1 Aprile 2015: Chiamata alla solidarietà rivoluzionaria con i prigionieri in sciopero della fame in Grecia

A tutt’oggi i compagni anarchici imprigionati e membri del DAK (Rete dei Combattenti Imprigionati) Antonis Stamboulos, Tasos Theofilou, Giorgos Karagianidis, Dimitris Politis, Fivos Harisis, Argyris Ntalios, Andreas-Dimitris Bourzoukos, Grigoris Sarafoudis e Yannis Michailidis, i membri di Lotta Rivoluzionaria Nikos Maziotis e Kostas Gournas, il membro della 17 Novembre (17N) Dimitris Koufontinas, alcuni prigionieri politici turchi nonché i prigionieri Giorgos Sofianidis e Mohamed-Said Elchibah ci troviamo in sciopero della fame, combattendo contro lo stato d’eccezione repressivo e legislativo che è stato implementato da parte dello Stato greco a partire dall’anno 2000.

A partire dal 2 Marzo 2015, ed insieme ai compagni ed alle compagne che si trovano fuori le mura del carcere, abbiamo iniziato una lotta per l’abolizione delle carceri di massima sicurezza di tipo C, per l’abolizione della legge antiterrorista, della legge sul cappuccio, per un cambiamento fondamentale del processo di presa ed analisi delle tracce di DNA e per il rilascio del membro della 17N Savvas Xiros, che è gravemente malato.

La nostra lotta per la soddisfazione di queste richieste è una lotta contro il nucleo centrale dello stato d’emergenza. E’ una lotta contro il nucleo centrale del nuovo totalitarismo, che è stato applicato da 15 anni sia da parte dello Stato greco, che da tutti gli altri Stati a livello globale.

Dal momento che riconosciamo come il punto focale dei disegni del dominio trascenda gli stretti confini geografici degli Stati, chiamiamo tutti i compagni e le compagne a dare supporto alla nostra lotta.

Chiamiamo tutti i compagni e le compagne ad agire in solidarietà il 1 Aprile, mandando un segnale di unità rivoluzionaria.

Vittoria per la lotta di coloro che stanno portando avanti lo sciopero della fame

Immediata accetazione di tutte le richieste

Per la distruzione dello Stato e del Capitale

DAK: Rete dei Combattenti Imprigionati

Grecia: Vittoria per la lotta condotta dai prigionieri in sciopero della fame

Dal 2 marzo in poi, dozzine di prigionieri politici stanno facendo lo sciopero della fame per protestare contro la “crociata antiterrorismo”, espressasi nella forma dei fondamenti repressivi/legali speciali consolidati negli ultimi anni e il regime ora permanente dello “stato costante d’emergenza”, come pure la detenzione dei loro famigliari.

Noi, come “Assemblea di solidarietà con i prigionieri in sciopero della fame” appoggiamo con tutte le nostre energie la lotta dei prigionieri politici e ci battiamo con loro per:

– il ritiro della legislazione speciale antiterrorismo e, in particolare, delle leggi sulle organizzazioni criminali e terroriste (art. 187 e 187 A).
– il ritiro delle leggi repressive speciali (legge sul cappuccio).
– l’abolizione delle carceri di tipo C che costituiscono l’ultimazione della separazione e dello stato d’esclusione dei prigionieri politici.
– la definizione dell’uso e dell’esame del DNA come prova legale.
– l’immediata liberazione di Savvas Xiros, lentamente annientato in questi 13 anni dalla vendetta di Stato, malgrado la sua disabilità al 98%.
– l’immediato rilascio dei famigliari dei membri appartenenti alla Cospirazione delle Cellule di Fuoco (CCF).

Lo sciopero della fame condotto dai prigionieri politici è inscindibilmente connesso con la lotta di ieri e di domani. I prigionieri politici sono prigionieri di guerra in lotta contro lo Stato e il Capitalismo, in prima linea in questa lotta.

Lottare fine alla demolizione di ogni prigione rimasta
Libertà per i prigionieri politici

Assemblea di solidarietà con i prigionieri in sciopero della fame (Atene)

aggiornamenti sugli scioperi della fame

[Grecia] Nikos Romanos: Sullo sciopero della fame dei prigionieri politici

Il 2 marzo 2015, anarchici/prigionieri politici hanno iniziato uno sciopero della fame con richieste riguardanti il contesto repressivo prodotto dalla crociata antiterrorismo che procede regolarmente, malgrado il governo di sinistra dei mercanti di speranza. I compagni anarchici riuniti nella Rete dei Prigionieri Combattenti (DAK) e i compagni Maziotis, Koufontinas e Gournas hanno ricostruito un quadro generale che descrive lo sviluppo della repressione negli ultimi anni. Ecco perché ogni loro richiesta separatamente smantella il regime emergenziale e la sua espressione basilare: nient’altro che repressione. Con l’elezione di SYRIZA molti compagni, me compreso, hanno ritenuto fosse necessario provocare da un punto di vista anarchico, per costringere SYRIZA a rivelare il suo vero volto. Quello del capitalismo, della direzione dei poteri moderni, dei servi del capitale.

Inoltre, a questa mascherata con ospiti di tutti periodi storici, gli spettatori sono costretti a scoprire che dietro le maschere si nasconde il volto del potere che non può essere migliorato né riformato, solamente distrutto attraverso una lotta continua con ogni mezzo. E facciamolo sapere a tutti gli anarchici che si sono fatti attrarre dalle urne per dare il voto a SYRIZA.

