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Barcellona: Cronaca del corteo del 7 giugno in solidarietà alle anarchiche del caso di Aachen

Alle 20.30 del 7 giugno 2017 a Barcellona circa 250 persone si sono riunite davanti alla biblioteca di piazza Lesseps, nel quartiere di Gracia, per esprimere la loro rabbia per la condanna a 7 anni e mezzo di galera inflitta alla compagna anarchica accusata di aver rapinato una filiale della Pax Bank nel novembre 2014 nella città tedesca di Aquisgrana.

Il corteo è iniziato verso le 20.45 con la lettura di un comunicato che esprimeva tutto il disprezzo per le strutture dello stato e della chiesa, attori principali, una volta ancora, di questo spettacolo
giudiziario.

Sin dall’inizio il carattere del corteo è stato chiaro, poiché eravamo in strada per mostrare la nostra rabbia ai nemici di sempre, accresciuta questa volta dal sequestro da parte dello stato tedesco della nostra compagna.

Le strade di Gracia si sono riempite di odio al grido di “LIBERTA’ PER LE ANARCHICHE ARRESTATE”, percorrendo la via Princep d’Asturies dove è stato attaccato il primo obiettivo, la Camera di Commercio della Catalogna. Da qui il corteo è avanzato in modo combattivo attraverso le strade principali del quartiere, spaccando le vetrine, attaccando i bancomat di diverse entità bancarie, diversi enti immobiliari e altri simboli del capitalismo. Tutto ciò che rientra negli ingranaggi del capitalismo è stato preso di mira. Il corteo è terminato in Plaza del Sol con la lettura del comunicato, senza nessuna carica da parte degli sbirri, né alcun fermo.

Nessuna condanna, nessun giudice, nessuna forza di polizia, nessuno stato potranno frenare la nostra voglia di libertà.

Resteremo a fianco della nostra compagna anche se i nostri nemici vorrebbero isolarla.
Sappiamo bene che la solidarietà non si deve esprimere solo in momenti specifici come questi, ma che è la base delle nostre lotte. Non la lasceremo sola, perché se toccano una toccano tutte.
Che la solidarietà, il nostro odio e la nostra passione abbattano le mura che rinchiudono tutt* le/i nostr* compagn* in qualsiasi parte del mondo.

Barcellona: Azione in solidarietà con le anarchiche del caso Aachen

All’alba del 7 giugno è stato realizzato un blocco stradale accendendo cassonetti e pneumatici per fermare il traffico che entra ed esce dalla città di Barcellona per il tunnel della Rovira.

Questa azione è in solidarietà con le compagne anarchiche per il caso di Aachen nel giorno della sua sentenza.

Vogliamo mandar loro un abbraccio caloroso e combattivo!!

Fino a quando non saremo tuttx liberx cercheremo di abbattere i vostri muri.

Libertà per le anarchiche prigioniere!!!!

Aachen, Germania: Decise le date per il processo contro due anarchicx di Barcellona + Verdetto del processo della compagna di Amsterdam

La corte di Aachen ha deciso le date per l’inizio del processo contro due compagnx di Barcellona accusatx per un esproprio a una filiale della Pax-Bank ad Aachen nel novembre 2014. Il dibattimento inizierà il 23 gennaio e sono programmate 25 sedute.

Questx compagnx sono stati arrestatx rispettivamente il 13 aprile e il 21 giugno durante un’operazione repressiva condotta dai Mossos d’Esquadra in collaborazione con la polizia tedesca, contro il centro sociale Blokes Fantasmas ed altri appartamenti privati. Da allora sono tenutx in detenzione preventiva nelle carceri di Aachen e Colonia. Non dimentichiamoci che c’è pure una terza compagna di Amsterdam sotto processo al momento in un procedimento indipendente che nasce però dalla stessa caccia alle streghe partita da una rapina ad una banca tedesca e dilagata attraverso mezza Europa.

Da Barcellona ribadiamo la nostra solidarietà e il sostegno incondizionato per questx compagnx, e invitiamo ogni individuo e collettivo a seguire, condividere e farsi trovare preparato davanti alle prossimi informazioni o alle risposte contro l’aggressione dello Stato a coloro che si ribellano contro l’ordine e la miseria.
I/le anarchichx imprigionate in Germania non sono solx. Lx vogliamo liberx, lx vogliamo tra noi.

Di seguito le date processuali:
23 e 26 gennaio
9,13,14 e 16 febbraio
2,6,9,10,13,20,23,27,28 e 31 marzo
3,7,24,25,28 aprile
5, 12, 18 e 22 maggio

https://solidariteit.noblogs.org/

[Aggiornamento dell’8 dicembre]

Oggi la corte ha assolto la compagna di Amsterdam. Ricordiamo che l’accusa aveva chiesto una condanna a 6 anni e mezzo per “rapina a mano armata, privazione illegale della libertà personale e possesso illegale di armi da fuoco”.

 

Barcellona: McDonald’s riverniciato in solidarietà con lo sciopero nelle carceri statunitensi

barna1-544x408barna2-544x408barna3-544x408barna4-544x408Nelle prime ore del  settembre alcun* anarchic* di Barcellona sono andati al McDonald’s in Travessera nel quartiere di Gràcia per mostrare la nostra solidarietà ai/lle compagn* incarcerat* in sciopero negli Stati Uniti.

Una piccola azione con cui intendiamo manifestare che la solidarietà tra oppress* non conosce frontiere o nazioni.

Abbiamo anche approfittato di questa occasione per indicare questa multinazionale come responsabile dell’assassinio e dello sfruttamento di innumerevoli esseri umani e non-umani, rendendo chiaro che non permetteremo loro di continuare il  lavoro criminale senza incontrare la resistenza degli/lle oppress*.

Contro tutti i poteri!

Morte allo Stato e ai suoi falsi avversari.

in inglese, greco, spagnolo

Barcellona: Attacco in solidarietà con la compagna arrestata il 13 aprile

13A-544x548Nelle prime ore del 22 giugno 2016 abbiamo deciso di spezzare la routine della città di Barcellona e mostrare la nostra solidarietà alla compagna arrestata il 13 aprile, che sarà presto estradata in Germania*, spaccando a martellate le vetrine degli uffici della FEDA (Business school tedesca).

La FEDA, scuola di formazione duale in business situata in via Provença nel quartiere di Clot, è consacrata alla formazione di managers, coloro che aspirano a diventare i/le nostr* futur* cap* ed sfruttatori/trici, cioè la feccia capitalista. Questa scuola è direttamente legata allo Stato tedesco, ma non dimentichiamo che sono stati lo Stato spagnolo e i Mossos d’Escuadra (la polizia catalana) a effettuare l’arresto.

Con l’attacco di quegli uffici mandiamo un grande abbraccio alla compagna; cogliamo anche l’opportunità di incoraggiare tutt* a diffondere la solidarietà in maniera multiforme attraverso l’azione diretta. Non dimenticate, le notti ci accompagnano, e gli attacchi alle strutture del Potere devono moltiplicarsi.

