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Italia: È uscito il numero 8 della rivista “i giorni e le notti”

INDICE:

Editoriale
Quando il fango si mette a ragionare
Ancora sulla mobilitazione reazionaria in corso
Parole senza idee. Riflessioni sul sovranismo
Il nostro bisogno di sicurezza
Mettiamoci del peso

DALLA QUARTA DI COPERTINA:

Da giugno ad oggi la propaganda e la pratica del razzismo di Stato si sono fatte ancora più esplicite. Dal lato sociale – l’unico lato che ci interessa – non si può non registrare un ampio consenso alle politiche anti-immigrati, tutt’uno con gli applausi verso le forze dell’ordine sguinzagliate a sgomberare occupazioni abitative e a sorvegliare le entrate delle scuole. Chi subisce il maglio dello Stato fatica a uscire dall’angolo – un angolo in cui sono confinati tanto lo straniero povero quanto l'”antinazionale”, due figure d’altronde sempre più intercambiabili.

Ci è parso utile soffermarci sia sulle tesi sovraniste sia, riprendendo alcuni spunti del passato, sul rapporto fra tecnologizzazione della vita e razzismo, aspetti che secondo noi vanno pensati insieme.

Nell’analizzare il mondo che ci circonda parliamo sempre, direttamente o indirettamente, di noi, di ciò che vogliamo fare, della vita per cui ci battiamo. Anche il nostro bisogno di sicurezza fa parte del gioco, e non bastano alcune parole magiche – magari una bella poesia sull’ignoto – per uscire dalla tana. Serve leggerezza, ma anche peso (quello della responsabilità, ad esempio).

Il razzismo è sempre una parodia reazionaria della critica rivoluzionaria.
Per separare il grano dal loglio servono idee, e mani risolute.

[USA] Fire Ant: Solidarietà con i/le prigionier* anarchic* #1

Fire Ant è una nuova pubblicazione il cui scopo è diffondere le parole dei/lle prigionier* anarchic* e creare solidarietà materiale per i/le nostr* amic* incarcerat*. Iniziata come collaborazione tra prigionier* anarchic* e anarchic* del Maine, Fire Ant cerca di raccogliere aiuti materiali per i/le prigionier* anarchic* e incoraggiare la comunicazione tra anarchic* da entrambi i lati dei muri.
Il numero #1 contiene scritti di Michael Kimble, Jennifer Gann, Eric King, e Sean Swain, e anche un testo in solidarietà a Marius Mason.

Se volete sostenere Fire Ant e ampliare gli sforzi di solidarietà con i/le prigionier* anarchic*, stampate e distribuite questa pubblicazione o fate una donazione al Fondo di Guerra dei/lle prigionier* anarchic* della Croce Nera Anarchica di Bloomington.

Potete contattare il collettivo The Fire Ant a questo indirizzo:

Fire Ant
PO Box 164
Harmony, ME 04942

PDF (in inglese) per lettura

in inglese, portoghese, tedesco

[Italia]: È uscito il numero 7 della rivista “I giorni e le notti”

INDICE

– Editoriale
– Quel grumo di buio. Note sulla mobilitazione reazionaria in corso
– Un inammissibile frammento di abisso
– Quel punto di luce. Note sui GAP
– …Ancora con lo sguardo del lupo
– Su misura. Per farla finita con la messa a misura del mondo
– A colpi di randello

DALLA QUARTA DI COPERTINA

Un problema non da poco resta quello delle priorità che si deve porre chi vuole rivoluzionare questo mondo. Se non c’è dubbio che l’artificializzazione e la robotizzazione della vita siano la tendenza dell’epoca in cui viviamo, il diffondersi della peste nazionalista e razzista ci dice con urgenza che la guerra civile fra poveri è tutt’altro che un’anticaglia del passato. La società è talmente gravida di contraddizioni e di brutalità latente, che nessuno può dire con certezza se ad esplodere sarà prima la bomba tecnologica o quella “etnica”. Tra l’altro, fra le due tendenze c’è un’abietta coerenza, se già Adorno definiva il fascismo come «barbarie tecnicamente equipaggiata». Quali pronostici fare su un’umanità che produce contemporaneamente l’Intelligenza Artificiale, i droni e i kamikaze jihadisti? D’altronde, il dominio si serve senza imbarazzo di tutti gli strumenti che la sua storia gli mette a disposizione. Le analisi rivelano sempre, insieme al mondo che cerchiamo di conoscere al fine di trasformarlo, chi siamo. Se il presente ci sembra fosco; se quello cui plaudono tanti nostri contemporanei ci sembra semplicemente disumano, non disperiamo su quello che possono intraprendere i piccoli gruppi rivoluzionari e su ciò che può nascere dalle rotture con l’ordine costituito. Non si tratta di certezze teoriche, ma di ragioni di vita, senza le quali a poco servono idee, tecniche e metodi.

Costo per copia 3 euro.
Per i distributori 2 euro dalle tre o più copie.
Per scriverci e richiedere copie: I giorni e le notti c/o Circolo Anarchico “Nave dei folli” Via Santa Maria, 35, 38068 Rovereto (TN).

rivistaigiornielenotti@autistici.org

Per il pagamento delle copie utilizzare il numero postepay:

5333-1710-0243-8949 intestato a Luca Dolce.

[Italia]: È disponibile il numero 9 di FENRIR

È disponibile il numero 9 di FENRIR, pubblicazione anarchica ecologista
di supporto ai/le prigionierx, azione diretta, aggiornamenti e analisi
sulle lotte anarchiche e di liberazione animale, umana e della terra in
tutto il mondo. 80 pagine A4

In questo numero:

– Editoriale
– Se non ora, quando?
– Big data e società tecno-capitalista
– L’autismo degli insorti. Scritto di Alfredo Cospito
– Autopsia della rivoluzione
– Ideologia della scienza
– Appunti sulla derealizzazione
– Conversazioni tra anarchicx
– Intervista a Gabriel Pombo da Silva
– Un suggerimento
– Nisan Farber e gli anarchici di Bialystok
– Notizie dal necromondo
– Aggiornamenti sui/le prigionierx e sulla repressione di Stato
– Lettere dal carcere
– Letture consigliate

Il costo è di 3 euro a copia, oppure di 2 euro per ordini di 5 o più
copie. Il costo della spedizione con “piego di libri” ordinario è di
1,50 euro.

Per ricevere una o più copie scrivici: fenrir@riseup.net

Aiutaci a distribuire Fenrir, se hai una distro o vuoi un po’ di
copie, contattaci!

[Italia]: È uscito il numero 6 della rivista “I giorni e le notti”

INDICE

Editoriale
Ostacoli supplementari
La società stretta
L’eresia delle eresie
Cos’è una «minoranza consistente»?
La vita fisica contro l’ozio
Appunti sull’autogestione
Con lo sguardo del lupo
Lacci, bilancini e forse altro

Dall’editoriale:
Il filo di questo numero, suggeritoci da una singolare convergenza di letture e di parole-chiave che forse non giungono mai per caso, è la coppia oppositiva in- consistenza-consistenza. Inconsistenza e consistenza di cosa? Del mondo, di noi, dei pensieri, dei piaceri, dei sensi, del senso comune, della critica anarchica, della memoria, delle esperienze, dell’attività umana, dell’autonomia materiale, della pratica sovversiva, della fatica, dell’ozio, dei rapporti amorosi, delle minoranze ribelli… Non si adombrino i lettori più impazienti di problemi concreti.

Mentre l’attualità ci attanaglia alla gola, eccolo un banco di prova per capire che consistenza e inconsistenza non sono semplici categorie filosofiche: siamo in grado di rintuzzare e disarticolare la violenza fascista, prima che dilaghi (e con essa torni ad ammorbare l’aria anche l’antifascismo democratico)?

Se il rancore verso gli immigrati è lo strumento ideale per pacificare le “retrovie” della guerra che lo Stato e i capitali muovono all’esterno, sbarazzare il terreno da certe mosche cocchiere del potere è uno dei passaggi necessari per riaprire ostilità più significative. Insurrezione? Rivoluzione? Cominciamo a dimostrare, con chi ci sta, un po’ di consistenza contro una peste che si espande in tutta Europa, e che ha già aperto il fuoco.

