Tag Archives: Alessandro Settepani

Italia – Operazione Ardire: Revocate le misure restrittive a tutt*!

In data 8 Aprile 2014, su richiesta della stessa PM, sono state revocate (dopo quasi un anno per alcuni degli imputati) tutte le restrizioni (obbligo di firma due volte al giorno, obbligo di dimora e divieto di espatrio) ai/alle compagni/e inquisiti nella cosiddetta “Operazione Ardire”.

Un abbraccio ai/lle compagni/e finalmente liberi!

Per l’Anarchia!

Perugia: Inchiesta “Shadow”, chieste pene dai 4 ai 10 anni

In data 9/10/13, presso la corte d’assise di Perugia, la PM Manuela Comodi ha chiesto le seguenti condanne per i/le compagni/e accusati nel cosiddetto processo “Shadow”:

Sergio Maria Stefani – 10 anni e 1200 euro di multa
Alessandro Settepani – 8 anni
Alfredo Cospito, Anna Beniamino e Stefano dal Moro – 5 anni e 6 mesi
Maria Ludovica Maschietto – 4 anni

Il 16 Ottobre sono previste le repliche della difesa, mentre la sentenza è programmata per il 22 Ottobre.

Solidarietà a tutti i/le compagni/e accusati!

Italia – Operazione Ardire: Liberati Stefano ed Elisa

flying huskyApprendiamo oggi 8/9/13 che i compagni Stefano Gabriele Fosco ed Elisa Di Bernardo, redattori di Culmine e arrestati il 13 Giugno 2012 per la cosiddetta “Operazione Ardire”, sono stati scarcerati in data odierna a seguito di una richiesta per decorrenza termini. I compagni, cosi come Giuseppe Lo Turco ed Alessandro Settepani scarcerati a metà giugno di quest’anno, sono sottoposti ad obbligo di firma e di dimora.

Sergio Maria Stefani, al momento, resta ancora in custodia preventiva e l’ultimo dei prigionieri di tale operazione repressiva.

Atene: Rivendicazione di responsabilità per l’attacco esplosivo contro la macchina della direttrice del carcere maschile di Koridallos, nel quartiere di Dafni, il 7 Giugno 2013

PROGETTO FENICE
LIBERTÀ AGLI ANARCHICI DELLA PRASSI ITALIANI

i. Il ritorno della Cospirazione delle Cellule di Fuoco dalle ceneri

Solo nei momenti in cui la nostra tensione per la libertà si incontra con la prassi riusciamo realmente a vivere l’ anarchia, qui ed ora. Purtroppo il sogno che portiamo nel cuore è troppo grande per non rischiare di scontrarsi contro il mostruoso muro dell’autorità eretto a difesa di stato e capitale. Quando realmente mettiamo in gioco la nostra vita, inevitabilmente finiamo per scontrarci con la durezza insita nella lotta: la morte e il carcere.
Nicola Gai

La Cospirazione delle Cellule di Fuoco – FAI/IRF, in collaborazione con i compagni delle Bande di Coscienza, onorando la nostra vecchia e diacronica amicizia, abbiamo fatto saltare l’auto della direttrice delle carceri maschili di Koridallos, Maria Stefi, come segno di genuina solidarietà verso i nostri dieci imprigionati fratelli e sorella, Giorgos P., Olga, Gerasimos, Christos, Michalis, Giorgos, Haris, Teofilos, Panagiotis, Damiano, che hanno assunto la responsabilità per la loro partecipazione alla Cospirazione.

Dopo quasi due anni di silenzio nel territorio greco, la CCF ritorni. In fronte comune con le Bande di Coscienza, i nuclei della FAI (fronte antifascista, nucleo illeso di vendetta, Lupo Solitario, ecc) e la Setta dei Rivoluzionari, sosteniamo e rafforziamo la cospirazione internazionale della Federazione Anarchica Informale (FAI) – Fronte Rivoluzionario Internazionale (FRI) .

La bomba piazzata nel veicolo della direttrice delle carceri maschili di Koridallos è la goccia prima della tempesta. Come è stato scritto, inoltre, nell’ultima rivendicazione della CCF contro il ministro della Giustizia… Continue reading Atene: Rivendicazione di responsabilità per l’attacco esplosivo contro la macchina della direttrice del carcere maschile di Koridallos, nel quartiere di Dafni, il 7 Giugno 2013

Italia: Cronaca dal presidio al tribunale di Perugia (6.6.2013)

Il 6 Giugno 2013, si è tenuta al tribunale di Perugia l’udienza preliminare del processo a carico di alcune delle persone indagate in seguito all’operazione repressiva anti-anarchica detta “Ardire”, che nel giugno del 2012 aveva portato all’arresto di 10 persone (alcune delle quali non si erano mai viste, né conosciute e due erano da tempo già detenute), accusate di partecipazione ad “associazione sovversiva con finalità di terrorismo” (art. 270 bis c.p.).

