Cile: Rivendicazione dell’attacco esplosivo contro il commissariato dei carabineros di Las Vizcachas a Santiago

Per secoli hanno confezionato una macchina di morte lenta e sicura, come principale motore l’individuo comodo, sottomesso e pauroso. Che agli occhi degli stupidi umani, quelli che porgono l’altra guancia, che stanno zitti e dimenticano qualunque miseria gli capiti ed esista, è impenetrabile e indistruttibile. Tutto questo viene realizzato con l’immancabile appoggio di Giudici, pubblici ministeri e avvocati; Politici, impresari e polizia; Accademici, scienziati e biotecnologi; Dei, templi e sottomessi; Guerre, nazioni e militari; Pubblicità, televisione e spettatori; Discoteche, bar e droghe; Centri commerciali, negozi di lusso e consumo; Intellettuali, università e scuole; Stato, carceri e gendarmi; Banche, proprietà e denaro; Sviluppo urbano, dirigenti e operai; Tecnologie, robotica e vigilanza; Macelli, allevamenti e centri di sperimentazione. Senza menzionare i collaboratori, “scorfani” e chissà quanta altra merda…

Di fronte a quanto menzionato, già da tempo è stata dichiarata la guerra contro l’esistente per l’autonomia e la liberazione totale, sta a noi continuare ad affilare ogni volta di più le nostre armi. Bisogna rompere con tutti gli schemi, con tutte le probabilità e quello che loro si aspettano, bisogna attaccare dove nuoce, come direbbe Ted Kaczynski.

È per questo che ancora una volta abbiamo riso di fronte alle loro facce, ancora una volta ci siamo burlati della loro sicurezza e siamo entrati nel loro isolato a lato delle loro stanze, vedendo come si svolgevano le loro schifose vite.

Nella nostra ultima azione nel tribunale di Puente Alto li avevamo avvertiti che saremmo stati alle loro finestre, che saremmo stati a spiarli, avevamo solo bisogno della nostra convinzione e del nostro spirito antiautoritario per rompere con la logica della paura e l’obbedienza, essendo questo il principale muro per gli individui che perpetuano l’esistenza con tutta questa merda.

Dopo aver saltato i muri abbiamo posizionato il nostro regalino, che per loro fortuna non conteneva benzina né gas butano, solo la nostra amica, la polvere nera, gran errore da parte nostra, perchè l’ideale sarebbe stato seppellire qualcuno di quei bastardi.

Ora sono avvertiti, non siamo solo libri e parole, siamo fuoco, rabbia e polvere nera, la prossima volta che ci incontreremo e ci burleremo della loro sicurezza sarà per… ahi, vedranno, eheheh!

NOTA: Noi come Amigxs de la Pólvora vogliamo dire e chiarire che il giovane detenuto come sospetto per l’attacco agli sbirri non appartiene al nostro gruppo di affinità. Fatela bene la montatura, idioti, o per caso volete rendervi ridicoli come è successo con il Caso Bombas (ahahaha…)?

Forza a tuttx i/le prigionierx umanx e non umanx sparsi nel mondo
Forza a tuttx i/le perseguitatx politicx in clandestinità

Viva l’anarchia

Amicx della polvere nera

Cile: Attacco esplosivo alla caserma dei carabineros di Santiago; un arrestato

Osservando alla distanza

Al calore del fuoco ci preparavamo per cenare. Qualcuno ha acceso la televisione e ha messo il notiziario a volume basso, qualcosa di frequente per noi che alziamo solo quando danno una notizia di nostro interesse.

Abbiamo cominciato a mangiare e a dare libero sfogo alle discussioni… ma di colpo tutta l’attenzione si è concentrata sull’apparecchio idiota. In Santiago era accaduto un nuovo attacco all’ideologia del Potere, questa volta uno sporco covo di carabineros nella zona alta della precordillera. Le immagini mostravano una caserma de Las Vizcachan con uno squarcio nel muro ma questo non era tutto, un bastardo agente era rimasto ferito, il congegno aveva colpito i funzionari che dormivano nelle loro stanze. Continue reading Cile: Attacco esplosivo alla caserma dei carabineros di Santiago; un arrestato

Nuovo blog anarchico dal Venezuela: Curare

CURARE. È un piccolo spazio nello sciame della guerra virtuale contro il dominio capitalista e lo stato. Ogni settimana potrai controllare notizie, scritti, opuscoli, video e altro.

Ti invitiamo a visitare il seguente link: apuntandoalaliberaciontotal

Ti aspettiamo e come direbbero i/le rabbiosx militanti del SLA: “Passa avanti e bevi un po’ di cianuro, ma ricorda, non sei a prova di proiettile. Felice caccia”.

in inglese

Santiago, Cile: Azione incendiaria contro i carcerieri

at-1024x748

I giorni passano e passano in questa calorosa estate e la maggioranza delle persone si trovano assorte a pensare al luogo in cui andranno in vacanza. Nel mentre, il potere e l’autorità non riposano, incarcerando peñis y weichafes nel sud del Cile, perfezionando leggi repressive e riunendosi in vertici ostentati politico-impresari come la CELAC-2013. E noi? Noi usciamo per strada per dar vita all’insurrezione, mettendo in tensione le nostre vite, coscienti del fatto che esistono e sono sempre esistite individualità che non si adattano a questa società malata e fatto di ogni secondo delle loro vite un atto di attacco contro gli oppressori.

E questa è la sfida: dare vita e continuità all’offensiva insurrezionale antiautoritaria, consolidare e potenziare le complicità, riattivare gli attacchi, accendere con il nostro apporto il falò dell’azione insurrezionale e liberatrice attraverso la violenza rivoluzionaria!!!

Coscienti del fatto che la discussione e il dialogo tra affini debba partire dall’azione, nella settimana che è terminata dal 28 gennaio al 3 febbraio abbiamo attaccato una proprietà della Gendarmeria del Cile situata in strada San Francisco prima di arrivare a Avenida Matta, a un fianco di una carcere per minori (SENAME) e a pochi isolati dal luogo dove morì in combattimento il compagno anarchico Mauricio Morales nell’anno 2009. Abbiamo attaccato con un congegno incendiario che ha lasciato alcuni danni alla porta di questo luogo di torturatori (poiché non è uscita sulla stampa inviamo delle foto). Questa proprietà della Gendarmeria è legata alla presunta azione sociale dei carcerieri e dei loro collaboratori, promossa attraverso istituzioni come la Chiesa Evangelica della Gendarmeria del Cile e la Confraternita Carceraria del Cile, istituzione che in internet si definisce come creatrice di progetti di carcerazione “in cui vivono gli interni, senza scioperi della fame, senza rivolte né tentativi di fuga, ma vivendo la loro carcerazione in pace e armonia mentre pagano il danno sociale con l’assistenza spirituale”.

Abbiamo scelto questo obiettivo particolarmente mossi dall’ira e la sete di vendetta per i colpi inflitti dai carcerieri contro il compagno Alberto Olivares (membro del collettivo 22 Gennaio) qualche settimana fa, che tra le percosse è stato trasferito ad un carcere di Concepción lontano dai suoi cari e poi riportato a la Ex Penitenciaria di Santiago, tutto questo come punizione per la sua attitudine ribelle, con l’invenzione che il compagno avrebbe partecipato a una rissa terminata con un prigioniero morto… La vendetta a volte tarda, ma la facciamo e la faremo arrivare e sappiamo che non c’è bisogno di scuse di questo tipo per attaccare chi rinchiude le porte delle celle dei nostri compagni, e chi sostiene e trae profitto dalla prigione e dalla società carceraria.

Questa azione è anche un avvertimento ai carcerieri, portando il respiro liberatore dell’insurrezione fino all’angolo in cui cercano di calmare di fronte a un dio le loro coscienze indegne per le torture che quotidianamente infliggono ai prigionieri!!! Non vogliamo che si sentano sicuri nei loro rifugi. Neanche quando ascoltano le loro orazioni vogliamo vederli tranquilli!!!

Schifosi carcerieri, inviamo anche a voi questo comunicato per avvertirvi che avrete delle conseguenze se vi azzardate ad aggredire i seguenti prigionieri che sono nostri compagni e non sono soli:

Marcelo Villarroel (prigioniero nel carcere di alta sicurezza per il “Caso Security”)
– Freddy Fuentevilla (prigioniero nel carcere di alta sicurezza per il “Caso Security”)
– Juan Aliste (prigioniero nel carcere di alta sicurezza per il “Caso Security”)
– Alberto Olivares (prigioniero nella Ex Penitenciaria)
– José Sánchez (prigioniero nel carcere di alta sicurezza)

Per informarvi: nel decennio dei ’70 in Italia, gruppi armati autonomi sparavano alle gambe dei carcerieri che trattavano male i compagni rivoluzionari prigionieri, o semplicemente li assassinavano. Qualche giorno fa, un secondino italiano ha ricevuto nelle mani un pacco-bomba. In Argentina, da un bel po’ di tempo i compagni del gruppo “Amigxs de la Tierra” incendiano centinaia di automobili come forma di lotta contro la civilizzazione e il suo dominio. E qui in Cile, non sono pochi gli agenti del potere che sono stati sequestrati e giustiziati da rivoluzionari in dittatura e in democrazia. Se loro hanno potuto e possono farlo, anche noi possiamo se potenziamo e consolidiamo i nostri mezzi e capacità. Di volontà ne abbiamo che ci avanza. Che non accada che per aver aggredito qualche compagno rivoluzionario prigioniero, qualcuno di loro non finisca sotto terra, o si veda volar via le mani, o si svegli con la propria automobile in fiamme.