Ma, come tutti noi ben sappiamo, era evidente che SYRIZA si tramutasse rapidamente dall’essere braccio istituzionale delle lotte sociali e retorica tollerabile per il realismo di governo del periodo pre-elettorale.

Questo perché l’ondata repressiva a livello internazionale che spazza tutto al suo passaggio, è implicitamente legata alla crisi strutturale del capitalismo e alla sua ricostruzione a tutti i livelli della vita sociale. La questione centrale del dominio sui suoi subordinati continua. Dopo essersi comprata la loro coscienza offrendo loro tessere per accedere al paradiso capitalista tramite prestiti bancari, ora si sta cercando di garantire la loro fiducia nel fatto che la democrazia è senza vicoli ciechi. Naturalmente, il cammino per l’inferno è sempre ricco di buone intenzioni. E non è né la prima né l’ultima volta che la Sinistra da un contributo essenziale all’indirizzo strategico nel dominio del mondo. Così, l’ultimo atto compreso nel puzzle repressivo si è avuto con l’arresto della compagna Aggeliki e con i pogrom  dell’Agenzia antiterrorismo diretti contro i parenti e gli amici dei prigionieri della Cospirazione delle Cellule di Fuoco.

Quelli che hanno trascorso parte della propria vita dietro le mura, possono facilmente cogliere la grandezza del ricatto emotivo prodotto dal vedersi accanto i propri cari nella ripetizione monotona quotidiana della prigionia dietro le sbarre. Un vero incubo istigato dall’Agenzia antiterrorismo e dai giudici. E se devono essere sollevati dal costo personale, il prezzo politico va fatto ricadere sui loro responsabili politici. E per far finta che abbiano l’onore, lasciamoli pure alzare i pugni quando sarà il momento. Così, lo sciopero della fame dei prigionieri membri delle CCF e il suo esito vincente comporteranno il blocco  della vendetta persecutoria contro i parenti dei detenuti che si ribellano. Allo stesso modo, la vittoria dei compagni di DAK e di Maziotis, Koufontinas e Gournas porrà maggiore ostacolo di fronte all’attacco del dominio contro i suoi oppositori politici. Quindi, in questo contesto, è grande l’importanza della lotta dei prigionieri che si ribellano e del movimento di solidarietà.

La possibilità di aprire crepe non solo nelle mura delle prigioni, ma nell’autorità medesima (e nella sua immagine) progredisce. Capiamo le circostanze, coordiniamo le nostre azioni, uniamo gli sguardi e la passione contro ogni autorità, di qualunque origine e retorica. Perché chi ama la libertà e odia l’ingiustizia cercherà sempre dei modi per distruggere le prigioni.

NESSUNA TREGUA CON LA CIVILTA’ DELLO SFRUTTAMENTO
VITTORIA PER LA LOTTA DEI PRIGIONIERI CHE SCIOPERANO
IMMEDIATA SODDISFAZIONE DELLE LORO RICHIESTE

Nikos Romanos
sezione E del carcere di Koridallos
15 marzo 2015

Grecia: Testo redatto da Nikos Maziotis sulle elezioni tenutesi il 25 gennaio 2015 e sulla coalizione di SYRIZA e ANEL

Le elezioni del 25 gennaio sono uno dei maggiori “trionfi” della democrazia civile. Sono state anche la prova del discredito cui è giunto un sistema politico marcio in cui oltre 1/3 dell’elettorato ha voltato le spalle alla “festa” della democrazia e non ha votato. Su circa 9.800.000 aventi diritto al voto, vi ha partecipato il 63,5%, vale a dire che i voti validi sono stati circa 6.180.000, mentre i rimanenti 3.620.000, pari al 36,5%, non sono andati a votare. Di tutti i votanti, SYRIZA ha ottenuto il 36% pari a circa 2.200.000 voti, cioè il governo di SYRIZA si è basato sul voto di ¼ dell’elettorato.

Trattasi, pertanto, di un trionfo “a prevalenza popolare” e caratterizzato dalla centralizzazione democratica! Infine, non è la maggioranza a “governare”  tramite i propri rappresentanti, come dovrebbe essere, ma la minoranza. Ancora una volta si è dimostrato che il sistema politico basato sul parlamentarismo civile è discreditato da milioni di cittadini. È stato esattamente provato che, a causa del discredito verso il sistema politico come risultato della crisi economica, tutti i governi succedutisi negli ultimi anni sono governi di minoranza e che ora confidare in se stessi è impossibile. In realtà si potrebbe dire che il potere principale sia nelle mani di quelli che si astengono dalle illusioni elettorali e dai circoli organizzati di impostori e truffatori di professione, a destra e a sinistra.

Milioni di cittadini non sperano e non si aspettano niente da qualunque partito politico. Ma la rabbia e il risentimento, se non accompagnati da azione politica attiva per il rovesciamento del potere dell’élite economica sovranazionale e del parlamentarismo civile che la sostiene, non porta risultati. Usciremo dall’attuale stato di sofferenza solo se la rabbia e il risentimento di milioni di cittadini si trasformerà in un’azione politica dinamica. Ovvero, in un’ampia tendenza di classe e sociale che si ponga la prospettiva rivoluzionaria, il sovvertimento armato e violento del Capitalismo e dello Stato nella prospettiva della democrazia diretta in cui, invece di affidare le questioni sociali a politici di professione, queste sono affrontate tramite strutture autogestite. Come ci si aspettava, i risultati delle elezioni del 25 gennaio hanno prodotto un governo  di coalizione di sinistra e destra.

