Tag Archives: anarco-nichilismo

[Grecia/Italia] Intervista CCF/Alfredo Cospito

Dalle carceri greche all’AS2 di Ferrara: Quattro parole in “ libertà”.

Intervista delle Ccf a me medesimo.

Prima di rispondere alle vostre domande voglio sottolineare che quel che dirò è la mia verità. Uno tra i tanti punti di vista, sensibilità e sfumature individuali all’interno di quel crogiolo di pensiero ed azione che va sotto il nome di Fai-Fri. Federazione informale che, rifiutando qualsiasi tentazione egemonica, rappresenta uno strumento, un metodo di una delle componenti dell’anarchismo d’azione. Anarchismo d’azione che solo quando si fa informale, non costringendosi in strutture organizzative(specifiche, formali, di sintesi)quando non è all’assillante ricerca di consenso (quindi rifiuta la politica)si può riconoscere in un più largo caotico universo che va sotto il nome di “internazionale nera”. Per capirci meglio la Fai-Fri è una metodologia d’azione che solo una parte delle sorelle e fratelli dell’internazionale nera praticano, non un’organizzazione né tanto meno una semplice firma collettiva, ma uno strumento che tende all’efficienza, che ha come obiettivo quello di rafforzare i nuclei e i singoli compagni/e d’azione attraverso un patto di mutuo appoggio su tre punti – solidarietà rivoluzionaria, campagne rivoluzionarie, comunicazione tra gruppi/singoli:

’’SOLIDARIETÀ RIVOLUZIONARIA. Ogni gruppo d’azione della Fai si impegna a dare la propria solidarietà rivoluzionaria ad eventuali compagni arrestati o latitanti. La solidarietà si concretizzerà soprattutto attraverso l’azione armata, attacco a strutture e uomini responsabili della detenzione del compagno. Non sussiste l’eventualità di mancata solidarietà perché verrebbero meno i principi su cui il vivere e il sentire anarchico si basano. Per appoggio nella repressione non si intende ovviamente quello di carattere di assistenza tecnico/legale: la società borghese offre sufficienti avvocati, assistenti sociali o preti, perché i rivoluzionari possano occuparsi d’altro.

CAMPAGNE RIVOLUZIONARIE. Ogni gruppo o singolo una volta iniziata una campagna di lotta attraverso azione e conseguente comunicato verrà seguito dagli altri gruppi/singoli della Federazione Anarchica Informale secondo i propri tempi e modalità. Ogni singolo/ gruppo può lanciare una campagna di lotta su obiettivi particolari semplicemente “promuovendo” il progetto attraverso una o più azioni accompagnate dalla firma del singolo gruppo d’azione a cui si aggiunge il richiamo della Federazione nella sigla. Se una campagna non viene condivisa, se ritenuto necessario, la critica si concretizzerà attraverso le azioni/comunicati che contribuiranno a correggerne il tiro o a metterla in discussione.

COMUNICAZIONE TRA GRUPPI/SINGOLI. I gruppi d’azione della Federazione Anarchica Informale non sono tenuti a conoscersi tra di loro, non sussiste la necessità ove altrimenti si rischierebbe di offrire il fianco alla repressione, a leaderismi dei singoli ed alla burocratizzazione. La comunicazione tra gruppi/singoli avviene essenzialmente attraverso le azioni stesse e attraverso i canali informativi di movimento senza la necessità di conoscenza reciproca (tratto dalla rivendicazione dell’attentato a Prodi, all’epoca presidente della Commissione Europea, 21 dicembre 2003, tratto da Il dito e la luna, pag. 15-16).