Salutiamo tutti i compagni e le compagne rinchiusi nelle carceri, profughi o con arresti domiciliari nel mondo. In particolar modo salutiamo Ivan Silva e Carla Verdugo, rallegrandoci della loro uscita dal carcere per passare agli arresti domiciliari, non smetteremo di lottare per la loro totale scarcerazione. Salutiamo anche Freddy, Juan e Marcelo, Josè Sanchez e Alberto Olivares. Non dimentichiamo i degni prigionieri mapuche e le comunità in conflitto con lo Stato e il Capitale, anche se non condividiamo la richiesta di una nazione mapuche e non riconosciamo “autorità” per quanto ancestrali possano essere, solidarizziamo nella pratica con la lotta per l’autonomia delle comunità e di noi stessi, e il recupero delle loro terre ancestrali attraverso l’azione diretta. Non dimentichiamo nemmeno gli 81 prigionieri morti bruciati nel carcere di San Miguel.

Un abbraccio rivoluzionario ai clandestini Diego Rios, Hans Niemeyer e Felicity Ryder.

Forza a Henry in Bolivia, e Braulio in Messico, degni prigionieri nella lotta antiautoritaria.

Forza ai compagni incarcerati in tutto il mondo, in particolar modo ai compagni italiani Alfredo Cospito e Sergio Stefani che con uno sciopero della fame si oppongono al divieto dei carcerieri di fargli vedere le loro compagne anch’esse incarcerate*

Forza a Panagiotis Argyrou, compagno prigioniero dell’organizzazione anarchica Cospirazione delle Cellule di Fuoco in Grecia, con il nostro fuoco inviamo forza per il suo recupero dopo l’incidente che ha avuto in prigione e che lo ha lasciato in stato di coma.

Forza ai compagni Yannis Michailidis, Dimitris Politis, Dimitris-Andreas Bourzoukos e Nikos Romanos, arrestati dalla polizia greca il 1 febbraio dopo l’assalto a una banca e torturati dalle unità antiterroriste. Le loro parole all’arrivo in tribunale dopo le torture segnano il sentire della nostra azione: Viva l’anarchia! Poliziotti, giudici, politici, non avete ragioni per dormire tranquilli. Perchè la guerra sociale non la arresterete né con attacchi repressivi né con governi di sinistra, centro o destra.

Bachelet: stiamo aspettando il tuo ritorno per seminare fuoco al tuo governo e sbattere in faccia ai cittadini la miseria della socialdemocrazia.

Rafforzare e potenziare l’offensiva insurrezionale antiautoritaria, moltiplicare gli attacchi!!!!!!
Per la liberazione totale, Guerra sociale.

Cellula antiautoritaria insurrezionale Panagiotis Argyrou,
affine alla FAI/FRI, Cile
_
*Le loro compagne non si trovano in carcere in questo momento, ma si trovano indagate per gli stessi casi.

in spagnolo

Grecia: Testo dell’anarchico N.Romanos sulle accuse riguardo la sua partecipazione alla CCF

Nemmeno un passo indietro, 9mm sulla testa dei sbirri
Nemmeno un passo indietro, 9mm sulla testa dei sbirri

Tra un po’ di tempo sarò chiamato dal moderno inquisitore Mokkas per “scusarmi” (testimoniare) riguardo alla mia partecipazione nell’Organizzazione Rivoluzionaria Cospirazione delle Cellule di Fuoco.

La ragione per cui chiarisco la mia posizione è per affermare le mie scelte e attitudini di lotta di fronte ai miei compagni. Le responsabilità penali di un’imputazione mi lasciano indifferente. Non dalla posizione di un martire ma come una scelta anarchica di scontro con le leggi e la mafia giuridica.

Non riconosco le loro procedure, e nemmeno il diritto di essere giudici da parte di subumani come Mokkas, che per me non ha neanche il diritto di vivere. Per quanto posso intendo insultare le loro procedure ed evidenziare, adesso come ostaggio, il conflitto rivoluzionario che ha luogo ogni giorno con l’autorità. L’attitudine intransigente verso i giudici è un altro momento della battaglia in questa condizione di guerra in cui viviamo.

Affermo quindi che non sono mai stato un membro dell’O.R. CCF e che sono anche in disaccordo con alcune posizioni dell’organizzazione. Questo fatto non è stato comunque una ragione seria abbastanza per me per non essere in connessione con i compagni della CCF. Una connessione che mi ha portato a condividere con loro pensieri comuni, preoccupazioni, esperienze, conoscenze. Di condividere esperienze per l’attacco al dominio e ai suoi alleati.
Ho impresso e continuo a imprimere una direzione sui territori in cui la lotta anarchica rimane forte ed espande la sua forza insurrezionale. In questa direzione contraddittoria ma piacevole, la mia scelta di partecipare a strutture rivoluzionarie (e ovviamente non gli errori tecnici che ho commesso) non costituisce prova di “colpevolezza” ma un onore, per me.

La strategia oppressiva nega l’autonomia dei gruppi anarchici di azione diretta e basandosi su un modello centralizzato usano la CCF per “scusare” le pratiche aggressive della più ampia tendenza insurrezionale.

Una condizione simile è stata sperimentata anche dai combattenti in Italia con i processi del p.m. Marini. La caccia alle streghe scatenata da Marini ha portato alla condanna di anarchici, a sentenze schiaccianti e pesanti misure restrittive. Un esempio in più che prova che i termini del “dialogo” non dovrebbero essere legali ma armati.

La nostra attitudine cerca di promuovere una percezione che è indifferente alle questioni legaliste (per quanto possibile, ovviamente) e prende di mira le radici della riproduzione di tutti questi metodi, il nostro nemico comune.

Le pratiche insurrezionaliste dovrebbero essere arricchite e il livello di violenza dovrebbe moltiplicarsi.

Sono solidale con i membri imprigionati della CCF e alzo il mio pugno a loro dalle prigioni di cui ora sono ostaggio. Forza compagni.
Saluti a tutti i gruppi di guerriglia, alle cellule della FAI/FRI e alle individualità in rivolta di tutto il mondo.

LUNGA VITA ALL’AZIONE DIRETTA, LUNGA VITA ALL’ANARCHIA

P.S.1: Quando sei inquieto, prendi un lungo respiro e guarda in alto. Nella stella che vedrai sono nascoste le nostre speranze e dietro di esse i nostri sorrisi. Per adesso continua, ama, attacca, combatti. In ogni caso, tu lo sai. Le persone che sperano muoiono con le mani in mano, e così è come dovrebbe essere. Nel mezzo non c’è nulla, questa è l’unica cosa certa. Fino ad allora usa come bussola della vita la tua esperienza. Argiris e Foivos*, forza e buona fortuna.

P.S. 2: La sola buona notizia di questi giorni è il corso positivo della salute del compagno P. Argirou. I miei pensieri sono con te compagno.

Nikos Romanos
Carcere di Avlona, Grecia

*Questo è un riferimento a due persone che sono attualmente in fuga, dopo che la polizia greca ha emesso mandati di cattura contro di loro.

fonte, in inglese

Jakarta: Rivendicazione dell’incendio presso una zona commerciale da parte delle Unità della Rabbia, IRC – FAI/FRI Indonesia

black-block

Non c’è ragione di fare passi indietro. La guerra continua come sempre e deve essere più violenta ogni volta. Tutte le infrastrutture della società sono nostri obiettivi e non ci sono scuse per lasciarne qualcuna in piedi contro il bellissimo cielo. Tutti gli edifici sono i muri che impediscono al nostro sguardo di vedere le stelle, le stesse stelle che i nostri compagni imprigionati e di guerriglia, in altre parti del mondo, stanno anch’essi vedendo.

Attraverso il fuoco, vogliamo mandare i nostri più calorosi saluti ai cavalieri combattenti in tutto il globo che portano ancora avanti attacchi come modalità rivoluzionaria. Ai coraggiosi e dignitosi prigionieri che hanno mantenuto la testa alta contro la miseria e la codardia degli anarchici “riformisti”.

La scorsa notta (venerdì 22 febbraio) abbiamo bruciato un’altra proprietà della Società. Abbiamo posizionato un congegno di fuoco nella zona di shopping della classe media a nord Jakarta. Abbiamo incendiato i negozi come esempio e per fare un’altra chiamata agli individui a creare i loro attacchi – specialmente in Indonesia e sud est asiatico. Abbiamo mostrato attraverso la pratica che ogni individuo può trasformare la sua rabbia in fuoco e benzina senza la specializzazione delle unità di elite. Non siamo avanguardie o messia per salvare la Società. Siamo individui arrabbiati che vogliono solo radere al suolo con il fuoco la Società.