Anarchic*

* la compañera è stata estradata in Germania l’ultimo giorno di giugno

in inglese

Barcellona: Filiale della Deutsche Bank sabotata

ni_ni
né addomesticate né imbavagliate // solidarietà ribelle e internazionalista con l’anarchica arrestata il 13 aprile

Il 21 maggio 2016 abbiamo attaccato una filiale della Deutsche Bank situata in via Gran de Sant Andreu. Abbiamo spaccato tutte le vetrine e lo schermo del bancomat, e scritto degli slogan con le bombolette chiedendo il rilascio della compañera arrestata il 13 aprile con l’accusa di aver rapinato la banca del Vaticano nella città tedesca di Aachen.

Incoraggiamo tutt* a continuare le azioni e i gesti di solidarietà con chi è sottoposto alla prigionia e alle rappresaglie per essersi battut*.

La lotta è l’unico strumento.

Barcellona, estate 2016

in inglese, greco, spagnolo

Stato spagnolo: Prolungata la custodia cautelare di Mónica e Francisco

Martedì 27 ha avuto luogo l’udienza in cui si decideva se la custodia cautelare di Mónica y Francisco sarebbe stata prolungata o sarebbero stati rimessi in libertà in attesa di giudizio. La decisione è arrivata, è stata prolungata.

Malgrado la legislazione spagnola preveda due anni come tempo massimo che una persona può passare in custodia cautelare, lo Stato ha la possibilità di prolungarla (adducendo una ragione eccezionale a proposito del caso) per altri due anni, ed è quello che ha fatto.

Due anni fa, il 13 novembre 2013, vennero arrestat* con altre tre persone, per le quali il caso è stato archiviato. Mónica e Francisco sono in attesa di giudizio accusati di appartenenza a un’organizzazione terrorista, strage e cospirazione.

Nello stesso giorno in cui è stata resa nota la decisione, 9 persone sono state arrestate in un nuovo colpo inferto all’anarchismo a Barcellona e Manresa con dieci perquisizioni nelle case e nei locali. E di fronte a questo, l’unica cosa da fare è resistere ai colpi e andare avanti, dimostrando che non sono sol* e che non riusciranno a frenare la nostra solidarietà.

POTRANNO ARRESTARCI MA NON FERMARCI.

LIBERTÀ PER I/LE PRIGIONIER* ANARCHIC*!

SOLIDARIETÀ CON GLI/LE ARRESTAT*!

I/LE NOSTR* COMPAGN* LIBER*!

in spagnolo | greco

[Europa] Dodici morti

Dodici morti. Da esseri umani a corpi senza vita in soli pochi minuti. Sappiamo che nelle guerre muoiono moltissime più persone in molto meno tempo, a causa di una bomba lanciata da un aereo, a causa di gas letali, a causa di una mina antiuomo. Però non siamo in una guerra. Siamo in una democrazia. Il mondo libero sognato. L’immagine a cui il mondo intero anela: la grande Europa, la civilizzazione esemplare.
Dodici morti assassinati a spari da alcuni personaggi che sì sono in guerra, che sì sono addestrati per uccidere.

Non confondetevi. Non si tratta dell’immagine, sfruttata in tutti i modi, della morte di alcuni vignettisti e altri membri di una rivista satirica parigina, avvenuta pochi giorni fa, quella che ci viene in mente, ma il ricordo dei dodici corpi di quei migranti del sud del Sahara crivellati e affogati in pochi minuti dalla Guardia Civil a Ceuta quasi un anno fa, il 6 febbraio del 2014, quando questa polizia militare li obbligava a retrocedere verso il mare. Furono di più i morti assassinati ma furono ritrovati solo dodici corpi. Gli altri li inghiottì il mare.

Non ci furono grandi marce né proteste, e nessuno pensò allo slogan “Tutte e tutti siamo migranti che muoiono alle porte dell’Europa”. Certo, non erano bianchi né provenivano da paesi ricchi, però furono assassinati in modo crudele e terribile. Non in difesa di qualche religione o fondamentalismo, apparentemente, ma in difesa della sacra frontiera e dello Stato. Per marcare a sangue e fuoco, una volta di più, la propria frontiera. Non volevamo uccidere i migranti che osavano entrare in territorio spagnolo, assicurano il Ministro degli Interni Jorge Fernández e la sua Guardia Civil, ma “volevamo tracciare una sorta di frontiera acquatica per mezzo dell’impatto delle pallottole sull’acqua”. Non c’è spazio per gli scherzi. Lo dicono seriamente.

Solamente nel mar Mediterraneo, la frontiera marittima d’Europa, il 2014 ha battuto tutti i suoi record, (come dicono i media) con più di 3.200 migranti che in meno di 12 mesi sono affogati nel tentativo di entrare nel continente, senza contare tutti i morti nelle diverse frontiere, nei deserti dove sono abbandonati senza cibo né acqua dalle differenti polizie frontaliere o per mano di sicari fascisti e forze dell’ordine, e neppure quelli che sono morti, una volta arrivati nel paradiso europeo, nei Centri di Internamento per Stranieri o nelle strade per mano della polizia, visto che una volta giunti nel territorio europeo il benvenuto non è molto diverso dal trattamento che ricevono nelle sue porte d’ingresso. La persecuzione della polizia contro popolazioni intere (principalmente quelle che hanno marcata sulla pelle la propria provenienza), la crescente xenofobia, il razzismo fomentato dai mezzi di comunicazione e dai politici, le campagne contro tutto ciò che non sia identificabile come “europeo”.

Charlie è europeo e per questo non tutti siamo Charlie. Ci sono valori, tradizioni, perfino battute (alcune un po’ pesanti) che si identificano molto con questo ente astratto che si vuole far chiamare “europeo”. Però è sicuro che esiste moltissima gente, principalmente coloro che non si possono identificare con i valori dominanti, quelli che definiscono ciò che “è” e ciò che “non è” europeo, che non si possono identificare con Charlie né con i suoi valori, e ancor meno con il suo senso dell’umorismo.

Questo “Je suis Charlie” che tenta di stabilire una linea molto precisa: chi non è con noi è contro di noi. All’insegna di questo motto a Parigi hanno marciato migliaia di persone. All’appuntamento non è mancato Rajoy, che è anche lui uno di quelli che terrorizzano i migranti nelle frontiere e nelle prigioni spagnole, fra le molte altre prodezze, neppure è mancato Netanyahu, che mitraglia con il suo esercito centinaia di palestinesi nella sua Terra Sancta e ingabbia ogni anno quegli israeliani che si rifiutano di partecipare al suo personale metodo di terrorizzare e, com’era da aspettarsi, non è mancato neppure il presidente turco Erdogan, che semina il terrore contro il popolo kurdo. Non sono mancati neppure i capi delle principali potenze capitaliste. Tutti i capi di Stato, guardiani dell’impero e della civilizzazione hanno marciato contro la barbarie. Insieme a loro, migliaia di fascisti sparsi per il continente hanno approfittato dell’impulso di Charlie per uscire a seminare in terreno più che fertile la loro merda che a breve comincerà a dare i più acidi frutti.