Questo patto di mutuo appoggio di fatto scavalca l’assemblea, i suoi leaders, gli specialisti della parola, della politica ed i meccanismi autoritari che si innescano anche in ambiti anarchici quando l’assemblea diventa organo decisionale. Quello che l’internazionale nera nei prossimi anni dovrebbe fare è riannodare quel “filo nero” che si era spezzato da tempo. Un filo che lega l’anarchismo di ieri che praticava la “propaganda del fatto”, figlia del Congresso Internazionale di Londra del 1881, all’anarchia d’azione di oggi, informale, anti-organizzatrice, nichilista, anti-civilizzatrice, antisociale. Nicola ed io, unici componenti del “nucleo Olga”, non conosciamo di persona gli altri fratelli e sorelle della Fai, conoscerli vorrebbe dire vederli rinchiusi tra le quattro mura di una cella. Ci siamo convinti dell’utilità della Fai-Fri grazie alle parole(rivendicazioni)ed alle azioni dei fratelli e sorelle che ci hanno preceduti. Le loro parole sempre confermate dall’azione ci hanno regalato l’indispensabile costanza senza la quale un qualsiasi progetto si riduce, nell’era del virtuale in inutili, sterili parole al vento. Avevamo bisogno di una bussola per orientarci, uno strumento per riconoscere e smascherare coloro che dell’anarchia hanno fatto una palestra per parolai, un filtro per distinguere le parole vuote da quelle portatrici di realtà. Abbiamo trovato in questa “nuova anarchia”, nelle sue rivendicazioni e nelle conseguenti campagne rivoluzionarie, una prospettiva di attacco reale che amplifica le nostre potenzialità distruttive, salvaguarda la nostra autonomia di individui ribelli ed anarchici e ci da la possibilità di collaborare, di colpire insieme, senza conoscerci direttamente. Nessun tipo di coordinamento può essere incluso nella nostra progettualità. Il “coordinamento” presupporrebbe necessariamente la conoscenza, l’organizzarsi tra le sorelle e fratelli dei diversi nuclei. Tale coordinamento ucciderebbe l’autonomia di ogni gruppo e singolo/a. Il gruppo più “efficiente“, più preparato, più coraggioso, più carismatico inevitabilmente avrebbe il sopravvento riproducendo gli stessi meccanismi deleteri dell’assemblea, alla lunga si ripresenterebbero leaders, ideologhi, capi carismatici, si andrebbe verso l’organizzazione: la morte stessa della libertà. Qualcuno potrebbe contestare che anche in un gruppo di affinità, in un nucleo Fai potrebbe annidarsi un leader carismatico, un “capo”. Nel nostro caso il danno però verrebbe limitato perché tra i nuclei non vi è conoscenza diretta. La cancrena non potrebbe estendersi. Il nostro essere anti-organizzatorici preserva da questo rischio. Per questo motivo bisogna affidarsi alle “campagne rivoluzionarie” che escludono la conoscenza tra i gruppi e singoli/e uccidendo così qualunque barlume d’organizzazione. Mai bisogna confondere le campagne con il coordinamento, questa è l’informalità, questa è l’essenza, secondo me, della nostra progettualità operativa. Sia chiaro che quando parlo di gruppo di affinità o nucleo d’azione posso far riferimento ad un solo individuo od a un gruppo di affinità numeroso. Non bisogna farne una questione di numeri. E’ chiaro che la singola azione viene pianificata tra i vari componenti del gruppo, in quel caso non si può parlare di coordinamento, mai tale pianificazione deve estendersi agli altri gruppi Fai-Fri. Al di fuori del proprio gruppo bisogna “limitarsi” a comunicare unicamente attraverso le “campagne rivoluzionarie” e le conseguenti azioni. La nostra conoscenza della Fai-Fri deve sempre rimanere parzialissima, limitata ai nostri affini. Della Fai-Fri dobbiamo conoscere solo le zampate, i graffi, le ferite apportate al potere. Mortale sarebbe creare qualcosa di monolitico o strutturato, ognuno di noi deve evitare equivoci o fascinazioni egemoniche. L’organizzazione limiterebbe enormemente le nostre prospettive, invertendo il processo dal qualitativo al quantitativo. Nell’azione di uno la volontà di un altro si rafforza dando ispirazione. Le campagne si diffondono a macchia di leopardo. Mille teste contro il potere infuriano, impossibile mozzarle tutte. Sono proprio queste azioni accompagnate dalle parole(rivendicazioni)a permetterci a colpo sicuro di escludere i teorici puri amanti della parola, dandoci la possibilità di rapportarci unicamente con chi vive nel mondo reale, sporcandosi le mani, rischiando sulla propria pelle. Quelle parole sono le uniche che contano veramente, le uniche che ci permettono di crescere, di evolverci. Le campagne rivoluzionarie sono lo strumento più efficace per incidere, fare male dove più nuoce. Dandoci la possibilità di diffonderci nel mondo come un virus portatore di rivolta e anarchia.

CCF: Per conoscerci dicci qualcosa sulla tua situazione attuale.

Alfredo: C’è poco da dire siamo stati arrestati per la gambizzazione di Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. Per inesperienza abbiamo fatto degli errori che ci sono costati l’arresto: non abbiamo coperto la targa della moto che abbiamo usato per l’azione, l’abbiamo parcheggiata troppo vicino al posto del’agguato e, soprattutto non ci siamo accorti di una telecamera di un bar, gravissimo errore che oggi stiamo pagando. Abbiamo rivendicato la nostra azione come nucleo “Olga Fai-Fri”. Io sono stato condannato a 10 anni e 8 mesi, Nicola a 9 anni e quattro mesi. Nei prossimi mesi avremo un’ulteriore processo per associazione sovversiva. Questa è più o meno la nostra attuale situazione processuale.

CCF: I prigionieri anarchici e la prigione. Come sono le vostre condizioni nelle sezioni speciali, come si comportano i carcerieri e come sono i vostri rapporti con gli altri prigionieri?

Alfredo: In Italia attraverso i circuiti di Alta Sicurezza, che comportano molte restrizioni, lo stato democratico ci vuole isolare, relegandoci in sezioni completamente separate dal contesto generale del carcere. Impossibile qualunque contatto con gli altri carcerati, non abbiamo la possibilità di andare all’aperto, solo due ore in un piccolo cortile di cemento. La censura per me e Nicola è sempre stata rinnovata, quindi con ritardo e difficoltà riceviamo posta e giornali, le cose particolarmente interessanti per noi ci vengono sequestrate in entrata ed uscita. In questo momento siamo rinchiusi in una AS2, alta sorveglianza specifica per i prigionieri anarchici. Il “rapporto” tra noi ed i carcerieri è di indifferenza reciproca e naturale ostilità. Cos’altro dire, dal mio punto di vista le proteste “civili” fuori e dentro il carcere sono inutili, la “vivibilità” dentro è semplicemente una questione di rapporti di forza. Dal carcere bisogna uscire, tocca a chi sta dentro farsene capace… Continue reading [Grecia/Italia] Intervista CCF/Alfredo Cospito

Grecia: “Contro la società” di Nicolas Nessunos

εξλεγερση-300x195

“La società è nemica degli anarchici? Neanche lontanamente, rispondiamo noi”
-Compagni anarchici per l’azione liberatrice