Solo codardi – anche se si proclamano anarchici – che vedono che il fuoco sta crescendo e coprendo il cielo con fumo nero e non fanno nulla. I codardi sono una parte integrante della Società, quelli che sono sempre in attesa del “momento giusto” e cercano di mantenere la loro vita nelle zone di comfort. Segnaliamo i codardi come nostri nemici e vi daremo la caccia. Nel futuro, non ci sentiremo dispiaciuti se nelle nostre azioni per attaccare la Società, rischieremo la vita di qualcuno[sic].

Da questo momento, limiteremo i nostri saluti rivoluzionari ai compagni che secondo il nostro giudizio sono rivoluzionari. Non lasceremo che il nostro fuoco scaldi gli “innocenti”, i “riformisti”, i “pacifisti”, gli “anarchici formali e pro-giuridici”, gli “anarchici-facebook” e altri codardi. Le azioni sono sempre solo per noi stessi e i nostri valori individualisti e per i compagni rivoluzionari.

E attraverso il fuoco, mandiamo il nostro amore ai compagni imprigionati: Cospirazione delle Cellule di Fuoco, i 4 anarchici recentemente accusati della doppia rapina in Grecia, Alfredo e Nicola e altri compagni accusati nelle operazioni Thor, Ixodidae, Mangiafuoco e repressione simile in Italia, a Gabriel Pombo da Silva e Marco Camenisch, a Marcelo, Juan, Freddy, Ivan e Carla in Cile, a Henry in Bolivia, al ferito Tripa Lopez in Messico, a Tukijo e ai prigionieri insurrezionali dietro le sbarre dello Stato che hanno sempre mantenuto la loro dignità e valori rivoluzionari. Vogliamo anche mandare il nostro amore ai compagni in fuga: Felicity, Hans e altri. Continuate a correre e non lasciate che i nemici vi prendano.

Amore e saluti rivoluzionari agli individui, le cellule e i gruppi della Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale. Circondiamo la Società con i nostri fuochi.

La guerra continua fino al collasso della società.

Unità della Rabbia
Cospirazione Internazionale per la Vendetta
FAI – FRI

fonte

Argentina: Rivendicazione degli attacchi incendiari contro le auto a Buenos Aires

burning-car

Con orgoglio partecipiamo alla guerra sociale presente nel territorio dominato dallo stato argentino, sabotando gli strumenti più preziosi per gli esseri civilizzati, le auto.

Amici della Terra ha realizzato gli attacchi incendiari contro le automobili di lusso nei quartieri più capitalisti della capitale federale, anche se la polizia federale argentina della stazione 45 dice di aver arrestato un “brucia-auto”, 12 ore dopo un auto di lusso stava bruciando proprio dietro alla stazione della polizia e alla caserma dei pompieri.

Le auto che non sono di lusso e che sono stati colpiti dal nostro fuoco, hanno avuto la stessa sorte delle altre, perché così stanno le cose, la sicurezza privata della Villa Devoto e della Villa Urquiza lo sanno già molto bene, perché di certo non hanno contato sulle Alfa Romeo nuove che si sono bruciate a Devoto, se delle Chevrolet Corsa in Recoleta mentre prendevano la Citroën C4 che stava dietro e prendeva fuoco una camionetta Eco sport a 5 isolati di distanza.

Non fu solo la BMW che si vide in TV, quella che bruciò a Villa Urquiza, né soltanto la concessionaria di auto al 6700 di Av. San Martìn fu la sola che subito un attacco incendiario, ma anche quella situata al 7000 di Av. San Martìn.

La nostra forza e determinazione sono determinate da ciascuno dei compagni che hanno preso coscienza del fatto che non si deve più aspettare a che le condizioni siano mature per attaccare. Perché le condizioni sono date nel momento in cui passiamo all’offensiva. Se ci fermiamo ad aspettare, accadrà solo il contrario di ciò che pensiamo sia il meglio che possa accadere.

Il controllo sociale esercitato dal potere dell’autorità mira a terrorizzare con giudizi e punizioni, cercando di fare di ogni cittadino un potenziale poliziotto. Non possiamo permettere che ciò continui così. La disobbedienza è un buon esercizio per raggiungere la libertà e capire un po ‘di più la realtà che viviamo e che si basa sulla morte e la miseria di essere schiavi di un modo di pensare e di fare le cose, a cui la società è già stata addomesticata per considerarla libera.

Come gli amanti della libertà che siamo, ricordiamo anche molti nostri compagni d’azione si trovano in prigione.

Saluti e Viva l’Anarchia.

Amici della Terra/ Federazione Anarchica Informale

in spagnolo

Almeria, Spagna: Intervento di supporto agli occupanti, per un Febbraio Nero

almeria-febrero-negro

Solidarietà con Villa Amalias e Skaramaga
Solidarietà con Villa Amalias e Skaramaga

Per creare sacche di illegalità nel mondo della legittima ingiustizia.

In risposta alla richiesta dei compagni per un febbraio nero, abbiamo realizzato questo venerdì (22/02/2013) un intervento in solidarietà con gli occupanti e gli spazi autogestiti nella città di Almeria, Andalusia.

Si sono scritti graffiti, attaccatti manifesti e uno striscione è stato collocato nel porto della città. Il risultato è stata una piccola pennellata sovversiva sul trittico: consumismo-individualismo-alienazione della vita piccolo borghese.

fonte

Testo dei 4 anarchici greci arrestati riguardo alla doppia rapina di Kozani.

Viva l'anarchia brutte fecce
Viva l’anarchia brutte fecce

I nostri giorni passano, le nostre notti no

Corriamo verso la nostra uscita, mentre attorno a noi si sta giocando una caccia all’uomo a tutta velocità. Dietro di noi rimane una vita che è predeterminata, scolpita dalle mani della sovranità, con lo scopo di farci interiorizzare la sottomissione come condizione oggettiva, di legittimare moralmente sistemi di leggi e regole, di uniformare l’individuo a una logica statica di numeri. Di fronte a noi, il mondo delle nostre fantasie “utopiche” che può essere conquistato solo con la violenza. Una vita, una possibilità e scelte determinate.

Fissate il vuoto tra le nuvole e saltate, perchè la caduta non è mai stata una scelta più certa.

Venerdì 1 febbraio, insieme a un gruppo di compagn*, abbiamo condotto una doppia rapina, alla Banca Agricola e all’Ufficio Postale a Velventòs, Kozani. Secondo la nostra opinione è di qualche importante analizzare, fino a un certo punto, la parte operativa della rapina. Questo innanzitutto per sottolineare tutti gli elementi del caso, le scelte che abbiamo fatto, gli errori che abbiamo commesso e le ragioni che ci hanno portato a questi.

Quindi, quel venerdì mattina, abbiamo attaccato i due obiettivi divisi in due squadre. Il nostro scopo fin dall’inizio era di prendere i soldi da entrambe le casseforti, ed in effetti è andata così. Durante la nostra fuga, una serie di eventi sfortunati e una malgestione di questi hanno portato ad un’esposizione sia del nostro veicolo sia della nostra direzione alla polizia.

A causa della stretta che si era creata da parte della polizia, il compagno che guidava il furgone, che era stato esternamente trasformato per apparire come un’ambulanza, ha cercato vie d’uscita per la squadra che aveva condotto le rapine. Nel suo tentativo, ha fatto l’errore di passare tre volte di fronte a un veicolo degli sbirri, che si sono quindi insospettiti. È nato un inseguimento che lo ha portato, a causa della sua non familiarità con la zona in cui è finito, a raggiungere quattro vicoli ciechi tra le strade fangose delle cave, che è finito con l’accerchiamento da parte della polizia – e con la chiusura di ogni possibilità reale di fuga. Dopo avere dato fuoco al furgone, è stato arrestato. Seguendo questi sviluppi e mentre il nostro compagno con il veicolo per la fuga era già nelle mani degli sbirri, le nostre opzioni disponibili si erano estremamente ridotte.

Abbiamo quindi deciso di fermare il primo veicolo che passava, poiché questo garantiva una fuga più sicura per noi e i nostri compagni. La questione principale in questa condizione era che gli sbirri non venissero a sapere del nuovo veicolo di fuga dei nostri compagni – abbiamo quindi deciso di mantenere il guidatore nel veicolo con noi, fino a che non avessimo trovato un modo anche per noi di fuggire. È a questo punto circa che il nostro sentiero si è incrociato con quello di una macchina della polizia, che si è gradualmente trasformato in un inseguimento fino alla città di Veria, con la maggioranza delle forze di polizia disponibili nell’area alle nostre calcagna. Ovviamente non abbiamo pensato neanche per un momento di usare l’ostaggio come scudo umano (non avremmo avuto problemi, per esempio, se si fosse trattato del manager di una banca) – dopo tutto, la polizia non sapeva della sua esistenza. Alla fine, lui ha agito da scudo umano per gli sbirri, senza che loro lo sapessero – perchè la sua presenza è stata una delle ragioni per cui non abbiamo usato le nostre armi per fuggire. Poichè la nostra consapevolezza e il nostro codice morale non ci permettono di rischiare la vita di una persona a caso che si è trovata con noi contro il suo volere.