Ciò che all’epoca balzò agli occhi fu l’evidente contraddizione fra la titolarità dell’inchiesta della Procura di Perugia e l’inchiesta stessa, dal momento che tutti i principali episodi sottoposti ad indagine (come, ad esempio, l’invio di pacchi bomba alla sede di Equitalia a Roma, al Cie di Gradisca di Isonzo e il ritrovamento di un pacco bomba dentro l’Università Bocconi di Milano) erano avvenuti ben lontano dal territorio umbro.

Per questo motivo gli artefici dell’inchiesta (la Pm Comodi della Procura di Perugia – già nota per aver condotto nel recente passato altre due operazioni antianarchiche in Umbria, nel 2007 “Brushwood”, rivelatesi poi di consistenza nulla, e nel 2009 “Sherwood”, il cui processo è tuttora in corso; e il Generale dei carabinieri del ROS Giampaolo Ganzer, lo stesso che è stato condannato nel luglio 2010 in primo grado a 14 anni per traffico internazionale di droga) si dovettero ben ingegnare per inventarsi una cellula terroristica umbra affiliata alla “FAI informale” (senza la quale l’inchiesta stessa non avrebbe potuto reggere), accusandola di aver… effettuato scritte sui muri, esposto striscioni e imbrattato un bancomat.

Ma se all’epoca l’operazione ebbe grandissima rilevanza mediatica, grazie soprattutto al supporto della stampa asservita (basti pensare all’enfasi con la quale venne presentato il risultato di alcune perquisizioni, che avevano permesso il ritrovamento di… lampadine, chiodi, mollette di legno e fermacarte, indicando il tutto come pericoloso materiale atto all’imminente fabbricazione di ordigni esplosivi), ben poca attenzione si è data alla successiva suddivisione dell’inchiesta in due parti, una passata alla procura di Milano, l’altra, il filone umbro/perugino, rimasta alla procura di Pg: così che per parlare di terrorismo in Umbria restano davvero solo scritte e striscioni.

La mattina del 6 giugno si è dunque tenuta a Perugia l’udienza preliminare del processo per il solo filone umbro/perugino, che riguardava 4 persone (una ancora detenuta nel carcere di Ferrara, due ai domiciliari e una a piede libero), mentre, per quanto riguarda le persone sotto inchiesta per la parte passata a Milano, il giudice titolare delle indagini ha purtroppo recentemente richiesto la proroga delle misure cautelari in carcere per altri 6 mesi.

L’udienza vera e propria non si è però tenuta, da momento che gli avvocati della difesa hanno evidenziato l’incompatibilità del Gup (giudice per l’udienza preliminare), in quanto aveva a suo tempo partecipato all’inchiesta stessa ponendo la sua firma ad alcuni decreti di autorizzazione delle intercettazioni.

Ciò che a questo si spera e ci attendiamo è che, al di là di ogni considerazione sulla (poca) consistenza dell’inchiesta stessa, il 13 giugno, ad un anno dagli arresti e alla scadenza dei termini di custodia cautelare, i compagni sotto inchiesta in Umbria possano tornare in libertà.

Italia: Volantino sull’operazione Ardire

9_d527e097b2Un anno fa i carabinieri del ROS, comandati dal generale Ganzer, entravano in molte abitazioni della penisola dando inizio alla più grossa operazione repressiva degli ultimi anni contro gli anarchici. Le indagini dei ROS, convalidate dalla Procura di Perugia nella persona della PM Manuela Comodi hanno portato all’arresto di 10 persone, più altre indagate a piede libero, per 270bis (associazione sovversiva con finalità di terrorismo anche internazionale) oltre a 280 e 280bis (attentato con finalità di terrorismo e con ordigni esplosivi).

Da quel giorno la libertà di questi ragazzi e ragazze, compagni e amici, è stata annientata dalla rappresaglia dello Stato all’indomani di alcuni attacchi a persone e strutture del dominio, determinato a intimidire e scongiurare le voci di dissenso nel momento in cui la sopportazione degli oppressi è al culmine. Questo unitamente alla voglia di carriera della Comodi e dei vertici dei ROS.

Oggi si svolge in tribunale qui a Perugia il primo atto di questo teatrino chiamato “Operazione Ardire”, che pomposamente si pubblicizza come l’intervento che ha “decapitato i vertici della Federazione Anarchica Informale”. Tutto ciò sarebbe ridicolo se non fosse che Alessandro, Sergio, Stefano, Peppe ed Elisa si trovano ancora in carcere e Paola e Giulia agli arresti domiciliari.