La citazione di prima è presa da un articolo, pubblicato nel giornale Percorso di Libertà, n. 134, Gennaio 2014, p. 5. Data la purezza delle intenzioni degli autori del suddetto articolo in merito al più generale progetto anarchico, ma anche per la loro forte critica, lanciata alla CCF e soprattutto all’anarchismo nichilista-insurrezionalista, credo che una chiarificazione, non un comunicato difensivo, sia necessaria. Essa non serve per chi si riconosce in quella corrente di pensiero ma è necessaria per tutti gli altri. Nella guerra che infuria contro le classi “pericolose” o anche contro i gruppi sociali, collettivi e individualità, che l’autorità cerca di definire secondo i propri criteri, anarchici nichilisti e insurrezionalisti, sembrano essere – sfortunatamente a causa della mancanza di solidarietà da parte delle più larghe forze sociali – un’attiva avanguardia del movimento anarchico. Un’avanguardia, non un elite, che agisce solamente usando lo strumento metodologico del contrattacco e dell’attacco diretto, distinguendosi dai vari progetti di attivismo inerme di disobbedienza civile (che non solo non prepara la strada per l’insurrezione ma al contrario la ostacola) nel rispedire la paura a chi detiene il potere.

Il resto, comunque, non è composto solo da iperaccumulatori di ricchezze (politici, uomini d’affari, industriali, ecc) ma anche da impiegati del settore pubblico e privato, di professionisti free-lance e anche lavoratori ordinari.

Composto da quei voltagabbana di classe, che vanno contro i propri vicini, al fine di sfruttarli per proprio tornaconto o diventare simili ai propri sfruttatori (credendo che questo permetterà loro di sopravvivere). Dalla domestica, che sparlerà delle colleghe all’impiegato nella malpagata sicurezza privata, che protegge i bene dei “padroni” e dal lacché disoccupato al povero pensionato, che infamerebbe un combattente anarchico o un migrante girovago. Dare la colpa all’errore o al bisogno, è solo una scusa. Il nemico quindi non sta solo nelle ville, ma anche nelle catapecchie. Vicino a noi. Nella nostra primaria, involontaria famiglia.

Pertanto si tratta di una guerra contro la falsa coesione sociale, contro questa vera società, che si definisce in un modo oppressivo e strutturato tale da riprodurre il dominio. Una guerra per la sua completa distruzione, al fine di far emergere dalle sue ceneri una prospettiva di progettazione di un’altra società con diversi criteri.

Quindi quelli che scelgono di seguire questo cammino di fuoco, devono essere consapevoli della vasta gamma di ciò che stanno combattendo e che devono attaccare con sentimento e sangue freddo, con una furiosa violenza organizzata in modo spontaneo e agile. Dal momento in cui viene presa questa decisione, la rottura è completa e sarebbe bene per loro sapere che la loro scelta cambierà la loro vita, possibilmente portandoli lontano, comunque, sicuramente li condurrà verso il cammino della libertà.

La risoluta attitudine dei prigionieri membri della CCF e delle altre cellule informali, che senza pietà, ripensamento o pausa, continuano, come altre, ad attaccare i potenti e le loro strutture, mostrano il potere dello svolgimento dell’azione insurrezionale “nel presente” e la natura impavida, propria di ogni persona che decide di ribellarsi. Questo è fondamentale. La lotta per l’Anarchia può solo passar sopra le ceneri della società esistente.

Nicolas Nessunos

fonte

Genova: Aggiornamento sull processo a Nicola Gai ed Alfredo Cospito

nucleo olga(1)Nella mattinata di oggi, 30 Ottobre 2013, si è aperto al tribunale di Genova il processo a carico dei compagni anarchici Alfredo Cospito e Nicola Gai, accusati di aver gambizzato l’ad di Finmeccanica Roberto Adinolfi. Azione rivendicata dal Nucleo Olga FAI/FRI.

Più di duecento compagni solidali si sono presentati all’appuntamento, diverse decine hanno anche presenziato in aula. Tribunale e zone adiacenti massicciamente militarizzate (chiuse al traffico le vie d’accesso), con grandi dispiegamento di polizia (circa un centinaio di agenti, molti in tenuta antisommossa) e rigorose misure di sicurezza. La Questura, infatti, non ha perso tempo a parlare di “serio rischio per l’ordine pubblico”.

L’arrivo di Alfredo e Nicola è stato salutato dalle urla e dagli applausi dei compagni all’interno dell’aula. Alfredo, prendendo la parola incurante della volontà della corte, ha iniziato a leggere il proprio contributo. Lette appena poche righe, è avvenuto il suo prevedibile allontanamento coatto dall’aula, disposto dal giudice e contestato sonoramente dai presenti. Nicola, di conseguenza, poco dopo ha lasciato l’aula.

I giudici hanno pertanto messo agli atti, e successivamente letto, i contributi dei due compagni, i quali hanno rivendicato l’azione e ne hanno spiegato i motivi, oltre che la ricostruzione, all’interno dei loro testi.

Dopo l’allontanamento di Alfredo e Nicola, molti compagni si sono diretti verso l’aula magna dell’università sita in Via delle Fontane, per poi occuparla poco dopo.

Le richieste di condanne da parte dell’accusa sono di 12 anni per Alfredo e 10 per Nicola.

Il processo riprenderà il 12 Novembre 2013, e ci sarà la sentenza!

Solidarietà ai compagni Alfredo e Nicola!
Fuori tutti dalle galere, dentro nessuno solo macerie!
Per l’Anarchia!