A questo punto vorremmo rendere chiaro che non avevamo delle armi solo allo scopo di spaventare, ma per usarle nella remota possibilità di uno scontro tra noi e gli sbirri. Quindi, la ragione per cui non abbiamo agito nella maniera corrispondente, allo scopo di fuggire, è stata la condizione in cui ci siamo trovati a causa di una serie di errori.

La sola opzione per una fuga a quel punto era la velocità – e il nostro tentativo di guadagnare terreno con il nostro veicolo dagli sbirri che ci stavano inseguendo. Ovviamente, la città di Veroia non si offre per qualcosa di questo tipo, e presto infatti ci siamo trovati intrappolati in una stradina, con il risultato del nostro arresto. Durante il nostro arresto, la sola cosa che abbiamo dichiarato è stata che la persona che avevamo con noi non aveva niente a che fare né con la rapina, né con noi. Nonostante questo, gli sbirri hanno continuato a picchiarlo, almeno finchè abbiamo avuto contatto visuale con lui.

Questa narrazione non è fatta per vantarci o auto-promuoverci, ma allo scopo di invertire il lascito degli arresti senza una lotta che le condizioni non ci hanno permesso.

* * * * * Continue reading Testo dei 4 anarchici greci arrestati riguardo alla doppia rapina di Kozani.

Russia: Ecosabotaggio dell’ALF a Krasnodar

rotj_mq_347

Comunicato anonimo:

Il 10/02/2013 membri dell’ALF-Kuban hanno incendiato alcuni veicoli da cantiere usati per distruggere un boschetto – uno degli ultimi rimasti – a Krasnodar.

“Tutto il bacino del fiume è in pericolo, perchè questi boschi fungono da polmoni per tre aree: Komsomolsky, Pashkovky and Hydrostroy. Nella loro sete di profitto le compagnie di costruzione non ascolteranno gli abitanti locali, né le valutazioni ecologiche o le petizioni. Quindi abbiamo scelto di sabotare i loro sforzi. Li stiamo facendo pagare.”

ALF-Kuban

fonte, in inglese

Atene: Assunzione di responsabilità per l’attacco incendiario contro la stazione della polizia ad Exarchia

Libertà ai “4 di Kozani”

Ieri sera, 21 Febbraio, abbiamo attaccato la stazione della polizia ad Exarchia in un minimo segno di solidarietà con i nostri compagni N. Romanos, A-D.Mpourzoukos, Y. Michailidis e D.Politis arrestati dopo la doppia rapina a Velventòs di Kozani. Insieme alziamo i nostri pugni e le nostre fiamme quando le opzioni diventano azioni, quando il viso rimane alto e non si abbassa, quando la guerra infuria.

Era atteso che la festa dell’Antiterrorismo-Media di Massa si sarebbe creata a tempo di record, come è successo, con le foto e i nomi dei nostri compagni in mercé da un canale televisivo all’altro accompagnate dalle pessime analisi e profili psicologici fatte da qualsiasi prezzemolo dei media, richieste di informazioni e reportage straordinari. Non ci sorprende, la copertura offerta agli sbirri cafoni di Veria e agli vigliacchi delle forze speciali della polizia (EKAM) all’ospedale dal ministro fascista dell’Ordine Pubblico, Dendias, e dai vari ufficiali dell’anti-terrorismo. Non crediamo che la divulgazione delle fotografie dei compagni maltrattati in questa situazione sia stato un errore dell’Anti-terrorismo con lo solo scopo della veloce raccolta di informazioni per l’azione degli arrestati, ma un’azione ben mirata per disperdere la paura a coloro che consapevolmente scelgono di attaccare l’esistere.

Non ci aspettavamo niente di meno dai meccanismi della repressione che furiosamente raccolgono il DNA in ogni occasione, col culmine i recenti episodi alla zona di Skouries a Halkidiki, col sequestro di persone e la violenta raccolta di materiale genetico per la costruzione di rinvii a giudizio e arresti in quanto viene utilizzato come un unico elemento di prova derivato dagli “indiscutibili” laboratori/cucine della Polizia.

Ministri, poliziotti, giudici, giornalisti, vicini di casa-testimoni e proprietari di appartamenti che avete fatto diventare il telefono un prolungamento della vostra mano, dimenticate una cosa: CHE NOI NON DIMENTICHIAMO.

Sui volti gonfi dei nostri compagni non riconosciamo l’immagine di alcuna “vittima”, al contrario, non fermiamo di vedere i sorrisi, i desideri, la rabbia, che diventano passaggi sul campo di battaglia, come il nostri attacchi successivi.

Dietro agli annunci per la lotta contro l’illegalità, il “terrorismo” e le nuove ordinanze d’arresto, non smettiamo di vedere i nostri passaggi. Li sfrutteremo fino all’ultimo.

(La reazione immediata dei sbirri è la fuga, come ha fatto la guardia armata e una macchina della polizia.)

PS 1. Nessuno è diventato forte colpendo un prigioniero in manette.

PS 2. Buona fortuna a forza ai compagni ricercati.

fonte

Grecia: Messaggio di solidarietà ad Alfredo Cospito e Sergio Maria Stefani dai membri imprigionati dell’O.R. CCF e Teofilos Mavropoulos

CCF – Alle estremità… per Alfredo e Sergio

Il nostro fratello Alfredo Cospito (accusato per la sparatoria contro l’amministratore delegato della società energetica nucleare per la quale ha assunto la responsabilità la Cellula Olga-FAI), insieme con il suo compagno Sergio Maria Stefani hanno iniziato uno sciopero della fame il 29 Gennaio contro il divieto delle visite che volevano imporli i loro carcerieri.

Il 18 Febbraio Alfredo ha interrotto lo sciopero dopo che la amministrazione della prigione si è impegnata a soddisfare la sua richiesta. Sergio continua ancora in attesa della soddisfazione della sua richiesta. Alfredo, naturalmente, rimane in solidarietà con il compagno Sergio e, come un gesto di sostegno, ha causato un sabotaggio allo spazio della prigione.

Parallelamente, alcuni giorni fa, e siccome l’indagine sulla sparatoria per la quale è accusato Alfredo finiva in stallo, i sbirri hanno chiesto il DNA dal compagno con lo scopo di effettuare una “ricerca” per un altro attacco. È l’attacco contro il RIS nel 2005 a Parma.

In seguito alla negazione di Alfredo di dare il DNA, i sbirri hanno fatto irruzione nella cella (il 19 Febbraio) ed hanno raccolto da soli campioni di DNA dal posto.

Se non fossimo prigionieri nelle carceri greche, le AZIONI avrebbero avuto la prima parola. Adesso però, anche dietro le sbarre della prigione, inviamo ad Alfredo ed a Sergio queste poche parole come un saluto ed una promessa:

In questo mondo, i lupi abitano nei bordi. In mezzo ci sono quelli che non osano.

Qualcuno dal mezzo può chiedere verso la nostra parte: “Perché inseguite l’impossibile…?”

Ma la nostra voce che parla dal cuore grida: “Non esiste l’impossibile per l’Uomo. Non mettere mai confini alla volontà dell’Individuo. Rompere i limiti. Morire e dire “La morte non esiste…” Negare la massa. Negare la società e la morte serena della comparsa”

Un’esplosione dentro di noi grida: “Sono Io, invado sul palco del mondo e faccio saltare in aria la sua pace”.

Siamo noi, gli Anarchici Esiliati, i Nichilisti, gli Iconoclasti, che abbattiamo gli idoli del vostro mondo.

Agli compagni offriamo il fuoco di Prometeo.
Agli nemici la guerra.
Agli indifferenti… nulla.

Cospirazione delle Cellule di Fuoco FAI/FRI
e il fratello Teofilos Mavropoulos

Carcere di Koridallos, Febbraio 2013

Attica: Parole del prigioniero anarchico Nikos Romanos ai compagni che si sono riuniti in solidarietà fuori le mura del carcere giovanile di Avlonas

Nel pomeriggio della Domenica, 17 Febbraio, circa 70 compagni hanno partecipato al raduno di solidarietà previsto di fronte al carcere di Avlona, dove Nikos Romanos è stato rinchiuso dal 11 Febbraio. Quattro squadroni dell’antisommossa stavano in guardia fuori delle porte della prigione per tutto il tempo. I compagni hanno messo un sistema audio. Così, quando sono riusciti ad avere un contatto telefonico con Nikos, le sue parole sono state ascoltate ovunque forti e chiare attraverso le casse. Inoltre, per circa cinque minuti c’è stato un contatto visivo con Nikos, e tutte le persone riunite sono scoppiati in urla e grida. Di seguito è riportato una trascrizione del messaggio di Nikos ai suoi solidali.

Viva l'anarchia, brutte fecce! Solidarietà con "i 4 di Kozani"!
Viva l’anarchia, brutte fecce! Solidarietà con “i 4 di Kozani”!

