Tag Archives: ospedalizzazione

Grecia: Fine dello sciopero della fame della CCF

Tramite un comunicato del 04.04.15, i membri incarcerat* della Cospirazione delle Cellule di Fuoco hanno annunciato che cessano lo sciopero della fame, considerando che la domanda di liberazione dei loro familiari è stata soddisfata :

Quello di oggi è un giorno che apre una breccia nei muri del mondo carcerario che ci circonda. Dopo 32 giorni di sciopero della fame, la madre di Christos e Gerasimos Tsakalos, come anche la compagna di Gerasimos, varcheranno fra poco la porta della prigione, nuovamente liber*. […]

Questa vittoria non è solamente il risultato dello sciopero della fame della Cospirazione delle Cellule di Fuoco. È la vittoria di tutta la gente solidale che ha spezzato la tranquillità sociale con attacchi incendiari, occupazioni, sabotaggi, cortei, riunioni, interventi improvvisati, e ha trasformato le città in terreni di momenti insorti e i palazzi occupati in laboratori vivi di situazioni sovversive. […]

Oggi smettiamo il nostro sciopero della fame, dopo aver vinto gli spaventapasseri del Potere che volevano che i nostri familiari fossero messi in carcere, PERÒ nello stesso momento lo sciopero della fame degli altri prigionieri politici continua per ottenere le rivendicazioni più ampie che hanno messo sul tavolo. I prossimi giorni sono critici, quanto per la loro salute come per la scommessa della lotta anarchica totale. […]

FORZA E SOLIDARIETÀ con il compagno anarchico Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria, e con la Rete dei Combattenti Imprigionati.

VITTORIA DELLA LOTTA DELLO SCIOPERO DELLA FAME


TUTTO CONTINUA

Cospirazione delle Cellule di Fuoco – FAI/FRI
Nucleo in carcere
04.04.2015

Prigioni greche: Attualizzazione sullo sciopero della fame di Nikos Romanos (20/11)

Striscione ad Atene: “Ora tocca a noi. Ora cadiamo senza esitazione… Forza Nikos Romanos.”

La mattina del 20 novembre, undicesimo giorno di sciopero della fame, il compagno Nikos Romanos è stato trasferito al cosiddetto ospedale del carcere di Koridallos, a seguito della richiesta del medico responsabile.

L’ovvio deterioramento del suo stato di salute ha reso necessario il trasferimento in ospedale, dove sono stati condotti ulteriori esami prima di un nuovo trasferimento in cella.

Forza e solidarietà con Nikos Romanos.

Nessuno venga lasciato solo nelle mani dello stato.

fonte: athens imc

Grecia: Solidarietà ai prigionieri del carcere di Koridallos, Atene

6/3/2014

Dal 17 Febbraio, 178 prigionieri nostri compagni nell'”ospedale” carcerario San Paolo fanno lo sciopero del vitto e stanno rifiutando la terapia fermaceutica. Alcuni hanno iniziato anche lo sciopero della fame.

I nostri compagni prigionieri con il loro annuncio di inizio della lotta hanno mostrato le condizioni da incubo in questo inferno che il ministero della giustizia abusivamente e con un eufemismo definisce ospedale.

Come scrivono loro stessi: “tutti noi soffriamo ogni sorta di malattia (pazienti sieropositivi, malati di cancro, o infortunati) sono stipati in stanze – STALLE – MAGAZZINI a dozzine, in una situazione senza precedenti per gli standard globali medici e umani e che da tempo hanno superato i limiti della logica e della tolleranza umana, comportando la nostra quotidiana tortura fisica e psicologica. Ogni giorno lottiamo per SOPRAVVIVERE ed evitiamo la trasmissione di pandemie a causa delle suddette malattie, ma sfortunatamente quando, in stanze di 30 metri quadri, vengono trattati 16-18 pazienza sembra uno scenario di fantascienza e annulla ogni concetto di cura elementare.”

Comunque, le immagini dell’inferno-“magazzino di anime” pubblicate in internet dimostrano l’accuratezza di quanto dicono i nostri compagni prigionieri e mostrano chiaramente quale è la verità.

Questa lotta riguarda ogni prigioniero visto che ognuno di noi potrebbe essere ricoverato durante lo sconto della pena.

Siamo solidali con la lotta dei nostri compagni prigionieri nell'”ospedale” San Paolo.

Ci riserviamo per reazioni più forti se le loro richieste non venissero accolte.

Testo firmato da:
219 prigionieri del 1° padiglione,
351 del 3° padiglione,
320 del 4° padiglione del carcere di Koridallos.