Puoi leggere le dichiarazioni di Alfredo Cospito e Nicola Gai, quì e quì

Indonesia: Lettera aperta della Cospirazione Internazionale per la Vendetta FAI/FRI

Alla fine abbiamo avuto l’opportunità di scrivere una lettera “in modo dettagliato” dal nostro punto di vista come collettivo, dopo aver oltrepassato i limiti geografici, sebbene essi non siano un limite per i nostri incontri teorici e pratici, sono uno dei problemi fondamentali che impediscono il nostro incontrarci fisicamente. Attraverso questo testo vogliamo offrire alcune delle nostre analisi riguardo alla situazione intorno a noi (come individui e gruppo), e anche la nostra analisi connessa alla recente situazione della FAI/FRI, dato che siamo parte di essa. Il testo è la nostra critica e il nostro contributo per l’internazionale degli anarchici d’azione nel mondo.

La lettera stessa è il risultato della nostra discussione. Ma bisogna essere consapevoli fin dall’inizio che noi siamo un’associazione di individualisti, sebbene usiamo un nome ai fini dell’anonimato. In alcune parti di questo testo, la visione d’insieme rappresenta l’accordo tra individualità nel nostro gruppo. Ma non vogliamo abolire il giudizio individuale. Ecco perché in quanto segue troverete delle parti dove menzioniamo analisi o gesti individuali.

PARTE 1

Poiché essa [la democrazia] – la madre del socialismo – è figlia delle religioni*
Renzo Novatore

FONDAMENTALISMO, AZIONI DIRETTE e GLI ANARCHICI?

Da Giugno di quest’anno, abbiamo notato in Indonesia almeno quattro casi di sparatorie a sfondo politico contro poliziotti. Nella nostra breve analisi, queste azioni sono state fatte da gruppi armati islamici. Gruppi fondamentalisti che esistono da alcuni anni. Alcuni individui dicono che siano apparsi nei primi anni 2000 ed esistono ancora oggi. Il loro tipo di azioni si riconosce molto facilmente dagli obiettivi. Ad esempio, gli attacchi esplosivi alle chiese e ai “simboli capitalisti” come hotel o bar dove molti stranieri (occidentali o molto semplicemente bianchi) si ritrovano. L’azione più famosa di questo gruppo è l’attacco esplosivo a Bali parte 1 (12 Ottobre 2002), quello contro l’hotel JW Marriot (5 Agosto2003), quello contro l’ambasciata australiana nel 2004 e altre tre azioni esplosive conosciute come Bali Bom parte 2 (1 Ottobre 2005). Sottolineiamo una cosa, che ora il gruppo ha adottato un’altra tattica. Piuttosto che usare kamikaze come prima, ora colpisce i maiali (polizia).

Perché la polizia? Perché per loro, la polizia è lo strumento più repressivo dello stato. Le istituzioni di polizia e tutti i poliziotti sono quelli che devono assumersi la responsabilità del “contrattacco” dello stato contro questo gruppo e i suoi membri negli ultimi dieci anni. L’unità speciale di antiterrorismo indonesiana meglio nota come Densus 88 è l’obiettivo numero uno per questo gruppo. Negli ultimi cinque anni abbiamo notato che i porci della Densus 88 hanno compiuto varie operazioni contro il gruppo islamico e alcuni dei membri sono rimasti uccisi in scontri a fuoco e molti sono stati arrestati. Almeno 30 membri di questo gruppo affrontano ora vari processi per queste azioni.

Questo gruppo, nelle nostre analisi, è un gruppo che agisce in piccole cellule di tre o quattro persone, e si organizza in modo informale e chiuso. I collegamenti per la comunicazione, lo scambio di informazioni, o la logistica sono ben costruiti, disciplinati e stretti. Inoltre hanno buone fonti per la logistica grazie all’esproprio di banche, gioiellerie o rapine a ricchi cittadini non islamici. Alcuni “autoproclamati” esperti dicono che il gruppo viene finanziati dai paesi del medio oriente. Cosi riescono ad avere facilmente polvere nera, armi, covi e altri strumenti di supporto alla loro lotta. Ogni membro sa bene tutte le conseguenze della lotta – che chiamano “jihad”. Essere arrestati o anche morire per loro è solo il costo della guerra. Niente di cui preoccuparsi.

E qual è l’obiettivo o il fine di questo gruppo?

Il loro fine è “un impero islamico” chiamato “khilafah” che ovviamente è basato sulle regole islamiche note come Sharia. Chi entra in questo gruppo condivide l’idea comune che un governo islamico sarebbe perfetto e la risposta per tutti i problemi del mondo materiale che affrontiamo oggi. Questi fondamentalisti – nelle nostre analisi – condividono la stessa idea dei marxisti e degli anarchici sociali che accusano il capitalismo di essere la causa di tutti i problemi quotidiani. I fondamentalisti islamici, i marxisti e gli anarchici sociali secondo noi sono gruppi di persone che fuggono dalla guerra reale e scelgono di guardare oltre a quello che definiscono migliore governo, migliori governanti e società. Se gli anarchici sociali la definiscono società migliore, i marxisti la chiamano comunismo, e i fondamentalisti khilafah. Nomi diversi per un’essenza comune. Parlano solo diverse lingue teoriche ma il fine è simile in tutti gli aspetti. Continue reading Indonesia: Lettera aperta della Cospirazione Internazionale per la Vendetta FAI/FRI

Grecia: Manifesto solidale con i guerriglieri urbani

LUNGA VITA ALL’ANARCHIA BASTARDI

Ci rifiutiamo categoricamente di ingoiare il veleno, come fanno i vassalli di questa raggrinzita civilizzazione i quali, assuefatti ad essa, vagano come delle iene, inseguendo chi fuggì dal gregge della società.

