Atene: Sgombero di un’occupazione di alloggiamento in Via Spyridonos Trikoupi ad Exarchia

Il 30 Ottobre, intorno alle 10:00, squadre della polizia anti-sommossa hanno preso d’assalto le strade circostanti Piazza Exarchia ed hanno violentemente sgomberato un occupazione in Via Spyridonos Trikoupi. Secondo le prime informazioni, una decina di persone sono state portate alla stazione della polizia di Exarchia, mentre i proprietari “legittimi” dell’edificio non hanno (ancora) esposto causa contro gli occupanti detenuti.

Aggiornamento, 18.00 (GMT +2): I “padroni di casa” hanno esposto una causa contro gli occupanti. Tutti i detenuti si terrano presso la stazione di polizia fino a domani, 31/10, quando sono attesi a comparire dinanzi al procuratore.
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Nel frattempo, da questa mattina, IMC di Atene è stato temporaneamente offline a causa di mancanza di corrente (non a causa di repressione). Alle 16.30 (GMT +2) Atene IMC è tornato di nuovo online.

Francia – Nantes : Chiamata per una dimostrazione di rioccupazione per il 17/11 nel ZAD, dove la lotta contro le forze repressive è ancora in corso

Per gli costruttori, la ZAD è semplicemente una “zona di sviluppo differita” da decenni. Per i combattenti, questa è una zona da difendere (Zone À Défendre). In entrambi i casi, lo spazio si trova nella campagna a nord di Nantes, in Francia. Secondo il Potere, dovrebbe lasciare il posto per i piani industriale, e in particolare ad un aeroporto internazionale di Notre-Dame-des-Landes. Il particolare mega-progetto è nelle mani della corporazione multinazionale Vinci, che fornisce anche altri “servizi” in tutto il mondo, come ad esempio strutture penitenziarie, autostrade a pedaggio, centrali nucleari, e così via.

Molti attivisti nella ZAD non sono solo in lotta contro la costruzione dell’aeroporto, ma resistono al Capitale, allo Stato e qualsiasi controllo sulla loro vita quotidiana in generale. Dalla metà del mese di Ottobre, più di 1.200 poliziotti sono stati dispiegati nella zona. Da quel momento, la polizia sta sfrattando degli occupanti da vari luoghi diversi in tutta la ZAD, usando lacrimogeni di gas, aggredendo violentemente dei resistenti e distruggendo case e accapamenti.

Tuttavia, la lotta è tutt’altro che finita; questo è solo l’inizio. Persone combattono ed organizzano eventi e manifestazioni per i prossimi giorni. Il manifesto propaga una manifestazione di rioccupazione, che è stata chiamata per la mattina del Sabato 17 Novembre, 2012. Leggi il richiamo qui.

Ottieni dettagli, in più lingue, dalla Zone A Défendre.
Inoltre, puoi seguire questo tag: Squat!net.

Tutte le richieste per la manifestazione di rioccupazione del 17 Novembre devono essere inviate a: reclaimthezad[at]riseup.net / mappe di accesso / Contatto di posta elettronica : zad[at]riseup.net

Partecipa a questa lotta! Spargi la voce come il più ampiamente possibile!

Grecia : Testo di 3 prigionieri anarchici in solidarietà con le occupazioni in Grecia

LA GUERRA CIVILE SOCIALE
NON VA IN VACANZA

Con la crescita dei contrasti e delle contraddizioni della società capitalista, che si fanno sempre più visibili, e con il fantasma dell’insurrezione che insidia i sogni dei dominatori di questo mondo, quelli che dirigono le nostre vite hanno un’ultima carta da giocare: la repressione.

La diffusione dei punti di vista fascisti, i pogrom razzisti contro immigrati e le pugnalate democratiche che li accompagnano, l’aumento del controllo poliziesco e panottico, la propaganda della paura, riprodotta dalla Stampa, la fortificazione legale del regime contro gli anarchici e i rivoluzionari che lottano per la liberazione della vita sono i movimenti di panico di un regime che, restando in sospeso, cerca di offrire quello che solo gli resta: terrore e sicurezza.

Così, dopo essersi assicurato di avere rotto ogni senso di comunità tra i combattenti, dividendo in granelli identità false e separazioni (violenti-nonviolenti, guerriglieri-movimentisti, armati-occupanti, greci-immigrati, legali-illegali, ecc.) – e qui si dovrebbe impostare un grande dibattito su quanto riproduciamo noi stessi queste dinamiche, – è cominciata la pulizia: dopo aver cercare di sotterrare una 50na di anarchici negli ultimi anni sotto fili metallici a punta e cemento (guerriglieri e non), dopo aver inviato sbirri a occuparsi del “problema dell’immigrazione”, dopo aver schiacciato – a un grande prezzo, per certo – le dozzine di manifestazioni militanti – piccoli festival di violenza liberatrice e incontro di insurgenti -, doveva inviare un messaggio chiaro alle occupazioni durante l’estate, che, purtroppo, fu un piccolo periodo buio per le lotte liberatrici collettive.

Atto I

Un giorno dopo che una manifestazione di compagni aveva dissolto un concentramento di membri di Alba Dorata ad Agrinio, lanciandogli merda e dimostrando che le strade appartenevano e appartengono agli insorgenti, viene collocato un congegno incendiario nell’occupazione Apertus. Alcuni giorni dopo, in seguito a una chiamata dei collettivi e delle occupazioni della zona, si svolge una manifestazione con 350 anarchici/antiautoritari/antifascisti nelle strade principali della città, mettendo in chiaro che qualunque attacco contro lottatori o occupazioni riceverà come risposta l’unione delle comunità combattenti della lotta anarchica.

Atto II

Due giorni dopo, vi è un attacco incendiario contro l’occupazione Draka, nell’isola di Corfù. Collocato da mani fasciste per conto dello Stato, poiché l’ospedale a cui appartiene l’edificio, dopo l’attacco incendiario, lo propose alla Procura che voleva usarlo, dopo averlo lasciato ammuffire per anni. Dozzine di interventi/manifestazioni/distribuzione di volantini ebbero luogo in molte città della Grecia come segnale di solidarietà.

Atto III

All’inizio di Agosto, durante il periodo più “morto”, si succedono vari tentativi di tagliare l’elettricità all’occupazione Delta a Thessaloniki, per ordine dell’Istituto di Formazione Tecnica (TEI) a cui appartiene l’edificio. Ci furono anche presidi, distribuzione di volantini, oltre alla vigilanza dell’edificio per evitare che succedesse qualcosa; alla fine tutto venne rimandato di un mese e passò in mano alla Procura. Qui ci piacerebbe ricordare che un incidente simile avvenne nell’occupazione VOX alla fine di Giugno. Quando l’impresa di elettricità tentò di tagliare la corrente e non vi riuscì per l’intervento delle occupazioni.

Approfittando del periodo estivo e della pausa “informale” delle lotte, lo Stato e le sue spie, tutti i tipi di fascisti, hanno cercato di riformulare il messaggio di guerra contro le occupazioni, ma lo hanno ampliato alle comunità di lotta anarchica nel territorio greco. Tuttavia hanno fallito. Cosa che si ripeterà, se dimenticano che gli anarchici/antiautoritari già partecipano coscientemente alla battaglia non pacifica tra le forze della libertà e le forze della schiavitù.

Cosa che si ripeterà, basta che non dimentichiamo la necessità di una maggiore organizzazione/collettivizzazione da parte nostra diretta all’acutizzazione delle ostilità contro la macchina statale e la lotta senza tregua per la liberazione individuale e collettiva.
Una lotta che non si permette il lusso di cedere spazio e tempo al nemico senza presentare battaglia.
Se c’è altro che bisogna rafforzare ed estendere sono le scelte determinate, la solidarietà nelle relazioni tra gli insorti, il rifiuto di dividere la nostra lotta con criteri come le vacanze e le “capacità rivoluzionarie”.

Tutti i fatti che abbiamo menzionato, nella misura in cui si sono prodotti in ogni occasione, hanno parlato per sé stessi.

Nonostante ciò, continuiamo la lotta contro gli Stati, le frontiere e i fascisti, contro i manicomi e le prigioni, contro il capitalismo e le droghe che ci vende, contro il sessismo e il dominio, contro la distruzione della natura e le polizie della società, e sentiamo la necessità di mandare saluti e forza ai guerrieri che in ogni occasione acutizzano la lotta per la liberazione umana e naturale da ogni catena autoritaria, dandoci, senza saperlo, un po’ della loro passione, forza e coraggio.

Nelle fertili condizioni sociali che attraversiamo, piantiamo i semi dell’anarchia perchè si apra il fiore della liberazione totale. Organizziamoci in comunità antigerarchiche militanti e confermiamo allo Stato e ai fascisti le peggiori aspettative che hanno in mente.
Osiamo e continuiamo ad osare.
Dentro e fuori le prigioni, coordiniamo i nostri cuori e lotte contro lo Stato e il capitalismo.
Solidarietà con le occupazioni Apertus (Agrinio), Draka (Corfú) e Delta (Tesalónika).

Sokratis Tzifkas
Babis Tsilianidis
Dimitris Dimtsiadis
23 Agosto 2012.

in spagnolo, in inglese

Grecia – Atene : Nuovo processo della CCF – sessione 2 e 3

Sessione 2, Mercoledì 10/10/2012

Dei 12 avvocati convocati per essere assegnati (due per ogni accusato dei cinque compagni e due sostituti), solo la metà si sono presentati. E mentre non c’è stato problema di accettazione da parte dei membri della CCF, il procuratore ha proposto di non chiamare altri avvocati, ma che quelli presenti avrebbero dovuto prendersi 2-3 imputati ognuno!