E le strade di Parigi e Barcellona, fra le moltissime altre città, si militarizzano ancor più in difesa di questi valori. Si possono vedere i mercenari dello Stato con fucili e mitragliatrici pronti per marcare a spari, come fecero nelle acque di Ceuta, una frontiera: con l’impatto delle pallottole si tracceranno i limiti che separeranno il dentro e il fuori, ciò che è e ciò che non è Charlie.

Cosa dice Charlie di questo terrorismo? Anche di questo fa graziose e divertenti vignette? Perché a noi poco piace il mondo di merda nel quale viviamo. Questo significa appoggiare il fondamentalismo? Per niente. Non vogliamo che alcun fondamentalismo ci spaventi e ci schiacci. Non ci importa che nella sua epigrafe si legga “Stato islamico”, “Stato laico”, “Stato Charlie” o semplicemente “Stato”.

Ci parleranno di libertà di espressione. Come sempre. Però noi che conosciamo la “libertà di espressione” dello Stato sappiamo la relazione che questo intrattiene con il terrore: la sua esistenza si basa sulla paura. La “libertà”della quale parla lo Stato è l’espressione del monopolio della violenza.

Per questo, una volta di più, questi fatti ci dimostrano che tutti ogni Stato è terrorista.

Alcune anarchiche
Barcelona, 14 gennaio 2015

Stato spagnolo: Parole di alcune compagne arrestate nell’Operazione Pandora

LA TEMPESTA SCATENATA DI PANDORA

Alla nostra gente, a tutti i compagni conosciuti e sconosciuti che abbracciano le idee anarchiche e a tutti i solidali e interessati.

La mattina del 16 dicembre, un grande dispiegamento di polizia ha fatto irruzione nei quartieri Sant Andreu, Poble Sec e Gracia di Barcellona, Manresa, Sabadell e Carabanchel di Madrid, entrando nelle nostre case al grido di “Polizia!” e dopo meticolose perquisizioni ci hanno arrestati in 11. Allo stesso tempo sono stati perquisiti l’Ateneu Llibertari di Sant Andreu, l’Ateneu anarchico di Poble Sec, Kasa de la Muntanya e le abitazioni di alcuni amici, senza che ci fossero altri arresti.

Quando i poliziotti si sono stancati di frugare, registrare e raccogliere supposti indizi, noi arrestati in Catalunya siamo stati portati separatamente in diverse stazioni di polizia fuori Barcellona, con l’obiettivo di ostacolare qualsiasi gesto di solidarietà, e 48 ore più tardi siamo stati trasferiti di 600 km fino alla Audiencia Nacional a Madrid. Dopo lunghe ore di attesa nelle quali la reciproca ostilità si tagliava col coltello, 4 compagni sono stati rilasciati con altre misure cautelari e a noi 7 ci hanno messo in carcere preventivo senza cauzione con l’accusa di creazione, promozione, gestione e appartenenza a un’organizzazione terroristica, devastazione e possesso di esplosivi e ordigni incendiari.

All’inizio ci hanno portato tutti al carcere Soto del Real (Madrid) e ci hanno applicato il regime FIES 3, riservato ai reati di banda armata. A tutta la nostra corrispondenza viene applicata la censura e anche se non abbiamo alcun limite per il numero di lettere che riceviamo, ne possiamo inviare solo 2 a settimana. Il nostro arresto e la nostra detenzione si inquadrano nell’ “Operazione Pandora” orchestrata dalla Audiencia Nacional e dai Mossos d’Esquadra, contro un’organizzazione terroristica fittizia a cui attribuiscono la responsabilità di azioni che a noi sono ancora sconosciute.

Quest’ultimo colpo repressivo lo percepiamo come un attacco alle idee e alle pratiche anarchiche, in un momento in cui lo Stato ha bisogno di nemici interni per giustificare una serie di misure sempre più oppressive e coercitive per rafforzare le attuali forme di totalitarismo. Con il discorso della crisi e dell’insicurezza come sfondo, abbiamo assistito all’intensificazione del controllo delle frontiere, delle retate razziste, degli sfratti, della violenza etero-patriarcale e dello sfruttamento del lavoro e di un lungo eccetera che si traduce in condizioni sempre più infelici per la maggior parte della gente.

Queste pareti fredde dove oggi siamo rinchiusi hanno nascosto i sorrisi che si disegnano sui nostri volti quando veniamo a sapere che familiari, amici e compagni hanno trascorso ore e ore di fronte alle questure e alla Audiencia Nacional, prendendosi cura di noi nonostante il freddo e la distanza. Allo stesso modo, ci riempie di gioia sapere che c’è stata una grande manifestazione solidale e combattiva a Barcellona e anche altrove, gesti che ci colmano di forza e di coraggio per affrontare nel modo più dignitoso questa situazione.

Mandiamo un saluto sempre combattivo, sempre fraterno a Francisco Solar, Monica Caballero, Gabriel Pombo Da Silva e a tutti gli e le indomabili che oltre i confini imposti e nonostante la prigionia, l’oppressione e le difficoltà, non abbassano la testa e continuano a scommettere sulla lotta.

Il nostro cuore è con voi.

Ora e sempre morte allo Stato e viva l’Anarchia.

Alcuni anarchici sotto rappresaglia dall’Operazione Pandora.
Madrid, fine 2014.

[Stato spagnolo] Manifesto in solidarietà con le compagne e i compagni arrestati per l’Operazione Pandora

Sette degli undici arrestati nel corso dell’operazione anti-anarchica denominata “Pandora” sono stati trasferiti in carcere.

Cassa di solidarietà per sostenere compagn* arrestat* a Madrid e Barcellona:

ES68 3025 0001 19 1433523907 (Caixa d’Enginyers)

Tag in spagnolo | Per maggiori informazioni, contattare: solidaridadylucha@riseup.net

Il vaso di Pandora e il minestrone dell’antiterrorismo spagnolo

La mattina di martedì 16 dicembre siamo stati sorpresi da un’ondata di perquisizioni e di arresti… Sorpresi? Inutile mentire. Riprendiamo dall’inizio. La mattina del 16 dicembre non siamo rimasti sorpresi. La polizia autonoma catalana, i Mossos d’Esquadra, la Guardia Civil e gli agenti giudiziari della Audencia Nacional* sono partiti all’assalto di oltre una decina fra abitazioni e spazi anarchici a Barcellona, Sabadell, Manresa e Madrid, col loro armamentario di perquisizioni, arresti, sequestro di materiale di propaganda ed informatico, approfittando dell’occasione per rivoltare tutto e saccheggiare, utilizzando tutti i corpi antisommossa della Brigata Mobile dei Mossos d’Esquadra nella vecchia Kasa de la Muntanya, uno spazio occupato che ha appena festeggiato i suoi 25 anni.

Secondo la stampa, che ha come di consueto mostrato il suo ruolo di portavoce delle veline poliziesche, l’obiettivo di questi arresti è disarticolare «un’organizzazione criminale con finalità terroristiche e dal carattere anarchico violento». Benché sia facile ripetere la solita frase fatta, lo faremo ancora una volta: la sola organizzazione criminale che cerca di terrorizzare le persone col suo carattere violento è lo Stato con i suoi tentacoli: la stampa, l’apparato giudiziario, i suoi corpi repressivi e i suoi politici, da qualsiasi parte provengano.