Ci rifiutiamo di vivere la vita da addomesticati e spaventati di questo mondo, di quelli che con reverenza baciano la mano dello stato, di quelli che festeggiano nei templi capitalisti del consumismo e che passivamente guardano scorrere la propria vita.

Non negoziamo le nostre scelte, non rivendichiamo migliori condizioni di schiavitù.

Restiamo autentici, opponendoci all’alienazione del mondo moderno.

Il nostro unico fine è l’insurrezione anarchica che calpesta i corpi degli statisti e delle loro spie.

SOLIDARIETÀ CON I GUERRIGLIERI URBANI

Anarchici di Mytilini (Isola di Lesbos) & Fronte della Consapevolezza Anarconichilista per la Diffusione del Negativo.

fonte

Indonesia: Proclamazioni dell’Unità della Rabbia/Cospirazione Internazionale per la Vendetta/FAI-FRI

Fratelli di catena, compagni di strazio, la battaglia è vicina. Presto ebbri di vendetta ci scaglieremo all’assalto; e fuggirà il nemico perchè è terribile la Federazione del Dolore.
—Bruno Filippi

La nostra azione (se è possibile) può essere chiamata PROGETTO FENICE–PARTE 3. E’ la nostra decisione collettiva all’appello dei nostri compagni greci (1, 2).

Stanotte (26 Giugno) ci siamo mossi e abbiamo appiccato un incendio che ha distrutto il terzo piano dell’Media Hotel & Towers (ex Hotel Sheraton) in Sahari Mountain Street, Jakarta. Il nostro fuoco è la risposta all’appello dei nostri fratelli in Grecia sul Progetto Fenice e come gesto di solidarietà a K. Sakkas, anarchico in sciopero della fame per ottenere la libertà. Abbiamo collocato un dispositivo incendiario temporizzato in uno dei cestini nella stanza del karaoke (situata al terzo piano) e fatto si che il fuoco parlasse per noi.

Mandiamo lontano i nostri saluti rivoluzionari ai membri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco; alla Cellula dei Membri Prigionieri; ai 4 anarchici arrestati a Kozani –non vi dimentichiamo; a Cospito e Gai, a Carla, Ivan, Juan, Marcelo e Freddy, a Henry, e sempre agli anarchici prigionieri in Grecia e Italia, e alle atre cellule della FAI-FRI in tutto il mondo.

Non diremo mai che siamo pochi, ma che lasceremo il fuoco parlare per noi.

Rendiamo il Progetto Fenice un progetto internazionale di vendetta!

Unità della Rabbia
Cospirazione Internazionale per la Vendetta (ICR)/FAI-FRI

CONTRIBUTO PER LA FEDERAZIONE ANARCHICA INFORMALE/FRONTE RIVOLUZIONARIO INTERNAZIONALE

Oggi, la società è la prigione. Nel sistema della prigione, nessuno può essere neutrale. Ognuno di noi nel pieno delle sue facoltà fa la scelta di scegliere da quale lato stare. Perché la scelta viene fatta da un individuo e non da dio. Quindi non ci sono “civili” in questa guerra asimmetrica. Ci sono solo due lati contrapposti: quelli che lottano per la totale distruzione della società e quelli che lottano per difenderla.

La formazione della società sta nelle forme alienanti. Alienati uno dall’altro nelle diverse forme dei confini immaginari che sono protetti con pistole, leggi, prigioni, codici di moralità e la “fede” di quelli che credono che i confini sono reali. E per noi, tutti quelli che credono nei confini sono dei nemici. Per noi, i bravi cittadini e i paramilitari con le stesse abitudini e comportamenti dei militari sono nemici che meritano i nostri attacchi, gli stessi attacchi della FAI/FRI alle loro religiose istituzioni, scuole, fabbriche, caserme, banche e tutti i fiancheggiatori del sistema chiamato Società. Continue reading Indonesia: Proclamazioni dell’Unità della Rabbia/Cospirazione Internazionale per la Vendetta/FAI-FRI

Barcellona: Comunicato d’azioni anarchiche e risposta ai nichilisti

barn

Con questo comunicato vogliamo rivendicare le azioni seguenti, come facenti parte di una lotta per la distruzione dello Stato, del capitale, del patriarcato e di tutto il sistema di dominazione, una lotta per la libera creazione di relazioni di volontariato e solidarietà a livello globale e a livello locale; in altre parole, una lotta per l’Anarchia.

5 gennaio: la sera abbiamo raccontato una storia a un bambino sulla macchia e la lotta anarchica contro Franco e contro la democrazia.

13 gennaio: abbiamo cucinato un pasto sano per un compagno che ha una malattia cronica.

17 gennaio: abbiamo scritto una lettera a un compagno in carcere per aver partecipato a una rivolta.

12 febbraio: abbiamo mantenuto i figli degli amici in situazioni economiche precarie.

16 febbraio: abbiamo discusso apertamente con i nostri vicini circa la necessità di bruciare le banche e di attaccare la polizia per realizzare i nostri sogni.

19 febbraio: abbiamo detto a degli attivisti di sinistra che gli incappucciati non erano dei poliziotti infiltrati ma che eravamo noi, e che era bello indossare il cappuccio e prendere le strade con la forza.

28 febbraio: abbiamo offerto le verdure del nostro orto a degli amici e vicini, senza denaro o barrato.