Solidarietà a tutti i prigionieri dell’ospedale di Koridallos.

fonti: athens indymedia, act for freedom now

Atene, Grecia: Striscione solidale con i detenuti ricoverati nell’ospedale del carcere di Koridallos

Dal 17 Febbraio 2014, circa 180 detenuti ricoverati nell’“ospedale” Aghios Pavlos nel carcere di Koridallos sono in sciopero, rifiutano vitto e medicazioni, per protestare contro le tremende condizioni.

Gli anarchici del quarto padiglione del carcere maschile di Koridallos hanno esposto uno striscione fuori dalle finestre delle “loro” celle, poste proprio davanti all’ospedale del carcere. Lo striscione recita: “Forza, ragazzi! Rompete la condizione indegna che state vivendo (A)”. I pazienti hanno visto lo striscione e l’hanno gradito molto.

Forza ai prigionieri in lotta nell’ospedale di Koridallos!

(1 Marzo 2014)

[Atene] Aggiornamenti sul caso di Ilya Eduardovich Romanov dalla Russia, che ha perso una mano dopo l’esplosione di un congegno esplosivo

Segue il testo distribuito durante l’evento svolto al Centro Sociale Occupato VOX, a Exarchia (Atene) il 15 novembre 2013, riguardante il compagno Ilya Romanov:

Libertà per l’anarchico Ilya Romanov

Domenica 27 ottobre 2013 di buon mattino, è esploso un congegno esplosivo dietro all’edificio dell’ufficio di reclutamento nella città russa di Nižnij Novgorod amputando la mano sinistra del compagno che ha tentato l’azione. Sanguinante, il compagno si è diretto da solo all’ospedale più vicino, e poco dopo è stato arrestato dalla polizia.

Appena dopo l’arresto all’ospedale, la polizia ha irrotto in casa sua, confiscando vari libri, computer, tutte le lettere degli anni passati in carcere e “residui chimici sconosciuti”. Il compagno si è ferito anche al volto e all’occhio sinistro, ma per fortuna sono ferite lievi. Per quanto riguarda la mano, i dottori non sono riusciti a salvare nemmeno un dito, ed è stato necessario amputargli tutta la mano. Giorni dopo, è uscito dal reparto intensivo ed è entrato, nella stessa clinica, in un altro reparto, attentamente sorvegliato dalla polizia fino ad oggi. Per ora, pendono le accuse di “rifornimento, traffico e possesso illegale di armi esplosive” sebbene sia stato poi cambiato in “fabbricazione di congegni esplosivi”.

Questo è il caso dell’anarchico di 46 anni Ilya Romanov, che i giornalisti descrivono come “una tragica figura che sembra essere uscita da Dostoevskij” e, per le autorità, non è che un “sospetto conosciuto”, ma per noi è un COMPAGNO. La nostra storia si scrive con il sudore freddo dell’azione e, spesso, con il sangue, ma mai con il fetore ammuffito del rinvio eterno. E, tenendo presente che niente nasce dal niente e le nostre vite si sviluppano in circostanze specifiche e basate su sclte concrete, non possiamo omettere una breve cronaca del compagno.

Ilya Romanov ha partecipò agli spazi anarchici dalla fine degli anni 80, organizzando i primi circoli e gruppi anarchici (degli ultimi tempi) nella sua città (che allora si chiamava Gorkij), ma era anche attivo nei movimenti di occupazioni. Nel 1998, diventò membro della Confederazione degli Anarcosindacalisti, fece conferenze sull’anarchismo, faceva circolare una rivista, oltre a partecipare attivamente alle proteste contro le centrali nucleari. Tra il 1991 e il 1992, creò la campagna di solidarietà con due anarchici detenuti per aver attaccato la polizia dei servizi segreti e, poi, si interessò sempre di creare iniziative solidali per i/le prigionierx anarchicx. Inoltre si dedicava alla propaganda delle idee anarchiche a Mosca e, fu rappresentante del sindacato di base dei/delle giovanx disoccupatx. Nel dicembre del 1998, lo arrestarono con l’accusa di “possesso di droga”, e con i metodi ben conosciuti dell’era sovietica, lo mandarono in una clinica psichiatrica, diagnosticando la sua “pazzia”, poi spedito in prigione per due anni e mezzo.

