11 Giugno 2015: TRANSIZIONE – La lotta non è finita…

urlL’ultimo anno è stato pieno di cambiamenti e transizioni per i/le nostr* compagn* incarcerat* e per chi è impegnato nella lotta oltre le mura. Ora, nel pieno dell’agonia della primavera, ci sentiamo obbligat* a festeggiare queste transizioni e queste vittorie, mentre tutto intorno a noi sbocciano nuova vita e nuova energia. Non ci capita spesso l’occasione di mescolare davvero festeggiamenti e lotta – ma adesso è uno di quei momenti!

L’8 gennaio di quest’anno la corte del Distretto Orientale di California ha ordinato il rilascio di Eric McDavid. Il compagno Marius si è pubblicamente dichiarato uomo e ha cominciato a cercare i fondi per la sua transizione fisica. Crediamo che entrambe le transizioni siano da festeggiare e che siano una ragione per continuare la lotta. È con questo spirito che vi portiamo i nostri pensieri sull’11 Giugno 2015.

Per prima cosa, un po’ di pulizie: abbiamo un nuovo indirizzo mail: june11th chiocciola riseup punto net! Se avete inviato qualcosa al vecchio indirizzo, ci sono forti probabilità che non l’abbiamo ricevuto. Ci piacerebbe che ci fossero numerose traduzioni di questo appello e degli altri materiali di  supporto (grazie mille a ContraInfo e agli/lle altr* per il loro aiuto con le traduzioni in questi anni)! Per favore mandate le informazioni sugli eventi che avete in programma quest’anno per l’11 Giugno, poster, zine, e tutti i resoconti a june11th chiocciola riseup punto net. Non vediamo l’ora di avere vostre notizie e posteremo gli appuntamenti su June11.org non appena li riceveremo. Ogni anno ci sono eventi in nuove città, e speriamo che incoraggerete amic* e compagn* in lungo e in largo a unirsi a noi quest’anno.

Questo giorno è una giornata annuale di solidarietà con i/le prigionier* anarchic* di lunga data, inclusi Marius Mason ed Eric McDavid. Chiamando a questa giornata, il nostro obiettivo è di approfondire il sostegno in corso per i/le compagn* che affrontano lunghe sentenze. Sono loro, in particolare, che rischiano di essere dimenticat* in un modello di aiuto ai prigionieri basato sulla reazione a ondate contro la repressione di stato e altre emergenze. Siamo impegnati nel costruire un modello di solidarietà che sia a lungo termine da un lato e allo stesso tempo flessibile per rispondere ai nuovi sviluppi. È vitale costruire costantemente nuovi legami di solidarietà tra prigionieri e tra le lotte, piuttosto che ricadere nella rete statica di legami e contatti personali.

L’11 Giugno, all’origine una giornata di solidarietà per gli/le eco-prigionier*, resta ancorato in un progetto di difesa ambientale e lotta contro una società basata sullo sfruttamento e la restrizione. Man mano che l’attenzione si è spostata sulla solidarietà con Marius ed Eric, due prigionieri anarco-ecologisti che scontavano una condanna di circa 20 anni, la gente ha espresso la loro solidarietà attraverso serate dedicate alla scrittura di lettere, raccolte di fondi, eventi educativi, manifestazioni e attacchi. Nessun vero sforzo per aiutare i prigionieri può basarsi semplicemente sul sostegno passivo : deve anche includere l’impegno di continuare le lotte prima e dopo la loro incarcerazione. Potete trovare ulteriori spiegazioni sul contesto e la strategia dell’11 Giugno qui.

L’anno scorso, mentre organizzavamo gli eventi dell’11 Giugno, ci siamo posti delle domande stimolanti sulla relazione tra le lotte orientate verso l’ecologia e le lotte anarchiche contro le prigioni. Per noi è chiaro che il mondo che ha bisogno di prigioni ha anche bisogno della distruzione dell’ambiente; in quanto anarchic*, disprezziamo entrambe le cose. Siamo rincuorat* dal crescente movimento contro le spiagge di catrame, gli oleodotti di GNL, la fratturazione idraulica e le miriadi di altri progetti distruttivi per l’ambiente. L’aumento delle eco-lotte in tutto il mondo è necessario ed emozionante. Sia Marius che Eric restano dediti a queste lotte, come noi rimaniamo dedit* a loro, a tutti gli/le eco-prigionier*, e alle lotte in cui tutt* sono – siamo – impegnat*. Ma quest’anno ci sono state offerte delle ragioni per festeggiare – e ne parleremo man mano.

