Berlino: Azione solidale con i/le 5 di Barcelona

Questa domenica diversx compagnx hanno appeso a Berlino uno striscione in solidarietà con i/le 5 anarchicx detenutx in Barcellona il passato 13 di novembre e accusatx per le forze dell’ordine ei mezzi di comunicazione di terrorismo. Nel corso dell’azione, è stato distributo un volantino con una sintesi del testo “Una mosca nera: riflessioni sull’arresto di 5 anarchici a Barcellona”.

Detenutx alla strada!

dal spagnolo, originale in tedesco

Montevideo, Uruguay: Protesta presso l’ambasciata di Spagna

escrache all’ambasciata spagnola
giovedì 5 dicembre 2013, alle 18h (concentrazione in rivera y soca)

libertà per mónica e francisco
in prigione preventiva dal 17 novembre

[Atene] Aggiornamenti sul caso di Ilya Eduardovich Romanov dalla Russia, che ha perso una mano dopo l’esplosione di un congegno esplosivo

Segue il testo distribuito durante l’evento svolto al Centro Sociale Occupato VOX, a Exarchia (Atene) il 15 novembre 2013, riguardante il compagno Ilya Romanov:

Libertà per l’anarchico Ilya Romanov

Domenica 27 ottobre 2013 di buon mattino, è esploso un congegno esplosivo dietro all’edificio dell’ufficio di reclutamento nella città russa di Nižnij Novgorod amputando la mano sinistra del compagno che ha tentato l’azione. Sanguinante, il compagno si è diretto da solo all’ospedale più vicino, e poco dopo è stato arrestato dalla polizia.

Appena dopo l’arresto all’ospedale, la polizia ha irrotto in casa sua, confiscando vari libri, computer, tutte le lettere degli anni passati in carcere e “residui chimici sconosciuti”. Il compagno si è ferito anche al volto e all’occhio sinistro, ma per fortuna sono ferite lievi. Per quanto riguarda la mano, i dottori non sono riusciti a salvare nemmeno un dito, ed è stato necessario amputargli tutta la mano. Giorni dopo, è uscito dal reparto intensivo ed è entrato, nella stessa clinica, in un altro reparto, attentamente sorvegliato dalla polizia fino ad oggi. Per ora, pendono le accuse di “rifornimento, traffico e possesso illegale di armi esplosive” sebbene sia stato poi cambiato in “fabbricazione di congegni esplosivi”.

Questo è il caso dell’anarchico di 46 anni Ilya Romanov, che i giornalisti descrivono come “una tragica figura che sembra essere uscita da Dostoevskij” e, per le autorità, non è che un “sospetto conosciuto”, ma per noi è un COMPAGNO. La nostra storia si scrive con il sudore freddo dell’azione e, spesso, con il sangue, ma mai con il fetore ammuffito del rinvio eterno. E, tenendo presente che niente nasce dal niente e le nostre vite si sviluppano in circostanze specifiche e basate su sclte concrete, non possiamo omettere una breve cronaca del compagno.

Ilya Romanov ha partecipò agli spazi anarchici dalla fine degli anni 80, organizzando i primi circoli e gruppi anarchici (degli ultimi tempi) nella sua città (che allora si chiamava Gorkij), ma era anche attivo nei movimenti di occupazioni. Nel 1998, diventò membro della Confederazione degli Anarcosindacalisti, fece conferenze sull’anarchismo, faceva circolare una rivista, oltre a partecipare attivamente alle proteste contro le centrali nucleari. Tra il 1991 e il 1992, creò la campagna di solidarietà con due anarchici detenuti per aver attaccato la polizia dei servizi segreti e, poi, si interessò sempre di creare iniziative solidali per i/le prigionierx anarchicx. Inoltre si dedicava alla propaganda delle idee anarchiche a Mosca e, fu rappresentante del sindacato di base dei/delle giovanx disoccupatx. Nel dicembre del 1998, lo arrestarono con l’accusa di “possesso di droga”, e con i metodi ben conosciuti dell’era sovietica, lo mandarono in una clinica psichiatrica, diagnosticando la sua “pazzia”, poi spedito in prigione per due anni e mezzo.

Nel luglio del 2002, lo arrestarono di nuovo a Mosca e lo mandarono a Penza, dove lo accusarono di “possesso e trasporto di esplosivi”, per quello che successe nel 1997. Bisogna specificare che la sua compagna, Larissa, con cui ha avuto due figli, è stata in carcere per cinque anni e mezzo, accusata insieme ad altre persone all’inizio del 2000, di far parte del gruppo Nuova Alternativa Rivoluzionaria, un’organizzazione di sinistra libertaria che tra il 1996 e il 1999, mise a segno vari attacchi esplosivi, come la bomba che ha distrutto il muro dell’ufficio centrale del FSB (Servizio Federale di Sicurezza della Federazione Russa, la vecchia KGB). Ilya Romanov rifiutò le accuse e negò di dichiarare, si tagliò le vene e la polizia locale lo lasciò libero. Una volta di ritorno a Mosca, venne emesso un ordine di cattura nei suoi confronti, anche se invano, perchè Ilya se ne andò in Ucraina. Il 7 dicembre del 2002, in una piccola cittadina nel sud dell’Ucraina, lo arrestarono perchè in possesso di una pistola, di una cartuccia di dinamite con detonatore elettronico e alcuni proiettili. Da qui seguirono una serie di torture e bastonate al commissariato di polizia locale e poi la prigione. All’inizio l’accusarono di un’esplosione avvenuta nella sede dei servizi segreti di Kiev nei due mesi precedenti. L’azione era stata rivendicata dall’esercito Popolare dei Vendicatori, un’organizzazione di sinistra che decise di “cominciare una guerriglia contro il sistema capitalista imperante in Ucraina”. Allostesso tempo, arrestarono altre 10 persone, che per lo più, erano del Partito Comunista Ucraino giovanile. Agli 11 arrestati si imputavano non solo l’esplosione, ma anche una serie di rapine a mano armata in gioiellerie oltre al possesso di numerose armi. Tuttx gli/le accusatx subirono torture metodiche; durante un interrogatorio unx di loro morì. Romanov dichiarò che la metà dei suoi coimputati non li conosceva, comunque non collaborò con le autorità, partecipò con gli/le altrx agli scioperi della fame, si coalizzò con gli altri carcerati, e questo lo portò ad affrontare l’isolamento. Quando nel luglio del 2004 finalmente iniziò il processo, si tagliò le vene davanti alla corte, non per suicidarsi ma per protestare. Inoltre disse che tutte le dichiarazioni fatte durante gli interrogatori erano false perchè sotto tortura e usando sostanze psicotrope. Romanov fu condannato a 10 anni di prigione, rimanendo fiero e integro fino all’ultimo giorno della sua condanna. Fu scarcerato il 7 dicembre del 2012 e tornò al suo popolo, dove lavorava come operaio in una fabbrica di pasticceria.

Solidarizziamo con il compagno Ilya, che ha dato vita alla progettualità della lotta polimorfa partecipando a molte lotte politiche. Dalle lotte sindacaliste di base alla pubblicazione di materiale, fino alle assemblee in solidarietà con i/le prigionierx politicx, attacchi incendiari ed esplosivi, utilizzando tutti i metodi per un solo obiettivo: la RIVOLUZIONE.

“Se nella storia dell’umanità, la gente avesse mantenuto il silenzio, continueremmo a vivere in un sistema feudale lavorando per i proprietari terrieri, e, inoltre, riverendoli. E’ buono che ci siano persone che non vogliono vivere tenendo la bocca chiusa.”
(da un vecchio scritto del compagno)

Chi volesse sostenere economicamente il compagno, può farlo con paypal scrivendo alla mail abc-msk@riseup.net – c’è anche una cassa di aiuto finanziario per lo stesso caso al CSO VOX (Arachovis con Themistokleous, piazza Exarchia, Atene).