Costo per copia 3 euro.
Per i distributori 2 euro dalle tre o più copie.
Per scriverci e richiedere copie: i giorni e le notti c/o Circolo Anarchico “Nave dei folli” Via Santa Maria, 35, 38068 Rovereto (TN).

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[Italia]: Nuova pubblicazione “Saggi e Polemiche”, di Feral Faun-Wolfi Landstreicher

“Saggi e polemiche”, traduzione di testi di Feral Faun/Wolfi Landstreicher

È uscito “Saggi e polemiche”, traduzione di testi di Feral Faun/Wolfi Landstreicher , pseudonimi sotto i quali sono stati pubblicati numerosi articoli, alcuni dei quali abbiamo voluto raccogliere in questo volume in quanto crediamo che siano un apporto irrinunciabile, basato su una sincera ostilità a qualunque forma di autorità, per sviluppare analisi critiche tra individualità avverse a questo ordine sociale. Un piccolo contributo alla riappropriazione di una capacità critica, di quella che consideriamo l’abilità di far propria una genuina lettura dei rapporti di potere per poi rispondere colpo su colpo in maniera puntuale e precisa.

Dobbiamo essere feroci e fieri nella critica e nell’attacco. Per usare le parole di Landstreicher:
«I teorici che non vivono una vita ribelle non dicono nulla che valga la pena di essere detto, e gli attivisti che rifiutano di pensare criticamente non fanno nulla che valga la pena di essere fatto.»

per richiedere copie:
hokahey(at)inventati(punto)org

6 € (sopra le 5 copie 4 €)

È uscito il quinto numero del giornale ecologista radicale «L’Urlo della terra»

In questo numero:

Monsanto-Bayer  matrimonio criminale
Ecologismo e transumanismo connessioni contro natura
Dove trans-xeno-femminismo, queer e antispecismo incontrano la tecnoscienza
Il cyborg: una metafora che si incarna, un dispositivo di potere e la fine di ogni liberazione
Vaccini: armi di distruzione di massa
G7 agricoltura: affari, controllo e dominio
Come sbancarsi la vita  la fondazione Mach in Trentino
Non una semplice isola
Loro hanno paura di noi perché noi non abbiamo paura di loro
La riproduzione artificiale dell’umano di Alexis Escudero – Ortica edizioni, 2016
Salti nella notte…
Disarticolare il mondo dell’autorità

EDITORIALE:
In tanti anni che lavoriamo su questioni come l’ecologismo, le nocività e la tecnologia, abbiamo sempre pensato che il punto di partenza, preliminare ad ogni percorso di lotta, fosse quello di chiarire, tra le varie posizioni critiche, chi questo sistema di sfruttamento lo vuole combattere e chi invece lo rafforza alimentandolo, costruendogli possibili scappatoie.

Parlando di nocività, per esempio, il lavoro svolto da gran parte dell’ambientalismo e da certo ecologismo è il caso sicuramente  più emblematico e significativo su come il sistema non solo abbia recuperato delle istanze, ma su come sia riuscito a intervenire e trasformare la realtà in nome di queste. Negli anni si è aggiunto anche l’animalismo e gran parte dell’antipecismo.

Abbiamo però dato per scontato che certi ambienti più sensibili con idee radicali verso le trasformazioni di questo mondo fossero perlomeno più fermi nel considerare e riconoscere certi processi come manifestazioni del potere. La scienza può forse essere considerata neutrale in questi tempi? Eppure in tante/i hanno posto dei seri dubbi sulla non neutralità.

In vari mesi di presentazioni del giornale, ma anche dei nostri progetti legati alla critica delle tecno-scienze, non avremmo  pensato di uscirne così sconfortate/i. Sconforto perchè è come se tutto un lavoro passato non fosse stato compreso fino in fondo. Ci siamo interrogate/i sul perchè di una simile situazione. Forse è per il modo con cui è stata criticata la tecnologia e un certo progresso in certi contesti senza andare a fondo nel problema, pensiamo al nucleare: basta soffermarsi solo sull’aspetto radioattivo delle scorie o su come questa tecnologia sia calata dall’alto? Per il primo aspetto potranno propinarci una “soluzione” per lo stoccaggio delle scorie e per il secondo aspetto potranno far diventare il nucleare una “partecipazione”: non potendone uscire bisogna imparare a conviverci e a cogestirlo insieme alle compagnie energetiche…

Aspetti parziali che non tengono conto della complessità di una nocività radioattiva, sociale, ecologica…

La critica alla tecnologia fatta solo ed esclusivamente perché questa è una manifestazione del potere, se può in un primo momento sembrare positiva, ha dei limiti perché di fatto ha portato a un allentamento del pensiero, a tanti slogan e luoghi comuni acritici.

Nel confronto, spesso anche scontro acceso, tra le varie posizioni, pensavamo di trovare convinte/i tecnofile/i solo tra i soliti ambienti di sinistra, fiduciosi nel progresso sempre e comunque, anche se nucleare o nanotecnologico. O in certi ambienti polverosi fermi con analisi ottocentesche che, anche se nel mentre siamo arrivate/i alla cibernetica e alle figlie in provetta, loro cercano ancora la borghesia… Invece abbiamo scoperto ambienti libertari difensori del transumanesimo, arrivando addirittura a distinguerne uno di destra e uno libertario-anarchico, tanto da ipotizzare di impossessarsi dei Big Data (i pseudo dibattiti sul transumanismo pubblicati su “Umanità Nova”).

Abbiamo visto dei contesti femministi, anche libertari, sostenere le tesi dello xenofemminismo e la riproduzione artificiale dell’umano, usando come motivazione tutti gli stereotipi degli ambienti accademici pro-scienza, arrivando a giustificare i più controversi processi della tecno-scienza, distruggendo così in un colpo solo anni di lotte di donne reali e non ancora metafore cyborg in attesa dell’ennesimo decostruzionismo.

Anche alcuni contesti antispecisti, quelli più impegnati nell’approfondimento teorico, sono caduti nel sogno transumanista di una tecnologia liberatrice.

In tutto questo ovviamente la natura non esiste più. Cancellato finalmente il selvatico, dentro e fuori di noi, si scopre che l’empatia tanto decantata nei volantini patinati era esclusivamente destinata agli animali creati dall’uomo nelle selezioni per l’allevamento o per la vivisezione…

Sicuramente abbiamo scoperto che l’intossicazione del sistema, con i suoi mezzi di dissuasione e propaganda di massa, non risparmia nessun contesto, nemmeno quelli critici. Forse allora sarà da questa critica che sarà necessario ripartire, ma dovremmo prima capire che direzione sta prendendo: se verso le braccia cyborg del dominio o verso una landa selvaggia dove la liberazione è ancora possibile.

Per contatti e richieste:
urlodellaterra@inventati.org
www.resistenzealnanomondo.org

3 euro a copia più spese di spedizione 1,30 euro
Per i distributori minimo 5 copie: 2 euro a copia più spese di spedizione 1,30 euro
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[Italia]: È disponibile il numero 8 di FENRIR

È disponibile il numero 8 di FENRIR, pubblicazione anarchica ecologista di supporto ai/le prigionierx, azione diretta, aggiornamenti e analisi sulle lotte anarchiche e di liberazione animale, umana e della terra in tutto il mondo. 84 pagine A4

In questo numero:

– Editoriale
– Se non ora, quando?
– Per un Giugno Pericoloso
– Scia di attacchi alle infrastrutture energetiche e dialogo tra
anarchicx
– Su anonimato, rivendicazione e riproducibilità delle azioni
– Un naufragio in corso?
– La scienza al servizio della repressione
– L’individuo nella società tecnologica. La schiavitù dell’automazione
– Nell’era digitale
– A cosa serve l’energia?
– Canti di festa da terre lontane
– Il sangue nel microchip
– Guerra per la sopravvivenza in Africa
– Cyborg anti-tecnologia?
– Notizie dal necromondo
– Insurrezione contro il destino
– Aggiornamenti sui/le prigionierx e sulla repressione di Stato
– Lettere dal carcere
– Letture consigliate

Il costo è di 3 euro a copia, oppure di 2 euro per ordini di 5 o più copie. Il costo della spedizione con “piego di libri” ordinario è di 1,30 euro.