L’assistente ha espresso la stessa riflessione, sostenendo la difficoltà di trovare avvocati. Il che significa che, anche se il tribunale ha deciso nella prima sessione di assegnare due avvocati per ogni accusato, siamo arrivati al punto di assegnare due avvocati ogni due-tre accusati. Gli avvocati presenti hanno reagito, e avvertito che se fosse stata presa una decisione del genere, si sarebbero dimessi.
Quindi, il processo è stato interrotto, sono stati chiamati più avvocati e con il numero completo di avvocati sono andati all’assegnazione, dopo che i nuovi giunti hanno parlato con i compagni accusati (avevano lasciato la stanza del tribunale del terrore) e hanno ricevuto la loro conferma di accettazione.

Il fiero membro della CCF Mihalis Nikolopoulos ha reso la seguente dichiarazione:

“Oggi comincia un’altro processo politico-militare. Vogliamo essere chiari. Nessun verme della mafia giuridica, come sono questi, è degno di giudicare un attacco o un membro della nostra organizzazione. Per noi tutti loro sono al lato opposto e siamo in guerra contro di loro. La nostra attitudine nei loro confronti non è altro che ostile ed aggressiva, come segnale delle nostre reali intenzioni. Perchè con i moderni inquisitori della mafia giuridica, ogni combattente della guerriglia anarchica non può avere niente a che fare se non far saltare le loro case e stanze di tribunale, così come applicare la pratica dell’esecuzione politica di molti di loro nel quadro del terrorismo anarchico.

Lo scontro diretto e frontale con ogni tipo di autorità istituzionale e non.

Come anarchici d’azione, quindi, combattiamo la loro Giustizia, combattiamo ogni forma di autorità della macchina sociale.
Il nostro mezzo è ogni guerra insurrezionale gridata da dentro e fuori le mura.

LUNGA VITA ALLA COSPIRAZIONE DELLE CELLULE DI FUOCO
LUNGA VITA ALLA FEDERAZIONE ANARCHICA INFORMALE

Il fiero membro della C.C.F. Panagiotis Argirou ha reso la seguente dichiarazione:

“Questa è la situazione. Voi stessi, servi di una società più becera, che vi ha dato il diritto di seppellire vite umane, avete l’audacia di apparire qui di fronte a noi allo scopo di giudicarci per la nostra azione anarchica e aggressiva contro il mondo e la civilizzazione che rappresentate. Ma da me tutto quello che voi riceverete è il mio odio sottaciuto.

Perchè sì, sono vostro nemico e nemico del sistema di cui siete parte, come anarchico e come fiero membro della CCF e della Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale.

Non rimpiango nulla, per nessuna delle mie azioni, per nessuna delle mie scelte, ero e sarò ostile ad ogni comportamento autoritario e schiavista. Ora, intrappolati nell’arroganza che vi è data dalla vostra posizione, pensate di essere intoccabili e al sicuro. Questo, ovviamente, come è stato dolorosamente riscontrato da molti vostri colleghi in diversi paesi di tanto in tanto, non è che un falso sentimento di sicurezza e forse arriverà il giorno in cui anche voi proverete la stessa identica sofferenza.

LUNGA VITA ALL’AZIONE DIRETTA ANARCHICA – LUNGA VITA ALLA CCF – LUNGA VITA ALLA FAI/FRI

Il processo continuerà Lunedì 22 Ottobre, per dare tempo agli avvocati di dare un’occhiata al caso

Sessione 3, Lunedì 22/10/2012

Theofilos Mavropoulos ha parlato per primo oggi e ha letto estratti da una dichiarazione dei compagni ricercati Giannis Mihailidis e Dimitris Politis, che sono accusati di essere membri della CCF:

“Parliamo in occasione del processo contro l’organizzazione rivoluzionaria Cospirazione delle Cellule di Fuoco, perché ci capita di essere ricercati per questo caso.

No, non stiamo facendo un eventuale appello ai rappresentanti del potere giudiziario. Non ha senso di affrontare i nostri nemici. Facciamo appello ai nostri compagni, nel senso stretto e più ampio del termine. Vogliamo chiarire in primo luogo che non siamo membri dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco, non per rinunciare a nessuna delle nostre responsabilità legali, ma per evitare l’identificazione del nostro discorso politico con il discorso dell’organizzazione, dato che manteniamo i nostri disaccordi.

Naturalmente, restiamo impenitenti per la nostra scelta di sostenere e di fatto esseri sostenuti dai compagni della CCF, e la nostra scelta di partecipare attivamente alla lotta anarchica.

Come anarchici siamo ostili al sistema giudiziario e allo Stato nella sua interezza. Quindi, per noi, ogni persecuzione di Stato contro di noi è anche un titolo di onore.

NON CI RITIRIAMO – NON CI ARRENDIAMO

Siamo solidali con i nostri compagni dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco, il nostro compagno Theofilos Mavropoulos, i rivoluzionari anarchici accusati nella stessa causa, e tutti i prigionieri impenitenti della guerra rivoluzionaria.”

Poi ha parlato Christos Tsakalos, che ha cominciato dicendo: “Quindi, poiché le nostre parole sono azioni, non intendiamo cedere ad una codarda retorica innocentista. La legittimità per noi è il trattamento degli schiavi. La legge è una prostituta che serve gli interessi dell’autorità.

E tutti voi giudici e “onorevoli” procuratori siete le prostitute che fanno da accompagnatrici ai propri clienti. È vero che abbiamo infranto le vostre leggi. È vero che agiremo allo stesso modo ancora e ancora. Ci giudicate nel nome della legge, noi agiamo nel nome della dignità e della coscienza anarchica. Tra di noi c’è un vuoto che non si adatta né alla bontà legale né ai dialoghi pretenziosi”. Ed ha concluso: “Di una cosa ancora potete stare certi. Non vi daremo nemmeno un secondo di pace”.

La cancelliera del tribunale Maria Tzanakaki, nel tentativo di accorciare agli avvocati il tempo necessario della pausa, ha fatto l’errore di rendere noto il suo verdetto sull’innocenza o meno degli accusati. Rivolgendosi ai loro avvocati ha ricordato loro che gli accusati sono temporaneamente imprigionati e che c’è anche la faccenda del periodo di detenzione pre-sentenza che è di 18 mesi.
Questo significa che gli accusati non dovrebbero essere rilasciati dopo il termine dei 18 mesi. Al procuratore Bagias è stato chiesto che il processo continuasse dopo le 10.00, ma ha risposto che non era possibile perchè gli accusati sono temporaneamente in carcere! Alla fine, il procuratore ha proposto una settimana di pausa e il tribunale ha accettato. Quindi il processo continuerà Lunedì 29 Ottobre.

Grecia : Dichiarazione di Jose Rodríguez nel processo contro Lotta Rivoluzionaria ad Atene (13.9.2012)

La guerriglia è una forma di lotta contro l’ordine stabilito che viene da lontano. Nello stato spagnolo è ben conosciuta con quel nome dai tempi della dittatura del generale Franco.

Guerriglieri furono i cosiddetti “maquis”, militanti anarchici come Wenceslao Jimenez Orive, Ramón Vila Capdevila, Marcelino Massana, Cesar Saborit, Francisco Sabaté Llopart o José Lluís Facerías, che fino al 1963 continuarono a combattere contro il fascismo e il capitalismo iniziato il 18 Luglio 1936, passando continuamente la frontiera francese in direzione di Barcellona carichi di zaini pieni di armi, propaganda e materiale per stampare pubblicazioni clandestine.

Altri gruppi come quello di Francisco Ponzán Vidal, assassinato dalla Gestapo in Francia il 17 Agosto del 1944, aiutarono nelle evasioni, in collaborazione con gli alleati, migliaia di ebrei e altri perseguiti dal regime nazista.

Tutti loro senza eccezione furono accusati di essere “terroristi” e “banditi” dai mezzi di comunicazione del regime di Franco.

Anni prima allo stesso modo furono considerati “terroristi” e “banditi” uomini di azione dell’anarcosindacalismo catalano come Buenaventura Durruti, Ricardo Sanz, Aurelio Fernandez o Juan García Oliver, membri dei gruppi “Los Solidarios” y “Nosotros”, responsabili delle morti del governatore di Bilbao Regueral e del cardinale Soldevilla (implicati nella creazione dei gruppi di pistoleri della patronale responsabili dell’assassinio di Salvador Seguì e di decine di sindacalisti negli anni 1918-1923).

I “Solidarios” furono anche gli autori dell’assalto al Banco di Spagna a Gijón e del tentativo di uccidere il Re di Spagna Alfonso XIII nel 1926.

Questi stessi uomini di azione successivamente furono l’avanguardia delle forze popolari che nella strada arrestarono il colpo di stato fascista del 18 Luglio 1936, che scatenò la più profonda rivoluzione anarchica che fino ad allora aveva visto l’umanità.

Furono chiamati “Pistoleri” anche militanti anarchici come Pedro Mateu, Ramón Casanellas e Lluís Nicolau, che uccisero il presidente del governo Eduardo Dato nel 1921, responsabile dell’assassinio di decine di prigionieri sindacalisti in Catalunia e altre regioni mediante l’applicazione della “ley de fugas”.
Molti altri “pistoleri” (in realtà, militanti della CNT) furono attivi in quel periodo (1918-1923) confrontandosi, armi alla mano, con i padroni che negavano di accettare le giuste rivendicazioni operaie di quegli anni (giornata lavorativa di 8 ore, aumento dei salari, condizioni di vita dignitose) in una lotta che lasciò centinaia di morti da entrambe le parti.