Iniziativa dex compagnx, CSO VOX.

Barcellona: Presidio in solidarietà con i/le prigionierx anarchici/che

Il Venerdì 22 Novembre 2013, alle 08:30, siamo andati a mettere manifesti e distribuire volantini alla sede del giornale borghese El País, nella via Casp di Barcellona, per segnalare a questo mezzo come uno dei responsabili  della creazione della allarma sociale che ha contribuito a imprigionare ai/le nostrx compagnx anarchici/che. Si è realizzato anche una manifestazione spontanea intorno a piazza Urquinaona.

royo
Agli avvoltoi che si nutrono di toglierci dei nostri sogni e la nostra libertà, tutto il nostro odio!
Jorge A. Rodriguez Arroyo. Capo della Sezione Politica/Spagna di El País. Specializzato in terrorismo di Stato. Responsabile della diffamazione di tuttx quellx che decidono di resistere all’oppressione e all’autorità.

Il governo fa la segnalazione, ” El País” punta e la polizia arresta

Siamo venuti  alla sede del “El País” per denunciare lo schifoso ruolo che questo mezzo d’informazione ha giocato nella recente detenzione di cinque compagnx anarchici/che e la successiva detenzione di due di loro. Tuttx sono rimasti con carichi associati al terrorismo ei due incarcelatx si trovano in isolamento in regime FIES II, in attesa di processo. Che la giustizia li consideri colpevoli o innocenti, non ci importa, sappiamo già da che parte sono loro e da che parte siamo noi. Ai/le compagnx va tutto il nostro sostegno, forza e solidarietà incondizionata !

Sapiamo già quale sia il ruolo dei media in questa società, per molto progressisti che si dipingono come “El País”… tanto quelli considerati di sinistra come di destra, nel fondo difendono ferocemente l’ordine su cui si siede la società capitalista. Così, mediante la creazione dell’opinione pubblica e la diffusione dei valori e delle idee della classe dominante, cercano di estendere nella popolazione la sottomissione che cercano di estendere la presentazione e l’accettazione della vita che ci viene imposta dall’alto. Ovviamente, i democratici complici dello stato come “El País” sono nemici dichiarati di tuttx quellx che si oppongono al sistema e le sue istituzioni, soprattutto se inoltre passa dalle parole ai fatti.

Anche se non ci sorprende la forma di procedere da questx mercenarx della penna, si vogliamo segnalare ed evidenziare estxs se focalizziamo l’attenzione e evindenciar alcune cose: Fin dal primo momento, “El País” ha funzionato come cinghia di trasmissione del Ministero degli Interni e si è fatto il portavoce più diretto della Polizia Nazionale, riproducendo e ripetendo informazioni distorte e false per creare deliberatamente il clima giusto per incarcerare. D’altro canto, hanno aumentati il già generalizzato linciaggio mediatico diffondendo i nomi e le fotografie degli/le arrestatx, cosa considerata illegale ( pur essendo così democratici, si saltano le loro leggi). E in nessun momento, hanno lasciato di intossicare costantemente con il legame tra anarchismo e terrore, tra l’anarchismo e la violenza, arrivando ad affermare che il movimento anarchico coppia di Al Qaeda la sua forma organizzativa, cosa ridicola e assurda per chiunque conosca minimamente il funzionamento senza gerarchie e in rete che sostiene l’ideale anarchico da oltre più di un secolo.

La creazione del nemico interno( gli anarchici, in questo caso) è stata una strategia storica del potere politico per criminalizzare e reprimere il dissenso e garantire una governance sociale. In questo clima sociale e politico sempre più teso per la mal chiamata crisi, è chiaro che temono che le pratiche e le idee anarchiche si estendano sempre di più tra le persone e settori, come del resto è già in corso da un po’.

Che gli sbirri del Potere e complici della repressione, come “El País” sappiano che noi anche abbiamo i mezzi e le capacità per puntargli e che non perderemo nessuna occasione per farlo. Che non venga dimenticato!

Contro tutte le autorità !
La repressione non ci fermerà!
Solidarietà e forza per gli/le anarchici/che detenutx!

fonte

Messico: Scritto della compagna di Mario González

1463708_584378938284755_1666362741_n
Mario: Le griglie non arreterano il tuo spiritu

Nonostante la confusione che c’è stata per l’informazione data in alcuni mezzi di comunicazione vi confermo che la decisione di Mario dopo il costretto ricovero nel ospedale di Tepepan è di continuare lo sciopero della fame che lui sostiene chiedendo la sua libertà dal 8 Ottobre scorso, lui sta perdendo peso e siamo in allerta costante riguardo la sua salute, ma è tranquillo; la difficoltà supplementare che lui si ha trovato è che finora in ospedale dicono che non c’è diritto di fare telefonate, e in più il personale del ospedale-prigione continua ad affermare che non conoscere il motivo perché a lui l’hanno ricoverato lì, invece nessuno dà una spiegazione del perché continuara internato, e di nuovo Mario è messo in questione di frequenza sulle ragioni per cui egli è in sciopero della fame; il trattamento del personale di polizia di questo posto è stato estremamente violento anche per me, il Venerdì 22 di notte prima di poter entrare a vedere Mario sono stata aggredita da diversi poliziotti chi mi hanno impedito l’accesso colpendomi con forza. Esigo l’alto alla persecuzione, criminalizzazione  e prigionia contro il mio compagno, così ceme il suo immediato rilascio, basta già di umiliazioni e violenza di stato.

Nuria
compagna di Mario
(23 novembre 2013)

Veracruz, Messico: Striscione solidale con Mario González

manta 1 manta 3 manta 2Arrendersi? Né anche quando alla fine del cammino, senza nessuna uscita di salvezza mi trovi di fronte al muro della morte
Severinno Di Giovanni

Libertà per Mario González, più da 40 giorni in sciopero della fame.
Fuoco al carcere! Viva la anarchia!

Mandiamo questo gesto solidale al nostro compagno Mario González facendo presente che la solidarietà fra anarchici non è solo parola scritta

Animo, Compa!
Cerca di fare vivere l’anarchia!
Abbasso le prigioni e la società che le sostiene.

Lo striscione è stato appeso il 21 Novembre sull’Avenida Lazaro Cardenas davanti ad edifici pubblici dove si processa, se condanna, si riproducono le leggi e si progetta la dominazione e la merce in Xalapa, Veracruz

fonte

Zadar, Croazia: Attacco nazi-fascista all’Infoshop Iskra – questo è il terzo

IskraNella notte tra il sabato e la domenica (16/17 novembre 2013) i nazi-fascisti locali hanno attaccato lo spazio anarchico “Infoshop Iskra”  (“Scintilla”) a Zadar. Gli aggressori hanno distrutto tutti i vetri e lasciato scritte sui muri che inneggiano agli ustascia (i nazi-fascisti croati) e alla “guerra patriottica” degli anni Novanta, corredate da una svastica. Comunque, non si tratta di una novità, perché è già il terzo attacco che “Iskra” subisce negli ultimi due anni (i primi due nell’agosto e nel novembre del 2011). Il terzo è avvenuto alla vigilia della commemorazione della “caduta” della città di Vukovar nelle mani dell’esercito serbo, quando le menti dei nazionalisti/fascisti croati sono all’apice della loro irrazionalità aggressiva.