Per ricevere una o più copie scrivici: fenrir@riseup.net

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copie, contattaci!

[Italia]: È uscito Vetriolo – numero 1 – autunno ‘17

Infine abbiamo pubblicato il numero 1 del giornale anarchico Vetriolo. In concomitanza abbiamo anche ristampato il numero 0, per coloro che recentemente ce ne hanno chiesto copie, siccome esaurito da tempo. Dopo svariati mesi di censura è arrivato il contributo che il compagno anarchico Alfredo Cospito scrisse nell’inverno scorso per l’uscita del precedente numero; lettera che venne bloccata e sequestrata per ordine del giudice inquisitore Sparagna, mandante dell’operazione “scripta manent”.

In questo nuovo numero c’è spazio per approfondimenti su questioni aperte nel precedente, in particolare sulla questione delle città, sul frontismo e l’internazionalismo, sulla storia del movimento degli sfruttati, e il proseguo del tentativo di analisi ed elaborazione di una teoria anarchica dello Stato. Inoltre, abbiamo analizzato anche altre questioni: una riflessione etica sul concetto di coerenza; un’altra sulla sopravvivenza negli spazi urbani e sulle modificazioni che in questi avvengono; un articolo di analisi della tecnologia e, in particolare, della robotica, sia da un punto di vista ecologico che da quello delle conseguenze sociali e anti-sociali. Uno spazio importante lo dedichiamo al tema della “guerra”. Con il nostro tono spesso aspro e con articoli polemici, auspichiamo sempre al confronto e alla crescita del movimento anarchico rivoluzionario.

All’interno:

– La finestra sul porcile
– Contro la guerra, contro la pace
– Tempi maduri
– Azione e reazione
– In nome della coerenza
– L’unica amministrazione possibile
– Tradire il fare
– Il dominio tecnologico tra ideologia e realtà
– L’ora di ricreazione
– Un contributo a proposito di frontismo e internazionalismo
– Lo Stato non è un’app
– Una storia sinistra
– Scritto di Alfredo Cospito dal carcere di Ferrara

Per copie del giornale o contatti rivolgersi alla mail: vetriolo@autistici.org
Una copia: 2 euro. Per i distributori, dalle cinque copie in poi: 1,50. Spese di spedizione: 1,30. Spese di spedizione in Europa: 3,50. Gratis per le persone prigioniere.

[Italia]: BeznAchalie n°11, più inserto “Frammenti di rivolte”

Cliccare sull’immagine per scaricare il PDF

– Introduccion: SOLIDARIETÀ

– IL BATTELLO EBBRO: di Artur Rimbaud da poesie 1871

– riflessione dei gestori e fratelli anarchici di anarhija.info

– L’attività degli anarchici in Russia (1905-1907)

– “Inno agli insorti”

– Spagna: Parole di Francisco e Monica – L’importanza della dispersione all’interno del sistema carcerario dello Stato Spagnolo

– TEMPI DI GUERRA

– Il fronte interno: L’esercito nelle periferie e nei quartieri poveri

– È uscito Vetriolo – Giornale anarchico – Numero 0 inverno 2017

– AS2 Ferrara [Italia]: Comunicato del compagno anarchico Alfredo Cospito in solidarietà con Marco Bisesti

+ l’inserto “Frammenti di rivolte

Vetriolo – Giornale anarchico – Numero 0 – inverno 2017

Cliccare sull’immagine per leggere l’editoriale in PDF

Abbiamo dato vita a questa nuova iniziativa editoriale nella convinzione che sia importante per l’anarchismo d’azione anche un nuovo sforzo teorico. Quello che siamo riusciti a mettere insieme è quindi un giornale sia d’agitazione che di analisi, che sia di critica e di confronto. Di critica, perché non riunciamo a ragionare con la nostra testa, irriducibili alle scuole, ma allo stesso tempo affamati di studio; di confronto, perché il fine della polemica per noi è la crescita qualitativa insieme a coloro che, discutendo e arrabbiandosi, sono disposti a fare un pezzo di strada con noi.

Questo nostro numero 0 è purtroppo incompleto. Manca infatti un articolo del compagno prigioniero Alfredo Cospito, sequestrato dalla censura del carcere di Ferrara. Un fatto grave, dal momento che agli sbirri e ai togati non basta più lo spionaggio, ma decidono di provare a tappare la bocca agli anarchici, pretendendo di stabilire ciò che è pubblicabile e ciò che non lo è. Questi sono gli eroi dell’antimafia, gli eroi della libertà democratica. Ci sono cose che non si possono scrivere. Oltre non si va. Un fatto grave, che a nostro  parere non ha suscitato la rabbia necessaria. Nel mondo del web una notizia come questa si mischia con le altre, scomparendo velocemente dalle home page dei blog, superata da altre notizie, in una sequenza indeterminata e non qualitativa. Anche per questo abbiamo scelto la carta stampata, per dare uno spazio, delle pagine, dell’inchiostro materiale alle nostre idee.

Ci rivolgiamo innanzitutto a chi non è “del mestiere”, agli incazzati. Non per operazioni di indottrinamento. Le nostre intenzioni sono assolutamente in mala fede. Non vogliamo costruire nulla, vogliamo solo che riparta l’attacco degli oppressi contro lo Stato e il Capitale.

Il fine insomma è il conflitto, l’azione. Su questo però non vogliamo essere superficiali, e siamo convinti che l’azione possa trovare arricchimento con la riflessione. Studiare, capire, polemizzare. E poi uscire.

Indice:
– Un giornale di denuncia o un giornale da denuncia?
– Operazione “scripta manent”
– La fogna dell’antimafia
– 13 anni fa…
– Il braccio “disarmato” dello Stato
– Dinamitare l’abitare
– La città foodora
– Natale al centro commerciale
– Frontismi
– Contro lo Stato, senza eccezione
– Perché quando sento parlare di “popolo” mi tocco le palle
– Grecia: arresto di due compagne di Lotta Rivoluzionaria e rappresaglia contro il figlio di Pola e Nikos

Costo: 2 euro.
Per i distributori: 1,50 euro.

vetriolo@autistici.org

[Italia]: Nuovo opuscolo sui gruppi di guerriglia urbana Direct Action & Wimmin’s Fire Brigade

Cliccare sull’immagine per scaricare il PDF

È disponibile il nuovo opuscolo:

“Guerra al patriarcato, guerra alla tecnologia assassina”
Raccolta di dichiarazioni, comunicati, saggi e interviste dei gruppi
armati di guerriglia urbana Direct Action e Wimmin’s Fire Brigade.

“Il cambiamento totale che deve avvenire perché le nostre vite tornino
ad avere un reale significato e un’indipendenza, e perché il nostro
pianeta sopravviva, sembra così impossibile da realizzare. Eppure deve
realizzarsi. Ognunx di noi individualmente deve cercare di comprendere a
fondo la società plastificata che ci circonda e le nostre relazioni con
essa, e rigettarla interamente, sia nel pensiero che nell’azione. In
questo processo dobbiamo anche unirci con altrx che condividono questa
consapevolezza e preoccupazione per il futuro e avanzare con coraggio,
in ogni modo possibile, verso un nuovo e migliore modo di vivere. Un
modo di vivere basato sulla cooperazione, l’uguaglianza, e un profondo
rispetto per la terra.
_ La situazione è urgente. Il momento del cambiamento è ora.”_

Indice:
_ Introduzione_

Storie
Lotta armata, guerriglia e influenze dei movimenti sociali su Direct
Action di Ann Hansen

Saggi
L’etica protestante del lavoro e il sogno occidentale  di Gerry Hannah
pag. 13
Vivere nella realtà di Doug Steward
Resistenza femminista vs riforma di Ann Hansen
Conquista patriarcale e civilizzazione industriale di Brent Taylor

Dichiarazioni
Dichiarazione in tribunale prima della sentenza di Ann Hansen
Alle nostre sorelle, non siamo terroriste – un comunicato dal carcere
di Ann Hansen e Juliet Belmas

Comunicati
Attacco esplosivo cheekeye-dunsmuir
Attacco esplosivo litton
Attacco incendiario red hot video

Interviste dopo il carcere
Femminismo militante – intervista con Juliet Belmas
Resistenza armata – intervista con Ann Hansen

Comunicato di Ann Hansen
sul suo recente arresto, carcerazione e rilascio

Nota: la prima versione di questo opuscolo, diffusa solo in alcune
copie stampate, conteneva degli errori e soprattutto mancava di un
testo, “Vivere nella realtà”, che ora è stato inserito. Si prega quindi
di tenere come buona questa seconda versione per la diffusione.

