il sistema e la politica migratoria. Non abbiamo l’intenzione di aiutare l’assistenza umanitaria fornita dallo Stato. L’assistenza umanitaria non-critica, integrata e/o assimilata, aiuta infatti lo Stato a concentrarsi sulle misure repressive per perseguitare e controllare la migrazione. Ci rifiutiamo fermamente di collaborare non solo con lo Stato e i partiti politici, ma anche con le ONG e altre organizzazioni od organismi che (ufficialmente o no) fanno la stessa cosa. Tutti questi farabutti approfittano della situazione dei/lle migrant* per lucro, per proteggere i propri interessi, guadagnare potere politico o costruire un profilo sociale.

Il controllo delle migrazioni è uno strumento nelle mani di chi ha il potere. In questo preciso momento lo Stato greco sta utilizzando la situazione dei/lle migrant* bloccat* qui per esercitare una pressione durante i negoziati per ottenere migliori condizioni che rendano possibile la realizzazione del terzo memorandum. Allo stesso tempo gli Stati europei regolano il flusso di migrant* secondo il loro bisogno di forza lavoro a basso costo, e il resto dei/lle migrant* vengono assassinat* (ai confini terrestri e marittimi e nelle strade delle città europee), incarcerat* o deportat*. L’Unione Europea potenzia le politiche repressive alle frontiere e negozia degli accordi con gli Stati all’interno e all’esterno dei confini europei per continuare e intensificare la guerra contro la migrazione con mezzi più efficaci.

Chi detiene il potere spera di difendere proprietà e privilegi da chi viene sfruttato dal sistema capitalista e subisce le loro guerre. Società private e pubbliche cercano di ottenere il maggior profitto possibile dalla situazione. Le ONG rappresentano gli interessi dei propri datori di lavoro, principalmente lo Stato, e sono ben pagate per quello che fanno.

A causa dei diritti di proprietà, ci sono persone che dormono per strada mentre migliaia di case restano vuote. Ci sono abbastanza beni per tutti. Dobbiamo soltanto prenderci da soli quello di cui abbiamo bisogno.

Dichiariamo la nostra solidarietà e sostegno a tutte le forme di azioni che attaccano i confini, le nazioni, le prigioni, le infrastrutture fondamentali che riproducono l’esistente, e tutt* quell* che direttamente o indirettamente difendono lo status quo!

No razzismo
No sessismo
No omofobia
No discriminazione
No sfruttamento
No oppressione
No gerarchia
No autorità
No patriottismo

NON sono i benvenuti:
Giornalisti/media
Politici
Poliziotti
Tutte le organizzazioni che collaborano con lo Stato

Tutte le persone che voglio autorganizzarsi sono le benvenute, a prescindere dal fatto che abbiano o no i documenti in regola, e che abbiano lo statuto di rifugiat* o meno. La precedenza per l’alloggio viene data a chi non ha la possibilità di stare altrove.

Primo aggiornamento Facciamo appello alla solidarietà per sostenere lo squat fuori dall’edificio. Annunceremo appena possibile la data e l’ora dell’assemblea amministrativa del progetto.

Secondo aggiornamento Verso le 22h di domenica 10 gennaio 2016, poche ore dopo aver occupato lo stabile vuoto in via Themistokleous 58 a Exarchia, un tizio che ha dichiarato di rappresentare ‘ANASKEVI M EPE’ si è presentato fuori dall’edificio e ha detto che lo stabile appartiene a quella compagnia immobiliare. In pratica quello che ci ha detto è che se non sgomberiamo il campo noi stessi entro domattina (lunedì 11 gennaio), chiamerà la polizia.

Che sia chiaro: non riconosciamo la proprietà privata e non abbiamo alcuna intenzione di lasciare lo squat.

Chiediamo la presenza continua di persone in solidarietà, all’interno e all’esterno dell’edificio, per  difendere il progetto con tutti i mezzi a disposizione.

Themistokleous 58 squat

in inglese, tedesco, greco, portoghese

Bielefeld, Germania: Vernice ad ufficio stranieri

Bielefeld, 15 dicembre

Nella notte dal 14 al 15 dicembre 2015 abbiamo marchiato l’ufficio stranieri Bielefeld con varie bombe alla vernice. Sulle strada antistante abbiamo lasciato la grande scritta “ESPULSIONE = OMICIDIO!” . Firmata con una A cerchiata.