Perché, come si potrebbe definire diversamente ANEL (partito dei “Greci Indipendenti” con cui l’ala destra di SYRYZA ha formato la coalizione), se non un partito proveniente dal profondo della destra nazionalista tradizionale? Ha un programma di estrema destra basato su dogmi ortodossi e nazionalisti quali “nazione-religione-famiglia”, una linea politica caratterizzata da autoritarismo dello Stato, dai dogmi incentrati su ordine e disciplina, da crescente intolleranza, retorica della teoria della cospirazione e della paura e dall’atteggiamento favorevole al pugno di ferro contro quelli considerati pericolosi per il Paese, cioè gli immigrati, gli anarchici, i combattenti della lotta armata.

Mancano solo le svastiche. Ma la sete di autorità di quelli di SYRIZA e di ANEL ha reso possibile questo strano coniugio fra sinistra ed estrema destra, fondato in modo sporco su un nebuloso blocco anti-memorandum, cosa mai vista prima non solo in Grecia, ma anche a livello internazionale. Ma pure il partito nazista “Alba Dorata” è giudicato un partito anti-memorandum. Contrariamente a SYRIZA è fermamente contro la UE. La stragrande maggioranza dei suoi votanti proviene dall’area della destra nazionalista tradizionale, delusa dal partito di “Nuova Democrazia” (corrente di destra del governo uscente), fino a poco tempo fa espressione della maggioranza di quest’area, parte della quale da sempre ha considerato i collaborazionisti e i traditori (dell’occupazione nazista), i “Chites” (membri del gruppo militare “X”che ha cooperato con i nazisti durante l’occupazione della Grecia) e i componenti del “Battaglione di Sicurezza” (gruppi paramilitari che hanno operato a stretto contatto con le forze italo-tedesche durante l’occupazione della Grecia) dei “patrioti greci” che hanno salvato il Paese dal comunismo, alleandosi con i tedeschi.

Molti degli elettori di ANEL hanno la stessa opinione. Perciò è un paradosso che, mentre parecchi, anche anarchici, hanno votato per SYRIZA come baluardo contro l’estrema destra, SYRIZA  stia cooperando con parte dello schieramento politico di estrema destra per governare. È un dato di fatto che molti hanno votato SYRIZA per la disperazione, credendo di scegliere il minore dei mali. E lo stesso avviene per quegli anarchici che, tradendo i propri valori hanno votato SYRIZA perché aveva promesso di abolire le carceri di massima sicurezza di tipo C contro i prigionieri politici e i combattenti della lotta armata, hanno creduto a un’attenuazione dello stato di oppressione da parte del nuovo governo rispetto alle mobilitazioni e manifestazioni. Ma anche se il governo di SYRIZA-ANEL con una mossa tattica dovesse abolire le carceri di tipo C, ciò non scuserebbe il voto e il tradimento dei valori anarchici rivoluzionari.

Questo perché le conquiste si ottengono lottando come ha mostrato la storia del movimento rivoluzionario, non tramite le concessioni di ogni autorità competente per motivi tattici, che in tal caso al fine di assimilare l’area anarchica-antiautoritaria, sa come usare la carota e se necessario il bastone. I voti degli anarchici per SYRIZA sono stati comprati. È un fenomeno ridicolo vedere anarchici che manifestano con settori giovanili del partito di governo che ha cooperato con membri di estrema destra di ANEL in occasione dell’anniversario riguardante l’incidente di Imia, contro il raduno di “Alba Dorata”.

Sono i movimenti che hanno sviluppato la lotta antifascista, la lotta antifascista armata, come gli anarchici in Spagna nel 1936, non i governi eletti. Ora lo stato di coalizione dato da SYRIZA e dall’estrema destra di ANEL è “antifascista”!! Così come il governo Samaras era presumibilmente “antifascista”, perché ha imprigionato membri di “Alba Dorata”!! In realtà, tutti quelli che si considerano contestatori o anarchici e hanno votato, non hanno dato prova di una buona manovra tattica, ma della loro debolezza politica e della mancanza di volontà politica nel contribuire alla creazione di un movimento rivoluzionario anticapitalista capace di sovvertire il regime, responsabile della crisi e dei mali che ha provocati.

Con il loro atteggiamento, tutti quelli che si considerano contestatori o anarchici e hanno votato hanno dimostrato di essere stati assimilati e di accodarsi al governo, stampella di sinistra del capitalismo. Naturalmente hanno dimenticato lo storico slogan che lanciavamo alle manifestazioni “I padroni sono sempre gli stessi, sia a destra che a sinistra”, L’avvento al potere di SYRIZA non cambia la posizione di quegli anarchici che si considerano coerenti e si dedicano alla lotta per la rivoluzione, la lotta per la sovversione del Capitale e della Stato e in questa lotta SYRIZA, come ogni governo, si frappone come ostacolo e nemico.

Come ho precisato nel testo “La soluzione non si ha con le elezioni ma con il popolo in armi”, sarà breve la durata della coalizione SYRIZA-ANEL e avrà la stessa fortuna dei precedenti governi di Samaras e Papandreou. Questo perché subirà una decomposizione, un collasso sotto il peso delle sue contraddizioni e la violazione delle  sue dichiarazioni elettorali, non potendo evitare la responsabilità per le politiche che è costretta ad attuare e i compromessi con i dirigenti della’élite economica sovranazionale. Una grossa questione per l’era post-SYRIZA è quali riserve politiche il sistema ha per gestire la crisi in Grecia. Una prova ulteriore dell’instabilità evidente del governo attuale che accelererà la crisi e il suo crollo, non è rappresentata solo dalla tendenza pluralistica dei suoi componenti, ma anche dalla collaborazione con ANEL di estrema destra.