Perché questa repressione non ci sorprende? Perché ce l’aspettavamo.

Non si tratta di atteggiarsi a fare gli oracoli, niente di tutto ciò, solo di saper leggere tra le righe, e a volte letteralmente, gli avvenimenti. Com’è già avvenuto con la detenzione di altri compagni l’anno scorso, da tempo vengono orchestrate retate come quella di martedì contro gli ambienti libertari ed antiautoritari. E anche se le varie retate non sono mai state così vaste, hanno comunque messo in evidenza un orizzonte disseminato di situazioni del genere.

Operazione «all’italiana»

Da circa due decenni l’ambiente anarchico della vicina Italia deve far fronte di tanto in tanto, e sempre più regolarmente negli ultimi anni, a macro-operazioni simili a quelle di martedì. Non solo perché si tratta di retate simultanee con perquisizioni di diverse abitazioni, ma anche a causa dell’utilizzo di nomi facili da ricordare e dotati di un certo humour nero, come nel caso di questa operazione, chiamata Pandora poiché nello specifico, secondo ciò che la stampa ha ripreso dalle sue fonti giudiziarie, «era un contenitore che, per i numerosi timori che avevamo, era impossibile aprire». Con «numerosi timori», si riferiscono a diverse azioni avvenute negli ultimi anni in tutto il territorio dello Stato spagnolo. Per tornare alle operazioni italiane, basterebbe ricordarne qualcuna degli ultimi anni, come l’Operazione Thor, il cui nome riguardava l’accusa di una serie di attacchi a colpi di martello contro bancomat e altri uffici; l’Operazione Ixodidae, che si riferisce al nome tecnico della famiglia delle zecche, il modo con cui i fascisti si rivolgono a comunisti e ad anarchici; o altre come Ardire, Cervantes, Nottetempo, ecc.

Oltre alla procedura e alla nomenclatura, un altro fattore che ci ricorda molto il vicino paese è il ruolo della stampa, grazie alla quale abbiamo capito ciò che stava per accadere. Da circa tre anni, o poco più, la stampa spagnola ha avviato una campagna per preparare il terreno in modo che operazioni del genere siano non solo possibili, ma anche prevedibili. Puntando il dito su ambienti, e talvolta anche su precisi spazi e persone con nome e cognome, o collettivi, ecc. essa cerca di costruire un’immagine caricaturale e uno strano nulla di un nemico interno che, benché ciò sia abituale da diverso tempo, ha assunto negli ultimi anni i caratteri più specifici dell’«anarchico violento», dell’«insurrezionalista», dell’«antisistema che si infiltra nei movimenti sociali», eccetera.

Il fiasco cileno

Il 2010 è stato un anno glorioso per lo Stato cileno. Sebastian Piñera, di destra, imprenditore e quarto uomo più ricco del paese, oltre ad essere eletto presidente, ha orchestrato un’operazione poliziesca, mediatica e giudiziaria contro l’ambiente antiautoritario con oltre una decina di perquisizioni ed arresti – conosciuta come Operazione Salamandra, ancor più nota come «Caso Bombas», in quanto partiva dall’inchiesta su una serie di attentati esplosivi degli anni precedenti – e la creazione attraverso l’immaginario poliziesco di una macro-struttura gerarchica di una presunta rete incaricata di tutti quegli attentati: un circo che non solo ha indebolito l’immagine dello Stato, oltre a farlo cadere nel ridicolo, ma che ha soprattutto messo in evidenza la grossolanità delle procedure investigative, che comprendono la falsificazione di prove, il ricatto e le pressioni per ottenere informazioni o “pentiti”, possibilità, ecc. Il processo è cominciato col rilascio di tutte le persone coinvolte e una sete di vendetta da parte dello Stato cileno contro il movimento e le persone mescolate nell’inchiesta.

Un anno dopo la finalizzazione di quella farsa che era il «Caso Bombas», e attraverso un’altra operazione da questa parte dell’oceano, i ministeri, i giudici e gli sbirri spagnoli e cileni hanno lavorato di concerto su un nuovo caso. Mónica Caballero e Francisco Solar, entrambi perseguiti prima nel «Caso Bombas», vengono arrestati a Barcellona, dove vivevano allora, con altre tre persone che più tardi sono state dichiarate estranee, con l’accusa di aver posizionato un congegno esplosivo nella basilica del Pilar a Saragoza, cospirazione in vista di realizzare un analogo atto e appartenenza ad una presunta organizzazione terrorista. Questi compagni sono attualmente in carcere preventivo, in attesa di un processo di cui si ignora la data, e inoltre non sappiamo in cosa il loro processo sarà alterato da questa nuova ondata repressiva.

La situazione è più o meno conosciuta da tutti e tutte, e se siamo certi di qualcosa, è che i recenti arresti servono a dare corpo ad una operazione che non sta in piedi da sola.

Un caso?

Alcune ore prima degli arresti di martedì, il governo spagnolo amplificava nei media il fatto che «i ministeri dell’Interno spagnolo e cileno aprono una nuova fase di collaborazione rafforzata nella lotta contro il terrorismo anarchico». Lo scorso lunedì 15 dicembre, il ministro dell’Interno spagnolo, Jorge Fernández Diaz, ha incontrato in Cile il vicepresidente e ministro dell’Interno cileno Rodrigo Peñailillo, nel palazzo della Moneda, sede del governo a Santiago del Cile. «Nella lotta contro il terrorismo il Cile troverà nella Spagna una solida alleata», si gargarizzava lo spagnolo, mentre riceveva la Gran Croce dell’Ordine del Merito cilena, «la più grande onorificenza di merito civile del paese», secondo la stampa, un trofeo che lo Stato cileno concede nello specifico per il lavoro poliziesco e come prezzo per l’arresto dei compagni Mónica e Francisco lo scorso anno.

Oltre a questi prezzi e a questi elogi, Fernandez il bottegaio ha venduto un po’ della sua mercanzia: perfezionamento poliziesco e giudiziario, materiale repressivo di vario tipo, eccetera.

E ciò che accadrà…

Quale sarà il prossimo episodio repressivo? Lo ignoriamo. Finora non si sa quasi nulla della situazione dei nostri compagni e compagne, di cosa siano accusati esattamente, a quali misure repressive saranno sottoposti, se li attende il carcere preventivo, ecc.

Ciò che è certo, è che questa operazione non è un fatto isolato, ma piuttosto un ulteriore anello di una catena. Una catena repressiva a volte brutale e a volte sottile, in cui potrebbero rientrare le nuove leggi (basti pensare alla recente Ley Mordaza**), l’attacco condotto contro i senza-documenti con retate razziste sempre più imponenti, la brutalità poliziesca, o ancora l’aspirazione a gestire la miseria e ad amministrare la repressione (che dopo tutto è ciò che fa lo Stato) da una parte della pseudo-sinistra (con Podemos*** in testa) ridotta in modo sempre più evidente ad una parodia di se stessa. Espulsioni abitative, pestaggi fascisti, recrudescenze legali e punitive di ogni sorta, giochi di specchio nazionalisti e socialdemocratici, è ciò che ci delinea il presente. Non c’è nulla di peggiore da aspettarsi: il peggio non è mai iniziato. La gamma di possibilità dell’antiterrorismo spagnolo è un minestrone. È là, bene in vista, a ricordarci che per lo Stato la lotta è sinonimo di terrorismo. Funziona come uno spauracchio. Dovremmo farci spaventare?