Quest’anno Marius Mason ha condiviso pubblicamente il suo nuovo nome e l’uso del pronome che riflette meglio la sua identità di genere maschile. Per citare il suo avvocato, Moira Meltzer-Cohen che lo assiste negli aspetti legali della sua transizione, Marius è qualcuno “il cui coraggio e integrità sono ancor più sottolineati dal fatto che la sua liberazione e autonomia sono stati a lungo fortemente limitate.” Di fronte a un mondo che sottopone sistematicamente le persone trans a violenza, isolamento e insulti, speriamo che ognuno dimostri il proprio sostegno alla liberazione dei/lle trans sostenendo Marius e le numerose persone trans in prigione. Questa lotta dovrebbe estendersi al di là della semplice raccolta di fondi. I/Le prigionier* trans lottano non soltanto per le necessità materiali dell’esistenza, ma anche contro un sistema di dominazione che non si fermerà davanti a nulla per impedire loro di essere semplicemente chi sono. La nostra solidarietà dev’essere creativa e varia quanto le tattiche dello stato sono crudeli e oppressive.

L’8 gennaio di quest’anno, Eric McDavid è stato rilasciato dopo nove anni di prigione. Eric è tornato a casa da amic* e familiari dopo che una corte federale ha accettato la sua richiesta di habeas corpus, dichiarando che l’FBI aveva trattenuto delle prove durante la fase di raccolta di prove del suo caso. Per questo Eric ha potuto dichiararsi colpevole di un reato meno grave, che comportava una sentenza di massimo cinque anni – quattro anni meno del tempo che ha già passato in una prigione federale. L’incredibile determinazione di Eric e il sostegno formidabile della sua famiglia, degli/lle amic* e dei/lle compagn* hanno non solo contribuito al suo benessere emotivo e fisico dietro le sbarre ma anche alla sua liberazione. Il suo rilascio dopo nove anni è un cambiamento monumentale. Ora Eric è confrontato alla costruzione di una nuova vita dopo quasi un decennio di incarcerazione. Si tratta di una nuova fase di lotta, e ci impegniamo a continuare a essere solidali con lui nel post-liberazione.

Ci ritroviamo ad affrontare nuove questioni su come aiutare Eric durante questa transizione da un ambiente carcerario fortemente controllato a una vita di prigionia a cielo aperto (le condizioni che si sovrappongono tra la condizionale di Eric e la società di controllo in cui viviamo tutti). Nonostante non viva più in una gabbia di cemento e filo spinato, Eric si confronta ancora costantemente con l’apparato repressivo dello Stato. I suoi spostamenti sono limitati, le comunicazioni controllate, e il suo tempo passato in modi che non sono sempre di sua scelta. Tutto ciò limita la sua interazione con le comunità da cui è stato lontano a lungo, le comunità con cui desidera impegnarsi e di cui vuol far parte. Dobbiamo trovare il modo di ridurre l’impatto di queste restrizioni e di rendere possibile una transizione e un ritorno a casa il più accoglienti possibile. Siamo elettrizzati all’idea di affrontare queste questioni nove anni prima del previsto.

Il cuore degli eventi dell’11 Giugno di quest’anno continuerà a includere Eric per aiutarlo materialmente e emotivamente durante questa transizione e per mantenere il coinvolgimento politico relativo alla sua prigionia. Il caso di Eric rimane uno degli esempi più evidenti di come lo stato prenda di mira e ingabbi gli anarchici in questo paese. Ma dobbiamo anche ricordarci che il suo caso non è assolutamente un’eccezione. Le comunità musulmane sono le più colpite da questo genere di attacchi dell’FBI. Dovremmo sempre trovare dei modi per lavorare solidarmente. Il sostegno post-liberazione è una componente vitale della nostra lotta, e siamo ovviamente entusiasti oltre ogni dire di vedere di nuovo Eric camminare sulla Terra e parlare con gli/le amic* come e quando vuole, e a ogni passo affermiamo che vogliamo la distruzione di tutte le prigioni.