“Gangsters” furono chiamati dai mezzi di comunicazione e buona parte dei gruppi di opposizione democratica Salvador Puig Antich e Oriol Solé Sugranyes, membri dei MIL-GAC (Movimento Iberico di Liberazione – Gruppi Autonomi di Combattimento), gruppo che collaborò con le lotte operaie recuperando finanziamenti tramite rapine alle banche e realizzando edizioni di testi di teoria per la classe operaia.

Puig Antich fu assassinato dal fascismo tramite la garrota vile il 2 Marzo 1974; Oriol Solé fu assassinato nei dintorni della frontiera francese dalla Guardia Civile, che gli sparò mentre si trovava di schiena e disarmato dopo la fuga spettacolare attraverso le fogne del carcere di Segovia, insieme a una trentina di prigioneri politici, nell’Aprile del 1976.

Dopo la loro morte furono rivendicati come “martiri” della causa antifascista da buona parte dell’opposizione democratica che non volle collaborare con loro in vita per le loro posizioni nettamente anticapitaliste.
Il periodo della “transizione alla democrazia” dopo la morte di Franco il 20 Novembre del 1975 non migliorò la situazione; il 3 Marzo 1976 cinque operai muoiono e decine sono feriti da colpi d’arma dalla Polizia Armata spagnola nella città di Gasteiz (Vitoria). Il loro crimine? Aver partecipato ad una assemblea pacifica nel quadro di uno sciopero che durava tre mesi. La stampa spagnola e i portavoce del governo parlano di “violenza” degli operai per giustificare il loro perfido assassinio.

188 persone furono assassinate nel periodo 1975-1983 dalla Polizia e dai gruppi terroristi fascisti. Molti di questi crimini restarono impuniti.

Agustín Rueda Sierra, compagno anarchico e autonomo che fu arrestato nel 1978 mentre passava la frontiera dalla Francia insieme ad un altro compagno, portando esplosivi (continuando in questo modo la lotta dei “maquis”) fu torturato fino alla morte dai carcerieri della prigione di Carabanchel (Madrid) il 13 Marzo dello stesso anno, dopo che fu scoperto all’interno della prigione un tunnel che sarebbe servito per la fuga dei membri del COPEL (Coordinamento dei Prigionieri in Lotta), organizzazione assemblearia creata dai prigionieri sociali per reclamare l’amnistia e profonde riforme del sistema penitenziario.

Nel 1982 il PSOE (Partito Socialista Operaio Spagnolo) arriva a La Moncloa. Nel 1983 nasce il GAL (Gruppi antiterroristi di Liberazione), organizzazione parapoliziesca responsabile di sequestri, torture e 23 omicidi di rifugiati baschi e cittadini francesi fino al 1987.

Alte cariche del governo socialista, polizia e perfino un generale della Guardia Civile furono condannati molti anni dopo per le attività del GAL; tuttavia, delle centinaia di anni a cui furono condannati ne scontarono solo una minima parte, essendo tuttora in libertà la maggioranza dei condannati per il terrorismo di Stato.

Nemmeno ci furono condanne per quelli che assassinarono con 113 spari di fucile quattro membri dei C.A.A. (Comandos Autónomos Anticapitalistas) nell’imboscata e fucilazione di Bahìa de Pasaìa il 22 Marzo 1984. La versione ufficiale parlò di “sparatoria” tra “terroristi” e Forze di Sicurezza. Questa è la nostra democrazia.

Dall’11 Settembre 2001 la lotta contro il “terrorismo” si trova nell’epicentro delle politiche di repressione e criminalizzazione della resistenza in generale, che sia pacifica o meno. È ovvio, poi, che le leggi e le politiche “antiterroriste” vengono applicate per difendere il Sistema economico, politico e sociale vigente.

Sono i potenti, i loro portavoce ufficiali nei mezzi di comunicazione, quelli che determinano quale è un “atto terrorista” e quale no. Per loro, per voi, i bombardamenti della OTAN, le politiche economiche che condannano alla schiavitù milioni di persone nel mondo o le violenze della polizia non sono atti di terrorismo, ma lo sono gli atti di resistenza a questa barbarie o la mera intenzione di farlo.

Siamo orgogliosi della storia di lotta e resistenza del movimento libertario-anarchico, e non rinneghiamo né gli uomini d’azione né la guerriglia. Non li consideriamo “terroristi”. Li ricordiamo come compagni che diedero il meglio di loro stessi nella lotta contro il capitalismo e lo Stato, nella lotta per la liberazione della classe oppressa a cui apparteniamo.

Oggigiorno, il capitalismo è tornato a mostrare il suo autentico volto criminale e anti-popolare. Sotto il giogo delle politiche economiche neoliberali, molti stanno tornando a subire condizioni di vita intollerabili. Molti stanno anche riscoprendo la cortina di fumo che nascondono i termini “terrorismo” o “violenza”, lanciati dall’alto come arieti contro i movimenti di lotta che insorgono oggi.

In questo senso, io ed altri compagni libertari-anarchici, consideriamo pienamente valide le motivazioni per le quali Lotta Rivoluzionaria è passata all’azione. Li consideriamo come degni eredi di un ampio movimento di lotta, in Europa e altrove.

Eredi delle lotte dei nostri “partigiani”, dei nostri miliziani e dei nostri uomini di azione, eredi nell’idea di combattere con tutti i mezzi il capitalismo criminale, eredi nell’idea di una società più giusta ed egualitaria, dove lo sfruttamento e l’ingiustizia saranno abolite.

Nello stato spagnolo, la figura di Nikos Maziotis è ben conosciuta nei media libertari-anarchici dall’anno 1999, per il movimento di solidarietà generato dopo il suo arresto per il fallito attentato contro il Ministero dell’Industria e dello Sviluppo, movimento nel quale io ed altri compagni partecipammo tramite la diffusione di comunicati.

Attualmente, un altro movimento di solidarietà simile si è creato con l’organizzazione Lotta Rivoluzionaria, dopo l’assassinio di Lambros Foundas e gli arresti. Ho avuto la fortuna di conoscere quell’anno i compagni Nikos, Pola e Kostas, che si trovano anni luce dallo stereotipo del “terrorista” sanguinario con cui ci bombardano i media.

Per questo anche li consideriamo eredi a distanza, poiché noi, la classe oppressa, i lavoratori, gli esclusi, non abbiamo patria: le nostre aspirazioni, le nostre lotte e sogni di libertà sono gli stessi nello Stato spagnolo, in Grecia o in America Latina: lo stesso è il nemico in questo mondo globalizzato, la stessa è la risposta popolare, che non si ferma di fronte alla sua criminalizzazione e repressione.

Così, la solidarietà con gli imputati in questo processo è parte integrante della lotta internazionale contro il Capitalismo e lo Stato; un nuovo capitolo della lotta individuale e collettiva contro il dominio e l’autorità.

E dal nostro punto di vista, non solo come libertari-anarchici, ma anche come esclusi e sfruttati, la nostra lotta è giusta e necessaria, e può solo essere giudicata dai nostri uguali. Viva la lotta rivoluzionaria!

¡No Pasarán!

Madrid – Atene, Settembre 2012

in spagnolo, greco

$ile : Lettera della compagna Carla Verdugo dal carcere di San Miguel al gruppo “81 ragioni per combattere”

Carla Verdugo è stata arrestata insieme a Ivan Silva all’alba di Lunedì 16 Aprile 2012 nell’area di La Granja, Santiago del Cile, dopo un controllo di identità in cui hanno trovato nel loro zaino materiali per la costruzione di un congegno esplosivo. Si trova attualmente nel carcere di San Miguel in attesa di processo.

A 22 mesi dalla strage di San Miguel

A familiari, amici e compagni

Oltre a recapitare i miei sinceri rispetti e saluti fraterni devo raccontare loro che dal giorno Martedì 25 Settembre abito nella Torre 5 del Carcere di San Miguel, che oggi funziona come centro di detenzione femminile. Le 160 donne che vivono qui subiscono molti mesi di privazione della libertà.

In particolare è stato sommamente perturbante questo cambiamento, poichè il giorno 16 Aprile ero reclusa nella Sezione Speciale di Alta Sicurezza del Centro Penitenziario Femminile di Santiago; ma capisco che le dinamiche del carcere contano insieme alla volubilità della nostra condizione di prigioniere. Per ora mi trovo bene di salute e di morale, come sempre amata e in compagnia, instancabile nella lotta quotidiana dentro questo spazio di merda che imprigiona i nostri corpi. Ma non i nostri sogni o aspettative.

Ancora più sconvolgente del cambio di luogo di reclusione o routine è stato riconoscere in modo tanto evidente il dolore e la morte “il carcere è un luogo di controllo, punizione, oppressione e morte”, sembra essere scritto su ogni muro, su ogni sbarra.

La violenza si aggrava nel ricordo, in nessun giorno voglio dimenticare che 81 uomini hanno perso la vita qui; che 81 storie sono terminate di colpo, consumate tra le stesse grate che posso toccare e che hanno il compito di imprigionarmi.

Nella memoria sono e nella memoria rimarranno, quegli 81 e gli altri numerosi morti e torturati nelle carceri di Stato. I loro nomi sono i miei nomi, i loro fratelli sono anche miei fratelli e le loro madri sono le mie.
In tutto ciò, e difendendo l’allegria, ho compiuto da poco 32 anni e ho sentito ogni manifestazione di affetto anche dalle più acute distanze o le più nude vicinanze che pemettono le visite.