È un dato di fatto che questo governo deluderà molti elettori di SYRIZA, esattamente per le aspettative che ha creato e per il suo profilo “di sinistra”. Già le dichiarazioni del nuovo governo la notte delle elezioni, da parte del Premier, Tsipras, secondo le quali non si sarebbe entrati in conflitto con istituti di credito ed élite economica sovranazionale, presagiscono prossimi compromessi. Perché non esistono vie di mezzo fra conflitto e soggiogamento. E dato che il nuovo governo non creerà conflitto, dovrà assoggettarsi.

Ciò che abbiamo affermato come “Lotta Rivoluzionaria” è dimostrato, ovvero né SYRIZA né qualunque altro partito del regime vuole fare la guerra all’élite economica sovranazionale e agli istituti di credito e il loro unico interesse è l’autorità, assicurarsi la torta del potere. Già la questione dell’abolizione delle convenzioni del memorandum, come alcuni membri di SYRIZA avevano propagandato prima delle elezioni, è qualcosa del passato, ora dentro l’orologio della storia, sostituito da quanto atteso, la rinegoziazione del memorandum e del debito.

Ciò significa che non rifiutano il memorandum o il debito, cioè le catene per il popolo greco. Anche prima che “il gallo cantasse” si è consumato il primo principale tradimento e si è avuta la violazione delle dichiarazioni pre-elettorali per le quali sono stati votati. Anche se affermano che stanno sospendendo il completamento di alcune privatizzazioni, quali quella parziale del porto del Pireo (OLP) e della Società Nazionale per l’Elettricità (DEI) o della Società Pubblica per il Gas Naturale (DEPA), dichiarano che rispetteranno ancora le convenzioni esistenti e che lo fanno per favorire gli investimenti, in particolare per sfruttare la gente, i lavoratori e le risorse naturali del Paese in favore del capitale. Lafazanis, ministro per la Ricostruzione Produttiva, l’Ambiente e l’Energia, nonché membro della piattaforma di sinistra e difensore della drachma (valuta greca prima dell’euro) ha sostenuto di essere per la privatizzazione della DEPA ma ha anche detto che tutti i memorandum saranno aboliti man mano.

Quanto al nuovo ministro dell’Economia, Varoufakis, questi afferma che è a favore della privatizzazione, ad esempio di OLP. Il Premier, Tsipras, su Bloomberg assicura che il Paese non verrà mano agli obblighi contratti con la Banca centrale europea (BCE) e il Fondo monetario internazionale (FMI), mentre Varoufakis all’incontro di Parigi con la sua controparte francese dice di essere favorevole alla stipula di un nuovo contratto o a un nuovo accordo con i soci-finanziatori. Vale a dire, adozione di un nuovo programma, indipendentemente dal fatto che si chiami memorandum o meno, con l’imposizione di nuove misure, tagli o modifiche strutturali correttive. Lo ha ripetuto al banchetto organizzato nella City di Londra da Deutsche Bank e Merrill Lynch. Vorrei ricordare che il precedente governo Samaras stava per adottare nuove misure dopo l’ultima stima fatta dalla Troika (FMI-UE-BCE) con un nuovo programma che, secondo loro, non sarebbe stato un nuovo memorandum.

La rinuncia di SYRIZA rispetto alle dichiarazioni pre-elettorali continua senza sosta sotto il peso degli istituti di credito e specialmente dopo la decisione della BCE di non accettare le obbligazioni greche, decisione sebbene con effetto dal 28 febbraio quando scadrà l’attuale programma di memorandum, cosa che avverrà molti giorni prima per esercitare pressione sul governo greco a sottomettersi, con la paura della liquidità, della mancanza e della bancarotta, perché le riserve di liquidità del Paese stanno divenendo sempre più scarse. Così i regressi, le contraddizioni palesi e le auto-smentite di affermazioni e dichiarazioni continuano. Sebbene Varoufakis, incontrando Dijsselbloem abbia parlato di strappare il memorandum, nella riunione con il ministro delle Finanze tedesco, Schaeuble, ha detto che rispetterà il 67% degli obblighi derivanti dal memorandum.

Il nuovo vice-ministro dell’Economia, Valavanis, malgrado avesse inizialmente richiesto le dimissioni del TAIPED (Fondo di sviluppo delle risorse della repubblica ellenica) con la prospettiva di svilupparlo, la settimana dopo ha annullato la sua decisione in seguito agli sviluppi intervenuti. Altrimenti, continuano a ingannare il popolo sulla fine dell’era del memorandum. Sono i più volgari mercanti di speranza di un intero popolo.

Già con le prime avvisaglie di quanto abbiamo scritto come “Lotta Rivoluzionaria” pochi giorni dopo le elezioni, quando abbiamo attaccato il Controllo di gestione della Banca di Grecia, si sono manifestati l’inattuabilità e l’utopismo delle proposte socialdemocratiche di SYRIZA con il suo totale arretramento su tutte le questioni riguardanti la gestione della crisi e la sua trasformazione in partito socialista-neoliberale. Non si è mai verificato un rifiuto delle promesse pre-elettorali nella storia della politica greca più rapido di quello di SYRIZA.

La politica del governo di SYRIZA-ANEL non differisce da quella dei suoi predecessori e prima o poi porterà al suo fallimento politico e al collasso, come è stato per  i suoi predecessori. Si devono tagliare completamente le catene che trattengono il popolo greco, in particolare il debito e il programma di memorandum per il salvataggio.