Infoshop Iskra è un’iniziativa che ha dato vita ad un luogo di lettura e ad una biblioteca di testi anarchici e libertari, situati nel circolo dei libri “Knjigozemska”, all’indirizzo R.K. Jeretova 5 a Zadar. Negli stessi spazi si trovano anche un punto per “Prendi/Lascia” e un’officina per le bici. Il collettivo dell’infoshop è attivo nel campo dei cambiamenti sociali radicali basati su idee libertarie.

fonte

Kulon Progo, Indonesia: Scarcerato il campesino Tukijo

Finalmente, la mattina del 3 ottobre del 2013, Tukijo è uscito dalla prigione di Yogyakarta riabbracciando la sua famiglia, i/le campesinx di Kulon Progo e alcunx solidalx. La gioia era incontenibile dopo la dura prova affrontata, una prova senza senso se non il desiderio di vendetta.

Tukijo è uno dei mille campesini della costa di Kulon Progo che difendono la terra dall’impresa mineraria australiana in collaborazione con il leader feudale locale. La polizia lo prese dal suo campo nel maggio del 2011 e fu condannato a 3 anni di prigione per aver impedito ai lavoratori della miniera di passare per la terra.

Dopo quasi due anni e mezzo di prigione, Tukijo ora potrà tornare alla terra dove coltivava peperoncino e angurie, poichè Indomines non le ha preso la terra ricca di sabbia ferrosa. Infatti, vi è stata una caduta del prezzo delle azioni, la domanda di ferro della Cina è diminuita, questo grazie alla resistenza determinata dai/dalle campesinx, così i piani dell’impresa mineraria sono stati rimandati e ancora rimandati.

Però la minaccia della miniera riamane. Notizie preoccupanti sono arrivate nelle ultime settimane ai campesini dall’altra parte dell’area minearia accettando depositi dell’impresa e accedendo alla vendita delle terre. E’ stato uno shock per il resto dei/delle campesinx, che si sono coinvoltx maggiormente nella resistenza alla miniera, e sono più determinatx nella lotta, anche se per il momento osservano le debolezze dell’impresa.

I/le campesinx di Kulon Progo hanno vissuto sulla terra per generazioni e hanno sviluppato le loro tecniche per rendere fertili e produttive le dune arenose, e lottano contro i leaders feudali locali (il Sultano Hamengkubuwono X e Paku Alam), che reclamano la proprietà definitiva di tutte le terre della Regione speciale di Yogyakarta, di cui non hanno nessuna proprietà assoluta. E’ un’affermazione dubbiosa risalente ai tempi coloniali, vietata dalla Legge agraria Indonesiana del 1960. Tuttavia, il Sultano sta cercando di rafforzare la propria posizione giuridica a premere per nuove leggi. L’anno scorso è stata approvata una legge sulla “peculiarità” di Yogyakarta, e la settimana prossima, il consiglio legislativo provinciale di Yogyakarta, probabilmente, approverà una legge che appoggierà il sistema feudale.

Nella regione di Yogyakarta, molta gente non sa che il Sultano ha messo gli occhi sulla terra – forse sono orgogliosi di vivere in una zona dove la cultura giavanese è ancora molto forte o vedono il sistema vigente come il migliore a protezione della corruzione dilagante che crea tanti problemi in quelle zone. Ma altre comunità sono coscienti di tutto questo e resistono. Oltre ai/alle campesinx di Kulon Progo, la comunità di Parangkusumo è un’altro esempio. Questo popolo costiero dista qualche kilometro da una famosa spiaggia turistica a Parangtritis e sta resistendo allo sgombero. La ragione dello sgombero è di carattere moralista, infatti il governo afferma che la prostituzione continua nei locali della zona, ma è ovvio che la vera ragione è ripulire la costa per dare la possibilità al turismo di svilupparsi sempre più.

Cosicchè, anche se ci sono buone notizie con la scarcerazione di Tukijo, che può ora respirare una bella boccata d’aria marina fresca nella costa di Kulon Progo, c’è ancora molto da fare prima che i/le campesinx si possano rilassaree vedere distrutta la miniera di ferro una volta per tutte.

fonte

Messico: Lo scioperante della fame Mario González trasferito in un ospedale

22 Novembre 2013: I famigliari e l’avvocata di Mario González informano che quache ora fa il compagno Mario è stato trasferito all’ospedale Tepepan contro la sua volontà. Ricordiamo che oggi Mario compie 44 giorni in sciopero della fame. Per il momento non abbiamo ulteriori informazioni sulla sua salute. Ancora una volta facciamo un appello a mostrare la nostra solidarietà con Mario e la sua lotta.

Mario non è solo ! Libertà per tutti i compagni !

Croce Nera Anarchica del Messico.

Guadalajara, Messico: Azione solidale con lo sciopero della fame di Mario González

Il passato 20 Novembre 2013 compagni libertari di Guadalajara abbiamo uscito per le strade rivendicando la coraggiosa lotta del nostro compagno Mario González García, detenuto per le forze dello stato.

Esigiamo il suo rilascio immediato così come quella di tuttx i/le compagnx prigionieri politici di tutto il mondo, esigiamo la fine della persecuzione politica e mediatica ai gruppi e compagni libertari; non dimentichiamo né perdoniamo, ad ogni azione della repressione, un’azione sovversiva, non solo esigiamo il rilascio dei/le nostrx compagnx ma anche l’abolizione del sistema carcerario.

La nostra battaglia è epica; abbiamo come armi le nostre catene, che rompiamo nella fronte dei despoti; noi non copriremo i seni: nudi come sono gli offriamo ai colpi degli sbirri. Abbiamo sollevato il dilemma in questo modo: la vita o la morte, la vita per noi è il trionfo, la morte è la sola forza che ci può tagliare il cammino.

“Stiamo in piedi, non piegheremo il ginocchio davanti a nessun potere.
Affrontiamo il nemico, non diamo le spalle davanti ad alcun pericolo.”
Práxedis G. Guerrero, “Il pugile” (frammento)

Prigioni greche: Sciopero della fame del prigionero anarchico Rami Syrianos, in solidarietà con lo scioperante della fame Spyros Stratoulis, detenuto a Larissa

L’11 novembre 2013 il fratello Spyros Stratoulis ha iniziato uno sciopero della fame chiedendo la fine delle sue accuse riguardanti il caso “organizzazione criminale squat di Salonicco”.

A questo punto potrei scrivere chi è Spyros, parlare delle sue lotte quotidiane in venti anni di carcere, del suo spirito indomabile, della sua integrità e umanità nonostante tutte le brutalità delle celle democratiche, ma tutto ciò catturerebbe solo un frammento dei motivi per i quali definisco questo umano come compagno e fratello. Per essere capaci di trasmettere l’essenza, dovrei trovare le parole che concretamente possono esprimere il periodo lungo più di un anno che abbiamo passato insieme nel carcere di Larissa; parole che possono illustrare l’esperienza densa di essere a contatto con un altro essere umano per 24 ore al giorno; condividere ogni momento, gioia, dolore, difficoltà, speranza; pensieri, idee, sogni. Dovrei trovare le parole che esprimono in modo conciso il significato unico di riuscire, anche nel particolare spazio e tempo della prigione, a dire: Io non sono solo.

Spyros ha iniziato lo sciopero giorno 11 Novembre. Oggi, giorno 21 Novembre, è il decimo giorno della sua lotta.

Da oggi, inizio lo sciopero come atto solidale con Spyros; come atto che riflette nient’altro che la sua umanità merita, e si collega alle esperienze che abbiamo vissuto e che condividiamo ancora adesso anche se rinchiusi in posti diversi.

Solidarietà è chiamare compagno un altro umano, volendo dire con ciò: insieme nei momenti favorevoli, nelle lotte, nei momenti duri, fino alla fine.

Fratello, tieni i momenti buoni, il coraggio, e continua ad avanzare…

Fino alla vittoria.