Per il vento che viaggia, amore ai miei figli, ai miei fratelli, al mio compagno e a mia madre.
Tranquillità e Forza in queste situazioni.

ABBASSO I CARCERI DI STATO!!!
LIBERTÀ!!!

Carla Verdugo

fonte : liberaciontotal, in spagnolo

[Grecia] Chiamata Internazionale di Solidarietà alle 22, 23 e 24 Novembre per il caso della Lotta Rivoluzionaria

COMBATTIAMO ARMATI CON TUTTA LA NOSTRA RABBI(A)

La Rivoluzione Sociale non è il passato, costituisce il presente e il futuro del mondo.

Per quanto riguarda la chiamata internazionale di solidarietà e di azione.

Come Assemblea per il caso della Lotta Rivouzionaria e in continuità con le azioni di solidarietà, lanciamo apertamente, sia a livello interno sia a quello internazionale, una chiamata per una campagna di solidarietà alle 22, 23 e 24 Novembre.

Abbiamo deciso di rompere il muro di silenzio per il caso della Lotta Rivoluzionaria e dimostrare che i compagni che vengono processati non sono soli, che il caso della Lotta Rivoluzionaria è un caso di tutti noi e riguarda la stessa la sostanza della lotta. Quindi, chiamiamo i compagni e le compagne da tutto il mondo a contribuire con la loro azione e mandare il loro messaggio di Solidarietà e di Lotta.

Nostro scopo e di ricercare le resistenze radicali con prospettiva rivoluzionaria. Nostro scopo è di ampliare la Lotta per la sovversione dell’ esistente, dimostrando la sua necessità storica e la sua importanza al presente. Paralelamente, vogliamo dimostare attivamente la Solidarietà ai compagni che vengono processati.

La chiamata internazionale per i 3 giorni di solidarietà, controinformazione ed azione per il caso della Lotta Rivoluzionaria costituisce una parte ed una continuità della guerra sociale e di classe per la sovversione e la Rivoluzione. In questo quadro la mettiamo e cosi il caso della Lotta Rivoluzionaria viene iscritto nel suo complesso.

Cronostoria del caso della Lotta Rivoluzionaria

Alle 10 Marzo 2010 viene assassinato dopo un conflitto a fuoco con forze poliziesce il compagno anarchico Labros Fountas. Sono quei giorni che la Grecia si mette sotto il controllo asfissiante della troika. Sono quei giorni che Labros Fountas, membro dell’ organizzazione Lotta Rivoluzionaria perde la sua vita dopo un conflitto a fuoco durante un azione preparativa contro l’elite politica ed economica che ruba il pianeta a livello mondiale, che saccheggia e succhia la richezza sociale sottovalutando la vita umana ad un punto estremo.

Un mese dopo, l’Aprile del 2010 ed in un clima di delirio terroristico nel quadro di arresti per il smebramento dell’ organizzazione Lotta Rivoluzionaria vengono arrestati gli anarchici Kostas Gournas, Nikos Maziotis e Pola Roupa, i quali assumono la responsabilità politica della loro partecipazione all’ organizzazione. Inoltre, vengono arrestati gli anarchici Vagelis Stathopoulos, Christoforos Cortesis e Sarantos Nikitopoulos, i quali respingono categoricamente, sin dal’ inizio del loro arresto, la loro partecipazione all’ organizzazione e dichiarano che vengono accusati per la loro lunga partecipazione a realtà sovversive, la loro apartenenza politica all’ area anarhica-antiautoritaria e le loro relazioni tra compagni.

Per partecipazione alla Lotta Rivoluzionaria viene accusato anche Kostas Katsenos, con un mandato di cattura contro di lui che era stato notificato dal periodo degli arresti. Il sistema, volendo dare un colpo decisivo all’ organizzazione Lotta Rivoluzionaria la quale sente come una minaccia estende, tramite gli arresti, il suo attacco per schiacciare una vasta area del movimento sovversivo.

In questo quadro dell’estensione di questo attacco repressivo, 6 mesi dopo vengono chiamati ed interrogati decine di compagni dell’area anarchica-antiautoritaria come anche amici e parenti degli arrestati.

L’aria di vendetta da parte degli aparatti si è respirata per ancora una volta, quando sono arrivati al punto di accusare Mari Beraha, moglie di Kostas Gournas. Le accuse contro di lei costituiscono un chiaro atto di vendetta contro Kostas Gournas, in un tentativo di reprimere il suo attegiamento combattente.

Dal 5 Novembre 2011 si svolge il processo per il caso della Lotta Rivoluzionaria, nel tribunale speciale del carcere di Koridalos, in un aula chiusa con l’assoluta mancanza di pubblicità. I media mentre erano sempre favorevoli a dare il loro aiuto all’ attacco repressivo e alla propaganda statale, adesso in modo provocatorio e dopo ordini politici mettono in silenzio qualunque cosa riguarda lo svolgimento del processo per il caso della Lotta Rivoluzionaria.

Dalla sua parte, il regime svolge un processo contro i suoi nemici politici volendo mettere a tacere ogni messaggio di Lotta e stravolgere il suo senso. Dall’ altra parte, i compagni che hanno assunto la responsabilità politica della loro partecipazione, sostengono le azioni e il proggetto politico dell’ organizzazione mentre tutti gli accusati trasformano, con le loro posizioni, tutte le udienze in forti atti accusatorii contro il sistema politico-economico della miseria e dello sfruttamento, il carattere delle sue leggi e dei regimi speciali che impone contro tutti quelli che resistono in modo radicale.
Dobbiamo notare che in questo momento nessun compagno si trova in carcere. Dopo 1 anno di detenzione preventiva, V.Stathopoulos, S.Nikitopoulos e Ch.Kortesis sono stati scarcerati dopo ordinanza del p.m. mentre K. Katsenos che si è presentato al processo è rimasto incarcerato per 6 mesi. I membri della Lotta Rivoluzionaria K.Gournas, P.Roupa e N.Maziotis sono stati scarcerati quando sono scaduti i termini massimi di detenzione preventiva (18 mesi). N. Maziotis e P.Roupa non si presentano più al processo e sono ricercati (!).

Nel momento che viene scritta questa chiamata il propcesso si trova alla fase dei testimoni di diffesa degli accusati. I testimoni di K.Gournas, N.Maziotis e P.Roupa, i quali hanno assunto la responsabilita politica come membri dell’ organizzazione, hanno già testimoniato. I compagni dalla Grecia e dall’estero con le loro testimonianze hanno messo in luce l’importanza politica e storica dell’organizzazione Lotta Rivoluzionaria, hanno difeso la lotta armata, la totalità e la ampiezza delle realtà rivoluzionarie. Nei prossimi giorni saranno chiamati a testimoniare I testimoni di difesa di V.Stathopoulos, S.Nikitopoulos, Ch.Kortesis, K. Katsenos e M.Beraha i quali respingono la loro partecipazione all’organizzazione, però mettono in luce l’ importanza della lotta e la necessità della resistenza.

Durante i giorni della chiamata internazionale, si calcola che il processo si troverà vicino allo stadio delle apologie degli accusati. Per questo pensiamo che sia molto importante, che compagni da tutto il mondo mandano con i loro modi messaggi di solidarietà e di resistenza e dimostrano che i compagni che si processano non sono soli, che la Lotta per la sovversione di questo mondo è sempre attuale.

Il caso della Lotta Rivoluzionaria attraverso la sitiuazione sociale, economica e politica in Grecia.

Per capire in modo completo il caso della Lotta Rivoluzionaria e la sua importanza, dobbiamo soffermarsi al preciso quadro storico, sociale e politico attraverso il quale lo stato si blinda tramite persecuzioni, arresti, incarecerazioni, leggi speciali e tribunal speciali.

Il processo per il caso della Lotta Rivoluzionaria si svolge in un epoca che il regime si trova in una crisi strutturale e le maschere democratiche sono state crollate. La feracità con la quale il regime contemporaneo si iscrive sulle nostre vite ha pocche cose diverse dalle dittature del passato. Lo sfruttamento abominevole e il controllo diffuso delle nostre vite vengono proposti come il modo unico per uscire dalla crisi, lasciando naturalmente illeso il sistema che l’ha create, l’ha imposta e l’ha diffusa in tutte le sfere della vita sociale e personale.

Quindi oggi, il regime pretende l’annientamento e l’esclusione politica di tutti quelli che lottano contro di esso, di tutti quelli che resistono contro i suoi progetti, di tutti quelli che lavorano per la sua sovversione. In questa epoca, nella Grecia della crisi e del debito, la questione della prospettiva rivoluzionaria e della sovversione del regime diventa oggetivamente attuale. Il sistema tenta di bloccare e imbavagliare la dinamicità e la multiformità delle lotte. Quello che si trova nel mirino e si mette in prova è il concetto della solidarietà.

Alcune parole per il quadro internazionale.

Al di là dalle caratteristiche particolari che ha la Grecia all’ epoca della crisi, sarebbe sbagliato vadere il caso della Lotta Rivoluzionaria come una questione isolata dal quadro internazionale. La crisi non si è scopiata dal niente, si trova nel cuore del sistema capitalistico mondiale, nel modo di governo e di sfruttamento economico imposto dai dominanti di questo mondo.