L’ufficio stranieri Bielefeld ordina, come tutte le autorità attive nel settore, l’espulsione di persone in cerca di protezione – tra l’altro in paesi dove la vita delle persone coinvolte è acutamente minacciata. Con questo, l’ufficio stranieri rappresenta un sistema statale che disprezza l’umanità, è razzista e perciò degno di essere annientato.

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, galera Salez, dicembre 2015

Besançon, Francia: Attacco ai locali del PS e della Croce Rossa

partiesocialistUn piccolo gesto in solidarietà con i/le sans-papiers e i/le compagn* nelle grinfie dello Stato…

Nel momento in cui lo Stato radica lo stato d’emergenza nella costituzione e si moltiplicano le leggi liberticide, in cui le uniformi blu e mimetiche irrompono nelle strade per garantire la pace dei ricchi e dei dominanti, in cui la prigione si estende all’esterno delle sue mura, in cui le retate e le espulsioni di sans-papiers si moltiplicano… è tempo di attaccare!

Ecco perché, nella notte tra il 23 e il 24 dicembre 2015, la facciata della sede del PS è stata ricoperta di vernice nera. Allo stesso tempo, la serratura della porta d’entrata della Croce Rossa, il cui locale si trova all’inizio di viale Gaulard, è stata sabotata con la colla.

Le ragioni di quest’ultimo attacco sono evidenti: quest’organismo umanitario – che ha una lunga tradizione di collaborazione con il potere (dalla Seconda guerra mondiale e la sua collaborazione con i nazisti fino a oggi) – organizza le retate, gestisce i flussi di migranti al fianco delle forze di polizia e dei guardiani assassini dell’agenzia FRONTEX, amministra i centri di detenzione… È interamente responsabile del miserabile destino riservato ai/lle sans-papiers.

Attualmente questa organizzazione umanitaria – perfetto ingranaggio di questo mondo di frontiere e miseria – si distingue alla frontiera franco-italiana tra Mentone e Ventimiglia, utilizzando i propri camion per trasferire i migranti nei centri di detenzione.

Le strutture del nemico si trovano a ogni angolo di strada.

Davanti allo stato di emergenza, non chiniamo la testa!

Contro lo Stato, i suoi poliziotti, le sue frontiere!

Sabotiamo la macchina a espulsioni!

in inglese

Berlino: Vernice e pietre all’amministrazione del senato

Berlino, 28 novembre 2015

Nella notte tra venerdì e sabato abbiamo attaccato la sede del senato Integrazione, Lavoro e Sociale di Berlino con vernice e pietre. Anche queste autorità sono corresponsabili per il caos attorno al LaGeSo, nel quale lx profughx sono in balia della politica.

Dato che da parte statale non esiste alcun interesse per una soluzione umanamente dignitosa nel trattamento dex profughx, è evidente che sono messx lx unx contro lx altrx e che sono espostx ai disagi negli alloggi ai massa.

L’aiuto spontaneo con vestiti e donazioni è ben accetto dalla città anche perchè così può cedere le proprie responsabilità e non corre il pericolo che le persone devono crepare troppo ufficialmente di “mancato sostegno”.

Ma ogni inizio d’organizzazione dal basso che superi questo livello è sofocato sul nascere. Diventò troppo imbarazzante per il senato quando le lotte in piazza divennero visibili e le questioni furono poste in un altro modo. Poichè lx profughx devono tendere con gratitudine la mano, invece non vogliono vedere come dei soggetti attivi, poiché allora diventano evidenti anche i conflitti che metterebbero in forse la pace sociale in questo paese.

Ecco perché non stupisce che a ogni sforzo di prendere l’iniziativa auto-organizzate si reagisce subito con i manganelli degli sbirri.

Malgrado questo approviamo ogni tipo di tentativo d’occupazione e speriamo che prima o poi si arrivi alla rottura con la linea berlinese.