Rami Syrianos
Prigione di Domokos

Grecia: Testo di Kostas Gournas, membro prigioniero di Lotta Rivoluzionaria

SOLIDARIETÀ A SPYROS STRATOULIS

Certe volte è sufficiente guardare qualcuno negli occhi per vedere se si è “sicuri”. Soprattutto in prigione dove gli sguardi limpidi sono pochi.

Spyros Stratoulis è l’incarnazione della passione per la libertà. È in sciopero della fame dal 11 novembre 2013 perché dopo 21 anni di carcere, gli hanno tolto il beneficio dei giorni di permesso ottenuti solo un anno fa, a causa di costruite accuse che lo implicherebbero con un caso riguardante gli squat a Salonicco.

Spyros fino ad ora è stato obiettivo delle autorità a causa della sua attitudine combattiva in carcere. Questo metodo mostra l’aspetto vendicativo dell’autorità che vuole imprigionarlo a vita.

Non lasciamo il combattente Spyros Stratoulis ostaggio nelle mani dei meccanismi giudiziari-polizieschi.

Kostas Gournas
Prigione di Koridallos

Grecia: Rilasciati Polykarpos Georgiadis e Vaggelis Chrisochoidis

I compagni Polykarpos Georgiadis e Vaggelis Chrisochoidis sono stati arrestati nell’Agosto 2008, accusati di rapina e del sequestro dell’industriale Mylonas. In appello, nell’Aprile 2012, le sentenze vennero ridotte di 22 e 12 anni circa.

I due hanno negato la partecipazione al sequestro, dimostrandosi però sempre solidali con il fuggitivo Vassilis Palaiokostas – accusato nello stesso caso e ad oggi fuggitivo.

Vaggelis e Polys hanno ottenuto la libertà condizionale, rispettivamente ad Agosto e Settembre 2013.

Libertà per tutti i/le prigionieri/e della guerra sociale!

Atene: Striscione solidale con i/le 5 compagnx arrestatx a Barna il 13 novembre

Lunedì, 18 Novembre, alcunx membri di Contra Info hanno appeso uno striscione nella piazza Exarchia (Atene), in solidarietà con i/le cinque compagnx arrestatx il 13 Novembre a Barcellona, accusati con la legge antiterrorista per le azioni dirette rivendicate dal Comando Insurrezionale Mateo Morral.

I/le compagnx, dopo che sono statx spostatx da Barcellona a Madrid, hanno trascorso quattro giorni in isolamento, finché finalmente sono passatx a disposizione giudiziale il 17 Novembre. Dopodiché Rocío Yune, X.X. e Gerardo Formoso sono uscitx in libertà con carichi giudiziali e il ritiro dei passaporti, mentre si è dichiarata la custodia cautelare senza cauzione a Mónica Caballero e Francisco Solar.

Lo striscione recita: “Libertà per x 5 compagnx arrestatx il 13/11 a Barcellona. Solidarietà e azione oltre ogni frontiera”.

Dalla nostra trincea controinformativa, inviamo tutta la nostra forza ai/le 5 compagnx perseguitatx e facciamo un appello perché si moltiplichino i gesti di solidarietà di fatto. Davanti alla repressione poliziesca, interstatale e dei media, non siamo dispostx a fare nessun passo indietro.

Fuoco alle carceri ! Fuoco alle frontiere !

Stato Spagnolo: Aggiornamento sui compagni arrestati il 13 novembre 2013

In 17 Novembre, a seguito della decisione dell’Udienza Nazionale a Madrid, è stata disposta la custodia cautelare (molto probabilmente FIES) per Mónica Caballero e Francisco Solar. Mentre i compagni Gerardo Formoso, X.X e Rocío Yune sono stati scarcerati dopo 5 giorni di detenzione in isolamento, il passaporto gli è stato ritirato e rimangono con l’obbligo di firma periodica nei tribunali.

I reati per i quali sono stati accusati sono :
– appartenenza ad un’organizzazione terroristica,
– attentati terroristi (collocazione dell’artefatto a Saragozza),
– cospirazione per la commissione di attentati terroristi (presunti progetti per un attentato al monastero di Montserrat a Barcellona).

Ricordiamo che la compagna Mónica è vegana (rimanendo tale anche durante la sua carcerazione in Cile nel 2010) ed è un punto da tenere presente nella sua quotidianità, dovunque si trovi.

Compagn* non dimenticate e non lasciamoli soli!
Libertà per Monica e Francisco!

Aspettiamo maggiori informazioni.

Santiago, Cile: Presidio solidale con Monica Caballero e Francisco Solar

mitin3 mitin2 mitin1Davanti all’ambasciata spagnola in Cile alle 13:00 del pomeriggio di Sabato, ci siamo trovati in circa 20 compagn* con striscioni e urla per il rilascio di Monica Caballero e Francisco Solar, prigionieri dello Stato spagnolo.

Prima di tutto ci hanno controllato l’identità e l’appartenenza. Siamo stati ricevuti da un contingente che aumentava sempre più, 3 posti di blocco mobili oltre a poliziotti in moto. Quando stavamo per andandarcene sono arrivati gli antisommossa portandoci via lo striscione e dopo un ordine si sono scagliati contro tutti per arrestarci. 14 compagn* sono stati trattenuti alla stazione di polizia 19 per poi essere trasferiti al 33 di  Nuñoa “perchè lì ci sono le celle di sicurezza”. Tre compagn* sono stat* duramente picchiat* e uno è stato investito da una moto, per fortuna senza subire gravi danni. Alle 7 di sera sono scesi in piazza con un avviso di sanzione per la violazione del codice della strada. Un compagno è stato arrestato per precedenti ed è stato portato oggi (domenica) in tribunale. Siamo in attesa di notizie, forse verrà rilasciato oggi.

Con tutto questo sfoggio di potere e di repressione sproporzionata non fanno altro che confermare che è tutto uno spettacolo e che inoltre la nostra complicità in strada li disturba, come il nostro boicottaggio alla manipolazione dei media che vogliono imporci. Tutto questo non fa altro che rafforzare i nostri legami fraterni.

Perchè la nostra solidarietà è spontanea, espressa in mille modi. Perchè la solidarietà è la nostra arma ed è in strada.

Solidarietà e Libertà per Monica Caballero e Francisco Solar

in spagnolo

Cile: Estendendo i legami solidali. Scritti di alcunx giudicatx per il Caso Bombas in solidarietà con Francisco Solar e Monica Caballero

guerra-a-la-calleIl 13 novembre, sono stati detenutx da parte delle forze repressive dello Stato spagnolo, i nostri compagni Monica Caballero e Francisco Solar, accusatx del attentato esplosivo alla Basilica del Pilar in Spagna.

Davanti a questa situazione si scatena un uragano di parole pompose tra persone di entrambi i governi [cileno e spagnolo], congratulazioni dei fiscali e riciclati ministri degli interni.

Monica e Francisco sono stati detenutx nel mese di agosto 2010 nel cosiddetto Caso Bombas. entrambi affrontato con dignità e ribellione il processo nella sua contra, più di 9 mesi di prigione in regimi di alta e massima sicurezza, si rifiutarono del ricatto del fiscale, portarono avanti con il resto dei/le compagnx imputatx uno sciopero della fame di più di 65 giorni e affrontarono uno dei processi più lunghi , uscendo assolti e con le convinzioni intatte.

Il supporto della polizia e mediatico dell’accusazione che oggi affrontano x compagnx è sustentato sul processo giuridico del Caso Bombas, razzia scatenata contro gli spazi, ambienti e individualità anarchiche.