Numero 2 della rivista anarchica quadrimestrale “I giorni e le notti”

È uscito il numero 2 della rivista anarchica quadrimestrale “I giorni e le notti”.

INDICE:
Editoriale
Anarchia e comunismo
Note sul comunismo anarchico
Violenza liberatrice o intangibilità della vita?
La determinazione qualitativa del gruppo
Colmare la misura

Editoriale:

Se c’è qualcosa di cui si può fare una quotidiana verifica empirica è che il discredito in cui è caduta la violenza rivoluzionaria ‒ discredito ottenuto con le bastonate e con il recupero della parte riottosa della società, non certo con le chiacchiere filosofiche ‒ è condizione di una profonda corruzione morale. La società non è mai stata così violenta e insieme così stupida da quando si è ampiamente introiettato il pregiudizio democratico in base al quale «violento è chiunque non rispetti le regole del dialogo civile» ‒ cioè da quando la violenza di classe si è fatta a senso unico.
«Senza una tipologia qualitativa della violenza, è impossibile pensare una violenza che non sia riducibile all’usurpazione praticata quotidianamente dal capitalismo».
Senza distinguere tra poveri e ricchi, tra guerra e resistenza, tra violenza dell’oppresso e violenza dell’oppressore, tra violenza puntuale e violenza indiscriminata, non solo non si trasforma il mondo, ma non si riesce nemmeno più a giudicarlo. La violenza dilaga ‒ con buona pace delle ipocrite lezioni di educazione civica ‒, ma nelle peggiori direzioni. Anche soltanto per ribadire alcune verità linguistiche serve oggi una «grande opera di demolizione urgente».
L’attuale sfacelo dei territori e delle coscienze può forse dare le vertigini. Ma senza quel senso di vertigine non è più dato pensare né agire.

Costo per copia 3 euro più le spese di spedizione.
Per i distributori 2 euro dalle tre o più copie più le spese di spedizione.
Per scriverci e richiedere copie: i giorni e le notti c/o Circolo Anarchico “Nave dei folli” – Via Santa Maria 35 – 38068  – Rovereto (TN).

rivistaigiornielenotti@autistici.org

BeznAchalie n°10, più inserto “A dispetto di tutto”

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Indice di questo numero:

-Premessa
– Il Crocicchio
– Oltre la frontiera
– Faccia a faccia col nemico
– Indirizzi aggiornati dei compagni detenuti
– Qualche parola x chiarire la situazione sul processo che mi vede imputato per istigazione a commettere atti di terrorismo
– Le nostre parole e le nostre idee. Sul processo del 28 settembre a un compagno di Genova.
– Insurrezione o rivoluzione?
– L’attimo e il tempo
– Attacco dunque sono
– Nulla è finito. Sulla necessità di accettare le nostre scelte in tutta la loro ampiezza. (Carceri spagnole) Francisco Solar
– Carcere, dall’ AS2 di Ferrara: uno scritto di Alfredo Cospito ai compagni greci. Un punto di vista.
– AS2 [Ferrara]: Comunicato dell’anarchico Alfredo Cospito sullo sciopero della fame

Inserto: John Olday – A DISPETTO DI TUTTO – ANARCHISMO E LOTTA ARMATA

Lisbona, Portogallo: Partecipazione di Contra Info alla Fiera del libro anarchico 2016

contra-info-feira-livro-anarquista-2016-1-544x362contra-info-4-feira-livro-anarquista-2016-e1475938614798contra-info-3-feira-livro-anarquista-2016-e1475938692338Dal 23 al 25 settembre a Lisbona si è tenuta una fiera del libro anarchico in cui grande importanza è stata data alle pubblicazioni anarchiche di ogni tipo, dalle fanzine ai giornali, dai libri alle riviste di tutto il mondo.

Compagn* sono arrivati dalla Spagna, la Francia e il Belgio, presentazioni di libri, saggi e storie tra il sovversivo e i ricordi di prigione, ma l’azione diretta non poteva mancare e quindi sullo stand di Contra Info erano presenti una serie di traduzioni prese dai blog in diverse lingue, con particolare attenzione allo spagnolo e al portoghese, ma anche in inglese, italiano e francese.

C’erano anche delle schede informative sulle modalità di pubblicazione e collaborazione con Contra Info, e altre sulla recente operazione Scripta Manent condotta in Italia, con gli indirizzi dei/lle compagn* incarcerat*, per poter scrivere loro. Erano a disposizione per la consultazione o la distribuzione negli altri stand e per tutt* i/le visitator* in generale.
Avevamo preziose pubblicazioni provenenti dal Cile, delle Ediciones La Idea, il bollettino «Lotta Rivoluzionaria» (1 e 2) e il bollettino «La Bomba» di Santiago, e anche il libro “Entrenamiento físico en condiciones de aislamiento” [Allenamento fisico in condizione di isolamento] dalla Bolivia. In portoghese, «Erva Rebelde No.0» e il “Progetto insurrezionale” di Alfredo M. Bonanno. E la lettera scritta recentemente in Grecia da alcun* prigionier* membri della CCF, contributo personale e storico in relazione al caso di Nicola Sacco e Bartholemeo Vanzetti (tradotto in portoghese da Contra Info), è stata ampiamente distribuita.

Ricordiamo che un evento inizialmente proposto da Contra Info – riguardo la repressione dei/lle compagn* in Grecia, Spagna, Cile e Italia  – perché fosse presentato alla Fiera anarchica – sarà presto programmato, comunicheremo a breve la data e il luogo in cui avrà luogo.

Il giardino pubblico dove si trovavano gli espositori e le presentazioni / discussioni, la piazza anarchica Dis Gracia, dove abbiamo presentato diversi film e una mostra / discussione, le belle giornate di sole e le notti ancora calde in cui non sono mancate i tanghi anarchici e gli abbracci di amic* vecch* e nuov* – hanno arricchito l’ambiente di fratellanza, la condivisione della diversità di pensiero e pratiche anarchiche.

Alla prossima, compagn*!

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in portoghese, spagnolo, tedesco

È uscito il n. 7 di FENRIR, pubblicazione anarchica ecologista

fenrir7_coverÈ disponibile il numero 7 di FENRIR, pubblicazione anarchica ecologista di supporto ai/le prigionierx, azione diretta, aggiornamenti e analisi sulle lotte anarchiche e di liberazione animale, umana e della terra in tutto il mondo.

In questo numero:

-⁠⁠⁠ Editoriale
-⁠⁠⁠ Se non ora quando? Azioni dirette anti-autoritarie nel mondo
-⁠⁠ Foresta di Hambach (Germania) – Il conflitto contro RWE si intensifica
-⁠⁠ Un deposito per l’eternità. Sul progetto di istituire in Italia un deposito nazionale di scorie nucleari
-⁠⁠ Resistenza anti-nucleare in Finlandia
-⁠⁠ La totalità minacciata del mondo vivente
-⁠⁠ Ad ogni impero la sua distruzione: ingegneria genetica e biotecnologie
-⁠⁠ Il mondo in uno sputo
-⁠⁠ Stillicidio. Il patriarcato uccide ancora
-⁠⁠ In lotta permanente contro la società e i fantasmi della politica. Un’analisi critica del metodo insurrezionale
-⁠⁠ Notizie dal necromondo
-⁠⁠ Aggiornamenti sui/⁠⁠le prigionierx e sulla repressione di stato
-⁠⁠ Lettere dal carcere
-⁠⁠ Letture consigliate

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Il costo è di 3 euro a copia, oppure di 2 euro per ordini di 5 o più copie.