Non si deve negoziare il loro prolungamento. Questo può essere fatto dopo una rivoluzione solo con il popolo in armi e succede con il non riconoscimento e la cancellazione unilaterale di tutto il debito, l’abolizione del memorandum e l’annullamento di ogni debito contratto dal popolo verso le banche, la restituzione di piccole proprietà di cui le banche si sono appropriate, l’abolizione del sistema bancario e la socializzazione degli attivi bancari.

Così come la riappropriazione e socializzazione della ricchezza del Capitale e dello Stato, delle grandi imprese e della multinazionali.

Una riappropriazione che comprenderà liquidità, beni mobili e immobili. La ricostruzione economica sarà finanziata e supportata materialmente in base all’autogestione e autorganizzazione. Così come la ricostruzione produttiva e industriale, la ricostruzione della produzione agricola e l’autorganizzazione della vita sociale sarà sostenuta ovunque. Solamente un tale processo rivoluzionario fornirà una soluzione alle sofferenze prodotte dalla crisi capitalista. Si elimineranno divisioni sociali e di classe, si affiderà la gestione dei problemi sociali al popolo, tramite strutture autorganizzante e autogestite, attraverso un sistema confederale di assemblee popolari e di consigli dei lavoratori che avvieranno il comunismo libertario.

Pertanto, è dovere di tutti i combattenti, è dovere dell’area anarchica-antiautoritaria, di tutti noi lavorare per la creazione di un movimento rivoluzionario per il sovvertimento  del Capitale e dello Stato e sfruttare il fallimento politico dei pagliacci di SYRIZA e del sistema politico in generale.

NESSUNA TREGUA – NESSUNA ASSIMILAZIONE
COSTRUIAMO UN MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO
ARMATO di CONTRATTACCO PER IL SOVVERTIMENTO DELLO STATO E DEL CAPITALE

Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria
carcere di Domokos

08/02/2015

Giornate di mobilitazione in tutta Italia contro gli allevamenti di visoni

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FERMIAMO TUTTI GLI ALLEVAMENTI DI VISONI !
Dal 16 al 21 Marzo 2015 giornate di mobilitazione in tutta Italia

Ci volevano seppellire ma
dimenticavano che siamo semi
da un manifesto solidale

Il discorso della crisi economica continua ad essere la forma per giustificare e legittimare ogni pratica di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sugli altri animali e sulla Terra.
Consideriamo la presenza e l’apertura di allevamenti di visoni come una delle manifestazioni evidenti di una crisi ben più profonda che sconvolge le relazioni sociali e politiche di ogni essere vivente. Se il territorio delle province di Bergamo e di Cremona ne è particolarmente esposto, le logiche di dominio e le più diverse forme di prevaricazione si possono rintracciare in tutti i territori. Per questi motivi sentiamo l’esigenza di coinvolgervi e, insieme, dare vita a nuove pratiche ed esperienze che puntino ad una riappropriazione di metodi autogestionari di lotta perché questa sia veramente diffusa, condivisa e costruita dalla base. Coinvolgervi è un modo, per noi, di opporci alla diffusione di pratiche e discorsi animalisti ambigui che fanno dello spettacolo del dolore, della delega, del pietismo e dell’apoliticità il “nuovo discorso” sull’animale.
Discorso che, di fatto, si allontana dal senso profondo e radicale della liberazione animale che è, invece, una continua riflessione e azione politica per scardinare ogni pratica di dominio. E per questo che abbiamo pensato di moltiplicare i luoghi della mobilitazione, i pensieri, i modi, le proposte affinché ognuno, a partire dal “proprio” territorio, possa dare contenuto alla liberazione animale. Così è nata l’idea di una prima settimana di mobilitazione durante la quale ogni realtà e individualità potrà contribuire a proprio modo a diffondere l’urgenza di fermare gli allevamenti di visoni e non solo.
Scrivendovi abbiamo il desiderio che si riesca e si possa costruire una rete che, seppur in questo momento, passa dal virtuale attraverso questa mail, non si fermi a questo ma diventi una realtà concreta che si incontra, agisce e si coordina. Questo è, per noi, un modo per non farci travolgere dalla crisi delle relazioni.

E’ con lo stesso obiettivo che vorremmo chiudere e rilanciare queste giornate di mobilitazione con una biciclettata qui a Bergamo alla quale vi chiediamo di partecipare. Una rumorosa e creativa Critical mass per dare voce alla critica contro qualsiasi progetto di allevamento e contro ogni forma di sfruttamento verso ogni animale, il giorno sabato 21 marzo. Giornata che ci piacerebbe concludere con una riflessione collettiva su come ridare vitalità e senso ai territori delle pratiche nel segno della liberazione animale.
Una giornata simbolica: l’inizio della primavera. Una giornata in cui spargere i semi di continue, necessarie, urgenti prese di coscienza sui discorsi e i linguaggi che sempre più spesso vengono utilizzati come un grande alibi per giustificare l’ingiustificabile ed incentivare sempre più l’adesione e la complicità a questo sistema di annientamento. Sicuramente le responsabilità dell’attuale situazione di sfruttamento generalizzato, di disagio e miseria non vanno attribuite ad un singolo settore “sbagliato” ma all’intero sistema che nella sua concezione di mondo condanna, a priori, l’esistenza di animali, umani e non, e della sopravvivenza della Terra stessa.