Ora i potenti cercano di riesumare il cadavere del Caso bombas, minacciando di aprire nuovi procedimenti contro di noi, davanti a questo siamo chiarx: rifiutiamo l’accusa, ma non negiamo chi siamo, le nostre idee, le nostre relazioni, il nostro passato, presente e futuro di lotta.

Non è esistita nè esiste nessuna associazione terrorista anarchica, non esistono leader informali, centri di potere o il finanziamento terrorista. Questi deliri investigativi solo cercano di incasellarci in logiche organizzative che nella pratica neghiamo. Disprezziamo i metodi del potere e davanti a questo, lo Stato ci identifica come x sospettatx di sempre e gli eternx colpevolx.

Al di là dei giri dei giudici, ministri degli interni, fiscali e giornalisti, restiamo fermi nella convinzione che il processo giudiziario avviato nel 2010 è stato una infamità che cercò di illegalizzare le relazioni di amicizia, perseguito spazi, scrisse posizione di vita e passati e presenti di lotta.

La complicità dello Stato spagnolo con il governo cileno rivela il volto terrorista di qualsiasi struttura di potere che mantiene la sua dominazione sulla base della sorveglianza e la paura.

Faciamo un forte appello alla solidarietà con Monica e Francisco, in quanto compagnx anarchicx, più in là di ogni parere giuridico come pure esprimiamo la nostra solidarietà con il resto dei/le rapitx per gli Stati di tutto il mondo.

Nonostante le distanze geografiche che ci separano oggi, ci mantiene unitx la convinzione di lottare contro il potere. È necessario avicinare realtà e sviluppare la solidarietà per rompere l’isolamento e la paura.

Monica e Francesco sono i/le nostrx compagnx e gli difenderemo delle campagne mediatiche e di polizia condotte da entrambi gli stati.

Perché tutti gli stati sono terroristi e tutte le carceri, centri di sterminio.

Solidarietà rivoluzionaria oltre ogni frontiera.

Alcuni Processatx per il Caso Bombas
13 Novembre 2013

fonte

Solidarietà con i/le 5 anarchic@ arrestati in Barcelona per l’attacco contro la Basilica del Pilar di Saragoza

Il 13 novembre alle 2:45 del mattino, a Barcellona, la Polizia Nazionale ha irrotto in casa di 4 compagn@ anarchic@, arrestandone un’altra nelle vicinanze di casa sua, in mattinata, con la accusa di aver collocato un ordigno scoppiato il 2 ottobre nella Basilica del Pilar a Saragozza. Tutt@ loro sono stati detenuti mediante la legge antiterrorista e deporranno nei prossimi giorni a Madrid, all’Audiencia Nacional, dove passeranno a diposzione giudiziale del giudice Eloy de Velasco.

Già dalle prime ore del mattino si mette in moto il dispositivo mediatico. La Polizia Nazionale fornisce le immagini del loro arresto e della perquisizione del loro domicilio. Automaticamente vengono diffuse le loro identità. Il ministro degli Interni, Fernandez Dias, appare trionfante in tutti media, orgoglioso degli arresti e dando per scontato il trionfo della legge dello stato spagnolo, che prova a incarcerare dentro le mura del carcere i/le nostr@ compagn@, sforzandosi di portare a termine la vendetta che lo stato $ileno non aveva potuto concludere attraverso la sua logica di giustizia e diritto.

L’apparato giuridico e mediatico da mesi prepara il terreno per sferrare un attacco repressivo a coloro che considera i/le più pericolos@ dentro i movimenti sociali.

In questo modo si additano gli/le antisistema e le/gli anarchic@ como i/le sol@ responsabil@ della rabbia di una manifestazione, in un tentativo di circoscrivere quella rabbia che a tratti esce dagli schemi.

Costruito il contesto, di nuovo si giocano le vecchie carte: il famoso “triangolo anarchico” dette di che parlare nella stampa galiziana, così come l’ordigno esplosivoche teoricamente sarebbe stato collocato in una sede bancaria italiana a Barcellona e a Valencia. Di nuovo riaffiorano le teorie cospiranoiche che tanto piacciono alla stampa e a molt@ lettor@. Qualche mese fa perquisirono una sede della CNT di Sabadell e arrestarono 5 anarchc@ per ipotetiche rivendicazioni su internet e possesso di materiale incendiario. Dopo 4 mesi rinchiusi in regime di alta sorveglianza (FIES-3), sono stati rilasciati con carichi pendenti. Questi ultimi arresti a Barcellona lasciano totalmente chiaro la volontà di attacco contro il movimento anarchico.

A noi non interessa giudicare se i/le nostr@ compagn@ sono colpevoli o innocenti, perchè questo è il linguaggio del potere, il linguaggio della democrazia. Non entreremo nel gioco del silenzio, né del vittimismo, nè in quello della sconfitta. Ci rattrista profondamente che i/le nostr@ compagn@ si trovino in questa situazione, ma tutt@ noi sappiamo che, prima o poi, quando si fanno concreti il nostro pensare e il nostro agire, dovremo scontrarci con la parte più reale del sistema.

Contro la collaborazione tra gli Stati, solidarietà senza frontiere con l@ compagn@!

Abbasso i muri dello Stato!
Salute e Anarchia!
Li rivogliamo tra di noi!

fonte

Italia: Sentenza nei confronti di Alfredo Cospito e Nicola Gai

prison-gateGenova, 12 novembre 2013

È stata emessa stamattina la sentenza nei confronti di Nicola Gai ed Alfredo Cospito, primo grado in rito abbreviato, per il ferimento Adinolfi, da loro rivendicato in aula nella scorsa udienza del 30 ottobre, i compagni non hanno partecipato a quest’udienza. Queste le condanne:

– 10 anni ed 8 mesi ad Alfredo
– 9 anni e 4 mesi a Nicola

Per attentato con finalità di terrorismo, art. 280, con reato ostativo (impossibilità di avere accesso a benefici, domiciliari, semilibertà, ecc. viste riconosciute le finalità di terrorismo). La valutazione del risarcimento richiesto dalle parti civili (Stato Italiano, Ansaldo Nucleare ed Adinolfi stesso) è stata rimandata ad una eventuale causa civile. La gup Giacalone si è dimostrata completamente asservita alle tesi della procura secondo cui sussistono le finalita di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico visto che, nella persona di Adinolfi, amministratore delegato Ansaldo Nucleare, è stata colpita la Finmeccanica, azienda di stato, con interessi mondiali nella produzione di sistemi di controllo e difesa.

Nella certezza di dove realmente alberghino i reali produttori di terrore indiscriminato e morte, un forte abbraccio solidale a Nicola, ad Alfredo, a quanti non si piegano alle logiche del terrore proprie del dominio.

per scrivere ai compagni
Nicola Gai 
Alfredo Cospito
C.C.Ferrara Via Arginone 327. 44122 Ferrara

più d’informazione: nidieunimaitres@gmail.com

Grecia: Lettera dei compagni prigionieri per il caso di Nea Filadelfia

windowPensiamo sia necessario divulgare alcune informazioni riguardo alla nostra sorveglianza e al conseguente arresto fatto dagli agenti dell’antiterrorismo il 30/4/13 a Nea Filadelfia. La maggioranza delle notizie sono “ufficiali” e prese dalle accuse a nostro carico. Tramite ciò siamo giunti ad alcune conclusioni in merito alla conoscenza degli agenti dei nostri “movimenti” e sui metodi di sorveglianza diretta. Aggiungiamo anche alcune parole sulle conoscenze degli agenti che abbiamo “scoperto”, ma anche sulle loro tattiche. Il ritardo è dovuto all’esitazione e alla valutazione sul pubblicare queste informazioni col rischio di aiutare il futuro lavoro della polizia. L’abbiamo valutato e abbiamo deciso che è più importante, anche se con ritardo di qualche mese, condividere queste informazioni perché è più coscienziosamente “corretto” per noi che i compagni interessati sappiano un minimo come si muove la polizia, piuttosto che restarne ignoranti.