Perché rivendichiamo queste azioni? Negli ultimi mesi abbiamo anche riciclato spazzatura, bruciato delle banche, ferito dei giornalisti, distrutto vetrine di negozi e attaccato la polizia.

Secondo noi gli attacchi contro il sistema sono essenziali nella nostra lotta. Ma ci siamo ingannati noi stessi. Una lotta non consiste solo negli attacchi. Gli attacchi NON SONO più importanti della necessità di prenderci cura di noi, di mantenere e diffondere la nostra storia collettiva di creare relazioni basate sul dono, la solidarietà e la reciprocità, d’immaginare nuovi mondi e nuove lotte, di affrontare il nostro isolamento e costruire relazioni sovversive e oneste con persone , che sono al di fuori dal ghetto categorico e politico in cui lo spettacolo ci mostra.

È evidente che abbiamo perso diverse volte in passato, e che il più duro di tutti è la frattura storica e la perdita della memoria della nostra lotta; ci si trova a dover ripartire da zero. L’iper-alienazione, contro cui il nichilismo è la reazione logica, non è che il risultato della sconfitta nelle lotte passate. Ci troviamo in un insieme che bisogna distruggere, solo perché non resta più niente di ciò che avevamo costruito nel passato. Per non perdere tutto ogni volta che ci solleviamo, dobbiamo sostenerci, non come degli individui isolati ma come una comunità, una lotta collettiva e multi generazionale. E ciò non lo si può ottenere dando esclusiva priorità agli attacchi.

La gerarchia delle tattiche appartiene alla sinistra ed è stata assai poco modificata in seno al nichilismo: hanno scelto la punta della lancia, le azioni presumibilmente più importanti, come le sole che contavano, e hanno dimenticato il resto. Si tratta di una visione patriarcale e contro produttiva. È l’oblio di tutte le azioni, sono necessarie per la vita e così per la lotta. Prima rese invisibili dal patriarcato, poi dal capitalismo, e infine dalla sinistra cosiddetta anticapitalista.

La tattica la più aggressiva non ha senso e non può essere sostenuta che in un complesso di azioni di ogni tipo, in quanto sono libertarie e dirette. Non capendo che lottare significa portare con noi un nuovo mondo, cha aspetta di nascere dalle ceneri del sistema di dominazione, ci trasformiamo in semplici armi contro il capitalismo, in strumenti destinati a distruggere, senza le altre cose di cui gli uomini hanno bisogno per vivere e lottare. È il capitalismo che vuole trattarci come strumenti. Noi non dovremo fare la stessa cosa.

In realtà è un piacere sentir parlare degli attacchi dei nichilisti e di altri compagni. Sappiamo bene che il coraggio e la rabbia sono due degli elementi più importanti per ribellarsi. In particolare a Barcellona, abbiamo sentito che è stato un errore che negli ultimi anni ci sono stati pochi attacchi illegali mentre era apparso più opportuno partecipare ad ampi spazi. Naturalmente, l’argomento degli attacchi, realizzati dai nichilisti e dai compagni piuttosto “sociali”, a noi ha più. E a livello globale, abbiamo riso quando abbiamo sentito che il direttore della centrale nucleare Ansaldo in Italia era stato colpito al ginocchio ed è stato un piacere leggere le lettere dei compagni (nichilisti e altri) imprigionati in Grecia, che non si sono lasciati prendere dalla paura.

Ma troppe volte abbiamo visto dei compagni che, a causa della disperazione, dell’impazienza e dell’alienazione, si sono negligentemente gettati nella guerra contro lo stato, che tutti noi viviamo ogni giorno. Sono sempre finiti morti o in prigione, e questo più volte in un anno. E poi cosa è successo?

I compagni che sono sopravvissuti abbiamo fatto tutto il possibile per aiutarci a vicenda e aiutare i prigionieri, per non dimenticare quelli assassinati, per non lasciare che la repressione abbia la meglio, per non perdere tutta la nostra forza e non permettere una frattura storica, che ci privava della nostra memoria collettiva di lotta. Ma poco a poco questa memoria si perde, e successivamente ogni quattro anni appare un nuovo gruppo che dimentica gli altri compiti della lotta per dedicarsi solo alla distruzione del nostro nemico in comune. Quando li sosteniamo, ma anche quando li critichiamo, o a volte anche senza criticarli, ci trattano da vigliacchi per il fatto di consacrarci ad altri compiti (anche se partecipiamo anche noi alle rivolte o alle azioni notturne), per divergere con loro ideologicamente e non glorificare il loro gruppo o federazione informale.

Non sanno che a quel punto hanno già perso, perché un compito che trascurano è la trasmissione della memoria [1]. Invece di una memoria profonda, viva e strategica, hanno solo i lori martirologi. E così dobbiamo vedere come i nostri amici e compagni diventano dei simboli, e infine delle armi, dell’ideologia. Alcuni dei compagni morti erano effettivamente dei nichilisti. Ma nella martirologia nichilista ci sono anche dei compagni recuperati e che non facevano parte di alcuna di queste bande, o che appartenevano chiaramente all’altra banda di questa stupida divisione tra “sociali” e “antisociali” (come Lambros Foundas). I loro nomi e immagini sono usati per incoraggiare gli attacchi, la distruzione totale, senza fermarsi per riflettere sui loro errori o sui veri progetti che questi compagni avevano quando erano in vita.

È ovvio che dobbiamo lottare e ciò implica la possibilità di morire e di finire in prigione. Ma ciò non significa che dobbiamo celebrare la morte o la prigione. Anche il suicidio è una forma di resistenza, ma non è rivoluzionario. È ovvio che dobbiamo ricordarci i nostri morti e i prigionieri, ma ciò non vuol dire trasformarli in martiri o eroi.