Sappiamo molto bene che questo mondo non ha regalato mai niente a tutti quelli che resistono ai suoi progetti in modo radicale, che la lotta per la liberazione dell’uomo e della società era sempre una strada dificile, che le relazioni tra compagni sono le richezze che costituiscono l’elemento importante della sostanza della Lotta e del suo svolgimento. Allora sappiano tutti quelli che lottano in tutto il mondo che non sono soli. Dobbiamo costringerli a sapere che le leggi speciali, i tribunali speciali e i regimi di detenzione speciali non possono fermare la stessa la sostanza della Lotta.

Contro le leggi speciali, i tribunali speciali e i regimi di detenzione speciali.
Solidarietà a tutti/e che si processano per il caso della Lotta Rivoluzionaria.
Solidarietà a tutti/e che lottano in tutto il mondo e vengono perseguitati per la loro azione soversiva.

NON DIMENTICHIAMO-NON PERDONIAMO-ONORE PER SEMPRE AL COMPAGNO ANARCHICO LABROS FOUNTAS, MEMBRO DELL’ ORGANIZZAZIONE LOTTA RIVOLUZIONARIA.

Info in greco per il processo per il caso della Lotta Rivoluzionaria: ipothesi-ea.espivblogs.net

mail di comunicazione: RScase@espiv.net

La Paz, Bolivia: Lettera del compagno Henry Zegarrundo dalla prigione di San Pedro

APOLOGIA SULLA DELAZIONE

Seduto sul letto che è diventato uno dei luoghi dove posso leggere e scrivere, ho deciso di mettere le preoccupazioni della mia testa in parole. Il trambusto dei circa 50 prigionieri con i quali condivido questo spazio assume i dintorni, una luce debole è sparsa su questo pezzo di carta su cui scrivo per dare modo a queste parole, che hanno deciso di rompere il silenzio alludendo agli informatori.

È necessario tener presente -nella riflessione permanente- che lo Stato intende esaurire l’individuo, con le sue strategie note, che non sono un’innovazione, ma la materializzazione della punizione che sia diventata una routine tramite la detenzione, la prosecuzione e “l’esemplificazione”. Lo Stato cerca di ridurre l’individuo in una carta d’identità, un numero o un codice, per sterminarci moralmente, ed annientare qualsiasi pratica rivoluzionaria. Ma c’è un dettaglio rilevante su questo: tutte le persone che si riconoscono nella condivisione dello spazio libertario condividono il concetto di posizionarsi sul lato opposto della barricata dal Potere-autoritario. Tuttavia, ci sono alcuni altri che si proclamano libertari o anarchici che giustificano oppure sostengono la repressione; con questa dicitura-giustificazione, questa loro proclamazione muta in un discorso auto-ipocrita, e queste persone finiscono sul lato opposto della barricata che vediamo di fronte a noi, e non dalla nostra parte.

Se ci sono ostaggi, non è perché i “responsabili” degli attacchi dovrebbero essere ritenuti colpevoli per il fatto che lo Stato incarcera diversi individui che supportano queste tendenze politiche o pratiche;* lo Stato-Potere si avvale di tali azioni per applicare e giustificare la sua efficienza o “sicurezza civile”. È molto chiaro che l’entità politica e repressiva insieme ai suoi alleati sono gli unici responsabili per il fatto che alcuni di noi devono essere intrappolati nella bocca del Potere. È quindi patetico chiedere alle persone che hanno compiuto gli attacchi di consegnarsi o scambiare la loro libertà al posto di altri. Quelle persone, che parlano di anarchici veri o falsi, hanno solo bisogno di una dotazione di uniformi della polizia in cambio della delazione e la collaborazione; non hanno ancora digerito che una lotta dignitosa tiene alti valori rivoluzionari, e che una persona senza un vuoto morale non consegni un altra.

Dichiararsi “colpevole o innocente” non è nemmeno una priorità in questo dibattito; la priorità è che nessun altro compagno viene catturato, e il dolore inflitto ai parenti e le persone care non vienne riprodotto.

In tutta la storia della lotta in queste terre, è inevitabile di menzionare delle donne guerriere del Sindacato delle Donne delle Varie Unioni (SFOV) e la Federazione delle Donne Operaie (FOF). Nel corso degli anni ’20 agli anni ’50, la lotta contro l’oppressione dello Stato-borghese è stata organizzata in sindacati in cui – non solo in Bolivia, ma anche in diversi altri paesi in Europa e in America – iniziative con forti legami di solidarietà ai prigionieri politici di altri paesi sono stati derivanti. Queste valorose anarchiche cholas** erano ben consapevoli del fatto che non vi era alcun bisogno di avere anarchici imprigionati ovunque. Alla fine del 1927, hanno deciso di aderire alla campagna internazionale per la liberazione degli anarchici nati in Italia Sacco e Vanzetti – è noto che si trattasse di due immigrati, lavoratori ed anarchici che sono stati portati in tribunale, condannati e giustiziati sulla sedia elettrica per la presunta rapina a mano armata e l’assassinio di due persone (negli Stati Uniti). Un fatto molto importante in questa storia è che la totalità della campagna di solidarietà non ha chiesto la testa degli autori degli attacchi; le anarchiche cholas hanno chiesto la liberazione di Sacco e Vanzetti, ed hanno mantenuto un elevato concetto morale e pratico; sapevano tutte troppo bene che le lotte libertarie non potevano essere fatte ricattando e chiedendo agli autori di consegnarsi in modo che la quantità dei prigionieri politici sarebbe continuata a crescere. Anche se è passato molto tempo da quei giorni, le posizioni della dignità e della etica rimangono intatte; ogni volta che ci sono stati informatori, sono stati trattati come una piaga che, a causa delle loro azioni, sia molto lontano da ogni tipo di lotta contro il potere. Le anarchiche cholas del SFOV e della FOF sono un buon punto di riferimento della lotta anti-patriarcale, ed hanno saputo in modo molto coerente come liberarsi da un altro tipo di catene: l’accusa e la delazione. Al giorno d’oggi, i sindacati – almeno qui – sono stati sequestrati dai Trotskisti. La lotta sindacale è stata trasformata in un organismo verticale ed autoritario, quindi non ha nulla a che fare con un atteggiamento anarchico, ma è stata istituzionalizzata e si distingue solo per un agglutinazione delle masse che si limita a seguire gli accordi tra i loro leader e lo Stato.

Non mi aspettavo che, all’interno di questo “capitolo” del carcere, i delatori sarebbero diventati gli attori principali. Anche se hanno testimoniato contro di me, non mi aspettavo che coloro che si definiscono compagni sarebbero arrivati al punto di chiedere che la fila dei prigionieri anarchici diventasse più densa. Pertanto, respingo ogni azione di solidarietà in cui potrebbe essere legata a persone che sostengono la repressione.

Sto ancora aspettando di uscire da questa gabbia, e anche se il meccanismo giudiziario gira così lentamente, mi sento forte e fermo. Ammiro tutti coloro che combattono ancora dentro e fuori le carceri; la fine definitiva del Caso Bombe (in Cile) ha portato un grande sorriso sul mio viso; questa è una grande vittoria della nostra storia. Prima o poi, tutte le fabbricazioni dello stato cadranno. Ribadisco i miei saluti a tutti i prigionieri del potere che non si arrendono, alla mia famiglia e i compagni. Non dobbiamo lasciarli rubare i nostri sogni. La solidarietà è ciò che incoraggia un prigioniero a non sentirsi solo.

Henry Zegarrundo
Prigioniero anti-autoritario

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* Il 28 Agosto la collettività di solidarietà Libertad abbia annunciato quanto segue: “Deploriamo il fatto che Nina [Mansilla], nella sua disperazione per uscire da quel centro di sterminio, abbia danneggiato i compagni Krudo [Mayron Gutiérrez Monroy] e Henry [Zegarrundo] con la sua dichiarazione amplificata che lei stessa abbia rilasciato; in questo modo, ha fato i nomi di coloro che, come lei vorrebbe far credere, sono membri della FAI-FRI”.

Il 29 Settembre l’auto-proclamata “attivista anarchico-femminista” Nina Mansilla ha menzionato, tra l’altro, che gli autori dei 17 attacchi devono essere ritenuti a rispondere delle loro azioni e non lasciare che qualcun altro “pagasse per il movimento”. Inoltre, per quanto riguarda un video incriminante (che, secondo le autorità della persecuzione penale, mostra Nina durante un’azione), ha fatto riferimento a dettagli diversi, per coinvolgere un’altra persona, la quale – nelle sue stesse parole – “usavo chiamare compagna e sorella fino ad un certo punto, ma non posso dire la stessa cosa ora, dal momento che lei sa la mia situazione giuridica ed emotiva, sa che sono qui per lei, per avere una presunta “somiglianza” a lei.” Infine, N.Mansilla abbia avuto il coraggio di scrivere: “Perché dovrei stare zitta? Per proteggere chi? È stato detto di me che sono una spia, e che le persone ritireranno la loro solidarietà nei miei confronti perché “ho accusato gli altri per salvare me stessa, da quello che vedo, è molto facile per chiunque di riempire la bocca con discorsi molto radicali, di parlare di lealtà e resistenza dietro una tastiera, di scrivere dichiarazioni contro lo Stato, la società e tutti coloro che non la pensano come loro, solo per fare un grande affare da questo. Ma chi arriva al mio posto? Chi vive con me ogni giorno qui dentro? Chi subisce le umiliazioni e le intimidazioni che subisco negli ultimi quattro mesi?”