Fino ad allora riteniamo il danneggiamento e l’attacco ax responsabili una risposta adeguata!

traduzione dal tedesco mc, galera Salez, dicembre 2015

Parigi: Qualche considerazione su un progetto di lotta per la distruzione delle frontiere

Parigi 13 settembre 2015

Assistiamo ogni giorno a un’intensificazione del massacro perpetuato dalle frontiere degli Stati. Migliaia di uomini e donne che fuggono dalle guerre, la miseria e le catastrofi ecologiche, conseguenze dirette dello sfruttamento delle materie prime, e persone ridotte allo stato di materie prime. Assistiamo quotidianamente a ciò che somiglia sempre di più a un’ecatombe, alle porte dei luoghi dove viviamo, e ci abituiamo a essere spettatori dell’orrore di questa normalità.

Di fronte a questa massa di esseri umani che, rischiando la loro vita, sfidano le frontiere e affrontano i cani da guardia dell’Europa, gli uomini di Stato si riempiono la bocca di discorsi sui valori democratici e proclamano la necessità di regolarizzare una parte di loro, stabilendo i criteri necessari per smistarli, selezionare la buona mercanzia e respingere quella avariata. Si stabiliscono delle politiche comuni, si costruiscono grandi centri di smistamento, si rinforzano gli apparati burocratici e militari e la sorveglianza delle frontiere. Frontiere che oggi non sono solamente dei limiti territoriali tra Stati, ma che si materializzano anche nei controlli e nelle retate, nei trasporti pubblici e nelle stazioni, sui posti di lavoro e nei rapporti di sfruttamento, agli sportelli di banche ed amministrazioni, nei centri di detenzione amministrativa e nel lavoro dei gestori umanitari.

In questi ultimi mesi, nelle strade di Parigi, centinaia di uomini e donne hanno vissuto sulla loro pelle l’accoglienza dello Stato francese. Cacciat* da ogni piazza, da ogni strada, da ogni parco, da ogni ponte sotto cui cercavano di trovare rifugio, picchiat* e intossicat* con il gas dagli sbirri perché continuavano a restare insieme. Questa situazione ha portato alla creazione di “gruppi di sostegno” da parte di cittadin*, vicin* e militant* di diverse estrazioni. Tra loro, alcuni individui sinceri per i quali l’aiuto è un fine in sé, animati dalla rabbia o l’indignazione, ed altri, rappresentanti di partiti o di organizzazioni umanitarie, per i quali i migranti costituiscono un mezzo per accrescere la propria visibilità nelle strade e nei media, aumentare il proprio potere politico e così ottenere maggiori finanziamenti pubblici e privati. Nel complesso, questi gruppi hanno cercato di fornire sostegno materiale e appoggiare politicamente le rivendicazioni portate dalla maggior parte di questi uomini e donne: le loro richieste di asilo e di alloggio. Rivendicazioni che invocano i diritti dell’uomo e considerano come interlocutore lo Stato. Quello stesso Stato che, più o meno direttamente, è implicato in sanguinosi affari nei loro paesi di origine, che li massacra alle frontiere e che li bracca perché dormono per strada, accogliendoli con gas e manganello per sbarazzare la vetrina turistica che è Parigi da questa gentaglia.

Probabilmente, molt* di loro riusciranno a ottenere i documenti e a farsi scannare per le vie legali dello sfruttamento del sistema economico francese, grazie a mobilitazioni più o meno cittadine. Molt* altr* continueranno a morire alle frontiere o resteranno nella massa di indesiderabili agli occhi del mercato e dello Stato, condannati alla miseria e la repressione.

Fino a quando esisteranno gli Stati e le loro frontiere, ci saranno dei/lle sans-papiers indesiderabil*, fino a quando ci saranno guerre e lo sfruttamento capitalista continuerà, milioni di persone non avranno altra scelta che esiliarsi per sopravvivere. Fino a quando esisteranno i documenti, la cui sola ragione di esistere è il controllo del bestiame umano, la gestione degli inclusi e degli esclusi, certi avranno i “buoni” documenti e altri i “cattivi”, e altri ancora non li avranno affatto, essendo gli Stati a gerarchizzare le vite umane secondo i propri criteri. È per questa ragione che allo slogan “documenti per tutti e tutte”, noi preferiamo questo slogan irragionevole, “né documenti né frontiere”, che non chiede nulla agli Stati, auspicando piuttosto la loro distruzione, poiché non saremo mai liberi fino a quando ognuno e ognuna non potrà vivere come preferisce e andare laddove le sue scelte lo portano.