Lo Stato e i suoi agenti affermano di aver aperto il vaso di Pandora. Nella mitologia greca, Pandora è l’equivalente della biblica Eva. Con la misoginia caratteristica delle due mitologie, Pandora apre il suo vaso come Eva mangia la sua mela, liberandone tutti i mali contenuti.

Noi siamo in grado di creare la nostra narrazione e di sbattercene della loro mitologia di merda se vogliamo. La nostra storia è differente. Il «vaso» che questa operazione repressiva ha aperto ci esorta ad agire, a non abbassare la guardia, a prestare attenzione ai loro prossimi movimenti. Ci fa pensare e ripensare al mondo che vogliamo e alla distanza tra questo mondo e il loro. Ci porta a vedere l’urgenza di agire, di andare avanti.

Le compagne e i compagni arrestati fanno parte di diversi progetti, spazi, collettivi, ecc. ed è molto importante che questi non ne risentano, che la rovina (in ogni senso del termine) che queste situazioni solitamente generano non induca all’impotenza e alla paralisi. Affermiamo sempre che «la migliore solidarietà è continuare la lotta». D’accordo. Ma cosa significa nella pratica? Ribadiamo anche che «chi tocca uno di noi, tocca tutti e tutte». Ciò è stato dimostrato dalle risposte e dalle manifestazioni che hanno avuto luogo in differenti luoghi, così come il calore incondizionato di chi è rimasto fuori.

Se siamo sicuri di qualcosa, è che le compagne ed i compagni detenuti possono sentire questo calore che passa oltre le sbarre e l’isolamento, perché è il medesimo calore che loro stessi hanno saputo dare in altre occasioni.

Barcellona, 18 dicembre 2014

Note:
* L’Audencia Nacional è un tribunale supremo che si occupa, tra le altre cose, di tutte le inchieste dell’antiterrorismo in Spagna.
** La Ley Mordaza è la nuova legge sulla sicurezza pubblica in Spagna, che limita i “diritti fondamentali”, fissa le quote dell’immigrazione, criminalizza le occupazioni di immobili e nelle strade, ecc. Diverse iniziative sono previste in questi giorni contro l’attuazione di questa legge.
*** Podemos è un’organizzazione di sinistra nata dall’incontro dei politicanti dei resti del movimento 15M [indignados] e della sinistra trotskista, che si presenta alle elezioni e pretende di rappresentare l’alternativa ai politici liberali.

da finimondo.org

Barcellona: Striscione solidale con i detenuti No Tav in Italia

Striscione davanti alla stazione di Barcellona Sants in solidarietà con Niccolò, Claudio, Mattia y Chiara, compagni accusati di terrorismo nello stato italiano per aver attaccato il cantiere Tav.

Negli ultimi giorni è caduta l’accusa di terrorismo. Tuttavia, i/le compagni/e continuano ad essere incarcerati, e il lavori nel cantiere Tav stanno avanzando.

Libertà per i/le compagni/e !
Che non si ferme l’azione e il sabotaggio; fuoco al Tav e a tutte le galere !

fonte : barcelona indymedia

Dal 16 al 22 di dicembre: Settimana di solidarietà internazionale con i/le 5 compagnx detenutx il 13 di novembre a Barcellona

soli5Il 13 novembre 2013 sono stati detenutx cinque compagnx anarchici/che a Barcellona, accusatx di appartenenza ad una “organizzazione terroristica” e di essere gli/le autorx del piazzamento del ordigno esplosivo nella Basilica del Pilar. Trasferitx nella Audienza Nazionale, 3 di loro sono statx rilasciatx con carichi 5 giorni più tardi, essendo gli/le altrx due compagnx incarcelatx. Tutti hanno le accusazioni di “appartenenza ad un’organizzazione terroristica”, ” distruzioni in grado di consumazione”, “distruzioni in grado di cospirazione”. I/le compagnx incarceratx, Francisco e Monica sono attualmente in regime FIES 2 nelle carceri di Madrid di Navalcarnero ed Estremera. Si trovano bene di coraggio e con grande forza.

L’intera  “operazione poliziale” è stata coinvolta in un elevato grado di sensazionalismo mediatico, la stampa ha insistito molto sulla pericolosità degli/le arrestatx ( pubblicando anche le loro fotografie nonostante sia vietato dal codice di deontologia giornalistica), come appartenentx ad un’organizzazione terrorista con un nome più lungo che quello di un film di Almodóvar e nella pericolosità e il carattere internazionale della stessa, povera imitatrice di Al- Qaeda. Chiaramente la stampa stava facendo pubblica ciò che gli agenti di polizia hanno detto a loro che dovevano pubblicare. Svolgendo il suo ruolo, cercavano di creare un clima di paura e allarma tra la popolazione le cui preoccupazioni non sono quelle della sorte di una chiesa o quelle di essere uccise in un attentato anarchico, ma quelle delle conseguenze quotidiane più crudeli della rapina capitalista e le aggressioni dello Stato.

Se un terrorista è colui che infunde terrore, i media non restano indietro di Al-Qaeda. Che dire davanti a questa situazione? Semplicemente che la tradizione anarchica sempre è stata fertile nei suoi attacchi e difese contro il potere, di parola e di azione, mediante gli esplosivi, sì, ma anche mediante gli scioperi, gli atenei o le pubblicazioni. Sempre ha voluto costruire un mondo senza governanti o governati, senza sfruttamento e oppressione, e quindi, sempre ha voluto distruggere questo mondo dell’autorità, la miseria e l’infamia, in quanto è totalmente incompatibile con la libertà.

Nonostante quello che dice lo Stato e la stampa, nonostante il connettivismo e la pacificazione sociale applicati mediante il civilismo e altre ignominie anestetiche per qui la popolazione lavore, consuma e rimane zitta, la lotta contro la Dominazione continua con i mezzi che siano necessari, che violenti o duri che potrebbero essere non gli arrivano nè alle suole delle scarpe all’ultraviolenza sistematica dello Stato e del capitalismo, che condannano allo sfruttamento, alla fame e alla morte a miliardi di persone.

Che dire della Chiesa cattolica? Responsabili di migliaia di morti, e d’indottrinare e terrorizzare fin dall’infanzia milioni di menti, di dettare le loro aberranti idee su millioni di corpi, di fare affari con la povertà e la sofferenza. Un’organizzazione gerarchica del terrore e della repressione come è la Chiesa (di qualsiasi tipo) non ci merita nessuna lastima quando è attaccata.

Che dire della monarchia? Parassita istituzione che vive, come la Chiesa, a nostre spese e che coesiona lo Stato e l’esercito, apparati di repressione e di autorità . Le sventure della casa reale non ci possono provocare nessuna lacrima.