Vorrei iniziare col dire qualche parola sul mio caso. Fin dal primo momento ci fu un tentativo di presentarci come vittime nascondendo le proprie scelte e presentarci come se fossimo alcuni giovani alla deriva. Uno sforzo lanciato dagli arrangiatori della propaganda dello stato e proseguita dagli ambienti riformisti dei componenti della sinistra, come il cosiddetto “Movimento Anti-autoritario” (Alpha Kappa / AK) e la “Cooperazione della Sinistra Anti-capitalista per il Rovesciamento” (Antarsya). Così, da un lato, tutti i tipi di media del regime stavano affilando la strategia verso la de-politicizzazione dell’azione anarchica, convertendo le nostre scelte in storie di singhiozzi per i tabloid, d’altra parte i riformisti di Alpha Kappa e di Antarsya, senza nemmeno dire una parola sulle pratiche aggressive di lotta, stavano singhiozzando le loro storie tristi su di noi, contribuendo alla nostra de-politicizzazione.

Per me, il solo fatto che quattro anarchici armati sono stati arrestati senza prima combattere è una sconfitta che non lascia spazio ad una ulteriore vittimizzazione. Nel corso degli anni, vi è stata una ricca esperienza storica, una tradizione di guerriglia in cui i rivoluzionari combattono fino alla fine; una percezione che promuove una vera e propria scelta di conflitto con il Potere; una opzione che è riuscita a plasmare importanti eredità storiche di lotta rivoluzionaria. Ovviamente, la responsabilità di questo fatto è solo nostra, dei quattro arrestati. I motivi che ci hanno spinto ad agire in questo modo sono state spiegate nel testo che abbiamo pubblicato sul nostro caso.

Pertanto, per quanto riguarda le torture durante la detenzione, è ovviamente importante analizzare le intenzioni strategiche del potere contro di noi. Tuttavia, quando tale analisi tende a sovrastare le scelte di lotta che ci hanno portato in carcere, poi si limita a riprodurre una percezione di frenesia-terroristica senza alcuna prospettiva rivoluzionaria. Per me, una risposta adeguata alle torture e gli omicidi dei compagni (senza equalizzazione del diverso significato di ognuna) è una rappresaglia contro i nemici della libertà; una ritorsione che sia allo stesso tempo collegata con l’azione anarchica multiforme, creando focolai permanenti di resistenza.

Ora cercherò di trasmettere la mia esperienza vissuta in modo tale da essere compresa da tutti. Il dolore psichico della sottomissione e della resa senza spargimento di sangue non può essere confrontata con le botte dei poliziotti. Il pestaggio ti mette in collera, mentre l’altro dolore ti tormenta.

In conclusione, vorrei salutare tutti i compagni che ci hanno attivamente supportato mediante la distribuzione di testi, la creazione di sistemi audio ai raduni, affissioni, organizzando manifestazioni, e fissando obiettivi in ​​fiamme per riscaldare i nostri cuori.

Infine, vorrei inviare la mia solidarietà incondizionata allo scioperante della fame Spyros Dravilas (prigioniero in lotta nel carcere di Domokos) e farvi sapere che 37 individui dalla prigione di Avlona hanno dichiarato il loro sostegno con la sua lotta per un soffio di libertà.

Nikos Romanos
2013/02/17

Indirizzo di carcere: Nikos Romanos, Speciale Centro di Detenzione Giovanile di Avlona, 19011 Avlonas, Attica, Grecia

L’anarchico Nikos Romanos ha rilasciato un’altra lettera, negando qualsiasi coinvolgimento nelle azioni dell’O.R. CCF; si può leggere in inglese qui.

Italia: Comunicato di Culmine agli anarchici cileni

cropped-culmine

Come accaduto a voi con il cosiddetto “Caso Bombas”, adesso accade a noi con l’operazione “Ardire”. In questi giorni abbiamo appreso che, tra le tante, siamo anche sotto indagine per il presunto “finanziamento degli anarchici cileni”.

La verità è che, a suo tempo, abbiamo dato la disponibilità del nostro conto corrente, quale forma di solidarietà concreta per i nostri compagni colpiti dallo Stato Cileno. L’abbiamo fatto con un comunicato pubblico e non avremmo dubbi a rifarlo. Non potranno mai fermare la solidarietà concreta tra anarchici/che, né con le sbarre, né con le sezioni ad alta sorveglianza.

Un forte abbraccio ribelle
Elisa e Stefano
14.02.2013

Elisa di Bernardo
c/c Rebibbia Femminile
Via Bartolo Longo 92
00156 Roma
Italia

Stefano Gabriele Fosco
Via Casale 50/A
15122 San Michele (AL)
Italia

Spagna : Nuovo spostamento del compagno anarchico Gabriel Pombo Da Silva

Non solo mantengono il compagno in FIES-5, li negano le visite e fanno difficili le sue comunicazioni… sembra che non hanno mai abbastanza, e ora lo allontanano dalla Galizia ancora di più, trasferiendolo da Soto del Real a Villena, Alicante.

Puniscono al detenuto e al suo intorno famigliare e afine con misure di dispersione arbitrarie e ingiustificate, dimostrando ancora una volta il vero intento di questa casta di infami che si distribuiscono la disposizione delle nostre vite. Chi semina tempesta…

Il nuovo indirizzo del compagno:

Gabriel Pombo Da Silva
Centro Penitenciario Alicante II
Ctra. N-330, km. 66
03400 Villena (Alicante), Spagna

fonte

Solidarietà con Mario Silva, compagno anarcovegan prigioniero in Messico

vegan

Saluti a tuttx.

Probabilmente la maggioranza di voi avrà già sentito parlare della situazione in cui si trova Mario Augusto Silva Sosa, meglio conosciuto da tutti come “Mayin”.

Ricordiamo la sua partecipazione in diverse lotte, in passato fu parte integrante del collettivo anarcovegan nella città del Messico, da allora ha intrapreso la scelta di una dieta vegana che continua da più di 10 anni, anche in questi ultimi mesi in cui si trova in carcere, nonostante le difficoltà che questo implica.

È anche partecipe del progetto di occupazione di Casa Naranja, appoggiandola nelle sue diverse attività.

Mario si trova prigioniero dal 18 novembre 2012 a causa di una denuncia di rapina, in un caso pieno di irregolarità, arbitrarietà da parte dell’apparato giudiziale e del corpo di polizia.

Il 25 gennaio c’è stata l’ultima udienza, tra il 10 e il 15 febbraio dovrebbero esserci le conclusioni e una settimana dopo ci sarà la sentenza. Il pronostico più positivo riguardo al risultato finale sarebbe la possibilità che Mayin esca libero su cauzione, tuttavia per il modo in cui si sta sviluppando il caso questa possibilità ci risulta onestamente difficile. Nel peggior caso Mayin potrebbe ricevere una sentenza fino a 8 anni.

Qui in Casa Naranja si è cercato di seguire da vicino lo sviluppo del suo caso e cercato di fornirgli settimanalmente alimenti vegani, appoggiandolo per quanto possibile in questo aspetto.

Durante il processo e la sua permanenza in prigione c’è stato bisogno di trovare il denaro necessario per pagare le pratiche, l’alimentazione e la corruzione interna nel carcere, in cui ha subito estorsioni fino alla rapina. La somma necessaria per appoggiarlo ha raggiunto la quantità approssimativa di 4.000 pesos al mese, questo carico è risultato eccessivo, per cui noi e Mayin facciamo una chiamata di fraternità a tuttx gli/le amicx, partecipi della sua vita e a chiunque desideri solidarizzare con il compagno in questa difficile situazione della sua vita.

Centro Sociale Occupato Casa Naranja

fonte

Bolivia: Intervista con Henry, compagno prigioniero accusato del caso FAI

pluma-arma

Nota di Solidaridad Negra: Grazie ad alcunx compagnx che sono statx in grado di viaggiare da una città all’altra per visitare il compagno Henry Zegarrundo, siamo statx in grado di fare un’intervista con lui. Per superare le difficoltà, l’intervista è stata realizzata nel corso di due visite, in cui nella prima è stata fatta la proposta e gli è stata lasciata l’intervista scritta, così che potesse rispondere allo stesso modo. La seconda visita era per avere le sue risposte scritte e anche condividere opinioni-criteri riguardo alla situazione repressiva e alla solidarietà dei circuiti, collettivi e movimenti anarchici-libertari.

L’intervista ha diverse parti, che pubblicheremo in maniera periodica. In questa prima parte volevamo parlare di come ha influito sul compagno vivere le circostanze e le conseguenze del colpo repressivo. Volevamo che fossero le sue stesse parole ad incaricarsi di analizzare un argomento specialmente delicato: la complicità con lo Stato da parte di alcune persone che chiamano sé stesse anarchiche.