** Il termine femminile chola (maschile: cholo) ha una lunga storia ed una ricca connotazione culturale in America Latina. In generale, la parola è l’acronimo della donne rurali andine che indossano il Pollera (gonna tradizionale), parlano Quechua o Aymara e vendono i propri prodotti nei mercati (un archetipo di donne andine). Ma cholas può anche essere caratterizzata da un certo modo di atteggiamento che riflette nel loro modo di parlare e di vivere, caratteristiche che completano l’abbigliamento per identificare una persona in quanto tale. Il termine è stato usato in modo dispregiativo dalla borghesia per definire una donna bellicosa, seducente e lasciva, quindi un oggetto di desiderio sessuale, e per di più sinonimo di sacrificio attraverso la maternità e il lavoro. È arrivato a simboleggiare la triplice oppressione di cui le donne erano e sono sottoposte: discriminazione in base all’origine indigena, alla classe sociale e al genere. Come descritto nel testo di Henry, il termine designa le qhateras (piccole commercianti) e le altre donne operaie che si sono ribellate dal 1920 e abbiano partecipato alle lotte anarco-sindacaliste in Bolivia, e in particolare a La Paz, facendo diventare chola una parola propria.

Francia – Nantes : Appello di solidarietà contro il progetto della costruzione dell’aeroporto nella zona di Notre Dame Des Landes

Appello alla solidarietà, decentralizzata e sul posto

18 ottobre 2012

“L’operazione è finita, tutto si è svolto senza incidenti”, diceva il prefetto alle dieci e mezza del primo giorno. Ah si? Eppure, nel momento in cu pronunciava queste parole, gli sbirri stavano attaccando il Far Ouest e il Sabot e l’accesso alla ZAD era vietato a tutti/e, compresi i giornalistacci e gli abitanti “legali”! Gli sbirri avevano previsto, per quel giorno, di prendere possesso di 11 spazi, cioè un terzo delle nostre abitazioni, ripartiti su 2000 ettari. Sono riusciti ad occuparne soltanto 8. Per prendere il primo luogo d’abitazione si sono limitati a sparare una pioggia di lacrimogeni, da lontano, fino ad incendiarlo. Ovvio, non avevano verificato se c’erano delle persone che dormivano nelle capanne oppure no! Ecco cos’è un’operazione “senza incidenti”…

Per la maggior parte degli spazzi successivamente attaccati, sono rimasti sorpresi di non trovarci, tranne che in due case, barricate su diversi piani, che hanno fatto perdere loro del tempo prezioso. In effetti, non eravamo nelle nostre case, quel giorno. Non avevamo l’intenzione di essere là dove loro si aspettavano di trovarci. Siamo mobili, conosciamo il terreno è ciò è la nostra forza. Vogliamo fare della ZAD un pantano, uno scacco cocente per lo Stato ed il capitalismo. Sono 1200, noi siamo 200. Eppure manteniamo le nostre posizioni.

Ci siamo anche offerti il lusso di riprendere tre luoghi, quel giorno. Stiamo bene, non abbiamo nulla da perdere perché non possediamo nulla. Abbiamo tutto da guadagnare, perché la nostra rabbia e la nostra capacità di resistenza sono infinite. Siamo una minoranza e piegheremo la maggioranza!

Per questo, abbiamo bisogno di voi. Abbiamo bisogno di rinforzi qui (potete arrivarci a piedi o attraverso delle stradine, con una carta dettagliata), ma anche di estendere la lotta grazie ad azioni decentralizzate. Se non potete raggiungerci, sappiate che c’è sicuramente un cantiere o un’autostrada appartenenti a Vinci [grande impresa francese di lavori pubblici, che dovrebbe costruire l’aeroporto, NdT], o un ufficio del Partito Socialista, vicino a voi, oppure una sede della Loxam, impresa che affitta i macchinari distruttori (le persone che abitano a Nantes potrebbero prendere di mira il garage Luis XVI, al 114 di rue de l’Etier!). Non devono essere al sicuro in nessun posto!

La ZAD è dovunque! Grazie agli amici di Atenco, Bruxelles, Angers, Poitiers, Montreuil, La Roche Sur Yon, Lione, Vienne e Rennes, che hanno già cominciato e a tutti quelli e quelle che ci mandano dei messaggi di solidarietà. Per quelli e quelle che ci raggiungeranno: pensate a degli stivali, vestiti adatti alla pioggia e lampade frontali. Secondo le informazioni in nostro possesso (che fino ad ora si sono rivelate corrette) l’operazione poliziesca dovrebbe durare 15 giorni (a meno che non si arrendano prima 😉

Ogni giorno, potete seguire in diretta gli avvenimenti sul sito della ZAD (rubrica Flash info) oppure, se siete in zona, sulla frequenza 107,70 (la frequenza di Vinci, piratata).

Informazioni per raggiungerci (appuntamenti, carte, numero del legal team,…) : qui

Russia : Attacco con ordigno esplosivo vicino alla stazione di polizia nella città di Ramenskoye

Nelle prime ore del mattino del 24 Ottobre abbiamo attivato un ordigno esplosivo artigianale attivabile con orologio elettronico vicino alla stazione della polizia della città di Ramenskoye. Non abbiamo usato esplosivi ad alto potenziale, ma ci siamo limitati solo in una bomba a bassa potenza, perché questo dipartimento di polizia si trova in un quartiere residenziale. Questa era la nostra prima azione di questo genere e di conseguenza non tutto è andato secondo i nostri piani, ma promettiamo che continueremo quello che abbiamo cominciato, migliorando le nostre conoscenze tecniche e affiliando le nostre capacità.

Dedichiamo questa azione a tutti gli anarchici imprigionati, perseguitati o ricercati. A tutti coloro che agiscono al di fuori del concetto liberale di “legalità ed ordine”, a tutti coloro che il cuore batte in armonia con il nostro. Non ricorriamo in termini come “compagni” e “complici” per rivolgerci a voi. Ogni persona che abbia consapevolmente scelto la via della ribellione è nostro fratello e nostra sorella.

Non ci ritiriamo, non ci arrendiamo! Appuntamento alle barricate.

Nuclei Autonomi “Pallottole d’argento contro i lupi mannari in uniforme”, CCF-Russia

PS. Purtroppo, abbiamo dovuto deviare dal nostro piano, siccome, mentre stavamo scavando sotto la recinzione di cemento ci siamo resi conto che dall’altro era incatenato un cane che cominciò a piagnucolare. Non abbiamo potuto sacrificare la sua vita per un po di pubblicità nei media. Pertanto, l’ordigno esplosivo artigianale è dovuto essere spostato in un’altra posizione.

fonte: fromrussiawithlove (via 325 -nota: non c’è alcun riferimento alla “CCF-Russia” nel post originale; tuttavia il gruppo di fromrussiawithlove conferma questa firma)

Russia: Lettera del 26enne antifascista Alexey Sutuga, imprigionato a Mosca

26-9/2012

Ciao a tutti!

Ancora un altro periodo della nostra prigionia in custodia cautelare si avvicina al termine, ma sono certo che ci terranno rinchiusi qualche mese di più, anche se non ci siano emersi sviluppi importanti nel caso penale prefabbricato contro di noi.

Siete già in conoscenza sui dettagli del nostro arresto e sulle violazioni ad esso collegato, ma ora voglio condividere con voi i miei pensieri per quanto riguarda il contesto politico che circonda il nostro caso. A mio avviso, l’obiettivo principale dell’indagine è quello di far apparire l’accusa penale di “creazione di organizzazione estremista” come azione mirata nei confronti di gruppi sociali di “fascisti, nazisti e razzisti”.

Ci sono già stati precedenti simili nei termini e le pratiche di E-Center (Centro di Controazione all’Estremismo) attorno alla Russia. L’interesse principale dell’investigatore S.I. Kochergin è quello di rivelare l’esistenza del non-esistente movimento estremista”Antifa”, e di collegare il caso contro Igor Kharchenko e quello contro di noi in un caso unico. Si tratta di un evidente sforzo da parte della polizia contro le persone con idee antifasciste. E tutto questo è sotto il controllo accurato degli ufficiali della E-center e il FSB, il cui scopo è quello di criminalizzare gli antifascisti e gli attivisti sociali.

Non è un segreto che noi incoraggiamo le persone a partecipare attivamente al movimento di opposizione, e cerchiamo di indirizzare l’opposizione alla risoluzione dei problemi sociali, una parte dei quali sono le vere ragioni del razzismo e del nazionalismo nella nostra società. Come risultato, abbiamo visto la repressione contro gli antifascisti in tutta la Russia. Questo è il modo in cui stanno interferendo nei nostri tentativi di partecipare ai movimenti sociali.

A questo punto, è troppo presto per dire qualcosa in merito allo sviluppo del mio procedimento penale, in quanto l’indagine si è praticamente interrotta, dal momento che sono stato arrestato. In questo momento, ci stiamo semplicemente “marinando” in prigione. Sappiamo che non siamo colpevoli, perché non abbiamo provocato alcun danno alle nostre presunte vittime. Quest’ultimi non hanno trovato il coraggio di non piegarsi di fronte agli investigatori, ed hanno obbedientemente confermato le nostre fotografie prese da Internet, visto che secondo gli ufficiali della E-Center, siamo i leader del inesistente movimento “Antifa”.

Voglio inviare i miei più calorosi saluti ai miei parenti, amici e compagni dalla Russia, Bielorussia, Ucraina, Finlandia ed altri paesi in Europa e nel mondo. Grazie a tutti per il vostro sostegno e le azioni di solidarietà. Ancora una volta abbiamo ricevuto una conferma della vostra solidarietà. Vi auguro successo nella nostra lotta su tutti i fronti.