Che dire delle banche, aziende, politici … ? La sua distruzione solo potremo riceverla con un sorriso di felicità. Ma mai è menzionata la ingiusta e crudele faccia intrinseca ai nostri nemici. Come non potrebbe essere altrimenti, l’ordine deve essere mantenuto e i fattori del disordine isolati e combattuti. Niente di più logico da parte dello Stato, del capitalismo ei suoi lacchè. ‘E  il loro dovere. Il nostro, nostro dovere auto-imposto è quello di sostenere ai/le nostrx compagnx e continuare lottando fino a quando non rimanga pietra su pietra nell’edificio dell’autorità, fino a quando non rimangano carceri in piedi, fino a quando non rimanga mai più nessuno che dica ad altri ciò che possono fare.

Tutta la solidarietà con i/le detenutx di Barcellona, così come a tuttx x compagnx  perseguitatx, incarcelatx, rappresagliatx di tutto il mondo.

Morte allo Stato e viva l’anarchia!

anarchici di Barcellona

Per scrivere al/la compagnx:

Mónica Andrea Caballero Sepúlveda
CP Madrid VII Estremera
Crta. M-241 km 5,750
28595 Madrid (spagna)

Francisco Javier Solar Dominguez
CP Madrid IV Navalcarnero
Crta N-V km 27,7
28600 Madrid (spagna)

in spagnolo

Braga, Portogallo: Striscioni solidali con i/le 5 detenuti in Barcellona il 13 Novembre

solid4 solid3 solid2 solid1In risposta alla chiamata di solidarietà con i/le compagnx arrestati a Barcellona, nell’ambito del perseguimento dello Stato spagnolo, con la consueta complicità della polizia contro gli/le attivistx che resistono con atti a tutti i simboli del fascismo che si alzano fino al giorno di oggi per il mondo, alcuni striscioni sono stati appesi nel centro di Braga. Un poliziotto in borghese ha tentato di impedire l’azione, ma senza successo …

Negli striscioni, si legge “Solidarietà con i/le 5 anarchici di Barcellona” e “Contro la repressione dello stato e della polizia”.

Piccole braci accendono grandi falò…

in portoghese

Berlino: Azione solidale con i/le 5 di Barcelona

Questa domenica diversx compagnx hanno appeso a Berlino uno striscione in solidarietà con i/le 5 anarchicx detenutx in Barcellona il passato 13 di novembre e accusatx per le forze dell’ordine ei mezzi di comunicazione di terrorismo. Nel corso dell’azione, è stato distributo un volantino con una sintesi del testo “Una mosca nera: riflessioni sull’arresto di 5 anarchici a Barcellona”.

Detenutx alla strada!

dal spagnolo, originale in tedesco

Montevideo, Uruguay: Protesta presso l’ambasciata di Spagna

escrache all’ambasciata spagnola
giovedì 5 dicembre 2013, alle 18h (concentrazione in rivera y soca)

libertà per mónica e francisco
in prigione preventiva dal 17 novembre

Barcellona: Presidio in solidarietà con i/le prigionierx anarchici/che

Il Venerdì 22 Novembre 2013, alle 08:30, siamo andati a mettere manifesti e distribuire volantini alla sede del giornale borghese El País, nella via Casp di Barcellona, per segnalare a questo mezzo come uno dei responsabili  della creazione della allarma sociale che ha contribuito a imprigionare ai/le nostrx compagnx anarchici/che. Si è realizzato anche una manifestazione spontanea intorno a piazza Urquinaona.

royo
Agli avvoltoi che si nutrono di toglierci dei nostri sogni e la nostra libertà, tutto il nostro odio!
Jorge A. Rodriguez Arroyo. Capo della Sezione Politica/Spagna di El País. Specializzato in terrorismo di Stato. Responsabile della diffamazione di tuttx quellx che decidono di resistere all’oppressione e all’autorità.

Il governo fa la segnalazione, ” El País” punta e la polizia arresta

Siamo venuti  alla sede del “El País” per denunciare lo schifoso ruolo che questo mezzo d’informazione ha giocato nella recente detenzione di cinque compagnx anarchici/che e la successiva detenzione di due di loro. Tuttx sono rimasti con carichi associati al terrorismo ei due incarcelatx si trovano in isolamento in regime FIES II, in attesa di processo. Che la giustizia li consideri colpevoli o innocenti, non ci importa, sappiamo già da che parte sono loro e da che parte siamo noi. Ai/le compagnx va tutto il nostro sostegno, forza e solidarietà incondizionata !

Sapiamo già quale sia il ruolo dei media in questa società, per molto progressisti che si dipingono come “El País”… tanto quelli considerati di sinistra come di destra, nel fondo difendono ferocemente l’ordine su cui si siede la società capitalista. Così, mediante la creazione dell’opinione pubblica e la diffusione dei valori e delle idee della classe dominante, cercano di estendere nella popolazione la sottomissione che cercano di estendere la presentazione e l’accettazione della vita che ci viene imposta dall’alto. Ovviamente, i democratici complici dello stato come “El País” sono nemici dichiarati di tuttx quellx che si oppongono al sistema e le sue istituzioni, soprattutto se inoltre passa dalle parole ai fatti.

Anche se non ci sorprende la forma di procedere da questx mercenarx della penna, si vogliamo segnalare ed evidenziare estxs se focalizziamo l’attenzione e evindenciar alcune cose: Fin dal primo momento, “El País” ha funzionato come cinghia di trasmissione del Ministero degli Interni e si è fatto il portavoce più diretto della Polizia Nazionale, riproducendo e ripetendo informazioni distorte e false per creare deliberatamente il clima giusto per incarcerare. D’altro canto, hanno aumentati il già generalizzato linciaggio mediatico diffondendo i nomi e le fotografie degli/le arrestatx, cosa considerata illegale ( pur essendo così democratici, si saltano le loro leggi). E in nessun momento, hanno lasciato di intossicare costantemente con il legame tra anarchismo e terrore, tra l’anarchismo e la violenza, arrivando ad affermare che il movimento anarchico coppia di Al Qaeda la sua forma organizzativa, cosa ridicola e assurda per chiunque conosca minimamente il funzionamento senza gerarchie e in rete che sostiene l’ideale anarchico da oltre più di un secolo.

La creazione del nemico interno( gli anarchici, in questo caso) è stata una strategia storica del potere politico per criminalizzare e reprimere il dissenso e garantire una governance sociale. In questo clima sociale e politico sempre più teso per la mal chiamata crisi, è chiaro che temono che le pratiche e le idee anarchiche si estendano sempre di più tra le persone e settori, come del resto è già in corso da un po’.

Che gli sbirri del Potere e complici della repressione, come “El País” sappiano che noi anche abbiamo i mezzi e le capacità per puntargli e che non perderemo nessuna occasione per farlo. Che non venga dimenticato!

Contro tutte le autorità !
La repressione non ci fermerà!
Solidarietà e forza per gli/le anarchici/che detenutx!