Dev’essere chiaro che se lui ha deciso di non raccontare nei dettagli ognuno dei tradimenti alla dignitosa lotta anarchica, è dovuto in primo luogo all’esistenza di un procedimento giudiziario aperto, un’inchiesta in corso. E’ anche importante dire che questa intervista è stata realizzata nel 2012, ecco perchè ci sono alcune date (come la mobilitazione all’interno delle carceri in tutto il paese) che dovevano ancora arrivare.

Solidaridad Negra: Spiegaci un po’ del tuo caso e del procedimento che è sfociato nella tua carcerazione. Cosa è previsto per il futuro?
Henry: Il 29 maggio sono stato arrestato da agenti dei servizi segreti, mentre altri individui dello spettro libertario, qui nella città di La Paz, Bolivia, sono stati arrestati anch’essi simultaneamente – 13 in totale. Hanno perquisito le nostre case, e nel pomeriggio ci hanno portato a testimoniare di fronte al pubblico ministero, Patricia Santos. In questo modo è trascorso il pomeriggio, e dopo aver testimoniato gli altri sono stati rilasciati. Ma gli ultimi quattro no. Quella notte ci hanno portato nelle celle del FELCC (Forza Speciale della Lotta contro il Crimine). Due alla città di El Alto (Vico ed io) e due nella città di La Paz (Nina e Renato). Continue reading Bolivia: Intervista con Henry, compagno prigioniero accusato del caso FAI

Francia: Da un carcere all’altro

climbing-up

Il 16 Dicembre 2012, cinque persone hanno cercato di scappare dal centro di detenzione di Massy-Palaiseau. Quattro ci sono riuscite, ma la quinta persona, Ibrahim, è stato catturato dalla polizia che lo ha picchiato. È stato messo in custodia, è stato tenuto per due giorni e poi è stato portato davanti ad un giudice, accusato di aver aggredito un poliziotto per rubargli il suo passaporto di sicurezza che ha permesso agli altri di scappare. È stato poi rinviato a Fleury-Mérogis fino al 18 Gennaio 2013, il giorno della sentenza del tribunale, quando è stato condannato a due anni di prigione e costretto a pagare 1200€ a due poliziotti che lo avevano accusato di violenza. Fuggire da un centro di detenzione non è un reato; i sbirri e i giudici stavano cercando di premere altre accuse contro di lui.

Ibrahim è attualmente detenuto nel carcere di Fleury-Mérogis. Egli non ha fatto appello la sentenza. Quando uno è isolato, uno straniero che in realtà non parla francese, e non ha alcun avvocato di difesa, è quasi impossibile capire che ci sono dieci giorni di tempo per presentare ricorso. La giustizia è molto più schiacciante per chi sia povero e senza documenti.

Da un carcere all’altro, da un campo di detenzione per stranieri in una prigione del sistema penale, il percorso è stato ben chiarificato, ed in entrambe le direzioni. Il potere approfitta sempre delle rivolte, dei tentativi di fuga, del rifiuto di imbarco per bloccare persone sempre più recalcitranti. E viceversa, ciò che ci aspetta nella maggior parte dei casi dopo il rilascio dal carcere, quando siamo senza documenti è il centro di detenzione ed espulsione.

Quando si è rinchiuso in un centro di detenzione, quando tutti i rimedi giuridici sono esauriti e la deportazione è annunciata, l’unica alternativa è la fuga e la rivolta. Questo è il motivo per cui queste storie si ripetono: un paio di giorni prima della fuga dal campo di Palaiseau, tre persone sono riuscite a fuggire dal centro di detenzione di Vincennes, e speriamo che siano ancora in fuga. A Marsiglia, nel Marzo 2011, i prigionieri hanno dato fuoco alla prigione per gli stranieri in Canet. Da allora, due persone sono sotto sorveglianza giudiziaria in attesa di processo per il loro passaggio attraverso il punto di controllo della prigione.

Per Ibrahim, come per quelli del caso di Marsiglia, è importante essere solidali con loro che si ribellano per la loro libertà, sia che siano “innocenti” o “colpevoli”. Finché ci sono delle prigioni, documenti e confini, la libertà sarà solo un sogno.

FUOCO A TUTTE LE CARCERI! LIBERTÀ PER TUTTI!

Non lasciate che Ibrahim affronta il carcere e la giustizia in isolamento; è possibile scrivere a lui:
Ibrahim El Louar
écrou n° 399815, Bâtiment D4 – MAH de Fleury-Mérogis
7 avenue des Peupliers, FR-91705 Sainte-Geneviève-des-Bois

Non può ricevere soldi per vaglia postale. Potete anche aiutarlo contribuendo donazioni a Kalimero, un fondo di solidarietà per gli accusati della guerra sociale in corso. Il numero di conto per fare un trasferimento è 102780613700020471901 | Key 07.

Se desiderate inviare vestiti o pacchetti, o per qualsiasi ulteriore contatto, potete inviare un e-mail a: evasionpalaiseau@riseup.net

testo in francese | PDF

Prigioni Greche: Comunicato collettivo di 253 prigionieri, in solidarietà con il scioperante della fame Spyros Dravilas

wolf

Dal Lunedì, 4 Febbraio, il prigioniero Spyros Dravilas ha iniziato uno sciopero della fame. Chiede solo che gli siano concessi i desiderati giorni di congedo per i quali ha già diritto (come decine di altri detenuti) perché abbia servito il periodo di detenzione previsto dalla legge al fine di ottenere il regolare rilascio temporaneo dal carcere.

Tuttavia, l’amministrazione del carcere di Domokos nega a Spyros Dravilas il suo prossimo congedo a causa di un altro procedimento penale che è stato “portato alla luce” contro di lui, il qui risale al 2007. Secondo questo breve accusatorio, la procura di Nafplion lo abbia accusato di rapina in banca. Nonostante il fatto che lo stesso procuratore di Nafplion non ha mai ordinato misure restrittive nei confronti di Spyros – in quanto gli elementi di prova che lo collegano a quella rapina sono inesistenti (composte da una denuncia alla polizia con una telefonata anonima in materia di riconoscimento del sospetto) – il consiglio carcerale di Domokos lo ha privato dei giorni di concedo che aveva iniziato a ricevere nel corso degli ultimi mesi.

Noi siamo dalla parte dello scioperante della fame Spyros Dravilas, e quindi affermiamo la rivendicazione della sua richiesta per i regolari giorni di concedo dal carcere…per un soffio di libertà.

Prigionieri del 1° braccio della prigione maschile di Koridallos
(253 detenuti hanno firmato il comunicato)

Svizzera: Comunicato di Marco Camenisch sulla sua non liberazione

camen
Libertà per Marco Camenisch

Inizio agosto 2012: il capoccia lager Lenzburg mi comunica a voce che le autorità esecutive ZH gli avrebbero chiesto raccomandazione/parere sulla liberazione condizionale entro dicembre 2012 e che per questo dovrebbe sapere se il sottoscritto accetterebbe “percorsi di discesa’ (di “risocializzazione”) come per es. permessi, lavoro esterno, semilibertà, oppure se la mia linea fosse “o liberazione o nulla”. Dichiarai d’ev. accettare tali percorsi.

19 novembre 2012, 1. rappresaglia/provocazione colloqui: il capoccia vieta i colloqui ad una compagna rivoluzionaria comunista di ZH che in Svizzera mi fa i colloqui da quasi dieci anni seppur “da sempre” pregiudicata per “reati” politici e persino in un suo periodo dì carcerazione in semilibertà, con il pretesto dì una sua condanna politica a 17 mesi di carcere, quando i media informarono che era definitiva in ultima istanza (tribunale federale).

7 dicembre 2012: molto in fretta l’addetta ed il suo capoufficio delle autorità esecutive ZH svolgono “l’audizione legale” per la cui violazione il TAR aveva deciso il rinvio a nuovo giudizio la prima nonliberazione condizionale (vedi mia info Sentenza 8. 11. 2012 del TAR Zurigo in causa liberazione condizionale, del 25 novembre 2012). Riproposi la mia posizione (improponibilità soggettiva di una ripresa della “lotta armata”, necessità/legittimità della lotta armata rivoluzionaria).

Gennaio 2013: nell’occasione di chiarimenti burocratici sui colloqui, una “assistente sociale” del lager en passant mi chiede se fossi informato del mio trasferimento. A mia negazione aggiunse per allentamenti di regime esecutivo, vale a dire per ‘percorsi di discesa, risocializzazione”, e che in seguito mi avrebbe informato meglio.

28 gennaio 2013, pomeriggio, 2. rappresaglia/provocazione colloqui: le due compagne e i due compagni che attendo per i colloqui (una compagna anarchica di ZH, colloqui da quasi dieci anni; un compagno anarchico di Torino, colloqui da quasi dieci anni; un compagno e una compagna più giovani del Ticino, colloqui da circa tre anni) all’entrata del carcere subiscono l’agguato di quattro sbirri (tre del cantone di Argovia ed uno forse federale) con un’ora di perquisizioni anche a nudo. Il compagno di Torino avrebbe, con pretesto del WEF a Davos, un divieto di entrare in Svizzera di dieci giorni, di cui il 28.1.13 l’ultimo. Non ha mai ricevuto notifica, non la avrebbero potuto inviare per mancanza di recapito. Non si sa, però, per quale magia riceve regolarmente da questo lager permesso di colloquio da esibire obbligatoriamente alla porta in occasione del colloquio. Con il pretesto di questo divieto, la complice sbirraglia del carcere non gli permette l’accesso alla rimanente ora di colloquio (abbiamo 2 ore di colloquio lx ogni settimana). Alle tre altre persone, se ho capito bene e forse v’informeranno meglio o altrimenti in prima persona, la sbirraglia ha estorto, pena l’annullamento totale del colloquio ormai già dimezzato, i numeri ed i contenuti dei telefonini. La seguente visita d’inizio febbraio mi confermò un controllo “regolare” all’entrata, seppur più “accurato” della “norma”.