Per molti queste cose suoneranno ovvie, ma siamo convinti che non sarà cosi per tutti. Ovviamente non possiamo fare controproposte qui, solo avvertimenti. In nessun modo vogliamo spaventare qualcuno con l’ampiezza di informazioni e la dinamica del nemico, ma dire a chi sta “cercando” ciò di cui bisogna essere a conoscenza in strada per soddisfare i propri desideri d’attacco. L’”ombra” che molte volte copre i metodi e i movimenti dell’antiterrorismo porta la gente a sopravvalutarlo, quando è vero che oltre certe cose che vengono divulgate, molte altre restano nell’oscurità. Gli agenti stessi quasi mai rivelano i loro metodi. Dall’altro lato, sebbene abbiamo preso delle contromisure, un rischio a livello individuale o collettivo rimarrà sempre in un campo soggettivo. Non importa quanti errori si fanno e continueranno ad essere fatti nella battaglia contro i forti meccanismi d’oppressione. Gli errori che sempre “costeranno” di più vanno comparati agli errori degli agenti che sono “assorbiti”. Le situazioni devono essere valutare di nuovo e gli errori già successi, semplicemente, non dovrebbero ripresentarsi. L’esperienza accumulata in tanti anni va studiata e capita e visto che c’è la tendenza a prepararsi per le battaglie già avvenute e non per quelle che verranno, bisogna essere preparati e molto fortunati…

Per iniziare, diciamo che la nostra sorveglianza è iniziata alle 11:20 con la localizzazione di Grigoris (Sarafoudis) e finita alle ore 16:00 con il nostro arresto a Nea Filadelfia. Abbiamo motivo di credere che la nostra sorveglianza è iniziata in un momento specifico. Poco prima che il nostro compagno entrasse nell’internet cafe Palladium al 48 di Solomou street al confine del quartiere di Exarchia col centro di Atene. Crediamo che tale bar fosse/è sotto sorveglianza, dato che abbiamo saputo che altri compagni in passato sono stati pedinati da agenti in borghese all’uscita dal posto. Un altro motivo che più o meno definisce l’inizio è il fatto che nella prima mattinata il compagno ha fatto un “controllo” per assicurarsi di non essere seguito. Un controllo usuale che facevamo molto spesso e sempre prima di incontrare compagni ricercati o sconosciuti alla polizia, al fine di essere “puliti”. In altre parole, pensiamo che il “brutto momento” sia arrivato quando una persona “pulita” è entrata in un posto “sporco” e dato che era conosciuta dall’antiterrorismo a causa di passate sorveglianze, è stata riconosciuta e sottoposta a sorveglianza discreta. L’incontro di qualche ora dopo con i due compagni ricercati Argiris (Dalios) e Fivos (Harisis) è suonato come un allarme all’antiterrorismo e ha causato un immediato ordine d’arresto. Gli agenti come sempre, al fine di giustificare la sorveglianza, hanno detto nell’accusa che una “chiamata anonima” a loro fatta aveva rivelato che Grigoris ed un altro compagno avevano preso parte alla rapina a Velvedo e spesso transitavano nel quartiere di Exarchia. Cosi, hanno anche cercato di sviare sulla cooperazione dell’internet cafe al fine di non renderlo un obiettivo, infatti hanno scritto di aver trovato Grigoris per caso all’incrocio tra Patision e Solomou, 30 metri più in giù della strada! Sebbene sappiamo che questa storia ridicola della chiamata anonima non è vera, non escludiamo che Grigoris, per qualche motivo, poteva essere già stato tra i sospettati e poi diventato obiettivo dell’antiterrorismo. La storia, più o meno, dopo la visita di Grigoris all’internet cafe “sporco”, continua quando poco dopo in un’altra parte della città incontra il compagno Giannis (Naxakis), che aveva già fatto un “controllo”. I due compagni hanno poi frequentato zone diverse, per rivedersi dopo a Nea Fildelfia al punto di incontro con altri compagni, li la storia finisce poco dopo con l’arrivo dell’antiterrorismo. Durante quelle poche ore, i compagni sotto sorveglianza hanno fatto alcune mosse che da un punto di vista legale potrebbero essere indifferenti, ma comunque, sono riusciti a “nascondere” alcune caratteristiche cospirative di come ci muoviamo.

Dunque:

1)   Dopo circa quattro ore di sorveglianza ci hanno visti andare in quattro diversi internet cafe. Il primo è stato il “Paladium” dove è andato Grigoris. Poi il Patision 382 vicino la stazione ferroviaria di Ano Patissia, vicino al negozio “Everest” dove Grigoris e Giannis si sono incontrati. I due poi sono andati al “Gnet” a Marousi (Tsaldari e Aristidou street), mentre l’ultimo è stato il “Bits&Bites” a Nea Filadelfia (Dekelias 138) dove hanno incontrato Argiris e Fivos. Con questi fatti gli agenti hanno creduto che usavamo internet per comunicare tra di noi. Hanno saputo che “scaricavamo” e usavamo Tor (un testo esaustivo verrà diffuso riguardo al funzionamento e alla sicurezza di Tor) un programma per far perdere le tracce dell’indirizzo IP, in modo da navigare più “sicuri”, visto che l’indirizzo IP (che svela la provenienza geografica dell’utente) appare come se fosse localizzato in un’altra parte del mondo. Anche con ciò, gli hacker della polizia greca non hanno l’abilità di “decriptare” la nostra navigazione su Tor perché non è una questione di decifrare ma di vagliare un grande insieme di indirizzi IP. E trovarlo è veramente dispendioso a livello di tempo ed è una procedura complessa che nel nostro caso va fatta a ritroso. Generalmente, con Tor ci siamo sentiti sicuri fino a quando recentemente (il 6 Agosto) gli hacker del FBI hanno “craccato” per la prima volta molte pagine Tor, riuscendo a tracciare ed arrestare una vasta rete di pedofili, fatto che ha creato timori riguardo alla sicurezza. Un errore che abbiamo sicuramente fatto è aver “scaricato” Tor sul pc dell’internet cafe dove eravamo, piuttosto che averlo in una chiavette usb, cosa che può essere vista dal pc centrale del negozio, che teoricamente può avvisare subito i poliziotti, tramite un programma, se c’è un accordo apposito. Riguardo agli internet cafe, ci sono arrivate brutte notizie dato che della gente è stata pedinata da agenti in borghese dopo aver lasciato diversi internet cafe ad Atene (Exarchia, Monastiraki, Neos Kosmos, Kallithea) cosa che ci fa pensare che molti negozi ad Atene sono sotto sorveglianza. Non dimentichiamo che le abilità degli agenti sono sufficienti se consideriamo che solo il DAEEB (antiterrorismo) ha 600 impiegati, come è stato detto da loro stessi durante un processo.

2)   Ci hanno visto al parco Sygrou a Kifissia. Due di noi (Grigoris-Giannis) prima di andare verso Nea Filadelfia hanno fatto sosta al parco, andando verso il campo da calcio, per poi sedersi su una panchina vicino al campo e parlare a lungo.

Da notare che in tutte queste ore siamo stati seguiti, sebbene effettuavamo controlli e teoricamente credevamo di essere puliti, guardandoci le spalle, per abitudine, non abbiamo notato nulla di preoccupante mentre ci muovevamo con diversi mezzi (treno,bus,taxi).

Altre cose che abbiamo imparato e capito dal giorno dell’arresto in merito all’agire della polizia.