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Atene: Striscione solidale con i/le 5 compagnx arrestatx a Barna il 13 novembre

Lunedì, 18 Novembre, alcunx membri di Contra Info hanno appeso uno striscione nella piazza Exarchia (Atene), in solidarietà con i/le cinque compagnx arrestatx il 13 Novembre a Barcellona, accusati con la legge antiterrorista per le azioni dirette rivendicate dal Comando Insurrezionale Mateo Morral.

I/le compagnx, dopo che sono statx spostatx da Barcellona a Madrid, hanno trascorso quattro giorni in isolamento, finché finalmente sono passatx a disposizione giudiziale il 17 Novembre. Dopodiché Rocío Yune, X.X. e Gerardo Formoso sono uscitx in libertà con carichi giudiziali e il ritiro dei passaporti, mentre si è dichiarata la custodia cautelare senza cauzione a Mónica Caballero e Francisco Solar.

Lo striscione recita: “Libertà per x 5 compagnx arrestatx il 13/11 a Barcellona. Solidarietà e azione oltre ogni frontiera”.

Dalla nostra trincea controinformativa, inviamo tutta la nostra forza ai/le 5 compagnx perseguitatx e facciamo un appello perché si moltiplichino i gesti di solidarietà di fatto. Davanti alla repressione poliziesca, interstatale e dei media, non siamo dispostx a fare nessun passo indietro.

Fuoco alle carceri ! Fuoco alle frontiere !

Stato Spagnolo: Aggiornamento sui compagni arrestati il 13 novembre 2013

In 17 Novembre, a seguito della decisione dell’Udienza Nazionale a Madrid, è stata disposta la custodia cautelare (molto probabilmente FIES) per Mónica Caballero e Francisco Solar. Mentre i compagni Gerardo Formoso, X.X e Rocío Yune sono stati scarcerati dopo 5 giorni di detenzione in isolamento, il passaporto gli è stato ritirato e rimangono con l’obbligo di firma periodica nei tribunali.

I reati per i quali sono stati accusati sono :
– appartenenza ad un’organizzazione terroristica,
– attentati terroristi (collocazione dell’artefatto a Saragozza),
– cospirazione per la commissione di attentati terroristi (presunti progetti per un attentato al monastero di Montserrat a Barcellona).

Ricordiamo che la compagna Mónica è vegana (rimanendo tale anche durante la sua carcerazione in Cile nel 2010) ed è un punto da tenere presente nella sua quotidianità, dovunque si trovi.

Compagn* non dimenticate e non lasciamoli soli!
Libertà per Monica e Francisco!

Aspettiamo maggiori informazioni.

Cile: Estendendo i legami solidali. Scritti di alcunx giudicatx per il Caso Bombas in solidarietà con Francisco Solar e Monica Caballero

guerra-a-la-calleIl 13 novembre, sono stati detenutx da parte delle forze repressive dello Stato spagnolo, i nostri compagni Monica Caballero e Francisco Solar, accusatx del attentato esplosivo alla Basilica del Pilar in Spagna.

Davanti a questa situazione si scatena un uragano di parole pompose tra persone di entrambi i governi [cileno e spagnolo], congratulazioni dei fiscali e riciclati ministri degli interni.

Monica e Francisco sono stati detenutx nel mese di agosto 2010 nel cosiddetto Caso Bombas. entrambi affrontato con dignità e ribellione il processo nella sua contra, più di 9 mesi di prigione in regimi di alta e massima sicurezza, si rifiutarono del ricatto del fiscale, portarono avanti con il resto dei/le compagnx imputatx uno sciopero della fame di più di 65 giorni e affrontarono uno dei processi più lunghi , uscendo assolti e con le convinzioni intatte.

Il supporto della polizia e mediatico dell’accusazione che oggi affrontano x compagnx è sustentato sul processo giuridico del Caso Bombas, razzia scatenata contro gli spazi, ambienti e individualità anarchiche.

Ora i potenti cercano di riesumare il cadavere del Caso bombas, minacciando di aprire nuovi procedimenti contro di noi, davanti a questo siamo chiarx: rifiutiamo l’accusa, ma non negiamo chi siamo, le nostre idee, le nostre relazioni, il nostro passato, presente e futuro di lotta.

Non è esistita nè esiste nessuna associazione terrorista anarchica, non esistono leader informali, centri di potere o il finanziamento terrorista. Questi deliri investigativi solo cercano di incasellarci in logiche organizzative che nella pratica neghiamo. Disprezziamo i metodi del potere e davanti a questo, lo Stato ci identifica come x sospettatx di sempre e gli eternx colpevolx.

Al di là dei giri dei giudici, ministri degli interni, fiscali e giornalisti, restiamo fermi nella convinzione che il processo giudiziario avviato nel 2010 è stato una infamità che cercò di illegalizzare le relazioni di amicizia, perseguito spazi, scrisse posizione di vita e passati e presenti di lotta.

La complicità dello Stato spagnolo con il governo cileno rivela il volto terrorista di qualsiasi struttura di potere che mantiene la sua dominazione sulla base della sorveglianza e la paura.

Faciamo un forte appello alla solidarietà con Monica e Francisco, in quanto compagnx anarchicx, più in là di ogni parere giuridico come pure esprimiamo la nostra solidarietà con il resto dei/le rapitx per gli Stati di tutto il mondo.

Nonostante le distanze geografiche che ci separano oggi, ci mantiene unitx la convinzione di lottare contro il potere. È necessario avicinare realtà e sviluppare la solidarietà per rompere l’isolamento e la paura.

Monica e Francesco sono i/le nostrx compagnx e gli difenderemo delle campagne mediatiche e di polizia condotte da entrambi gli stati.

Perché tutti gli stati sono terroristi e tutte le carceri, centri di sterminio.

Solidarietà rivoluzionaria oltre ogni frontiera.

Alcuni Processatx per il Caso Bombas
13 Novembre 2013

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Solidarietà con i/le 5 anarchic@ arrestati in Barcelona per l’attacco contro la Basilica del Pilar di Saragoza

Il 13 novembre alle 2:45 del mattino, a Barcellona, la Polizia Nazionale ha irrotto in casa di 4 compagn@ anarchic@, arrestandone un’altra nelle vicinanze di casa sua, in mattinata, con la accusa di aver collocato un ordigno scoppiato il 2 ottobre nella Basilica del Pilar a Saragozza. Tutt@ loro sono stati detenuti mediante la legge antiterrorista e deporranno nei prossimi giorni a Madrid, all’Audiencia Nacional, dove passeranno a diposzione giudiziale del giudice Eloy de Velasco.

Già dalle prime ore del mattino si mette in moto il dispositivo mediatico. La Polizia Nazionale fornisce le immagini del loro arresto e della perquisizione del loro domicilio. Automaticamente vengono diffuse le loro identità. Il ministro degli Interni, Fernandez Dias, appare trionfante in tutti media, orgoglioso degli arresti e dando per scontato il trionfo della legge dello stato spagnolo, che prova a incarcerare dentro le mura del carcere i/le nostr@ compagn@, sforzandosi di portare a termine la vendetta che lo stato $ileno non aveva potuto concludere attraverso la sua logica di giustizia e diritto.