Nel luglio del 2002, lo arrestarono di nuovo a Mosca e lo mandarono a Penza, dove lo accusarono di “possesso e trasporto di esplosivi”, per quello che successe nel 1997. Bisogna specificare che la sua compagna, Larissa, con cui ha avuto due figli, è stata in carcere per cinque anni e mezzo, accusata insieme ad altre persone all’inizio del 2000, di far parte del gruppo Nuova Alternativa Rivoluzionaria, un’organizzazione di sinistra libertaria che tra il 1996 e il 1999, mise a segno vari attacchi esplosivi, come la bomba che ha distrutto il muro dell’ufficio centrale del FSB (Servizio Federale di Sicurezza della Federazione Russa, la vecchia KGB). Ilya Romanov rifiutò le accuse e negò di dichiarare, si tagliò le vene e la polizia locale lo lasciò libero. Una volta di ritorno a Mosca, venne emesso un ordine di cattura nei suoi confronti, anche se invano, perchè Ilya se ne andò in Ucraina. Il 7 dicembre del 2002, in una piccola cittadina nel sud dell’Ucraina, lo arrestarono perchè in possesso di una pistola, di una cartuccia di dinamite con detonatore elettronico e alcuni proiettili. Da qui seguirono una serie di torture e bastonate al commissariato di polizia locale e poi la prigione. All’inizio l’accusarono di un’esplosione avvenuta nella sede dei servizi segreti di Kiev nei due mesi precedenti. L’azione era stata rivendicata dall’esercito Popolare dei Vendicatori, un’organizzazione di sinistra che decise di “cominciare una guerriglia contro il sistema capitalista imperante in Ucraina”. Allostesso tempo, arrestarono altre 10 persone, che per lo più, erano del Partito Comunista Ucraino giovanile. Agli 11 arrestati si imputavano non solo l’esplosione, ma anche una serie di rapine a mano armata in gioiellerie oltre al possesso di numerose armi. Tuttx gli/le accusatx subirono torture metodiche; durante un interrogatorio unx di loro morì. Romanov dichiarò che la metà dei suoi coimputati non li conosceva, comunque non collaborò con le autorità, partecipò con gli/le altrx agli scioperi della fame, si coalizzò con gli altri carcerati, e questo lo portò ad affrontare l’isolamento. Quando nel luglio del 2004 finalmente iniziò il processo, si tagliò le vene davanti alla corte, non per suicidarsi ma per protestare. Inoltre disse che tutte le dichiarazioni fatte durante gli interrogatori erano false perchè sotto tortura e usando sostanze psicotrope. Romanov fu condannato a 10 anni di prigione, rimanendo fiero e integro fino all’ultimo giorno della sua condanna. Fu scarcerato il 7 dicembre del 2012 e tornò al suo popolo, dove lavorava come operaio in una fabbrica di pasticceria.

Solidarizziamo con il compagno Ilya, che ha dato vita alla progettualità della lotta polimorfa partecipando a molte lotte politiche. Dalle lotte sindacaliste di base alla pubblicazione di materiale, fino alle assemblee in solidarietà con i/le prigionierx politicx, attacchi incendiari ed esplosivi, utilizzando tutti i metodi per un solo obiettivo: la RIVOLUZIONE.

“Se nella storia dell’umanità, la gente avesse mantenuto il silenzio, continueremmo a vivere in un sistema feudale lavorando per i proprietari terrieri, e, inoltre, riverendoli. E’ buono che ci siano persone che non vogliono vivere tenendo la bocca chiusa.”
(da un vecchio scritto del compagno)

Chi volesse sostenere economicamente il compagno, può farlo con paypal scrivendo alla mail abc-msk@riseup.net – c’è anche una cassa di aiuto finanziario per lo stesso caso al CSO VOX (Arachovis con Themistokleous, piazza Exarchia, Atene).

Iniziativa dex compagnx, CSO VOX.

Messico: Scritto della compagna di Mario González

1463708_584378938284755_1666362741_n
Mario: Le griglie non arreterano il tuo spiritu

Nonostante la confusione che c’è stata per l’informazione data in alcuni mezzi di comunicazione vi confermo che la decisione di Mario dopo il costretto ricovero nel ospedale di Tepepan è di continuare lo sciopero della fame che lui sostiene chiedendo la sua libertà dal 8 Ottobre scorso, lui sta perdendo peso e siamo in allerta costante riguardo la sua salute, ma è tranquillo; la difficoltà supplementare che lui si ha trovato è che finora in ospedale dicono che non c’è diritto di fare telefonate, e in più il personale del ospedale-prigione continua ad affermare che non conoscere il motivo perché a lui l’hanno ricoverato lì, invece nessuno dà una spiegazione del perché continuara internato, e di nuovo Mario è messo in questione di frequenza sulle ragioni per cui egli è in sciopero della fame; il trattamento del personale di polizia di questo posto è stato estremamente violento anche per me, il Venerdì 22 di notte prima di poter entrare a vedere Mario sono stata aggredita da diversi poliziotti chi mi hanno impedito l’accesso colpendomi con forza. Esigo l’alto alla persecuzione, criminalizzazione  e prigionia contro il mio compagno, così ceme il suo immediato rilascio, basta già di umiliazioni e violenza di stato.