Ci hanno veramente sorpreso quando a 80 metri dalla strada del bar a Nea Filadelfia mentre due di noi (Grigoris-Giannis) camminavano, gli agenti del DIAS ci hanno fatto segno per un controllo. Se qualcosa era da aspettarsela di certo non era la presenza del DIAS in un incrocio centrale del quartiere, ma un altro tipo di “assalto”. Dopo il segnale, e dopo essersi avvicinati a piedi, abbiamo visto, qualche secondo dopo, l’arrivo di molti altri agenti che ci circondavano fino a metterci in trappola, qualcosa che ci ha fatto capire che se anche fossimo stati armati avremmo avuto veramente poche possibilità di fuggire. Dall’altro lato, come si sa già, nel bar dove è avvenuta l’operazione qualche minuto dopo, la loro tattica di usare la DIAS come esca non ha dato risultati visto che una persona è fuggita.

Inoltre, qualcosa di cui non eravamo certi, che ora sappiamo, è l’abilità degli agenti di qualsiasi caserma nel paese di confrontare subito i dati di una carta di identità falsa con quelli del vero possessore tramite la fotografia. Giannis, che inizialmente è stato portato alla caserma di Nea Filadelfia, è riuscito a vedere gli agenti digitare i dati del documento falso nel computer e vedere la foto del vero possessore apparire sullo schermo.

E’ importante sottolineare le differenze di base delle tattiche dell’antiterrorismo nel caso dei nostri arresti, a confronto di passate operazioni a danno dei gruppi armati (CCF, LR, gli arresti a Pireo, Nea Smirni, Vironas-Tavros). In tutti questi casi passati la tattica è stata: analizzare prima il profilo e le interazioni dei compagni ricercati con quelli “legali”, poi mettere questi sotto sorveglianza per scovare gli illegali. Ovviamente, l’antiterrorismo non svolge indagini “in un solo senso”, né restano fermi ad uno schema, tramite l’esperienza degli ultimi tre anni abbiamo visto che nonostante differenze occasionali, il nucleo dell’indagine e del suo successo stanno in un modello “semplice”.

Nei precedenti casi, quando il DAEEB “ha scoperto” i compagni ricercati non ha cercato di arrestarli subito, al contrario li ha sorvegliati molti giorni mirando alla ricerca dei “covi” e delle armi dei compagni e in secondo luogo i loro contatti. Gli esempi sono evidenti: nel caso dei compagni arrestati a N. Smirni-Pireo, la sorveglianza, secondo i documenti ufficiali, è durata 17 giorni. Secondo le fonti, l’antiterrorismo ha osservato le abitazioni dei compagni a Salonicco e a Vironas – Tavros cosi come quelle a Volos dove vivano i membri della O.R. CCF… al contrario nel nostro caso l’antiterrorismo ha scelto di arrestarci subito e non di seguirci, per due motivi. Il primo e più importante è che nel passato diversi compagni (tra i quali alcuni di noi) sono sfuggiti ad operazioni dell’antiterrorismo grazie ai metodi di contro sorveglianza applicati. Gli agenti o li hanno persi, o al fine di non far scoprire l’intera operazione, li hanno lasciati andare. Il secondo motivo è che a causa dei moderni strumenti di oppressione (vedi DNA) gli agenti sono più sicuri che in passato e noi saremo imprigionati e condannati anche senza “covi”, “armi” ecc.

Alla fine la conclusione che traiamo è che il nemico si conforma velocemente alle condizioni ed evolve di continuo, ma molte volte il nemico stesso crea le condizioni nelle quali ha l’iniziativa delle azioni. Dal nostro lato non è sufficiente restare nei modi testati e vincenti del passato ma bisogna guardare sempre avanti, essere come dicono loro un passo avanti. Aspettandoci il peggio non possiamo che migliorare sempre. Attraverso questo testo, cerchiamo l’evoluzione dell’azione tramite la condivisione di questa esperienza. Crediamo che tali comunicazioni siano necessarie, anche se in questo modo (il contatto immediato tra interessati è impossibile e pericoloso) e generalmente è essenziale che gli accusati e i prigionieri diffondano tali notizie. Le cose che il nemico sa non dovrebbero essere un segreto nei nostri giri, visto che possono tornare utili. C’è ovviamente il caso in cui alcune informazioni restano segrete per via di una strategia, un piano, o un nuovo attacco a sorpresa ai danni del nemico.

I prigionieri per il caso di Nea Filadelfia:
Argyris Ntalios
Fivos Harisis
Giannis Naxakis
Grigoris Sarafoudis

dal inglese, originale in greco

Grecia: Testo di Nikos Romanos

Fond écranPensieri dalla prigionia…
Con la destinazione finale i nostri demoni interiori…

Da quasi un anno abitante della terra ghiacciata, adesso il ghiaccio si è diffuso nel mio corpo. Monotoni e ripetitivi gesti quotidiani, paralisi generale. Qui i confini vengono trasformati in porte e mura.

Camminando nel cortile, quaranta passi di lunghezza e trentacinque di larghezza. Poi il muro. Su e giù, su e giù, destra e sinistra, destra e sinistra. Dopo un po’ inizi a memorizzare i dettagli inquietanti del muro che ti impedisce di proseguire oltre i quaranta passi, noti gli scarabocchi che ha, i dislivelli. Credo che ciò abbia senso visto che me li ritrovo numerose volte davanti a me.

L’orologio che nascondo nel mio corpo si è congelato pure. Anche se so che il mio tempo è un conto alla rovescia, sono agitato, i calcoli matematici della mia prigionia mi disgustano. 3/5 per il rilascio, 1/3 della pena per un permesso, e più lavori in carcere più veloce ci arrivi.

Ho sempre odiato la matematica che definisce la mia vita. Se fossi stato predisposto verso di essa probabilmente non avrei scelto una vita come la mia. Una semplice equazione dei burocrati delle logiche rivoluzionarie mi avrebbe convinto. Anarchia + guerriglia urbana = illegalità = morte o galera, mi avrebbero detto cosi e adesso credo che essi abbiano ragione. Gli direi di lasciarmi subito all’istante. La vita umana non si conforma a frazioni ed equazioni. E la passione per la libertà non è inseguita da nessun fantasma di sconfitta. Semplice come le equazioni matematiche di sconfitta che tanto disprezzo.

Ma torniamo all’orologio interiore. Mentre ero in clandestinità esso è stato dall’orologiaio, che lo ha spedito in una clinica psichiatrica. Quando gli ho chiesto perché, mi ha detto che è dove stanno tutti gli orologi interni ai corpi di chi lotta e il cui fato di schiavitù eterna finisce. La diagnosi ufficiale è stata che esso era stato colpito da mani anormali.

Ma esso ha ignorato i comandi e le invocazioni a ritornare alla normalità della promiscuità smussata e chirurgicamente calcolata. Infatti, in una bellissima notte esso andò verso la libertà e fuggì dalla stanza bianca della clinica psichiatrica. E tornò ad appuntamenti cospirativi, dove ognuno di noi aveva preso misure necessarie di precauzione. Una parola onesta, bellissime promesse e una grande decisione.

Mai più schiavi, capi chinati, mai più soli. Per sempre dall’altro lato, per sempre ribelli e sacrileghi, per sempre sul cammino della gente libera.
Per sempre, hai sentito?

Odio chi ha la perversione di richiedere la sottomissione. Per loro le teste chinate e il silenzio sono come un rituale dove il padrone richiede uno schiavo, meritevole di servirlo.
Odio anche la logica degli schiavi che percepiscono la sottomissione come forma di rimedio per la propria sofferenza. So che sono molto pochi quelli che fuggiranno da questo labirinto. Credo che ci siano pagine di storia dove i rivoluzionari cercano vie di fuga, seguendo il filo di Arianna. Ritengo che ciò sia probabilmente inutile visto che chi evade non segue un percorso prestabilito, ma ascolta semplicemente il battito del proprio cuore.