Non casualmente, gli allevatori stessi, ricorrono ad un subdolo discorso che fa della “necessità” il movente delle loro pratiche per far fronte alla “crisi” economica: dal nostro punto di vista, questo stesso dire, svela la fallacia del loro discorso che, di fatto, non fa altro che mostrare gli interstizi nei quali si insinua piuttosto una grave e costante deresponsabilizzazione verso ogni forma vivente.

Per la liberazione di tutte gli animali!
Contro gli allevamenti di visone e i mondi che li producono!

Coordinamenti Liber*Selvadec
Bergamo, 2 Febbraio 2015

Per informazioni:
liber.selvadec@inventati.org
liberselvadec.noblogs.org

Grecia: Sciopero della fame dei detenuti nella prigione di Domokos Kostas Gournas e Dimitris Koufontinas

carcereNoi, Kostas Gournas [membro di Lotta Rivoluzionaria] e Dimitris Koufontinas [membro dell’organizzazione 17 Novembre], prigionieri politici detenuti nella prigione di tipo C a Domokos, iniziamo uno sciopero della fame da lunedì 2 marzo 2015.

Lottiamo per l’abolizione degli art. 187 e 187A del codice penale, per la revoca della legge d’emergenza che prevede misure speciali con cui le autorità cercano di criminalizzare e distruggere i loro oppositori politici.

Lottiamo per l’abolizione dei tribunali speciali e dei tribunali militari eccezionali, questa struttura per lo sterminio di coloro che lottano, fatta di accordi speciali, leggi speciali incostituzionali, uso empirico e fraudolento della prova (ad esempio, riguardo il DNA) e l’apporto di prova speciale.

Lottiamo per l’abolizione di tutte le leggi repressive speciali fatte contro gli oppositori e le mobilitazioni popolari.

Chiediamo l’immediata abolizione delle prigioni di tipo C, simbolo dello stato d’esenzione dei prigionieri politici e d’intimidazione verso la società che resiste.

Chiediamo l’immediato rilascio di Savvas Xiros. Ormai da 13 anni, le autorità metodicamente e in modo vendicativo lo annientano, provocandogli danni irreparabili fino al 98% di disabilità.

La repressione è l’altra faccia dell’austerità, la lotta del movimento popolare contro l’austerità è inscindibile dalla lotta contro la repressione e, in particolare, contro questo regime permanente dello stato d’emergenza. Chiediamo il sostegno da tutta la società in lotta.

Questa lotta dei prigionieri politici, le proteste e gli scioperi della fame hanno lo scopo di mandare un messaggio di resistenza al popolo greco. Siamo quelli che ci assumiamo la responsabilità delle nostre scelte, ci occorre essere uniti e determinati, perché il nostro destino è nelle nostre mani. Questa è la nostra missione per la nostra dignità, per le future generazioni.

La speranza sta solo nella lotta.

Prigione di tipo C a Domokos
2 marzo 2015

Kostas Gournas
Dimitris Koufontinas

spagnolo | portuguese | francese

Prigione di Domokos, Grecia: Sciopero della fame di Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria

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Negli ultimi 15 anni e, specialmente dopo lo scoppio della guerra contro il “terrorismo”, in campo internazionale il sistema capitalistico ha assunto caratteristiche totalitarie, al fine d’imporre la dittatura dei mercati, gli interessi dell’élite finanziaria sovranazionale emersi dalla procedura della globalizzazione del sistema con la fine del bipolarismo. In tale contesto, la repressione, strumento dell’arsenale legale e penale di cui gli Stati si servono nella nuova situazione globalizzata per contrastare i nemici politici del nuovo ordine delle cose e, in particolare, la minaccia dell’azione rivoluzionaria armata, assume grande importanza e applicazione per la riproduzione del sistema, specialmente negli anni recenti con l’esplodere della crisi finanziaria globale.

Lo Stato greco, costruito sul capitale sovranazionale, da un lato ha adottato le riforme neoliberali imposte dalla UE, dall’altro ha aggiornato l’arsenale legale e penale secondo le esigenze della “guerra contro il terrorismo” lanciata a livello internazionale. Per questa ragione, nel 2001 il governo ha votato, con la legge A contro il terrorismo, l’art. 187 del codice penale (organizzazione criminale). Nel 2009, subito dopo la rivolta del dicembre 2008, il governo ha votato la legge contro il cappuccio, nel 2010 ha inasprito l’art. 187 A. In seguito a un’ordinanza legale generale, nel 2012 il governo ha imposto il prelievo forzato del DNA e, infine, nel corso dell’estate 2014 ha approvato, quale logica conseguenza della sua politica repressiva, la legge sulle prigioni di tipo C per i prigionieri politici.

In tutti questi anni l’attacco repressivo dello Stato si è sempre più intensificato parallelamente alle riforme neoliberali adottate dai governi greci. Inoltre, tale attacco è stato rafforzato dopo l’esplosione della crisi finanziaria globale, la rivolta del dicembre 2008 e in seguito alla subalternità del Paese al FMI, alla UE e alla BCE, attraverso l’accettazione del primo Memorandum nel 2010.

Per la maggioranza della società si tratta di un regime delegittimato a causa della rapina sociale perpetrata contro la società greca, il che per un’elevata percentuale di popolazione produce fame, povertà e miseria, migliaia di morti suicidi, malattie, mancanza di beni di prima necessità, migliaia di senzatetto e migliaia di persone che pescano il cibo dalla spazzatura o mangiano alla mensa dei poveri. Quanto sopra sta creando le condizioni opportune per la prospettiva di una rivoluzione e un rovesciamento del regime, che è responsabile della crisi e di tutte le sofferenze.