In conclusione, vogliamo criticare lo stato attuale della letteratura anarchica, come fondata in modo sproporzionale su comunicati superficiali che mancano di contesto, d’analisi e di riflessioni, e che mettono solo in rilievo gli attacchi e non gli altri compiti che dobbiamo svolgere per mantenerci vivi e forti. Naturalmente, essa ci aiuta ad essere al corrente delle azioni clandestine fatte dagli altri compagni. Ci dona la forza e la gioia di leggere che un simbolo del potere è stato distrutto o bruciato. Ma è molto più utile pensare (e scrivere) sulle strategie di conflitto, secondo ogni tempo e luogo, invece che incoraggiare la visione quantitativa della lotta. Ci rifiutiamo di trasformare la nostra ribellione in un’equazione matematica per misurare la nostra rabbia: più facciamo dei colpi e degli incendi, più forti saremo; più importi sono i danni, più importante sarà l’azione. È il pensiero di un economista, di un generale o di un idiota.
Per tutte queste ragioni, abbiamo deciso di scrivere questo comunicato per rivendicare una serie di azioni che consideriamo importanti così come gli attacchi e che hanno attualmente luogo. Sono delle azioni che facciamo ogni settimana, normalmente senza pensarci due volte o pubblicarlo su internet. Le pubblichiamo ora per rendere visibile un problema personale e una debolezza generalizzata attraverso lo spazio anarchico.

CONTRO I COMUNICATI!
PER L’ANARCHIA E PER TUTTI I COMPITI DELLA LOTTA!

Nota [1]: per esempio, “noi non guardiamo più verso il passato, perché l’odiamo … distruggiamo il presente” dopo il comunicato “Anarchici Nichilisti” de Barcellona, 25 aprile 2012 [censurato su Indymedia Barcellona, in inglese qui]

fonte

Italia: Federico Buono in solidarietà ai arrestati ed indagati

Il testo qua presente è stato vergato nei giorni convulsi del mio processo per furto aggravato. Non ho mai voluto sapere nulla, e non ho chiesto aiuto a nessuno per sapere l’esito.

Nella mia esperienza il mio modo d’agire e un tentativo di negare il diritto e viverlo nell’incertezza -ha reso queste parole più forti… Parole che dedico al mio affine Maurizio e a tutti quelli che nell’indagine messa in piedi dalla suora Manuela Comodi-sceglieranno un modo antigiuridico.

L’attacco Nichilista

Mi muovo nell’ombra.Sento la percezione di un eventualità come il non percorso. Vaghi ricordi.L’insicuro incedere scalfisce la strada in verticale davanti a me stesso.
Sento i miei passi in una frenetica convulsione nel non sapere.
Ricalco il mio spazio essenziale e pongo un cerchio concentrico tra me e la stanzialità temporale.
Divengo l’uno e io in solitudine.
Inseparabile in un assunto continuo nel divenire che annienta il remissivo redimere stanziale dell’evento.
L’evento e in me o davanti a me?
L’immediabilità muove attorno in me individuo.
La mia ombra arma il suo desiderio misantropico ed espone nel proiettarsi in una luce dai continui riflessi:la luce della passività ama la mia ombra.Io mi armo contro di essa.
Esco da un interstizio.Sento delle voci:percepisco,vogliono il mio desiderio nell’affermarmi.Lontano da tutto sono anche accanto in un angolo nascosto nelle arterie maleodoranti delle necropoli  della società umana.
Ho scelto,tengo lontano i ricordi,la passività espande la sua luce e vuole masticare la mia essenza.
Io sono sospinto  contro di essa.Ho deciso di non cedere al “certo”  che completa l’avvicendarsi delle regole della società umana.
Ogni giorno è un momento diverso e lo spazio che racchiude la mia avidità di affermazione tende in un proteso distruggere il passato di un istante prima.
L’istante negato distrugge la normalità..
Ad ogni angolo nascosto sono la mia ombra ed essenza volitiva.
Mi pongo al centro spezzando la speranza di ricordi insignificanti.
Il Tempio della profezia-catalizzatore di eventi ed esperienze-mi richiama e il Demiurgo aspetta un cenno di disperazione.
Non cedo e non l’ho fatto fin dall’inizio.
Il potere Egoista attacca e frammenta a  brandelli la morale,nè vuole il cadavere ancora caldo-per bruciarlo e farlo cenere..
In questo giorno esco allo scoperto-geloso della mia ombra-e dedico queste poche parole ai miei fratelli di sangue e affini inquisiti dalla suora Manuela Comodi.
L’attacco Nichilista non abdica e si rivendica in un continuo incedere delle proprie pulsioni vitali!

Dal mio Inferno Personale
Federico Buono

Italia, Edizioni Cerbero: “Il trionfo del Genio Distruttore”

Ah! l’odore e la puzza si mescolano.

Per scalare il vertice ci vogliono unghie affilate e mani pronte alle ferite più dolorose.

Mentre si scala il vertice di un’umanità decadente, cadono, cadono le rocce che si sgretolano sotto le dita…

Ardire! Osare! Ecco scatenarsi i timori popolari mescolati al Ressentiment verso la nostra sovranità dell’individuo

I sogni e gli incubi di Filippi mi vengono incotro…

Un diavolo indomito si erge sopra le moltitudine nate dal caso.