Alexey Sutuga

Potete offrire sostegno finanziario ai detenuti mediante la Croce Nera Anarchica di Mosca (informazioni in inglese qui).

$hile – Santiago: La solidarietà trapassa le mura

17.10.2012

Dallo scorso 27 Settembre, nel secondo braccio nord del carcere di massima sicurezza (CAS) di Santiago del Cile, i detenuti sono in sciopero per protestare contro quello che considerano un trattamento umiliante e degradante con perquisizioni corporali eccessivi sui prigionieri e sui parenti in visita.

La Gendarmeria (guardie carcerarie in Cile), con il pretesto della sicurezza, insistono sulla violazione della dignità delle persone, cercando di spogliare donne, uomini e minorenni. Si tratta di una situazione che è diventata una cosa abbastanza normale, ma non è affatto accettabile.

Come risultato di questa pratica abusiva e la volontà inesistente di fermarla, 22 detenuti hanno deciso di avviare uno sciopero della fame (nutrendosi solo di liquidi) il Mercoledì 17 Ottobre, con l’obiettivo di denunciare pubblicamente questa situazione e finché non ci sarà una sospensione definitiva di essa.

La Gendarmeria, in quanto istituzione carceraria, ha storicamente mantenuto diversi metodi di punizione ed isolamento, trasformando le carceri di questo paese in luoghi in cui la morte è di routine e l’impunità per le guardie umane che vi lavorano è implicita.

Le prigioni sono la vendetta di questa società indolente, che punisce coloro che hanno dovuto commettere un reato a causa delle disparità nelle condizioni di esistenza. Non è un caso che quasi il 98% delle persone imprigionate in Cile hanno un’origine di classe operaia.

Al momento sappiamo che, a Puerto Montt, Valdivia, Valparaíso e Arika aberranti pratiche di tortura vengono effettuate e non c’è quasi alcuna conoscenza di fuori dalle mura della prigione.

Facciamo un richiamo di solidarietà con i prigionieri in sciopero della fame, per aver denunciato gli abusi e le torture, e contro le guardie umane che applicano questo regime. Chiediamo anche che siano intrapresi solidi passi per procedere in modo chiaro, al fine di rompere con l’impunità dei gendarmi, dei giudici e dei poliziotti, che garantiscono e mantengono questo sistema repressivo.

PER UN TRATTAMENTO DECENTE DELLE PERSONE E DELLE LORO FAMIGLIE

PER LA FINE DEGLI ABUSI DALLA GENDARMERIA NEI CAS ED IN OGNI SINGOLA CARCERE IN QUESTO PAESE

*Persone vicino ai parenti ed ai prigionieri in lotta

in spagnolo, via revueltaviolenta

Aggiornamento
Tra i prigionieri che erano scesi in sciopero era il compagno Marcelo Villarroel Sepúlveda. Il 19 Ottobre, le guardie della prigione si sono resi conto che 22 prigionieri era scesi in sciopero della fame (nutrendosi solo di liquidi), già da due giorni, ed hanno scatenato un attacco con tutti i mezzi. In particolare, il 20 e 21 Ottobre, 6 detenuti in sciopero sono stati trasferiti al carcere Rancagua, tra varie minacce da parte dell’amministrazione penitenziaria. Questo trasferimento ha lasciato 9 dei 22 prigionieri in sciopero della fame nel CAS di Santiago. Il 23 Ottobre, un incontro di solidarietà con i prigionieri che erano ancora in sciopero (tra cui Marcelo) si è tenuto davanti al CAS. L’incontro ha avuto un forte impulso, ma è stato subito attaccato dalle forze speciali della polizia, catturando cinque compagni. Nessun solidale sia stato picchiato, ma hanno dovuto sopportare gli scherni dei poliziotti e la lunga attesa fino a che non sono stati rilasciati. Mentre questo accadeva, 6 dei 9 prigionieri, che a quel punto erano in sciopero nel CAS, hanno dovuto interrompere perché i stronzi dei gendarmerieri hanno minacciato di vietare la preziosa visita coniugale. Quindi, solo tre detenuti continuato lo sciopero della fame ( nutrendosi solo con liquid), compreso Marcelo ovviamente. L’amministrazione penitenziaria ha imposto la pena massima (trasferimento in una cella di isolamento) contro i tre prigionieri che sono ancora in sciopero e ormai in completo isolamento.

Concepción – Cile : Violato il blog dell’anarchico Radio Mauricio Morales

Verso i gruppi e gli individui affini:

Compagni, vi informiamo che il blog radiommorales.blogcindario.com è stato compromesso e purtroppo abbiamo perso tutto il materiale che era stato memorizzato in esso. Questa manomessa, invece di farci perdere l’anima, ci motiva a proseguire in avanti con il nostro progetto informativo e radiofonico. Speriamo di ritornare al più presto con un nuovo server che ci fornirà maggiore sicurezza. Per questo motivo, inviamo un invito di cooperazione con qualche infrastruttura elettronica, esaminando la possibilità di utilizzare un server installato all’esterno, se possibile.

Nei giorni scorsi abbiamo espresso apertamente la nostra solidarietà con i prigionieri politici Mapuche, che sono in sciopero della fame, siccome con gli scioperi costanti che si svolgono all’interno delle diverse carceri cilene. Non ci deve sorprendere se poi dietro il fatto che il blog sia caduto c’e qualcosa di più.

Continueremo ad emettere il nostro programma consueto attraverso questo canale, mentre stiamo elaborando la creazione di un nuovo sito web. Al momento stiamo usando questo blog.

Salute e Libertà

Il gruppo di R(A)DIO Mauricio Morales

Santiago, Cile: Lettera del prigioniero politico José Miguel Sanchez Jimenez

Amici, sapete bene che la scrittura non è possibile il mio punto forte, sono mediocre a queste cose, ma sono a favore di ogni azione diretta contro le regole imposte, e da ora in poi cercherò anch’io di contribuire mettendo una piccola pietra.

A volte il mio essere trabocca di odio per la grandezza dell’ingiustizia sociale nei confronti delle persone povere, e vedo anche con grande ansia che la stragrande maggioranza di queste persone si lasciano sottomettersi, senza una risposta frontale alla violenza perpetrata dai guardiani dei ricchi . Mentre loro uccidono, sopprimono e imprigionano la nostra gente, tutti rimangono semplici spettatori, e per questo quindi penso che sia il momento di attaccare con forza e coraggio contro il potere, e se eravamo solo coerenti con ciò che pensiamo saremo già ucciso gli oppressori di oggi e di ieri che senza alcun rimorso passeggiano con le loro famiglie presso i nostri terreni.

Dobbiamo usare tutti i mezzi a nostra disposizione per rispondere col fuoco alla violenza dello stato, non dovremmo continuare a ricevere altre botte passivamente, per ogni fratello che cadde morto nella lotta due maiali dovrebbero cadere per terra, l’azione diretta deve essere dinamica e coerente, ogni combattente deve essere un’arma consapevole e dobbiamo mantenere alta la bandiera della lotta, anche se dobbiamo lasciarci l’anima, dobbiamo ricambiare ogni colpo con un colpo, ogni morte con la morte, basta con la complice passività e l’insabbiamento della rabbia, dobbiamo agire in tal modo che i porci non possano godersi i loro premi, non dimenticare i caduti, un combattente senza memoria è uno sfruttato senza storia.

Lotta frontale contro gli oppressori!
Che la miseria ingigantisca il nostro odio per i governanti!
Che tremino i ricchi e i loro guardiani!
Abbattiamo tutte le prigioni!
Sabotaggio ai simboli del potere ora!

Beh, cari compagni da qui dentro vi auguro il meglio a tutti voi e di continuare a combattere da ogni trincea, per consentire al nostro popolo di vivere in libertà e dignità.

Con fraternità,
Jose Miguel Sanchez Jimenez
Carcere Alta Sicurezza (CAS), ala J3

PS: Jose Miguel Sanchez Jimenez, 52 anni, è un ex prigioniero politico della giunta di Pinochet ed ex membro dell’organizzazione guerrigliera FPMR (Manuel Rodriguez Fronte Patriottico). È stato rilasciato nel 1991 con il cambiamento politica per essere arrestato di nuovo lo stesso anno in possesso di fucili. Condannato dal nuovo regime della democrazia in 20 anni di carcere. Durante il lungo periodo del sequestro, ha effettuato insieme ad altri “comuni” prigionieri diverse lotte all’interno del carcere. In seguito alla cessione della prima licenza, Miguel Sanchez è fuggito per 2 anni rompendo così il “privilegio carcerario”. Attualmente serve i due anni restanti della sua condanna di 20 anni.

Salonicco: Appello urgente per il sostegno internazionale con l’occupazione Delta e l’imprigionato immigrato anarchico Gustavo Quiroga

Si prega di diffondere la seguente dichiarazione con questi testi: i, ii e iii

Dichiarazione dell’occupazione Delta sugli eventi dello sgombero

Domenica 16 Settembre, 2012

UNA BREVE CRONACA

Il 12 Settembre alle 6.30 della mattina diversi dipartimenti della polizia sono stati mobilitati per lo sgombero dell’occupazione Delta. Unità repressive speciali antiterrorismo (EKAM) e squadroni della polizia antisommossa (MAT) si sono sfondate nelle stanze in cui i compagni dormivano, gettandoli sul pavimento mentre erano già stati ammanettati. Durante tutta questa operazione i compagni hanno subito una violenza sia verbale che fisica. Uno di loro si è trattenuto in modo da poter essere presente durante la perquisizione dei poliziotti nell’edificio anche se aveva la testa rivolta verso il muro, in modo di non poter vedere niente. In seguito, si è rifiutato di firmare il rapporto della perquisizione e della confisca. Qualche tempo dopo, tutti e dieci i compagni arrestati sono stati portati al quartier generale della polizia di Salonicco.