L’apparato giuridico e mediatico da mesi prepara il terreno per sferrare un attacco repressivo a coloro che considera i/le più pericolos@ dentro i movimenti sociali.

In questo modo si additano gli/le antisistema e le/gli anarchic@ como i/le sol@ responsabil@ della rabbia di una manifestazione, in un tentativo di circoscrivere quella rabbia che a tratti esce dagli schemi.

Costruito il contesto, di nuovo si giocano le vecchie carte: il famoso “triangolo anarchico” dette di che parlare nella stampa galiziana, così come l’ordigno esplosivoche teoricamente sarebbe stato collocato in una sede bancaria italiana a Barcellona e a Valencia. Di nuovo riaffiorano le teorie cospiranoiche che tanto piacciono alla stampa e a molt@ lettor@. Qualche mese fa perquisirono una sede della CNT di Sabadell e arrestarono 5 anarchc@ per ipotetiche rivendicazioni su internet e possesso di materiale incendiario. Dopo 4 mesi rinchiusi in regime di alta sorveglianza (FIES-3), sono stati rilasciati con carichi pendenti. Questi ultimi arresti a Barcellona lasciano totalmente chiaro la volontà di attacco contro il movimento anarchico.

A noi non interessa giudicare se i/le nostr@ compagn@ sono colpevoli o innocenti, perchè questo è il linguaggio del potere, il linguaggio della democrazia. Non entreremo nel gioco del silenzio, né del vittimismo, nè in quello della sconfitta. Ci rattrista profondamente che i/le nostr@ compagn@ si trovino in questa situazione, ma tutt@ noi sappiamo che, prima o poi, quando si fanno concreti il nostro pensare e il nostro agire, dovremo scontrarci con la parte più reale del sistema.

Contro la collaborazione tra gli Stati, solidarietà senza frontiere con l@ compagn@!

Abbasso i muri dello Stato!
Salute e Anarchia!
Li rivogliamo tra di noi!

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Barcellona: Attacchi in solidarietà con i/le 5 anarchici/che detenutx in Sabadell

Abbiamo partecipato attivamente come gruppo da circa un anno, tempo durante il quale abbiamo visto un leggero aumento nel tipo delle azioni con cui ci identifichiamo. Abbiamo anche adottato misure simili e abbiamo deciso di renderle pubbliche attraverso questo indymedia, per favorire la sua riproduzione.

Manteniamo la nostra strategia e ferma linea politica: Vediamo le azioni da parte della Federazione Anarchica Informale (FAI) e altre azioni anonime come strizzatine d’occhio. Cogliamo l’occasione per inviare un abbraccio di solidarietà a tuttx coloro che hanno deciso passare dalla teoria alla pratica, in relazione con l’azione diretta del materiale.

In altri comunicati, abbiamo fatto richiami ad integrare la strategia di sabotaggio e / o il benessere della guerriglia urbana nella vita e le parole che vengono identificate con il pensiero anti-statale, anti-capitalista, anti-autoritario e anti-dominazione, che è ciò che alcuni di noi vedono nell’anarchismo e altri come anarco-nichilismo.

Oggi, faciamo una chiamata alla coerenza in ciò che concierne a i/le 5 prigionierx relazionatx con l’Ateneo di Sabadell.

Al momento, non abbiamo nessuna informazione diretta da loro, solo parole di persone vicine a loro e alle loro famiglie. Ma sembra che, già molte persone si sono precipitate a posizionarsi sui/lle detenutx. La mancanza di solidarietà o di reazione in Barcellona è preoccupante.

Tutti gli occhi si rivolgono a qualsiasi altro luogo, mentre i detenuti sono in regime FIES. La lettura dei media e l’ordine giudiziale, l’analisi è stata se erano spacciatori di droga o no, se avevano tradito o non. Sembra che, entrando nel sistema di giustizia penale e / o di prigione spagnola, la storia dei detenuti o processati si mette in discussione per motivi politici, morale, emotivi e estetici.

Nel frattempo, lo Stato sta imprigionando 5 persone che, a quanto pare, si sono descritti come anarchici/che. Non si tratta di supportare ciecamente (l’anarchismo) a chiunque. Ma il fatto è che sono stati arrestati a causa di qualcosa che ci riguarda tutti. Sembra che, a volte, la coerenza scompare dalla chiesa anarchica, soprattutto quando la realtà rompe le linee nelle cuali si inquadrano, in questo caso la risposta dello Stato all’anarchismo.

Lo Stato non solo tiene traccia di come ci guadagniamo da vivere – questo è quasi irrilevante – ma cerca di andare contro di noi al colpire dove meno ce lo aspettiamo, cercando di creare paranoia, e dove i compagni sono più visibili nella speranza di paralizzarci.

Ultimamente, sta diventando sempre più comune nei media puntare il dito verso gli anarchici, i loro legami con gruppi terroristici e le persone che aspirano a creare dei “disturbi” nel movimento di protesta “pacifica” – come la Piattaforma di Vittime dei Mutui (PAH) gli “indignati” del 15M, ecc, energia sta testando le acque, preparando il contesto di sciopero, e si sta facendo in pubblico, mostrando i manifestanti “cattivi” e “buoni”. Questa non è una nuova strategia, ma dobbiamo essere attenti e rispondere coerentemente agli Stati. Ignorare la situazione non è una risposta, né pure il silenzio.

La risposta agli arresti è l’inizio, la nostra lotta è un atto di solidarietà, la continuazione dei nostri attacchi è un atto di solidarietà.

Solidarietà con i/le 5 prigionieri/e!

Di fronte all’attacco dello stato ad un luogo di incontro e per il movimento anarchico, abbiamo distrutto 5 banche nella zona periferica di L’Hospitalet.

Salute, per la anarchia e il nihilismo rivoluzionario!
Lupi Neri

Siviglia, Stato spagnolo: Presidio solidale con i/le cinque detenuti/e di Barcellona

I compagni del CSOA Sin Nombre convocano per il prossimo Lunedì, 27 maggio in Plaza Nueva alle 20:00 un presidio di solidarietà con i/le 5 compagni/e di Barcellona detenuti/e e falsamente accusati di integrare una organizzazione terroristica tra le altre accuse che nascono dalla manipolazione informativa dei media e dalle bugie intenzionali e ripetute della polizia.

I/le compagni/e sono di certo, incarcerati/e in prigione cautelare a Soto del Real (Madrid), dove si trovano ad affrontare né più né meno che ad un regime FIES di terzo grado. Tutto per aver espresso le loro opinioni in un social network e nelle strade, e per mobilitarsi contro un sistema che ruba la vita e la sostituisce per macchine e merci.

Cartel Concentración en Sevillanel manifiesto:

PRESIDIO SOLIDALE

Yolanda, Juan,Silvia, Xabier, José, 5 anarchici/che detenutx a Barna

Lunedì, 27 maggio, Piazza Nueva, ore 20.00

Libertà per i/le cinque di Barcelona

Cinque anarchici di Barna in prigione cautelare per difendere la sua ideologia nelle reti sociali e nella strada.

CSOA Sin Nombre

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