Uscita della rivista anarchica quadrimestrale “I giorni e le notti”

INDICE

Editoriale i giorni e le notti
L’insurrezione nel pensiero e nella vita di Malatesta
Note su Malatesta
Per quanto riguardo le forme d’azione nell’insurrezione…
Sul gruppo anarchico locale
Contrappunti
Azione contro il mercante di donne Kirschner, a Colonia, e contro il consolato delle Filippine di Bonn – 8 marzo 1983 – Voi avete il potere. Noi abbiamo la notte!
Voi avete il potere, noi abbiamo la notte…
I tre errori di Clausewitz
Come apparecchiare il mondo. Note sulla tecnoscienza
Allungare il passo

EDITORIALE
I giorni e le notti
rivista anarchica

Da tempo ci diciamo, fra un po’ di compagne e compagni, che nella situazione attuale una delle cose più pratiche che possiamo fare è chiarirci le idee. Senza un chiarimento sugli orientamenti e sulle prospettive, si rischia di girare in tondo in preda a un attivismo privo di conseguenza. Allo stesso tempo, senza una forte tensione all’agire rivoluzionario ogni approfondimento teorico risulta lettera morta.
“Pensiero e azione”, questo binomio che l’anarchismo eredita e trasforma dall’etica e dalla cospirazione risorgimentali, in quel movimento storico che da Pisacane porta alla “liquidazione sociale” d’impronta antiautoritaria, è ancora il nostro motto.
Pensiero-e-azione, cioè ricavare le linee di condotta immediata dal sogno della rivoluzione, mantenendo alta e dritta l’asticella dell’ideale anarchico.

Questa rivista nasce dall’esigenza di un pugno di compagni di chiarirsi le idee, andando oltre la ripetizione di formule. Se la redazione di questa rivista sarà, almeno all’inizio, locale, non così il suo contenuto. Vogliamo tornare a parlare di insurrezione, espropriazione, rivoluzione, minoranze agenti e conflitti sociali, di anarchia e di comunismo. Sentiamo sempre di più i limiti di confronti e polemiche appiattiti su questa o quella lotta specifica, su questa o quella proposta d’intervento, chiusi nella facoltà d’immaginare e pigri nel forzare il senso del possibile. Vogliamo andare all’aria aperta, provare a pensare una prospettiva rivoluzionaria oggi, definendone se non altro i concetti di fondo.

Troppo spesso si usano espressioni quali rivolta, sommossa, insurrezione, rivoluzione come se fossero sinonimi. Troppo spesso si affoga nel generico ciò che dovrebbe essere precisato: intenti, analisi, strumenti, capacità da affinare, obiettivi da perseguire, conseguenze pratiche da trarre e da accettare. Troppo spesso la ricerca dell’affinità tra compagni è condizionata da partite troppo anguste, da sogni rattrappiti. Troppo spesso il perché e il come di un intervento specifico avrebbero avuto bisogno di criteri di giudizio più alti. Troppo spesso dal passato siamo riusciti a ricavare solo visioni agiografiche e formule imbalsamate. Troppo spesso ci siamo affidati a nuove suggestioni, effimere e superficiali come l’epoca da cui emergono.

Parafrasando Anders, potremmo dire: “Siamo antiquati, parliamo di rivoluzione sociale”. Perché il cambiamento violento delle condizioni date, l’insurrezione armata contro l’ostacolo materiale – lo Stato – che impedisce ogni trasformazione reale è ancora oggi l’unica strada possibile verso la libertà.

Negli ultimi anni sommosse e insurrezioni hanno squarciato il velo del “migliore dei mondi”, togliendo tanta polvere dagli scaffali dei classici rivoluzionari per farla cadere addosso a chi sosteneva che le barricate sono un romantico sogno dell’Ottocento. Ma non si tratta per noi né di “fare il tifo” a distanza, né di lanciarci nella mischia senza idee e senza progetti a ogni segnale di burrasca.

Il nostro orizzonte non è genericamente la rivolta e nemmeno l’insurrezione. Il nostro orizzonte è l’anarchia, che ha bisogno di condizioni oggettive e soggettive. Oggettive nel senso che ad aprire la strada all’anarchia è la rivoluzione sociale, di cui i tentativi insurrezionali – fino all’insurrezione vittoriosa – sono l’inizio possibile. Soggettive perché i tempi non maturano da soli, perché a cominciare sono sempre delle minoranze, perché gli anarchici – minoranza nella minoranza rivoluzionaria – possono arrivare pronti a certe occasioni soltanto con una prolungata “ginnastica” teorica e pratica, mentale e organizzativa, spirituale e tecnica. Non basta leggere Bakunin o Malatesta, Galleani o Novatore per tirar fuori le unghie al momento opportuno. Senza lotte e riflessione sulle lotte le unghie scompaiono, e nessun giuramento rivoluzionario le fa ricrescere in una notte. La lotta non ammette interruzioni.

Per saper provocare o almeno cogliere le schiarite improvvise che il cupo cielo della storia apre ai nemici dell’ordine costituito serve un ideale, cioè un’angolazione visuale più alta e ampia di quella a cui ci possono innalzare le lotte specifiche che portiamo avanti. Batterci, sì, ma senza chiuderci nelle singole battaglie. Chiarirci le idee per schiarire altre possibilità di azione. Siccome non siamo piume al vento, abbiamo dietro e sotto di noi un ricco bagaglio di idee e di esperienze che un certo modo di guardare la storia può ancora spalancare all’uso.
Per questo vorremmo ritornare, nei numeri della rivista, su figure, episodi, analisi, metodi e mezzi d’intervento del passato. Per imparare come certe scelte in certi momenti ridisegnino le mappe del mondo.

Due parole, infine, sulla struttura della rivista.
Non crediamo molto alle novità teoriche. Il grosso, in centocinquant’anni di storia del movimento anarchico, è già stato detto, spesso molto meglio di come sapremmo farlo noi. Si tratta di ripeterlo, con delle aggiunte, con delle note. Lo sforzo creativo – senza il quale tutto sarebbe banale ripetizione dell’identico – consiste soprattutto nel modo in cui una certa tradizione di pensiero e di organizzazione entra in rapporto con un contesto storico e sociale; nel modo in cui l’esperienza diretta dello sfruttamento (e delle lotte per distruggerlo) suggerisce e illumina idee, proposte, metodi, mezzi approntati nella e contro la storia.

Per questo nei numeri della rivista il grosso sarà costituto da testi del passato – più o meno lontano, più o meno recente – da commentare criticamente, intendendo per critica non tanto un giudizio su qualcosa di chiuso in se stesso, quanto la continuazione di ciò che nella teoria-esperienza giunta a noi vi è d’incompiuto. Lo stile della rivista sarà dunque la glossa, il commento, la nota, la postilla, l’aggiunta. Nei pochi testi teorici scritti ex novo (individualmente o collettivamente) cercheremo di affrontare alcune questioni che ci paiono urgenti.

Questa rivista dovrebbe servire a noi e, speriamo, ad affinare il dibattito fra compagni. Sappiamo per esperienza quanto le discussioni dipendano dalla qualità degli interventi introduttivi, dalla precisione e insieme dall’apertura problematica del filo da cui muove il confronto.
L’invito è dunque quello di suggerire testi teorici da commentare, con eventuali note critiche al seguito. Non volendo redigere una rivista-contenitore, precisiamo che pubblicheremo solo ciò che a noi sembrerà interessante (il che non significa per forza condivisibile in toto né omogeneo).
Quello che ci prefiggiamo non ha tempi immediati. Vogliamo contribuire a ricostruire un ponte tra passato e presente, tra idee e capacità organizzative, tra minoranza anarchica e movimento reale, tra lotte specifiche e prospettiva rivoluzionaria.

La lotta, come la vita, è fatta di giorni e di notti. La tensione, nei pensieri e nelle azioni, sospende e stravolge ogni separazione fra il tempo della veglia e quello del sonno. Tra sogno e realtà. Pensare di notte e agire di giorno, agire di notte e pensare di giorno, liberarsi notte e giorno risponde all’insopprimibile esigenza di sovvertire la vita diminuita e la sua insopportabile ripetitività.
La pagina è sempre pallida traccia, soglia che allude, mondo intravisto. Gli incontri reali avvengono altrove. Di giorno. Di notte.