E’ sempre più evidente la violenza di questo Stato e del Capitalismo che rappresenta che ci costringe a vite inaccettabili, che sparge terrore sui posti di lavoro e nella disumanità di tasse e prezzi insostenibili per continuare ad alimentare i privilegi di pochi sulle spalle dei molti che non ce la fanno più. Che picchia e stupra con la sua polizia e rinchiude nelle sue galere. Uno Stato che attacca chi gli si oppone, utilizzando i manganelli e le leggi di cui dispone. Indipendentemente dall’innocenza o dalla colpevolezza dei nostri compagni, quello che li vede indagati è l’utilizzo da parte degli inquirenti del reato associativo, ormai sistematico per reprimere i ribelli, che consente di ovviare alla mancanza di prove attraverso la strumentalizzazione di parole, azioni o idee funzionali all’impianto accusatorio. Accade quindi che appendere uno striscione, gestire un sito internet o semplicemente discutere di come si vede il mondo venga trasformato nel filo conduttore che lega insieme individui che neanche si conoscono bene in un’associazione a carattere sovversivo. Tutto ciò etichettando come “terrorista” chi si oppone al terrorismo e alla violenza di Stato, in modo da sminuire e delegittimare la sua giusta rabbia.

Ribellarsi diventa una condizione vitale e necessaria se non vogliamo soccombere, se vogliamo difendere la nostra dignità, la nostra libertà e i nostri bisogni.

SOLIDARIETA’ CON ALESSANDRO, PAOLA, GIULIA E BENEDETTA PROCESSATI OGGI NEL TRIBUNALE DI PERUGIA.
SOLIDARIETA’ CON STEFANO, SERGIO, PEPPE, ELISA PER CUI SONO STATI CHIESTI SEI MESI DI PROROGA PER LA CONCLUSIONE DELLE INDAGINI E ANCORA NELLE CARCERI DELLO STATO.

Italia – Operazione Ardire: La procura di Milano chiede ulteriore proroga delle misure cautelari

La procura di Milano ha chiesto la proroga di ulteriori sei mesi di carcerazione preventiva per Alessandro, Stefano, Sergio, Elisa e Peppe. Nella richiesta la procura specifica che, nonostante la detenzione, i compagni continuano a comunicare con appartenenti della medesima area all’esterno del carcere e promuovono “campagne di solidarietà” contro la “repressione” dai toni certamente allarmanti per l’esaltazione di atti improntati a violenza, non solo verbale. Poi spiega meglio questi concetti citando diversi comunicati tratti da RadioAzione, Contra Info, e Informa-Azione.

Cita anche il comunicato di Stefano contro le carogne pseudo-nichiliste e tra le altra cose si dice: “La lettera di S. Fosco dall’AS di Ferrara è stata integralmente pubblicata dal sito RadioAzione che dopo la chiusura di Culmine ne ha di fatto sostituito il ruolo con l’intento di svolgere la medesima funzione di ‘cassa di risonanza’ nell’aria anarchica nazionale”.

Finchè avrà vita questo blog la solidarietà e la complicità verso i compagni detenuti non verrà mai a mancare, come non verranno mai a mancare le azioni dirette che vengono fatte in solidarietà con gli stessi compagni detenuti o contro l’esistente in generale. Se a qualcuno i “toni” non piacciono… beh cazzi loro! Infine RadioAzione non ha preso l’eredità di Culmine, ma ha sempre voluto lanciare un messaggio chiaro ai persecutori: La Controinformazione e la solidarietà non hanno sbarre che le possono imprigionare… potete imprigionarci nel corpo ma mai nelle idee!

Morte allo Stato e ai suoi servi
Per l’azione diretta

Solidarietà e complicità con i compagni detenuti in tutto il mondo!

RadioAzione


Elisa Di Bernardo
C.C. Rebibbia Femminile, Via Bartolo Longo 92, IT-00156 Roma

Sergio Maria Stefani, Giuseppe Lo Turco,
Alessandro Settepani, Stefano Gabriele Fosco

C.C. Via Arginone 327, IT-44122 Ferrara

Messico: Testo difuso durante la concentrazione presso l’ambasciata italiana e in solidarietà con i compagni sequestrati

La solidarietà tra gli anarchici è più che una parola scritta.

Solidarietà con i/le compagni/e anarchici prigionieri dallo Stato italiano.

Gli anarchici sono nemici dichiarati dello Stato e di tutte le realizzazioni istituzionali concrete che questo si dota per controllare e reprimere. Questa dichiarazione di principio, anche con il suo carattere astratto, è una delle caratteristiche essenziali dell’anarchismo e mai è stata messa in discussione.

Lo Stato sa che gli anarchici sono i suoi nemici irriducibili, quelli che, con più o meno efficacia, lo combatterano fino alla fine.

Però sa anche che, propriamente per questa posizione di totale e radicale inamicicia, gli anarchici non possono trovare alleati nella loro lotta contro lo Stato, fatta eccezione per la partecipazione spontanea di individui desiderosi di trasformare le condizioni di oppressione nelle quali viviamo tutti.

Lontani da ogni gioco di potere, diamanti nella sua cristallina purezza ideale, gli anarchici hanno sempre rappresentato la spina inchiodata di tutti gli Stati, da quello dispotico a quello democratico, da qui la particolare attenzione che le agenzie di polizia di ogni tipo hanno mantenuto su loro… Continue reading Messico: Testo difuso durante la concentrazione presso l’ambasciata italiana e in solidarietà con i compagni sequestrati