Lo svolgimento del controllo e della gestione della crisi capitalistica da Syriza, dopo le elezioni del 25 gennaio 2015, non rappresenta una modifica sostanziale della situazione. Malgrado le promesse fatte prima delle elezioni inerenti l’abolizione delle convenzioni contenute nel memorandum e la riduzione del debito, la politica del governo di Syriza non si differenzia da quella dei suoi predecessori. Ciò può essere dimostrato dall’ampliamento dell’attuale programma di salvataggio. Anche se si usano trucchi nella comunicazione quali non chiamare ciò “memorandum” o non dire “Troika” (FMI, UE e BCE), le considerano istituzioni. La verità è che Syriza ha accettato il memorandum e il debito e firmerà un nuovo memorandum di salvataggio dopo che sarà prorogato l’attuale.

Come membro di Lotta Rivoluzionaria e come prigioniero politico detenuto nelle carceri di tipo C credo che l’unica via d’uscita sia la scelta della rivoluzione armata popolare e sociale e il rovesciamento del regime può dare una spinta per superare la crisi e può ribaltare il memorandum, le convenzioni di finanziamento e cancellare il debito. Come membro di Lotta Rivoluzionaria e come prigioniero politico detenuto nelle carceri di tipo C, durante la lotta dei prigionieri politici contro le legislazioni speciali “contro il terrorismo”, i tribunali e le prigioni speciali, dal 2 marzo 2015 partecipo a un sciopero della fame. Chiediamo:

1) abolizione della legge A “contro il terrorismo” emanata nel 2011, dell’art. 187 (organizzazione criminale)
2) abolizione della legge B “contro il terrorismo” emanata nel 2004, dell’art. 187A (organizzazione terroristica)
3) abolizione della “legge sul cappuccio”
4) abolizione della legge sulle prigioni di tipo C
5) rilascio del prigioniero Savvas Xiros (condannato nel caso dell’organizzazione 17 Novembre) per motivi di salute.

Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria
Prigione di tipo C a Domokos

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[Italia] “Rompere le righe”: Materiali di lotta contro la guerra e il mondo che la produce

Obiettivo del blog romperelerighe.noblogs.org: avvicinare geograficamente e mentalmente il problema della guerra, cuore di questo mondo e della società. Dare al militarismo un nome, un cognome ed un indirizzo come solo modo per spezzare la complicità con i signori dello sfruttamento e della morte e per rompere con la dinamica individuale della servitù volontaria.

“Rompere le righe”, allora. Il titolo non rinvia soltanto al vecchio slogan antimilitarista a favore della diserzione, ma anche alla necessità di sottrarsi all’inquadramento dei cervelli. Righe ben allineate, infine, sono quelle che ci impediscono di comprendere le conseguenze catastrofiche di una società sempre più in guerra con gli uomini e la natura. Rompere le righe significa allora disertare luoghi, parole e logiche dominanti e cercare testardamente un diverso modo di vivere. Rompere le righe significa anche ripetere quelle piccole banalità di base che il pensiero astratto ignora o nasconde ( ad esempio che sul cemento non cresce niente, oppure che non ha molto senso dichiararsi contro la guerra senza poi fare nulla contro le basi che la rendono possibile …). Come si vede, un percorso di resistenza e di liberazione non privo di incognite e di difficoltà. Un percorso tutto da inventare” (da “Rompere le righe”, n. 7, maggio 2009).

Il foglio e l’omonimo blog erano nati come strumenti della lotta contro la costruzione di una base militare a Mattarello (Trento Sud). Il progetto della base è stato alla fine ritirato da Governo e Provincia, ufficialmente in ragione dei tagli al bilancio della Difesa. Vergognosamente, vari politici che mai avevano speso una parola contro la base di Mattarello si sono rallegrati degli ettari di terreno non invasi dal cemento in seguito al cambio di programma governativo. A noi piace pensare che l’opposizione al progetto – in cui siamo stati attivi dall’inizio alla fine – abbia avuto il suo peso nella decisione delle autorità. I lavori veri e propri non erano ancora cominciati, ma su circa un ettaro dei 28 espropriati (e profumatamente pagati ai contadini della zona) era stata fatta una spianata. I lavori preliminari erano stati bloccati più volte e qualche mezzo delle ditte coinvolte incendiato.

La natura ha poi fatto il suo corso. Ed ora la spianata sembra quasi un boschetto, con le piante che hanno bucato il cemento. Esempio di come le costruzioni dell’uomo siano cose effimere rispetto ai cicli della Terra.

Di quei cicli ci sentiamo figli e figlie, pronti a bucare ogni cemento, a spezzare ogni gabbia che trattiene e rinchiude. Con l’abbandono del progetto di Mattarello certo non è certo scomparso il militarismo in Trentino. Non si ragioni, quindi, di sotterrare l’ascia.

A che punto siamo?