Costo per copia 3 euro.
Per i distributori 2 euro dalle tre o più copie.
Per scriverci e richiedere copie: i giorni e le notti c/o Circolo Anarchico “Nave dei folli” Via Santa Maria 35, 38068 Rovereto (TN).

rivistaigiornielenotti@autistici.org
Per il pagamento delle copie utilizzare il numero postepay 5333-1710-0243-8949 intestato a Luca Dolce

Uscita del n. 1 di «Rizoma», pubblicazione aperiodica

RIZOMA

Nuovo bollettino anarchico in sostegno alle lotte contro l’ingegneria genetica e il mondo che la produce

Gennaio 2016 – numero 1 – pubblicazione aperiodica disponibile in tre lingue: italiano, tedesco e francese

Con questo bollettino vogliamo diffondere delle informazioni teoriche e pratiche sulla lotta contro gli OGM e il mondo che li produce, far conoscere e creare legami tra i diversi atti di resistenza contro le tecnologie di morte, favorizzare lo scambio, il dibattito e la critica sui mezzi d’azione e gli eventi che hanno luogo nel movimento. Per il fatto di vivere vicino a dei campi di sperimentazione sugli OGM, di centri universitari e di ricerca, di industrie agrochimiche, di società di commercio di materie prime, ci sentiamo tiratx in causa da vicino, per esserne toccatx direttamente e in solidarietà con le esistenze distrutte altrove sul pianeta.

Vogliamo nutrire un movimento ricco di tutte le forme di lotta emancipatrici e di tutti i mezzi necessari contro gli OGM e il loro mondo. Vogliamo una vita e delle modalità d’azione autonome e indipendenti dallo stato, dalle istituzioni e dagli/dalle espertx di ogni tipo, perché vogliamo un mondo liberato da ogni dominio e sfruttamento, ora.

Per scaricare il PDF cliccare qui.

[Trento] La potenza di un incompiuto

Postfazione dell’opuscolo “DICEMBRE NON È FINITO A DICEMBRE…” (raccolta di testi sulle lotte in Grecia in occasione dell’incontro del 13 dicembre 2015 alla Nave Assillo Occupata):La potenza di un incompiuto

La Grecia, fra il 2008 e il 2013, è stata attraversata dal conflitto sociale più intenso e più duraturo che abbia toccato un Paese europeo da parecchi anni a questa parte.

Per descrivere e comprendere quel ciclo di lotte, almeno nelle sue linee essenziali, ci vorrebbe un intero libro. Se materiali e riflessioni sulla rivolta generalizzata del dicembre 2008 sono circolati in Italia, si deve registrare invece una notevole carenza per il periodo successivo, soprattutto in termini di “bilancio” e di riflessione. Carenza tanto più grave in quanto il calderone greco è, per gli anarchici, una fonte ricchissima di questioni rivoluzionarie da approfondire.

L’impasse che trattiene e divide da tempo compagne e compagni è frutto di quel senso di incompiuto che segue i periodi di assalto al cielo, ma forse anche dello scarso confronto critico sulle prospettive, sui metodi, sui mezzi con cui quel ciclo di lotta è stato affrontato.

Non vi rimedieremo certo noi con qualche nota. Tuttavia, come anarchici e internazionalisti, sentiamo l’esigenza e l’urgenza di non limitarci a raccogliere contributi, ma di farne un arsenale teorico e pratico per il presente e per il futuro.

I pochi testi raccolti in questo opuscolo sono di per sé sufficienti per cogliere, sia pure a pennellate, il contesto di cui sono espressione e il senso del possibile che contengono.

Le misure repressive – dalle leggi cosiddette antiterrorismo alla detenzione speciale – si inseriscono in quel contesto, e si renderebbe un ben magro servizio ai compagni e alle compagne colpiti dallo Stato per le loro pratiche di rivolta facendo della solidarietà contro la repressione un terreno separato dalla più ampia prospettiva di sovvertire la società.

Come spesso accade, ciò che si verifica dopo l’entusiasmo incendiario di quasi cinque anni di scioperi selvaggi, di sommosse, di espropri, di attacchi, di scontri con tutti i servitori dell’ordine statale illumina a ritroso elementi importanti trascurati prima e durante la battaglia.

Quel ciclo di lotte, che ha anticipato e accompagnato i moti insurrezionali che hanno attraversato il Mediterraneo e le sommosse che hanno rotto la pace sociale in Scandinavia, in Francia, in Inghilterra, in Spagna, in Italia, in Turchia (per rimanere in Europa), ha prodotto in ambito rivoluzionario degli effetti su cui è fondamentale riflettere.

Da un lato, una generazione di giovani compagni cresciuti in fretta con una noteveole disponibilità allo scontro (il coraggio è fatto anche dell’aria che si respira) e un’acuta coscienza della posta in gioco. Dall’altro, la frammentazione di desideri e di pratiche che prima convivevano nella stessa comunità di lotta.

Se ogni esperienza storica ha le sue specificità e i suoi slanci creativi, nei momenti di riflusso ci sono anche delle costanti. Vediamone alcune.

Una parte di compagni riconduce i limiti dell’intervento anarchico alla mancanza di un’organizzazione, che deve essere unitaria, forte, riconoscibile, formale (con tutte le differenze del caso, era la stessa lettura che davano Makchno e Archinov dopo il 1921 in Russia).

Una parte di compagni cede all’illusione che scendere a patti momentaneamente con alcuni settori della classe dominante faccia guadagnare spazi di agibilità (ci riferiamo al fatto che non pochissimi libertari hanno votato per Syriza).

Una parte di compagni, delusi e disgustati da atteggiamenti rinunciatari, compromissori o “accentratori”, accentua l’importanza dell’aspetto “militare” dello scontro con il potere, di cui declina poi in questa o in quella maniera i modi organizzativi.

Il dibattito ristagna e le posizioni si polarizzano. Non c’è invito ecumenico che tenga. Il solo modo di uscirne è precisare le prospettive e riconoscere, a partire da quelle, le affinità e le divergenze.

Nel frattempo, si perdono le occasioni.

Per fare un esempio, il testo di Maziotis è stato, a nostra – sicuramente parziale – conoscenza, uno dei pochi contributi usciti su Syriza-referendum-memorandum, una situazione che potenzialmente riapriva una partita che lo Stato cercava di sigillare, e la rilanciava su un piano ancora più alto.

Non vorremmo cedere agli anacronismi dei paralleli storici, ma quella situazione – in un contesto in cui quasi tutto il ciclo internazionale di lotte 2011-2013 si stava chiudendo – meritava un’analisi e un intervento rivoluzionari non tanto diversi, almeno per complessità e portata, di quelli proposti da Bakunin di fronte alla guerra franco-prussiana del 1870-1871.

Davanti all’avanzata delle truppe di Bismarck e alla proclamazione della Repubblica in Francia, Bakunin scrive alcune delle sue pagine migliori.

Il ragionamento del rivoluzionario russo è dettagliato e allo stesso tempo essenziale ai fini della propaganda (la propaganda è anche semplificazione, è anche retorica). Ridotta all’osso, l’analisi-progetto bakuniniana era questa: la neonata Repubblica è incapace – per la sua natura borghese e per la corruzione dei suoi rappresentanti più noti – di salvare la Francia dalla guerra e dalla restaurazione monarchica; solo l’armamento generale del popolo può riuscirci, se il proletariato urbano si alleerà con i contadini e se insieme spezzeranno la macchina governativa. Per Bakunin – che scrive le sue lettere sette mesi prima della Comune di Parigi – la sconfitta del prussiano invasore è tutt’uno con un moto insurrezionale contro il prussiano interno (il funzionario statale, il padrone e il proprietario terriero). La federazione rivoluzionaria dei liberi Comuni è allo stesso tempo condizione e obiettivo dello “scatenamento delle passioni” e dell'”anarchia popolare”. I primi atti insurrezionali dovrebbero essere bruciare carte e titoli di proprietà, da un lato, e distribuire la terra ai contadini, dall’altro. Il tutto partendo dalle province e non da Parigi (per questo Bakunin andrà a Lione. Che il problema fosse proprio l’accerchiamento di Parigi, in assenza di sollevazioni nelle altre città, lo si vedrà sette mesi dopo con la repressione della Comune).