Le pratiche di una solidarietà in corso non dovrebbero servire soltanto come un’abitudine culturale rassicurante: le nostre azioni contengono il potenziale per delle conseguenze – positive e negative – materiali reali per i/le nostr* compagn* incarcerat*. Praticando la solidarietà con i compagn* in prigione e i/le loro car*, il nostro obiettivo va al di là del semplice sostegno; miriamo a costruire uno slancio sociale contro un intero sistema di dominazione e distruzione ambientale. Queste relazioni aumentano il significato di ogni nostro gesto di solidarietà, rendendoli strumenti più potenti a nome di chi è dentro, ma accrescendo anche il rischio che questi gesti siano mal valutati o imprecisi: come sempre, bisogna fare uso di attenzione e analisi acuta quando si prepara un piano.

Questa riflessione si applica all’intera varietà di progetti di sostegno, inclusa la raccolta di fondi. Eppure speriamo che anche la raccolta di fondi possa creare degli spazi per la discussione e la lotta. Una preoccupazione comune tra i/le compagn* che affrontano lunghe sentenze è sapere se ci saranno ancora progetti sovversivi e discussioni in corso quando usciranno. Sta a tutti noi fare in modo che ce ne siano, e che questi progetti e conversazioni siano più forti, più ricchi e più vitali. E sono le nostre lettere ai/lle prigionier* che assicurano una connessione continua con questo processo.

Un elemento preciso è lo sviluppo della nostra capacità di sostegno ai prigionieri. Negli ultimi anni ci sono state vittorie e contrattempi quando gli/le anarchic* e altr* prigionier* ribell* hanno intrapreso delle lotte contro le loro condizioni, incluso scioperi della fame e del lavoro. Lo sciopero della fame di Nikos Romanos e la solidarietà rivoluzionaria che l’ha accompagnato ci hanno ricordato la possibilità sovversiva delle lotte coordinate oltre le mura. Ma mentre i prigionieri anarchici come Sean Swain nell’Ohio o Michael Kimble in Alabama, conducono sempre più spesso battaglie simili in Nord-America, al movimento sono spesso mancati i legami o la forza per offrire una solidarietà significativa. Non è una critica alla dedizione del gruppo di sostegno che lavorava con i/le prigionier* ribell*, ma è diretto al resto di noi, e indica l’importanza della generalizzazione di forme attive di solidarietà con i/le prigionier*.

Un aspetto importante del progetto a lungo termine di solidarietà ai/lle prigionier* è mantenere le vecchie relazioni mentre se ne costruiscono di nuove con altr* prigionier* in lotta. Amelie e Fallon, due compagne rilasciate di recente hanno bene incluso quest’idea nella lettera aperta dello scorso febbraio : //en-contrainfo.espiv.net/2015/02/17/mexican-prisons-open-letter-of
Generalizzare la solidarietà significa evadere dallo spazio della ristretta “scena attivista” per permettere che si creino nuovi sorprendenti contatti. Parte del nostro progetto di quest’anno è costruire rapporti di solidarietà più forti con i/le prigionier* trans in lotta, proporre sostegno personale e politico immediato, e prepararsi a offrire un aiuto più significativo nelle lotte future per la sicurezza, ormoni/altre risorse mediche, e dignità.
http://supportmariusmason.org/2014/07/07/free-marius-jacob-mason

Ci ispiriamo a Chelsea Manning, che ha ottenuto accesso agli ormoni nonostante delle condizioni fortemente contrarie, fatto che indica in maniera incontrovertibile la possibilità di vittorie future per altr* prigionier* trans.

Continueremo ad adattarci ai continui cambiamenti di contesto provocati dalle vittorie ottenute da* compagn* in carcere – come la liberazione di Eric, il coming out di Marius, la conquista di “spazio per respirare” di Nikos Romanos e proprio negli ultimi giorni, il sorprendente ritorno a casa di Amelie, Carlos, e Fallon — e dalle trasformazioni continue del macchinario repressivo. Queste transizioni segnano lo sviluppo del progetto e in ogni caso non un punto fermo.

“La lotta non è finita … assume nuove forme. Qualunque sia il suo volto, qualunque sia il suo nome, è sempre guerra.”

Grazie a tutti per la solidarietà dimostrata l’11 Giugno o qualunque altro giorno. Significa tutto.

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