Nuria
compagna di Mario
(23 novembre 2013)

Veracruz, Messico: Striscione solidale con Mario González

manta 1 manta 3 manta 2Arrendersi? Né anche quando alla fine del cammino, senza nessuna uscita di salvezza mi trovi di fronte al muro della morte
Severinno Di Giovanni

Libertà per Mario González, più da 40 giorni in sciopero della fame.
Fuoco al carcere! Viva la anarchia!

Mandiamo questo gesto solidale al nostro compagno Mario González facendo presente che la solidarietà fra anarchici non è solo parola scritta

Animo, Compa!
Cerca di fare vivere l’anarchia!
Abbasso le prigioni e la società che le sostiene.

Lo striscione è stato appeso il 21 Novembre sull’Avenida Lazaro Cardenas davanti ad edifici pubblici dove si processa, se condanna, si riproducono le leggi e si progetta la dominazione e la merce in Xalapa, Veracruz

fonte

Messico: Lo scioperante della fame Mario González trasferito in un ospedale

22 Novembre 2013: I famigliari e l’avvocata di Mario González informano che quache ora fa il compagno Mario è stato trasferito all’ospedale Tepepan contro la sua volontà. Ricordiamo che oggi Mario compie 44 giorni in sciopero della fame. Per il momento non abbiamo ulteriori informazioni sulla sua salute. Ancora una volta facciamo un appello a mostrare la nostra solidarietà con Mario e la sua lotta.

Mario non è solo ! Libertà per tutti i compagni !

Croce Nera Anarchica del Messico.

Atene: Aggiornamento sulle condizioni dell’anarchico Kostas Sakkas in sciopero della fame

Rilascio immediato di scioperante della fame Kostas Sakkas! Viva l’anarchia!

Il 4 Luglio, dopo 31 giorni di sciopero della fame per Kostas Sakkas, la dottoressa che lo abbia seguito per tutto questo tempo ha detto, tra le altre cose, che ha perso 13 kg (15% del suo peso iniziale) e che sia in condizioni molto critiche. Lo stesso medico curante dall’ospedale generale di Nikaia ha sottolineato che “é matematicamente certo che la continuazione di uno sciopero della fame totale lo condurrà a morte certa”.

In più, l’assemblea di solidarietà di Atene all’anarchico Kostas Sakkas in sciopero della fame ha rilasciato la seguente comunicazione:

“Negli ultimi giorni ci sono state molte false voci in merito alle condizioni di salute del compagno Kostas Sakkas, cosi come annunci su vari siti che non hanno nulla a che fare con la realtà. Ogni sviluppo in merito alla salute del compagno sarà annunciato attraverso bollettini medici ufficiali. In più, ad ogni assemblea che si tiene regolarmente, diamo aggiornamenti riguardo alla sua salute.”

Nel frattempo, il processo a Koridallos è stato rinviato perché Kostas Sakkas, in qualità di uno tra gli accusati, è ovviamente impossibilitato a presenziare.

Il compagno attende risposta alla sua seconda richiesta di immediato rilascio, e continua la lotta. L’udienza d’appello dovrebbe pronunciarsi la settimana prossima. Un presidio solidale è stato convocato per Lunedi 8 Luglio, alle 12 all’esterno della corte d’appello in via Loukareos ad Atene.

Grecia: Aggiornamento sul caso di Savvas Xiros

Giovedì, 19 Luglio, la Corte del Pireo ha respinto, in quanto infondata, la mozione del Capo Procuratore del Pireo, che ha cercato di cambiare l’ospedale dove Savvas Xiros sarebbe trattato.

Savvas è già stato trasferito nel ospedale AHEPA di Salonicco, dal Mercoledì 18 Luglio, e rimane sotto la custodia della polizia.

Atene: La magistratura greca soccombe alla pressione dell’unità del terrorismo

 
Savvas Xiros non è ancora stato trasferito all’ospedale di Salonicco, e rimane nelle segrete delle carceri di Koridallos. Il pubblico procuratore del Pireo ha reintrodotto la mozione di Savvas per il caso della sospensione dell’esecuzione della sua pena. Il procuratore chiede ora che il prigioniero non debba essere trattato in un ospedale di sua scelta, come previsto dalla legge, ma in un’altro, secondo la scelta dell’unità antiterrorismo della polizia greca.

Nella mattinata del Giovedì, 19 Luglio, il caso sarà nuovamente sentito, dalla Corte del Pireo-dalla stessa corte che aveva accettato la mozione di Savvas ed aveva deciso di sospendere la sua condanna per cinque mesi, in modo di essere trasferito e ricoverato all’ospedale di AHEPA a Salonicco, l’ospedale che si è impegnato a trattare il paziente secondo la sua dichiarazione legittima.