Fra le mille differenze di contesto storico, ci interessano qui le analogie che emergono con la situazione greca di oggi. Syriza è andata al potere con alcune promesse (e una parte della società ci ha creduto perché, se può ottenere certi risultati senza scontri e rischi, delega – nessuna sorpresa). Nel rapido e grottesco balletto elezioni-referendum-accettazione del memorandum, la cosiddetta alternativa di sinistra ha dimostrato che nessun governo può davvero rifiutare i piani della Troika e mettere significativamente le mani nella borsa degli industriali e della classe dominante. Ad arrivarci con le proposte e con le energie giuste, una situazione ideale per gli anarchici. Nelle sue linee essenziali, l’analisi di Maziotis ricalca quella bakuniniana: il governo di sinistra è un vassallo delle truppe della Troika; solo il popolo in armi può togliersi il cappio dal collo, organizzandosi in senso comunista (esproprio del capitale) e anarchico (libera federazione dei quartieri, dei comuni, dei consigli).

Alcune misure rivoluzionarie che andassero in quel senso (presa e distruzione dei municipi, espropri di ciò che la Troika e i suoi collaborazionisti stanno svendendo, autodifesa nei quartiere) avrebbero potuto diventare, con dei “proclami” adeguati, esempi a livello internazionale. E avrebbero spinto un po’ tutti a pensare in modo meno “ideologico” e separato lo stesso rapporto fra gruppi di guerriglia e prospettiva insurrezionale (cioè armamento generale degli insorti), fra movimento specifico e “popolo”, fra l’organizzazione come “bandiera” e l’organizzazione come fatto.

Se poi pensiamo che già durante lo sciopero generale del 19-20 ottobre 2011 alcune detenute si erano ammutinate in solidarietà con i manifestanti, si può intuire come lo stesso problema delle carceri speciali si sarebbe posto ben diversamente.

Cosa si possa intendere oggi per “autorganizzazione della produzione industriale” o per “consigli dei lavoratori” andrebbe precisato e approfondito. Così come l’uso del denaro nelle prime fasi di una rivoluzione, o il rapporto con la “piccola proprietà”. Ma non è questo lo scopo delle nostre note. E nemmeno quello di sottolineare le nostre divergenze su alcuni aspetti. Vogliamo solo suggerire a che livello urge ragionare oggi.

Rileggendo i testi raccolti, questi e altri problemi sono presenti, anche se sparpagliati. Non lasciamoli riposare in pace.

Forse mai come oggi utopia (cos’è l’anarchia? cos’è il comunismo libertario? come si abbatte lo Stato? come si distrugge il Capitale? cos’è l’autogestione?) e contenuti-metodi-mezzi dell’intevento quotidiano vanno pensati insieme.

La solidarietà con i compagni ostaggi del nemico è per noi anche questo: partecipare su un piano di reciprocità a elaborare le basi teoriche e materiali di un progetto anarchico, insurrezionalista, rivoluzionario.

Rovereto-Trento, 10 dicembre 2015

Italia: Uscita del numero 6 di Fenrir

Fenrir6 OKÈ disponibile il numero 6 di FENRIR, pubblicazione anarchica ecologista di supporto ai/le prigionierx, azione diretta, aggiornamenti e analisi sulle lotte anarchiche e di liberazione animale, umana e della terra in tutto il mondo.

84 pagine formato A4.

In questo numero trovate:

-⁠ Editoriale
-⁠ Se non ora quando? Azioni dirette antiautoritarie nel mondo
– Max Stirner “La forza del singolo”
– Sversamenti di petrolio, disastri industriali
– Il sistema tecnico secondo Jacques Ellul
– La paura della libertà. Le nuove frontiere della connivenza cittadina
– Devastazione ecologica e scontro con il potere
– Visioni dal presente. La robotica applicata alla guerra
– Intervista a Sosyal Savas, collettivo anarchico dalla Turchia
– Esercizi di memoria rivoluzionaria: Ravachol
– Da Santiago ad Atene. Intervista inedita alla Cospirazione delle Cellule di Fuoco
– Lettere dal carcere
– Notizie dal necromondo
– Aggiornamenti sui/le prigionierx e sulla repressione di stato
– Letture consigliate

Per ricevere una o più copie scrivici: fenrir@riseup.net

Aiutaci a distribuire “Fenrir”, se hai una distro o vuoi un po’ di copie, contattaci!

Il costo è di 3 euro a copia, oppure di 2 euro per ordini di 5 o più copie.

Ai clienti – Insurrezione e bispensiero

CIII

«Quando allarga la coda questo uccello,
bellissimo da vedere
con le penne che strascicano a terra,
sembra ancor più bello
ma si scopre il sedere»
Guillaume Apollinaire, Il pavone

Il secondo libro del Comitato Invisibile, come il primo, è stato pubblicato in Francia per conto della stessa casa editrice La fabrique il cui nome è un omaggio all’ideologia operaista. Il suo animatore è Eric Hazan, una sagoma di editore, nonché storico e filosofo. Oltre ad essere, naturalmente, un acerrimo nemico dell’ordine costituito, benché le sue Prime misure rivoluzionarie (titolo di un suo libro scritto assieme allo zombi di Kamo, si sussurra anch’egli riesumato sull’altopiano di Millevaches) non siano riuscite del tutto a far dimenticare le sue ultime misure controrivoluzionarie (la sua propaganda elettorale a favore del socialista François Hollande, ora primo ministro*). Come il precedente, anche Ai nostri amici fa parte della collana da battaglia delle edizioni La fabrique, la stessa che accoglie opere di Marx, Engels, Lenin, Mao, Blanqui, Gramsci, Robespierre, ben tre titoli di Tiqqun… Ma Hazan non ha occhi solo per nonni e nipotini del pensiero rivoluzionario autoritario: il suo catalogo dal 2010 può vantare anche Les mauvais jours finiront. 40 ans de combats pour la justice et les libertés, il cui titolo dal piccante sapore comunardo-situs serve a condire una pietanza sfornata da un autore insipido quale il Sindacato della magistratura. Beh? Che c’è di strano? Proprio niente, considerando che nel 2003 Hazan si era già distinto per la pubblicazione del diario del fondatore del Sindacato della Polizia Nazionale, venti anni trascorsi a fare questo «buon mestiere in cui si aiuta la gente e si protegge la società», mentre nel 2005 aveva editato il libro di un medico ausiliario della polizia desideroso di far sapere al pubblico quanto si prendano cura della salute degli arrestati nei commissariati.
Insomma, lo avrete capito, Eric Hazan è un rivoluzionario, colto e privo di pregiudizi.

Il retro copertina del nuovo libro del C. I., oltre ad elencare a chi si rivolge, si conclude con l’ormai immancabile affettazione di umiltà, un vero e proprio marchio di fabbrica di certi ambiti movimentizi. Questa nuova fatica editoriale viene leziosamente presentata dai suoi autori come un «modesto contributo all’intelligenza di questo tempo». Ora, già è seccante sentire un sapiente complimentarsi per la propria erudizione, o una musa vantare la propria bellezza, o un nerboruto rivendicare la propria forza. Ma la modestia? Sbandierare la propria modestia significa cadere in flagranza di ipocrisia, è urlare la propria vanità. Ma il C. I., come vedremo, è sommo maestro di contraddizioni.

Comincia con una ostentazione di umiltà nel farsi annunciare in pompa magna. Nella scheda promozionale del libro leggiamo infatti: «Nel 2007 pubblicammo L’insurrezione che viene. Un libro che oggi si è finito coll’associare al “caso Tarnac”, dimenticando che era già un successo in libreria… Perché non basta che sia incluso nella sua integralità in un fascicolo di indagine antiterroristica perché un libro si venda, occorre anche che le verità che articola tocchino i lettori per una certa giustezza. Ora bisogna pur ammettere che molte affermazioni del C. I. si sono viste confermate da allora, a partire dalla prima e più essenziale: il ritorno fragoroso del fatto insurrezionale. A partire dal 2008 non è trascorso un semestre senza che una rivolta di massa o un sollevamento abbiano portato alla destituzione del potere in carica… Se è stato il seguito degli eventi a conferire il suo carattere sovversivo a L’insurrezione che viene, è l’intensità del presente che fa di Ai nostri amici un testo eminentemente più scandaloso. Non ci si può accontentare di celebrare l’ondata insurrezionale che percorre attualmente il mondo, pur felicitandosi di averne avvertito la nascita prima degli altri… Ai nostri amici è così scritto al culmine di questo movimento generale, al culmine dell’esperienza. Le sue parole provengono dal cuore dei disordini e si rivolgono a tutti coloro che credono ancora sufficientemente nella vita per battersi. Ai nostri amici vuole essere un rapporto sullo stato del mondo e del movimento, uno scritto essenzialmente strategico e apertamente partigiano: la sua ambizione politica è smisurata: produrre una intelligenza condivisa dell’epoca, a scapito della estrema confusione del presente».