5 febbraio 2012: dalle autorità di ZH, prima istanza, ricevo secondo rigetto (del 1. febbraio 2013) della liberazione condizionale, “fotocopia’ del loro primo rigetto ma come ‘ulteriore motivazione” si riferiscono alla “audizione” del 7 dicembre 2012. Alla fine aggiungono che al lager Lenzburg chiedono una raccomandazione/parere sulla mia liberazione condizionale da inoltrare in dicembre 2013. Traduzione in It. superflua. Fotocopie andranno ad alcunx compas in Svizzera, per pubblica accessibilità. Si presenteranno i ricorsi ed appelli del caso.

Anche se quest’obiettivo immediato e parziale di tutte le vostre stupende iniziative di solidarietà in lotta non è stato finora raggiunto, e anche se non lo sarà “mai”!, il “punto” centrale non è questo. Bensì che queste iniziative sono parte inscindibile della lotta sociale di liberazione totale. Che in questa lotta sono efficaci molto oltre i loro obiettivi e risultati specifici, immediati e visibili. Lo dimostrano la repressione, le rappresaglie e l’accanimento del nemico, anche e non per ultimo quando rivolti contro i suoi ostaggi/prigionierx di guerra della liberazione sociale. Che il nemico ci combatte, vuole dire che nella guerra di liberazione totale siamo sulla buona strada.

È guerra alla guerra, a quella guerra perenne, globale e totale per il dominio, lo sfruttamento e l’oppressione! È una guerra, nella quale ancor di più che per ogni altro tipo di guerra vale: …nelle cose molto pericolose, come lo è anche la guerra, gli errori che vengono dalla bontà sono proprio peggiori…(Clausewitz)!

Nessuna contraddizione con il fatto che la tenerezza, la bontà e l’amore sono tra le caratteristiche e motivazioni centrali per ogni guerrierx per la libertà totale; ma non devono indebolire la lucidità, la costanza, l’incremento, la risoluzione e l’energia della lotta, bensì rafforzarle!

Con amore, determinazione e solidarietà,
marco camenisch, lager Lenzburg, Svizzera 10 febbraio 2013

via Soccorso Rosso Internazionale

Richiamo a due settimane di azioni di solidarietà con la latitante anarchica Felicity Ann Ryder, dal 21 Febbraio al 7 Marzo

Città del Messico: Serata di solidarietà per Felicity Ryder il 21 Febbraio, dalle 17:00, presso l’occupazione Che (corridoio presso la Biblioteca centrale della Città Universitaria, campus principale della UNAM)

Inviamo i nostri saluti fraterni a tutti gli cuori anti-autoritari che ci leggono in diversi luoghi del mondo. Tutti coloro che hanno fermamente deciso di utilizzare il loro tempo ed i propri mezzi per lottare contro ogni istituzione e simbolo degli ingranaggi che mantengono il capitalismo patriarcale, l’oppressione, l’addomesticamento e la mascherata del Potere.

Compagni, facciamo questo richiamo da qualche parte del Mostro per lanciare le nostre urla di solidarietà con la nostra sorella e compagna Felicity Ann Ryder, che rimane latitante dalle grinfie dello Stato per più di sette mesi da questa parte. La mattina del 27 Giugno 2012 ci fu uno sfortunato incidente: l’esplosione di un ordigno incendiario ha ferito il nostro compagno Mario López “Tripa”, che è stato custodito per sei mesi ed ora si trova in liberazione condizionale in attesa del processo. Dopo questo, le forze della polizia del Governo del Distretto Federale del Messico hanno trovato il passaporto di Felicity, così la nostra compagna ha fatto largo per sfuggire dal carcere.

A causa di questi fatti, ci rendiamo conto che la sua famiglia avrà dovuto subire delle costanti molestie nel suo paese di nascita (Australia), così come nei cosiddetti media sociali. È anche possibile che nuove inchieste in altri paesi sono state avviate, cercando di associarla con diverse cellule di azione anarchica. Tutto questo fa parte della montatura delle forze della polizia internazionale, per attaccare il movimento acratista ed impostare paura e terrore nel loro (fallito) tentativo di immobilizzarci.

Ci rendiamo conto dei difficili momenti che Felicity ha attraversato nel corso degli ultimi mesi. La clandestinità, pur essendo una scelta migliore rispetto alle fredde e ciniche sbarre della prigione, in ultima analisi, si trasforma in una specie di prigione con la minaccia del possibile arresto che mantiene i fuggiaschi di godere la piena libertà. Essa implica anche un sacco di problemi di mobilità verso l’attività della propria sussistenza e lotta; isolamento e allontanamento dai cari e l’azzeramento di tutti i piani di vita. La clandestinità come necessità, e non come qualche privilegio autoritario di avanguardia, richiede anche la nostra solidarietà in quanto costringe i nostri compagni di essere costantemente in fuga, una situazione che a poco a poco mina la tanto sospirata libertà. Inoltre, non è possibile fornire lo stesso materiale e il sostegno emotivo a tutte le persone detenute, anche se sono dietro le sbarre.

Sappiamo che ovunque la nostra compagna Felicity possa essere sta ferma con le sue convinzioni, come anarchica, beffarda e senza mai fermarsi di attaccare il nemico faccia a faccia. Da qui, le inviamo i nostri caldi saluti e invitiamo a tutti gli sforzi anti-autoritari per avviare due settimane di attività, saluti e gesti di solidarietà con la nostra compagna Felicity, dal 21 Febbraio al 7 Marzo 2013, ciascuno secondo al suo tempo e i suoi metodi, in modo tale che lei sappia che non è sola e che la solidarietà tra gli anarchici in lotta non è solo una parola scritta o un ornamento in uno splendido opuscolo “rivoluzionario”.

Per noi, la solidarietà è anche un arma che distrugge il Potere.

Ricordiamo anche altri compagni in fuga, come Hans Niemeyer, perseguito da parte dello Stato $ileno, o Grigoris Tsironis, Marios Seisidis, Vassilis Palaiokostas, Nikos Maziotis e Pola Roupa dalla Grecia. Inviamo i nostri saluti indomiti a tutti gli anarchici imprigionati e fuggitivi in tutto il mondo. Mai sconfitti, mai pentiti!

Vogliamo che sei libera e selvaggia, Felicity, sei ancora con noi! Non sei sola, compagna. Molti di noi condividiamo la tua lotta e abbracciamo le tue convinzioni.

LIBERTÀ PER TUTTI I PRIGIONIERI DELLA GUERRA SOCIALE!

fonte

Patrasso, Grecia : Rivendicazione di responsabilità per attacchi dai Sabotatori Notturni

dark

Viviamo alla fine di un’era di artificiale prosperità capitalista. Ampie parti della società, quelli che fino a poco tempo fa hanno adottato il ruolo dei consumatori costituendo un corpo apatico della piccola borghesia, si trovano ora con la prospettiva di povertà e miseria.

Nei giorni in cui è evidente l’incapacità di riprodurre capitale, la società greca scioccata dopo la caduta delle sue illusioni, incapace di accettare e superare da anni, si impegna ora per mantenere il sistema marcio. In un paese dove è altrettanto istituzionalizzato lo sfruttamento più disumano degli oppressi, dove i profitti di un capitalista sono più importanti della salute degli abitanti di una montagna e dove salvare le banche è più importante della condizione di vita delle persone, dove negli ultimi 3 anni ci sono stati più di 3.000 suicidi, dove i poliziotti sparano sui bambini e quelli che lottano sono imprigionati come terroristi.

Come altrove, anche qui lo stato e il capitale stanno cercando di proteggere i propri interessi e la propria esistenza, attaccando in maniera severa quelli in basso. Con le macchine della mostra, intendono installare nella società la miseria, il fatalismo, il consenso e la subordinazione, cercando di apparire come un tentativo assurdo e inutile ogni tentativo di resistenza reale e lotta. Dal notiziario delle ore 20 e dai giornali, la realtà è distorta e ridotta per fare corpo alle regressioni controllate, per l’opinione comune comunque creata. Con i ricordi dello scorso Dicembre 2008 e dell’ultimo Febbraio e nel timore di future esplosioni sociali, hanno scatenato i loro meccanismi per annegare ogni forma di resistenza nel proprio dominio totalitario.

