Grecia : Un paio di note sull’arresto dell’anarchico Anastasios Theofilou

1.
Nell’attuale fase di “sviluppo” del capitalismo, il lavoro non è un diritto o un ricatto. Il lavoro è un privilegio. Per chi è lontano dal benessere materiale e spirituale della società del Capitale, il solo
modo per sopravvivere è il “crimine”.

Ed il crimine ha molte forme, molti significati e molte versioni. Contrapponendoci al significato tipico dei media, non dovremmo accettare la legge come limite tra etico e non-etico. Buono e cattivo. Giusto e sbagliato. Né, ovviamente, dovremmo cambiarne ingenuamente il segno utilizzando il crimine come limite tra ciò che è rivoluzionario e ciò che non lo è.

Occorre fare i conti col crimine con calma, andando oltre etica e romanticismo, come un’attività sociale in più le cui caratteristiche individuali ne definiscono l’importanza. In poche parole, un criterio della nostra critica deve controllare se un’attività, illegale o legale – questo non ci riguarda-, serve gli interessi personali della gente della nostra classe, o il progetto d’emancipazione della nostra classe dalla classe dei padroni e dei manager del Capitale. La classe, vale a dire, che ora si limita a strapparci con modi da rapinatori la nostra sola merce, la nostra forza lavoro, ma (peggio ancora) che ci priva della possibilità di venderla.

2.
Sono accusato di una rapina finita in tragedia. Non voglio menzionare questi incidenti finché non ne so niente, eccezion fatta per quanto passano le lenti deformanti dei media. Per un cittadino, cercare di difendere i soldi di un’istituzione, la di cui avidità ha portato i 2/3 dell’umanità alla povertà, è certamente qualcosa di assurdo.

Questo non significa che la risposta è ucciderlo. Non conosco le circostanze e dunque non posso sapere se si è trattata di un’esecuzione a freddo o di uno scontro finito ai proiettili. Mi piacerebbe credere, anche stando alle testimonianze dei testimoni, a quest’ultima situazione.

In ogni caso, una persona è morta. Una persone che se avesse pensato anche solo per pochi secondi a cosa stava per fare, avrebbe potuto cambiare idea e da persecutore sarebbe passato ad essere un sostenitore dei rapinatori.

Ma è morto e non può difendersi. Né da alcuni compagni che danno caratterizzazioni che non si addicono ad un morto, né soprattutto dai ladri di tombe dei reparti anti-terrorismo e dei media che hanno dato luogo ad un balletto sul suo corpo, per puro servilismo politico.

Sono un anarchico comunista. Amo la vita e la libertà. Lottiamo per abbattere le galere che opprimono al loro interno centinaia di vite. Lottiamo per la visione della liberazione sociale. Lottiamo per la liberazione della nostra classe dall’autorità del capitale.

27/9/2012
A. K. Theofilou
2° braccio della prigione di Domokos

fonti : i, ii

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