Il linguaggio della pubblicità conosce solo il superlativo assoluto. Le parole di questa presentazione suonano così poco modeste da risultare inappropriate se rivolte a potenziali amici, solitamente poco inclini a gradire una tale supponenza. Ma perfette qualora si intenda rivolgersi a potenziali clienti da attrarre con la promessa di emozioni forti. Non è forse vero che ogni nuovo prodotto immesso sul mercato viene presentato come se fosse un «capolavoro», una «esperienza da non perdere», una «sensazione unica»? Lo faceva notare nel 2006 anche un saggio sulla propaganda del quotidiano comparso in Francia per conto delle edizioni Raisons d’agir, in cui si denuncia che «Un altro sintomo dell’influenza pubblicitaria è l’inflazione dell’iperbole, in particolare nelle… recensioni di libri e film. (…) I giornalisti facilitano il lavoro ai creativi delle agenzie disseminando i loro articoli di formule entusiaste, ricche di aggettivi… La relazione incestuosa con la pubblicità contribuisce a fare [della lingua] uno strumento di emozione programmata, una lingua impulsiva così come si definisce “un acquisto impulsivo”». Curioso — ma non siamo affatto sorpresi — che l’autore di questo saggio intitolato LQR sia proprio monsieur Eric Hazan, il quale nelle vesti di saggista frusta quell’invasione della pubblicità nella lingua che nelle vesti di editore accoglie al fine di programmare i lettori all’acquisto impulsivo dei suoi prodotti.

Mettendo da parte la miseria dei trucchetti auto-promozionali, una presunzione simile ci fa venire in mente alcune considerazioni di un vecchio e noto anarchico italiano, il quale irrideva alla «dolce mania di tutti gli idolatri. Così i marxisti attribuiscono tutto a Marx, ed uno passa per marxista anche se dice che i padroni derubano gli operai (ah! dunque ammettete la teoria del plus-valore, vi gridano contro con accento di trionfo) o se afferma quella millenaria verità che per far valere la ragione ci vuole la forza. Se dite che il sole splende, i mazziniani diranno che lo disse Mazzini, e i marxisti risponderanno che lo disse Marx. Gli idolatri son fatti così». Anche il C. I. è fatto così, è un idolatra di se stesso. Ricorda solo i disordini scoppiati dopo che il suo libro è stato benedetto dalla Fnac o da Amazon — manco le insurrezioni e le sommosse esplose nel mondo a partire dal 2007 fossero merito suo, manco i rivoltosi di tutto il pianeta fossero insorti perché eccitati dalla lettura del suo testo. E quanto è accaduto, ad esempio, a Oaxaca o in Kurdistan nel 2006, in Francia o in Iran nel 2005, a Manipur o in Siria nel 2004, in Iraq e in Bolivia nel 2003, in Argentina nel 2002, in Algeria nel 2001, in Ecuador nel 2000, in Iran nel 1999, in Indonesia nel 1998, in Albania nel 1997… per non parlare delle continue rivolte che scuotono un paese impenetrabile all’informazione occidentale come la Cina?
Che i cialtroni del C. I. si rassegnino. Non hanno predetto nulla, non hanno scoperto ed annunciato alcuna novità. Le tempeste non scoppiano per confermare le parole del meteorologo. Le insurrezioni accompagnano e attraversano la storia e per esplodere non hanno bisogno di nessuno che le teorizzi. Né di rivoluzionari che ne discutano sulle loro pubblicazioni autonome, né di intellettuali che le trasformino in logo di successo sul mercato editoriale. Se poi costoro si vantano di essersi accorti del fatto insurrezionale prima di altri, allora c’è da chiedersi chi siano questi altri: i loro concorrenti nella scalata alle classifiche di vendita con titoli di critica politica? Quel Toni Negri che tanto li ossessiona nella competizione per l’egemonia teorica dell’estrema sinistra, o quello Stéphane Hessel che incita all’insurrezione civica delle coscienze, o quella Naomi Klein icona del movimento antiglobalizzazione, i cui libri hanno tutti venduto molto più del loro, evidentemente perché… hanno articolato verità ancora più giuste?

Comunque sia, ne conveniamo, il C. I. un primato l’ha ottenuto. Prima di tanti altri, ha mercificato l’insurrezione.
E poi, laddove non arriva l’iperbole pubblicitaria, interviene il coinvolgimento emotivo. Nella premessa del libro i rudi membri del C. I. avvincono i lettori con le loro confidenze, rendendoli partecipi della loro vita avventurosa: «A partire da L’insurrezione che viene siamo andati lì dove l’epoca si incendiava. Abbiamo letto, abbiamo lottato, abbiamo discusso con compagni di ogni paese e di ogni tendenza, insieme a loro ci siamo scontrati con gli ostacoli invisibili del tempo. Alcuni di noi sono morti, altri hanno conosciuto la prigione. Abbiamo perseverato. Non abbiamo rinunciato a costruire dei mondi né ad attaccare questo mondo».
Ecco che riaffiora quella sensazione di profondo imbarazzo, quasi di vergogna per qualcun altro.

La forza dell’anonimato sta nella sua capacità di sgravare il significato di una idea o di una azione dall’identità di chi la formula o la compie, restituendola così ad una piena disponibilità nella sua essenza universale. Ma che dire quando viene usato solo per prendersi la licenza di vantare o millantare chissà quali imprese? Su chi vuole fare colpo il C. I. quando — sicuro di non poter ricevere smentite — evoca la sua onnipresenza nei disordini, la morte e la galera subite dai suoi appartenenti, nonché la sua irriducibile tenacia? Una simile sbruffonaggine potrà forse impressionare i suoi clienti, ma incita ad un sarcasmo feroce tutti gli altri. Diamo pure per buono che la riscossione dei diritti d’autore gli abbia permesso di fare turismo insurrezionale, ovvero di fare a gara con pompieri, poliziotti e giornalisti nel precipitarsi ovunque ci fossero focolai di rivolta. Ma già dubitiamo che abbia discusso con compagni di tutte le tendenze (va bene, non siamo troppo pignoli: «e di quasi ogni tendenza», escludendo chi non lo adora). Infine, fra i suoi adepti, chi e come sarebbe morto? Non lo dice, così da far volare la fantasia. Sta forse parlando dei caduti sul campo nel corso delle insurrezioni? O più semplicemente dei dedicatari di questo nuovo libro? Forse che Billy e Guccio e Alexis facevano tutti parte del Comitato? E quale suo appartenente sarebbe finito in prigione? L’hacker Jeremy Hammond?
Ne dubitiamo fortemente, ma è del tutto inutile dilungarsi con simili interrogativi. Dopo essersi autoproclamato portavoce del «partito storico» dell’insurrezione, al C. I. non resta che passare in rassegna i propri possedimenti cooptando la rivolta altrui attraverso l’uso di quel plurale maiestatis che lo fa riflettere su «l’azione mondiale del nostro partito», o ricordare che «Il 5 maggio 2010 eravamo in 500.000 a marciare nel centro di Atene». Così come in passato gli intellettuali dell’I. S. si vantavano di esprimere la teoria rivoluzionaria, sostenendo con sprezzo del ridicolo che le loro idee erano «in tutte le teste — è ben noto», allo stesso modo gli intellettuali del C. I. si vantano nel presente di esprimere il fatto insurrezionale, sostenendo — con pari sprezzo del ridicolo e parassitando lo slogan di Anonymous — di essere legioni e di essere ovunque sulle barricate erette nel pianeta. È ben noto!

Eccolo qui l’ultimo pavone dello zoo dell’estrema sinistra, tutto intento ad aprire la coda dalle penne fosforescenti per mettersi in mostra davanti al suo pubblico.

Ai clienti
insurrezione e bispensiero
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*Nota di Contra Info: François Hollande è stato eletto Presidente della Repubblica