D’altra parte, nessuno scappa alle grinfie del capitalismo. Gli sfruttati e le sfruttate si confrontano ovunque alla violenza dell’economia e dello Stato, ed è la stessa logica di sopravvivenza che uccide a fuoco lento i nostri corpi e nostri spiriti. È la ragione per cui vogliamo far saltare le barriere (e il linguaggio stesso forma la parte più visibile dell’iceberg) erette tra un “noi” immaginario e i “migranti”. Uscire definitivamente dalla logica del “sostegno” che apporta assistenza a un soggetto creato sulla base di una discriminazione positiva, incarnando la figura dell’oppresso per eccellenza. È proprio facendo di una molteplicità di uomini e donne un tutto omogeneo che si dimentica che hanno traiettorie e idee differenti. Ed è proprio sulla base di tali differenze che possiamo condividere momenti di complicità e di lotta, poiché come ogni oppresso, un “migrante” può rivoltarsi contro la sua condizione o servire fedelmente i suoi oppressori per ottenerne dei vantaggi.

Noi apprezziamo e valorizziamo l’aiuto reciproco che comprendiamo come uno slancio del cuore ma, in una prospettiva liberatrice, questa forma di solidarietà non può sostituirsi alla necessità dello scontro con gli uomini e le strutture dello Stato, la polizia e il controllo. Non può insomma accontentarsi degli ingranaggi democratici, mettendo da parte con il pretesto dell’urgenza, l’insieme multiplo e variegato degli atti di rottura – o almeno che tentano di crearne una – con l’ordine esistente. In caso contrario, ciò equivale ad aiutare lo Stato nel suo lavoro di gestione, ad assicurare dei servizi in sua assenza, a impedire che la situazione diventi realmente incontrollabile. Poiché è questo ciò che teme – e a ragione – lo Stato.

***

Ciò che ci muove è l’idea di un mondo senza Stato né dominazione, dunque concretamente la loro distruzione, così come l’idea di un mondo libero dal capitalismo, dunque concretamente la sovversione dell’insieme dei rapporti esistenti. Queste idee, a priori minoritarie, non sono un fagotto da aprire di tanto in tanto per rassicurarci o darci una speranza nel marasma quotidiano, ma costituiscono la nostra bussola. Per quello che riguarda la rivolta, la rabbia, la ribellione, l’insubordinazione, nelle diverse forme in cui esse si esprimono, sappiamo che sono reazioni diffuse e numerose,  proprie dei diversi antagonismi che attraversano la società. Queste due parti di noi sono inseparabili: non siamo disposti a mettere da parte le nostre idee per aggregarci, per esempio, a un momento di lotta collettiva; e allo stesso modo non storciamo sempre il naso di fronte a una lotta di cui non condividiamo necessariamente l’insieme dei mezzi e dei contenuti. “Io cerco una forza, poiché l’idea fa solo il suo compito. E se l’idea propone, la forza dispone”, diceva una volta un rivoluzionario. Secondo noi, questa – mal nominata – forza è la conflittualità sociale stessa, e si pone dunque la questione del nostro intervento all’interno di questa conflittualità.

Non cerchiamo alcuna legittimità, poiché anche quando avviene indirettamente, è il  potere che differenzia ciò che è legittimo da ciò che non lo è. La legittimità è dunque il riflesso di una sottomissione all’autorità, e quella della maggioranza (la cosiddetta “opinione pubblica”) non è meno temibile. Poiché la legittimità è per l’opinione pubblica ciò che la legalità è per lo Stato, cioè la negazione dell’auto-determinazione delle nostre vite. Una rivolta legittima è incapace di sabotare i fondamenti della società, propone solamente una ridefinizione della società fondata sul mito di uno stato e di leggi più “umane”, di una giustizia più “giusta”, di un’economia più “ugualitaria” e attende un riconoscimento dall’”opinione”.
Lontani da ogni opportunismo politico, il nostro intervento in una lotta sociale deve farsi sulle nostre proprie basi: noi non lottiamo per “aiutare i migranti ad ottenere i documenti”, ma contro la dominazione degli Stati su tutti e tutte. Avere una presenza nelle strade non per esserne in testa, e nemmeno per offrire un servizio a chicchessia, senza chiarezza sulle nostre idee, diluendole o concentrandole secondo il nostro comodo, ma per diffondere idee e pratiche insurrezionali, per avanzare nella prospettiva di una rivoluzione sociale.