Di recente, lo Stato, con forze coordinate, non poteva fare altro che attaccare le parti più radicali della società, il movimento anarchico / antiautoritario con incursioni come dei film contro occupazioni per mezzo di poliziotti antisommossa pesantemente armati e forze speciali.

Non dimentichiamo che stiamo parlando di luoghi che promuovono l’auto-organizzazione della vita, le relazioni e la realtà. Spazi aperti a chi vuole parteciparvi, creare ed esprimersi, governato dai valori di solidarietà e di aiutarsi a vicenda. Spazi che sono liberi da qualsiasi logica di proprietà.

Così questi spazi auto-organizzati sono noti come “case illegali” da allora specificando la retorica pre-elettorale di Samaras e la sua promessa di adottare misure severe contro l’illegalità, la “rioccupazione delle città”, il parto di maschere. Essi presentano il pericolo di luoghi illegali e la necessità di garantire la democrazia attraverso l’applicazione della legge.

Secondo noi le leggi esistono per garantire gli interessi e l’esistenza dello Stato e del capitale attraverso la definizione completa di ciò che è o non è consentito in campo sociale. Per quanto riguarda la democrazia, è da una parte una gomma che si allarga per adattarsi a tutto ciò che non minaccia il dominio sostanzialmente capitalista, mentre d’altra parte si contrae per armarsi contro tutto ciò che si rivolta contro la cultura primaria e l’autorità, istituendo uno stato informale di emergenza.

Nelle prime ore di Lunedi, 14 Gennaio 2013, abbiamo bruciato due bancomat di proprietà delle banche Marfin e Pireo, nella Via Agnostou Stratioti e abbiamo messo un ordigno esplosivo/incendiario all’ingresso degli uffici dei catasti dei terreni di Patrasso, volendo inviare il seguente messaggio ai sindaci, ministri, poliziotti, giudici, giornalisti e altri pilastri del potere.

Rifiuti, fissatevi ciò in testa.

Voi cacciate via i nostri compagni, noi colpiamo le vostre infrastrutture, perseguite dei combattenti.

Nonostante tutto questo, c’è un mondo intero là fuori che non è nemmeno per un momento determinato dalla vostra etica disgustosa, che non rientra nello stampo delle vostre leggi, che non riposa fino a quando non vede la cultura dello sfruttamento, dell’oppressione e dell’autorità tramontare. Un mondo che voi non potete nemmeno immaginare.

Dedichiamo le parole che seguono a un vecchio compagno, a tutti i nostri fratelli e le sorelle che con le loro azioni illuminano le fredde giornate d’inverno

Siamo diffusi nei luoghi di “tutto” che non ci piace. Questo non fa per noi, perché è povero e pagano. Ma superare richiede forza, coraggio e amore, della parola e della pratica. Ciò richiede una unità di individui su una base anti-autoritaria, come una cellula che è pronta a dissolversi nel delirio sensuale della rivoluzione sociale. Dato che non sappiamo ciò che la nostra rivoluzione sarà, ma sappiamo ciò che non sarà: un colpo di stato di tutti i tipi o una riforma. Non sarà pieno di lavoro e di miseria. Non sarà né elitario né populista. Non porterà con sè i leader, le nazioni, le famiglie e le chiese. È un caso che si diffondono nelle dimensioni di questo terrore? No amico mio, per niente casuale. Perché vogliamo acquisire la conoscenza sociale della nostra abiezione e ritornare al desiderio e la certezza che le nostre vite non hanno bisogno di mediatori e per noi di vivere ancora una volta il “Abbasso lo Stato.”

SOLIDARIETÀ CON LE OCCUPAZIONI DI VILLA AMALIAS, SKARAMAGA, LELAS KARAGIANNI, LO STEKI AUTORGANIZZATO DELL’ASOEE E 98FM

SOLIDARIETÀ CON I COMPAGNI PERSEGUITATI

LIBERTÀ PER TUTTI I COMBATTENTI IMPRIGIONATI
GUERRA CON TUTTI I MEZZI

Sabotatori Notturni

fonti: i, ii

Atene: Tentativo di rioccupazione dell’occupazione Skaramaga finito con arresti di massa nella zona di Exarchia e un compagno affronta accuse di infrazione

"Voglio che mio figlio diventi un occupante"
“Voglio che mio figlio diventi un occupante”

Un evento di due giorni in solidarietà con tutte le occupazioni, i progetti auto-organizzati e le strutture autogestite di contro-informazione (mirate dalla repressione di continuo dopo il raid della polizia inizialmente all’occupazione di Villa Amalias il 20 Dicembre 2012) è stato chiamato per il 15 e il 16 Febbraio 2013 all’Università del Politecnico di Atene, ad Exarchia.

La sera del Venerdì 15, poco prima dell’inizio della discussione del primo giorno, i compagni che erano riuniti presso lo spazio universitario sono stati invitati a spostarsi tutti insieme sulla Via Patission dai partecipanti del collettivo dell’occupazione di Patission 61 & Skaramaga così come da tutti i progetti che sono stati ospitati nella stessa occupazione (occupata dall’inizio del 2009, ed evacuata il 9 Gennaio 2013). Un gruppo di compagni aveva già avvicinato l’edificio con l’intenzione di rioccuparlo; ancora più solidali sono stati invitati di raccogliersi al punto, ma di non scontrarsi con gli agenti della polizia (!). E così è avvennuto.

Intorno alle 19:15, un totale di 400 compagni sono stati raccolti al di fuori dello spazio sfrattato nel tentativo di rioccupare l’occupazione Skaramaga, prima di tutto abbattendo le piastre in acciaio posizionate fuori dalla sua porta. Tuttavia, l’apertura dell’ingresso ha preso più tempo del previsto dalle persone, un ritardo che ha aperto la strada a tre squadroni anti-sommossa dei MAT ed i poliziotti in moto della squadra DELTA per attaccare il raduno sulla Via Patission, ed ha portato al fallimento del tentativo della rioccupazione.

La polizia ha usato cariche con manganelli e gas lacrimogeni per circa quindici minuti per disperdere la folla. In quei momenti, molti hanno cercato di resistere all’attacco, ma molti di loro sono stati feriti e un compagno solidale è stato arrestato all’esterno dell’edificio sfrattato. Un’altra unità di polizia è stata distribuita in prossimità dell’occupazione Skaramaga, mentre la maggior parte dei solidali sono riusciti a tornare all’interno del Politecnico.

Poco dopo, pesanti forze di polizia hanno circondato il Politecnico e letteralmente hanno occupato l’intera zona del quartiere di Exarchia. I poliziotti hanno molestato persone indiscriminatamente in numerose occasioni, hanno perquisito dei passanti, ed hanno scatenato una vasta operazione repressiva. Commovente è stata la presa di posizione di molti residenti della zona, che disapprovava apertamente la caccia della polizia ed hanno aiutato i compagni ad evitare l’arresto. Tuttavia, un totale di 49 persone sono state arrestate e portate presso la sede della polizia per molte ore, insieme con il compagno che è stato precedentemente arrestato. La gente è rimasta di fronte al quartier generale della polizia nel Viale Alexandras fino a tarda notte, quando tutti i detenuti sono stati finalmente rilasciati.

La mattina dopo, il compagno arrestato, che è stato trattenuto per tutta la notte è stato portato davanti ad un pubblico ministero nei tribunali di Evelpidon. Egli è stato accusato di due reati minori (“disturbo della pace domestica” e “assalto con l’intenzione di causare danni fisici”), e il suo processo è stato rinviato per Martedì 19 Febbraio. È stato rilasciato a mezzogiorno, accompagnato da una cinquantina di persone in solidarietà.

Il collettivo dell’occupazione di Skaramaga ha richiamato per la più grande partecipazione possibile di compagni nella seconda giornata delle discussioni presso l’Università Politecnica (16/02, dalle 18:00, ingresso da Via Stournari, Exarchia).

Solidarietà al compagno che affronta accuse!

Solidarietà a tutte le assemblee, gruppi e progetti affiliati all’occupazione di Skaramaga!

fonti: I, II, III, IV, V, VI

Carcere di Brieva, Spagna: Aggiornamenti sulla situazione della prigioniera Noelia Cotelo Riveiro

Le carceri sono centri di sterminio
Le carceri sono centri di sterminio

Aggiornamento precedente qui

Sabato, 9 Febbraio, Noelia è stata visitata da due avvocati che l’hanno trovata in buona forma. Tuttavia, ha spiegato che aveva diversi lividi e segni sul collo ed ha chiesto di essere visitata da un medico. Ha anche riferito che aveva gastroenterite, anche se i segni sono più deboli rispetto i giorni precedenti.

Il 12 Febbraio, Noelia ha chiesto che i suoi pasti carcerari fossero testati per la tossicità, perché sospetta che il cibo fornito a lei contiene farmaci sedativi, dato che ha trascorso quasi due giorni dormendo e completamente disorientata.

A seguito di un controllo da parte di un ispettore delle autorità carcerarie, Noelia è stata spostata in una cella più appropriata. Tuttavia, attualmente le è rifiutato di fare passeggiate nel cortile, che hanno soltanto la durata di trenta minuti ciascuna.

fonte