Prendo un respiro profondo per tornare in prigione. Qui il mio orologio si è congelato per bene. Posso dire che è stato totalmente disorientato e i punti di riferimento sono andati persi insieme alla speranza in qualcosa di significativo.
Comunque, ho trovato il modo, anche se temporaneo, di rompere il ghiaccio e ascoltarlo per qualche minuto. E’ il momento in cui vado in cortile e metto gli auricolari per sentire la musica.

Li giace il segreto che mette in moto i miei piani svelati ai miei occhi, immagini, pensieri ed emozioni danzano al ritmo della musica. Mi limiterò a descriverli in una sola parola. Vendetta. So che non potranno tenermi qui per sempre. So anche che molti hanno avuto lo stesso pensiero e poi si sono limitati ad un costante rinvio. Io non mi preoccupo, ogni passo compiuto è un piccolo insulto alle statistiche dei teorici della vita.

Giuro a me stesso che ogni minaccia diventerà azione, la pagheranno, la pagheranno. Per la paranoia organizzata che ci propinano, per ogni giorno di prigionia, per ogni insulto alla nostra individualità, per ogni anno di prigione che ci daranno, per ogni buongiorno che diciamo tramite un fottuto telefono alle persone che amiamo, per ogni buonanotte detta con voce tremante al tramonto tra le montagne, dietro il filo spinato. E quando arriverà il momento io riderò, quando il terrore arriverà senza invito nelle loro case. Riderò e nessuno potrà fermarmi. L’odio dentro di me cresce ogni giorno, diventa un fuoco e si nasconde nelle mie budella. Per un momento sogno di diventare un drago e sedermi sulla vetta della montagna che si vede dal cortile. Poco prima questo mostro irrazionale decide di agire razionalmente, come gli attentatori anarchici che avvertono riguardo all’esplosione della loro rabbia, poi prende solo i propri amici sulle proprie ali e li porta sulla vetta.

– Non perderti questo spettacolo, gli dice.

Subito apre le ali, sorvola la prigione e la inonda di un fuoco sopito per troppo tempo, le sue strutture, i suoi residenti e gli “onesti” lavoratori. Poi ritorna sulla vetta dove ha lasciato i suoi amici e guarda il fuoco che, come un fedele alleato, termina il lavoro.

Al notiziario delle 8 parlano di un tragico incidente e di cieca violenza.

Tutti si affrettano a dare la condanna più dura.

Ma ci sono eccezioni. Ci sono quelli che hanno sentito il ruggito di una morte lenta sotto la pelle, l’oppressione dei sentimenti umani, l’incubo di una prigionia prolungata che li accompagnerà ogni giorno. E quelli che si svegliano con un gran sorriso. E da ogni angolo della terra migliaia di voci ripetono simultaneamente

FUOCO ALLE PRIGIONI

“Se fossi vento diventerei tempesta, se fossi fuoco brucerei il mondo, e se fossi acqua diventerei un torrente in piena che lo inonda, se fossi dio lo rispedirei all’inferno, se fossi cristo decapiterei tutti i cristiani, se fossi un sentimento riempirei la gente di rabbia, se fossi una pistola andrei contro i miei nemici, se fossi un sogno diventerei un incubo, se fossi una speranza brucerei nelle anime degli insorti come una barricata in fiamme.”

Ora e sempre!
Attacco alla macchina sociale!
Lunga vita all’Anarchia!

Nikos Romanos
Prigione di Avlona, Novembre 2013

dal inglese, originale in greco

Genova: Resoconto udienza processo contro Alfredo e Nicola

3bol
Poiché la società ha distrutto tutta avventura possible, la sola possibile avventura è distruggere la società FAI/FRI

30 ottobre

Tribunale di Genova blindato, ingresso ‘’preferenziale’’ sul retro per accedere direttamente all’ aula Coco, non più di 24 per volta, secondo la capienza massima dell’ aula scelta per ordine della Procura, per motivi di ordine pubblico. L’ accesso dei solidali, in un ‘aula già colma di pennivendoli e sbirri in borghese, è ulteriormente rallentato dai controlli: perquisizioni, metal detector, fotocopia dei documenti. La maggior parte dei solidali, 200 secondo i media di regime, rimane all’ esterno dell’ aula, di fronte alle guardie in tenuta antisommossa.

Alfredo e Nicola- portati in mattinata direttamente dal carcere di Ferrara- vengono fatti sedere nelle prime fila, non nella gabbia perché troppo vicini al pubblico, all’ ingresso del giudice si rifiutano di alzarsi, appena la gup Annalisa Giacalone inizia a parlare, Alfredo la interrompe affermando di non riconoscere quel tribunale e di aver intenzione di leggere un documento, senza aspettare i tempi ed i riti processuali. Inizia a leggere tra le urla di incitamento dei solidali e le lamentele della Giacalone. Dopo pochi minuti viene allontanato, con Nicola, a forza, dall’ aula: i compagni lanciano gli scritti nelle loro mani contro il giudice tra le urla dei solidali che, non appena Nicola ed Alfredo escono abbandonano a loro volta l’ aula.

Un corteo spontaneo abbandona il tribunale ed occupa un’ aula universitaria, più tardi verrà affisso nel centro di Genova uno striscione ‘’Solidali con Nicola ed Alfredo, Finmeccanica fabbrica morte’’. Nel frattempo vengono resi pubblici gli scritti di Nicola ed Alfredo in cui rivendicano, con orgoglio ed ironia, di essere gli autori del gesto e la loro identità di anarchici, sottolineano le responsabilità mortifere di Ansaldo e Finmeccanica, rendono pubbliche le modalità dell’ azione e l’ urlo di Adinolfi al momento del ferimento “…so chi vi manda…”, più tardi i media di regime ricameranno su queste affermazioni.

Il pm Silvio Franz ed il procuratore aggiunto Nicola Piacente chiedono, subordinati al rito abbreviato, 12 anni per Alfredo, 10 per Nicola (richieste iniziali di 18 e 15 anni ), in base all’ accusa di 280 bis, il ministero dell’ interno costituitosi parte civile (Gianmario Rocchittta, avvocato dello stato) un milione di euro di risarcimento. La prossima e conclusiva udienza, con le repliche e la sentenza, si terrà il 12 novembre, i compagni hanno già fatto sapere di non aver intenzione di presenziarvi.

più d’informazione: nidieunimaitres@gmail.com

Cile: Rifiutata la libertà vigilata per il compagno Hans Niemeyer

La Corte d’Appello di Santiago ha discusso la richiesta della difesa in merito all’ottenimento della “libertà vigilata” per il compagno Hans Niemeyer.

Hans è stato condannato il 12 Luglio 2013 a 5 anni e 1 giorno + 300 giorni di carcere per porto di artefatto esplosivo e danneggiamento, dopo un processo e un’indagine basati sulla legge antiterrorista per l’esplosione di un artefatto in una filiale della BCI. Dopo questa sentenza, la difesa ha richiesto un nuovo processo o la modifica della sentenzia. Il 25 Settembre 2013, la Corte Suprema ha rifiutato la possibilità di svolgere un nuovo processo, cosi la difesa ha fatto un nuovo ricorso chiedendo la libertà vigilata.

Il 29 Ottobre, la Corte d’Appello con decisione unanime ha rifiutato la richiesta, confermando i quasi 6 anni di carcere da scontare. La sentenza fascista della Corte ha tenuto, tra le altre cose, conto delle posizione della gendarmeria.