Per poter governare, ogni potere ha bisogno di creare delle categorie e di produrre delle divisioni che gli sono utili, assegnando a ciascuno dei ruoli che costituiscono altrettante catene destinate a favorire la servitù e l’assoggettamento. Come abbiamo già detto, noi vogliamo far saltare le barriere instaurate dal potere ed è per questo che non è l’appartenenza per default di tale individuo a tali supposte comunità – siano nazionali, culturali o etniche – o categorie (immigrati, clandestini, sans-papiers, devianti, fuorilegge, lavoratori, disoccupati, diplomati…) a condizionare i nostri rapporti con loro, bensì  il modo in cui essi si relazionano a tali appartenenze. Ciò che conta per noi è l’impegno, le posizioni, le scelte e i rifiuti che degli individui reali adottano in situazioni particolari, così come le ragioni che li animano.

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Qualche anno fa, in Francia, la “lotta contro la macchina delle espulsioni” aveva un vantaggio che la lucidità ci fa riconoscere oggi con amarezza come obsoleto: quello della chiarezza. Gli incendi volontari dei centri di detenzione amministrativa (quelli di Vincennes, Mesnil-Amelot, Nantes, Plaisir, Bordeaux, Tolosa), le evasioni, le manifestazioni, l’appoggio agli accusati dell’incendio di Vincennes, i volantini, i manifesti e i molteplici attacchi, tutto questo – leggiamo oggi su un bollettino dell’epoca – non lasciava spazio ad equivoci: “o lottiamo contro i centri di detenzione e niente di meno che per la loro soppressione, come lo hanno sperimentato una parte dei sans-papiers a partire dalla loro situazione concreta, o desideriamo mantenerli”. La distruzione volontaria del centro di Vincennes ha “portato via con sé la sua vernice umanitaria: i reclusi hanno lottato praticamente per una rimessa in libertà pura e semplice, e non per un miglioramento di questa gabbia situata tra una scuola di polizia e un ippodromo”.
La questione della solidarietà poteva non solamente superare la semplice affermazione, ma anche proporre un altro percorso rispetto a quello del sostegno. Mirando all’insieme della macchina delle espulsioni e non ai soli centri di detenzione, ed esprimendo un contenuto chiaro che non si poneva in esteriorità, le azioni inserite nell’antagonismo diffuso potevano aprire un cammino a una solidarietà risolutamente offensiva.

Attualmente, almeno negli ultimi mesi, le nostre idee non hanno avuto abbastanza eco e non abbiamo contribuito sufficientemente con i nostri atti  a sovvertire una situazione che era potenzialmente ricca di possibilità. Non siamo riusciti a influire abbastanza affinché la rivolta prenda il sopravvento sulla logica del sostegno. D’altra parte – contrariamente agli anni riassunti qui sopra – gli atti di rivolta ai quali vogliamo esprimere una solidarietà offensiva sono stati rari.