La guerra è dappertutto. Con questo blog vogliamo raccogliere materiali ed elaborare riflessioni contro la guerra ed il mondo che la produce. Infatti non ci viviamo la tensione antimilitarista in “senso stretto” come esclusivamente lotta contro la guerra (intesa nel suo significato più tradizionale), ma siamo coscienti che alla guerra “esterna” per l’accaparramento e per la spartizione delle risorse corrisponde (economicamente e socialmente) una guerra “interna” contro gli sfruttati per renderci sempre più precari, controllati e irreggimentati. Operazioni neocoloniali, guerre possibili o indirette fra Stati (l’esempio dell’Ucraina è di per se emblematico), propaganda nazionalista, aggressioni fasciste, razzismo democratico, rastrellamenti nei quartieri e guerra fra poveri sono le meraviglie prodotte dal loro mondo che ci vuole portare – in righe ben allineate – verso l’abisso. L’esempio israeliano è tristemente significativo: dove l’involucro totalitario della democrazia racchiude l’apartheid, il razzismo, la guerra “esterna” e muri e confini “interni”. Il modello gerarchico della caserma è ormai ovunque e, per esistere e riprodursi, ha la necessità di sviluppare e di utilizzare sempre più tecnologie finalizzate alla guerra ed al controllo sociale. Senza queste protesi sviluppate nei centri di ricerca, nelle Università e nei laboratori del dominio, la conservazione del privilegio e le guerre non sarebbero possibili. Questo è uno dei punti per noi fondamentali dai quali abbiamo intenzione di ripartire. La guerra, come già avevamo sostenuto da queste pagine, è sempre di più il cuore di un mondo senza cuore. Alla luce di quello che avviene sempre di più nella nostra quotidianità e attorno a noi sentiamo l’accecante urgenza di una ripresa dell’antimilitarismo, che per noi non può essere che di azione diretta.

In quest’ultimo anno, con l’esempio lampante della situazione Ucraina, stiamo assistendo ad un “ritorno del rimosso” che politici e politicanti, sociologi e buffoni vari al servizio del potere avevano cercato di nascondere o di far dimenticare. E cioè che la guerra è possibile anche nelle forme che avevamo disimparato a conoscere, e cioè come guerra fra Stati. Questa tragica possibilità si fonde sempre di più con un’altra forma di conflitto: quello contro-insurrezionale o di “polizia internazionale” (detto anche “conflitto asimmetrico o di quarta generazione”). Il nostro obbiettivo è semplice ma ambizioso, e cioè di provare a dare un contributo per una possibile prospettiva pratica al rifiuto della guerra, perché esca dalla semplice ed impotente protesta di testimonianza. Una “testimonianza” che si rende funzionale all’interno dell’opinionismo democratico. In sostanza, non si è mai fatto tanto parlare di “pace” come in questo momento dove esistono un’infinità di conflitti. Si tratta di abbandonare la mera lamentazione di fronte all’“idea” guerra per provare a passare all’attacco della “cosa” guerra nelle sue concrete e reali manifestazioni territoriali. La necessità è quella di provare ad inceppare concretamente la macchina bellica in tutte le sue varie ramificazioni.

Fabbricanti di morte a pochi passi da noi. La “Silicon valley d’Italia”: così viene definito il Trentino dai molti sacerdoti ed entusiastici fanatici del progresso e della ricerca. La provincia in cui viviamo, infatti, sia per la sua caratterizzazione sociale (un territorio tutto sommato pacificato e privo di tensioni significative), sia per il particolare status istituzionale di cui gode la “provincia autonoma”, è una candidata ideale per diventare la terra dei laboratori del dominio. In questo territorio è possibile disegnare un vero e proprio mosaico degli orrori con dipartimenti universitari saldamente legati a Finmeccanica, centri e ditte di ricerca che sviluppano sensori e nanotecnologie per alcuni dei prodotti bellici più terribili dell’ultimo decennio (ad esempio come per gli aerei senza pilota “Predator”, già impiegati in Iraq e in Afghanistan), ditte e ricerche sul controllo sociale attraverso l’informatica (come nel caso del “web semantico”), poli di ricerca e strutture trentino-israeliane (come “Create-net” a Trento) ecc. I rapporti di collaborazione con l’industria e l’accademia israeliane (responsabili di fornire strumenti e tecnologie per lo sterminio della popolazione palestinese) sono fra i più significativi in Europa. Non è un caso che il nuovo responsabile di FBK (Fondazione Bruno Kessler, un vero e proprio centro di potere in Trentino) sia Profumo, l’ex ministro della ricerca del governo Monti. Questo per far capire ancora una volta di più quanto sia strategico e fondamentale il ruolo che assume sempre più questa provincia come laboratorio di sviluppo di nuove tecnologie per i dominatori.

L’antimilitarismo come rivolta in primo luogo etica ed individuale. Nel militarismo e nel concetto di guerra si evidenzia al massimo il principio d’autorità e della gerarchia. Secondo noi l’antimilitarismo ha un fondamento che in primis deve essere di natura etica e di insurrezione individuale, scardinando all’interno di noi stessi la meccanica che crea la “servitù volontaria”, disertando la dinamica della “guerra fra poveri” e della “legge del più forte”. Questo è il primo passo per negare la propria vita alla guerra dei padroni per provare a sabotare o ad inceppare il meccanismo della guerra, in ogni forma che si presenti: dal nostro vissuto più quotidiano ai dispositivi tecnologici che rendono possibile l’esistenza di dominatori, sfruttati ed eserciti. Non ci stancheremo di ripetere ancora, come già scrivevamo, che la percezione delle proprie possibilità non è un fatto statico. Nella pratica della rottura (con la routine, le compatibilità politiche, i ruoli della società, il mito del quantitativo) si innalza la temperatura morale e si affina il piacere di vivere. In un’epoca di opinioni all’ingrosso e di passioni tristi, solo battendosi è possibile affinare le idee e allietare gli affetti. A quella “catastrofe che è ogni giorno in cui non accade “nulla” opponiamo l’occasione insurrezionale degli individui, singoli o associati fra loro. La società è un’immensa bomba ad orologeria e gli individui si dividono in coloro che non sentono e in coloro che sentono il ticchettio. Ancora una volta ci rivolgiamo a coloro che lo sentono, e lo maledicono, e non si rassegnano.