Un diavolo che non accetta di essere messo a giudizio dalla vostra autorità prossima alla fine…

Dalle vostre chiese ortodosse avete emesso mandati di arresto contro noi, vagabondi del pensiero e dell’azione, noi diavoli del terrore, coloro che sputano e vomitano sopra le vostre statue sacre… noi diavoli del terrore, gli iconoclasti, i nichilisti illegalisti e i rivoluzionari senza un nome…

Tutto quello che nasce è giusto che rovini! Tuonava dalla sua vetta il Goethe!

La vostra unione dei Deboli che chiamate Stato e Società non è immune a questa legge delle cose…

Il Trionfo del Genio Distruttore è quello che vi aspetta…

Non basteranno le scomuniche e i roghi allestiti dai servi di suor.Manuela Comodi…

“Una risposta dello Stato” è stato detto… un riso sacrilego rimbomba nelle celle, per ogni arrestato ci sarà un nuovo rivoluzionario nichilista pronto ad attaccare.

Il fuoco non ci brucia, veniamo da un posto molto più caldo e ci siamo allenati per l’inferno.

Saluto gli affini, i compagni dell’Internazionale Nera i senza nome e gli arrestati e indagati nell’operazione “Ardire”.

Omertà totale e nessuna delega.
Per l’Anarchia e il trionfo dell’Io.

Il trionfo del Genio Distruttore – Maurizio De mone

contatti: VerticeAbisso(chiocciola)distruzione.org

Grecia : Manifesto di solidarietà per i membri imprigionati dell’Organizzazione Rivoluzionaria “Cospirazione delle Cellule di Fuoco”

[…Senza farsi fermare da qualsivoglia “contenitore sociale” la Cospirazione delle Cellule di Fuoco, spezza e destabilizza l’esistente del quietismo reazionario. È lo fa anche nel cosidetto movimento anarchico in tutti le latitudini, dando la “strada”, ma non insegnando niente, perché “niente vuole”… Prorompe in questo modo una nuova forma di guerriglia antisociale e nichilista che non accetta di farsi immagazzinare in un stereotipo di finto sentimento rivoluzionario, dai saccenti professori universitari dell’anarchismo ufficiale, e dai cultori del militantismo fine a se stesso. Una guerriglia che determina in ambito rivoluzionario la propria propulsione distruttrice e che “affonda” ogni concetto di sociale…]
Federico Buono

Rispetto-Onore-Solidarietà agli orgogliosi combattenti rivoluzionari della nuova guerriglia urbana, membri dell’Organizzazione Rivoluzionaria Cospirazione delle Cellule di Fuoco.

Solidarietà ai scioperanti di fame Gerasimos Tsakalos, Panagiotis Argirou, Christos Tsakalos, che continuano con coerenza e determinazione la loro lotta  multiforme contro la cultura del potere a della sottomissione, nonostante le condizioni della prigionia. Compagni, forza fino la libertà.

[Italia] “Frammento secondo”

Frammento – l’antigiuridismo anarchico-amorale.
Il diritto difesa

“Questa è la magia dell’estremo. La seduzione che esercita
tutto quanto è estremo. Noi immoralisti, noi siamo gli estremi.”1

Lo spirito libero-l’anarco nichilista, avanza e oltrepassa.

I sistemi formali di riferimento, dati dagli organi giudicanti, stabiliscono il ruolo dell’imputato. Il fondamento del mostro_morale giudiziario, è in questo modo stabilizzato in maniera organica. Smantellare e abbattere i “pilastri” del giudizio – diritto è sviscerare l’abisso interiore, fino a trovarne in maniera recondita, i frammenti. L’abbattere ogni dato di riferimento logo-centrico, è negare in un continuo rinnovarsi, nel ribaltare e interpretarne ogni frammento, composto da una “resistenza”, senza nessun angolo. Il fuoco del caos divoratore estingue ogni rielaborazione, di valore razionale nel “negare”, e nel rinnovarsi,negando. Ognuno di noi deve cercare il suo inferno personale.2

Difesa (diritto) art .24 cost. “Diritto inviolabile garantito dalla costituzione che consiste nell’assicurare a tutti la possibilità di tutelare i propri diritti legittimi, attraverso l’azione o la resistenza in giudizio.” Continue reading [Italia] “Frammento secondo”

[Italia] “Frammento”

Proposta: l’antigiuridismo anarchico-amorale

Un frammento “primo” è stato posto nella decostruzione del processo penale, e dell’apparato complessivo del mostro-morale e secolare della giustizia e del “logico” uso del giudizio, in cui ci introduciamo nella “dissoluzione” di ogni legge borghese, che riflette e proietta la sua “ombra” di annullamento dell’individuo e consegna una risoluzione di specificazione dello spinoso e arduo sentiero dell’antigiuridismo. La strada è in salita.

Un secondo frammento andrà a toccate i cavilli burocratici usati in quelli che sono i diritti che si ottengono con le clausole procedurali firmate, per la “certezza” della pena, ma questo in un secondo momento.

Ora era tempo di uscire allo scoperto senza più la paura insita, nell’intromissione di “voci” che vogliono salvare, ma che hanno un effetto nell’inganno della redenzione o specificatamente nella “resipiscenza”.

L’essenza tramuta il “vivere” la repressione sotto una luce chiaroscura che rende la vista (con il “pensiero” che guarda), miope e dai contorni dal doppio effetto.

Dissimulare l’atto di una negazione sottintende a un cedere e franare ai ripetuti tentativi, dati dal mondo dei “normali, nel ritornare nelle insidiose mani della logica-compromesso. Continue reading [Italia] “Frammento”