Ma la rivolta è latente, a volte scoppia e non conosce frontiere come mostrano gli avvenimenti recenti: il 22 agosto dei migranti venuti dalla Grecia si scontrano con la polizia macedone alla frontiera tra i due paesi. Mentre due giorni prima era stato dichiarato lo stato di emergenza, l’esercito e le forze speciali di polizia inviate sul posto non sono in grado di arginare la situazione. Coloro che riescono a passare prendono d’assalto la stazione di Gevgelija per recarsi in treno in Serbia. A Calais (Francia), la notte del 31 agosto, dopo l’arrivo del primo ministro, 200 persone corrono sull’autostrada d’accesso al sito dell’Eurotunnel e la bloccano. Il 3 settembre delle persone bloccano l’entrata del centro Jules-Ferry  (gestito dall’associazione La Vie Active) dove ha luogo la distribuzione dei pasti, protestando contro l’aiuto umanitario e le condizioni di vita nelle quali sono mantenute. Qualche giorno più tardi, al centro di detenzione di Saint-Exupéry vicino all’aeroporto di Lione, dei detenuti ammassano materassi e lenzuola e accendono un fuoco. Respingono le guardie, distruggono mobili e vetrate, mentre due persone salgono sul tetto per evadere. Nello stesso periodo a Roszke, in Ungheria, un migliaio di migranti forza un cordone della polizia rifiutando di essere condotti a un centro di accoglienza e identificazione nelle vicinanze. Una parte di loro scavalca una barriera per accedere all’autostrada che porta a Budapest e continuare il tragitto a piedi. A Bicske (Ungheria), dei migranti saliti su treni pensando che si dirigessero in Germania rifiutano di essere deportati quando comprendono che questi treni hanno per destinazione dei centri di identificazione e di smistamento. Il 5 settembre, sull’isola di Lesbos, in Grecia, per il secondo giorno consecutivo dei migranti si scontrano con la polizia. Qualche ora prima, un migliaio di loro era uscito da un centro di accoglienza temporanea e aveva bloccato una strada dell’isola. Sempre a Lesbos, un migliaio di migranti si è raggruppato e ha tentato con la forza di salire un una barca in direzione di Atene. Il 6 settembre a Valencia (Spagna), una quarantina di prigionieri del centro di detenzione si  ribella contro gli sbirri e riesce a impadronirsi delle chiavi. Un gruppo cerca di evadere mentre all’interno vengono incendiati dei materassi, del materiale viene distrutto e cinque sbirri feriti. Il 7 a Bedford, in Inghilterra, delle donne detenute nel centro di detenzione  Yarl’s Woos occupa il cortile e dichiara “Siamo in cortile e protestiamo (…). Esigiamo la nostra libertà. Cantiamo per la nostra libertà. Gridiamo (…). Non vogliamo il loro cibo. Non vogliamo le loro attività. Vogliamo semplicemente la nostra libertà”.

Ogni settimana porta con sé la sua quota di morti che ci torce le budella e ci spacca il cuore.  Di fronte a quest’orrore in cui sono immerse  centinaia di migliaia di persone, di fronte a questa guerra di tutti i giorni che costituisce il capitalismo, è la nostra rabbia contro questo mondo e la vita al ribasso che ci promette che si acuisce di giorno in giorno. Ma, come è stato già detto in passato, noi non siamo solidali della miseria, bensì del vigore con il quale gli uomini e le donne non la sopportano: alla solidarietà nell’oppressione noi opponiamo la complicità nella rivolta. Allora, pur faticando a trovare delle prospettive offensive concrete a cui esprimere una solidarietà particolare, vogliamo comunque credere che sia possibile pensare a tali prospettive per esprimere un rabbia – che d’altra parte non ha bisogno di tali prospettive per esprimersi – che noi sappiamo essere diffusa, e che per questa ragione potrebbe aprire la via a dei momenti di scontro e rottura con l’ordine esistente. E durante questo percorso, una volta sbarazzati del racket politico, della vernice umanitaria, di questa putrida indignazione del cittadino “che si lamenta ma che vuole il mantenimento del sistema” – vera chiave di volta della servitù democratica – si creeranno occasioni in cui la solidarietà potrà acquisire una maggiore portata.

“Dire che nulla può cambiare, che non possiamo deviare la marcia del destino, è l’incentivo accordato a tutte le nostre debolezze”.

“Non esistono cose fatte, vie preparate, non esiste modo o lavoro finito, grazie al quale tu possa pervenire alla vita. Non esistono parole che possano darti la libertà: poiché la via consiste precisamente a creare tutto a partire da sé stessi, a non adattarsi ad alcuna via. La lingua non esiste ma tu devi crearla, devi creare il suo modo, devi creare ogni cosa: affinché la vita sia la tua”.

Non c’è alcuna buona ragione di attendere per compiere ciò che il nostro cuore e la nostra ragione suggeriscono, né movimento sociale, né appuntamento con la storia. Se rifiutiamo di rinviare la diffusione delle nostre idee e delle pratiche che ne derivano a ipotetici domani più propizi, sentiamo allo stesso tempo la necessità di contribuire a creare le condizioni che rendono possibile un capovolgimento dell’ordine sociale, un fatto sociale ancora sconosciuto, imprevedibile ma devastante.