Nel frattempo, al di fuori, alcune persone si erano radunate vicino l’occupazione in solidarietà con coloro che erano dentro. Mentre si muovevano verso l’edificio, la polizia ha cercato di spingerli via, causando ulteriori tafferugli. I poliziotti hanno catturato quattro di loro, i quali dopo una lunga attesa sono stati rilasciati.

I dieci compagni che sono stati trasferiti alla questura sono stati condotti al piano seminterrato del palazzo dove rimasero per nove ore. Per molte ore non avevano alcuna idea riguardo le accuse che dovevano affrontare e non gli è stato permesso di chiamare nessuno. Quando sono stati trasferiti agli uffici della sede centrale, sono stati informati del fatto che sono stati accusati di disturbo della quiete domestica, mentre accuse di detenzione di armi e falsa testimonianza sono state mosse contro singoli imputati, così come la falsificazione di passaporto contro uno dei compagni. Più tardi, le accuse sono state aggravate dal pubblico ministero.

Nella loro apologia hanno negato qualsiasi collaborazione con la polizia ed hanno dichiarato che avrebbero parlato solo di fronte a un tribunale. Per i compagni che non conoscevano la lingua greca, la polizia abbia ostacolato il processo dell’interpretazione.

I nostri compagni hanno rifiutato continuamente di lasciare le loro impronte digitali, e nonostante il fatto che erano tenuti con accuse minori, il pubblico ministero ha ordinato esplicitamente che le loro impronte digitali venissero prese con qualsiasi mezzo, con qualsiasi violenza ritenuta necessaria, almeno che la polizia non rompesse le mani dei compagni. Uno dei compagni ha scritto nella relazione relativa che le sue impronte digitali sono state ottenute con l’uso della violenza. Non esiste una legge che prevede l’uso della violenza per ottenere le impronte digitali, ma il pubblico ministero e la polizia hanno usato la scusa che stavano applicando la disposizione relativa all’acquisizione obbligatoria di campioni di DNA.

Nello stesso giorno, al di fuori delle mura, un’assemblea di solidarietà è stata chiamata ed ha deciso un raduno di contro-informazione per più tardi nel pomeriggio – dove 150 persone sono state raccolte, distribuendo volantini riguardo lo sgombero, e leggendo testi attraverso altoparlanti- prima di un incontro al di fuori della Questura, il cui è stato reso impossibile dalla polizia, che aveva dato l’ordine di fermare la circolazione degli autobus pubblici per quasi tutto il centro della città intera, impedendo così un facile accesso.

Il giorno dopo, gli arrestati sono stati trasferiti al tribunale dove la polizia è stata ordinata dal pubblico ministero di negare l’ingresso ai compagni che sono stati radunati fuori in solidarietà sulla base del fatto che sono anarchici, nonché ai parenti degli imputati. Tuttavia, un gran numero di persone si sono radunate davanti al tribunale esprimendo la loro solidarietà con grida e canti. La richiesta dei compagni per il consueto rinvio di tre giorni del processo è stata respinta, e rimasero detenuti fino al giorno successivo. Quella notte un raduno abbia avuto luogo al di fuori del quartier generale della polizia, in cui hanno partecipato 70 persone che per venti minuti stavano gridando dei slogan continuamente. I dieci compagni hanno risposto con gli stessi slogan dalle celle, insieme con gli altri prigionieri comuni, provocando disordine all’interno dell’edificio.

Il giorno dopo, è iniziato il processo alle 14:30. Il segretario generale del Istituto dell’Istruzione Tecnologica “Alexandreio” di Salonicco, abbreviato come ATEI, abbia falsamente dichiarato che nel 2007, quando l’edificio Delta è stato occupato, all’interno di esso erano in funzione dei servizi dell’ATEI (precedente proprietario dell’edificio) che sarebbero stati ostacolati. Ma quando gli è stato chiesto dalla difesa quali servizi erano attivi lì e per quale date precise, ha cambiato la sua testimonianza dicendo che non c’erano proprio servizi al momento, ma l’edificio era in fase di manutenzione. Il testimone d’accusa successivo è stato un poliziotto che non era nemmeno nell’edificio al momento dello sgombero ma è venuto più tardi. Mentre lui non aveva alcun rapporto con il dipartimento d’immigrazione, ha dichiarato con certezza che il passaporto del nostro compagno Gustavo Quiroga è falso, il che sia una bugia. In seguito, i compagni hanno fatto una dichiarazione politica collettiva e, dopo alcune interruzioni il presidente della corte ha pronunciato la colpevolezza degli imputati, consegnandoli le seguenti condanne: disturbo comune della pace domestica, possesso congiunto di armi, falsa testimonianza, falsificazione di documenti, insubordinazione, violazione della legge sui fuochi d’artificio. Le pene detentive sospese sono le seguenti: le circostanze attenuanti di post-adolescenza sono state riconosciute per due compagne e sono state condannate a tre mesi di reclusione, quattro dei compagni hanno ricevuto otto mesi, uno di loro undici mesi e dieci giorni, un altro è stato condannato ad otto mesi e dieci giorni, e due altri hanno ricevuto nove mesi e sedici mesi di reclusione rispettivamente. La somma totale delle multe e stata di 7950€ e tutti loro hanno avuto tre anni di libertà vigilata.

DIFENDIAMO LE NOSTRE AZIONI, ANDIAMO AVANTI

L’occupazione costituisce una pratica sociale di rivendicazione radicale. L’edificio dell’occupazione ha una lunga storia in quanto tale. I dipendenti del vecchio “Albergo Delta” hanno effettuato un’occupazione del palazzo quando la sua amministrazione ha messo l’azienda ad uno stato d’arresto dei servizi. Dopo la loro lotta, hanno ottenuto alcune posizioni come personale ufficiale della ATEI. Più tardi, durante il periodo in cui l’edificio è stato utilizzato come dormitorio degli studenti, il collettivo studentesco “Praxis” ha occupato l’edificio nel 2004 con le seguenti richieste: l’ammissione di più studenti universitari, la manutenzione immediata dei locali e dei loro impianti (idraulici, fognature, riscaldamento e pittura), e un comitato di trasparenza per tutti i posti di ricovero assegnati. L’ATEI, abbia trascurando le richieste di quel collettivo con l’intenzione di privatizzare i dormitori, ed abbia deciso di non ammettere nuovi studenti, ottenendo il trasferimento temporaneo dei suoi abitanti, con la promessa di un fondo di alloggio. Alla fine quel fondo non gli è stato dato in pieno.

Dal 2005 al 2007 l’edificio è stato abbandonato dall’ATEI. Nel 2007 dopo la lotta degli studenti contro la legislazione in materia dell’istruzione che era stata passata a quel tempo, e dopo grandi assemblee, si è deciso dagli studenti combattenti e gli individui dello spazio libertario ed anarchico di riutilizzare l’edificio tramite un’occupazione, che l’avrebbe portato un passo più in là. Quello sarebbe usato per soddisfare non solo le loro esigenze, ma i loro desideri pure. Dopo aver abbandonato l’edificio per sette anni l’ATEI ha accusato l’occupazione Delta per un risarcimento di danni che gli studenti avevano denunciato molti anni fa. Quelli che hanno abbandonato l’edificio a l’hanno fatto decadere hanno accusato gli occupanti, che non solo hanno riparato dai danni il palazzo e l’hanno reso praticabile, ma hanno anche ospitato impegni politici, laboratori creativi fermandoci accanto alle classi inferiori. Era diventato uno spazio che promuoveva la solidarietà sociale come opposizione al cannibalismo sociale con caratteristiche anti-gerarchiche e anti-commerciali, e la lotta contro il capitalismo e il suo Stato.

Pertanto, dal momento che l’occupazione Delta era un impegno politico con iniziative multiformi, e faceva parte del movimento radicale, ha costituito un nemico critico per lo Stato. Attraverso lo sgombero, lo Stato ha trovato un modo per mostrare quanto bene può giocare il gioco del disorientamento della società, attraverso la creazione di uno spettacolo “a buon mercato”, ma molto ben retribuito. Uno spettacolo contrassegnato con video dall’invasione di ogni tipo di poliziotto nell’occupazione, filmato che è stato caricato sul sito ufficiale della polizia, con squadroni dell’anti-sommossa a guardia del perimetro dell’edificio per molti giorni. Una spettacolare operazione di polizia senza i risultati attesi, in quanto la polizia ha presentato come armi vari oggetti che avevano un uso specifico nella costruzione, come l’ascia che si trova nella lista dei beni confiscati, che era utilizzata per tagliare legna da ardere, qualcosa che è ovvio attraverso le immagini che i poliziotti hanno rilasciato, un’ascia tra segatura e sporcizia.

Tutto questo circo dell’assurdità ha attraversato l’occupazione, rompendo la maggior parte delle cose e prendendo un sacco di oggetti necessari e ridicoli per presentarli poi come prove. Questa operazione di polizia ha rapito i nostri compagni e li ha portati in giudizio sotto il comando del primo sinistro greco, Antonis Samaras, promuovendo la dottrina della tolleranza zero e l’impressione della lotta contro l’illegalità. Da parte nostra dobbiamo dire che non dovremmo prepararci per il totalitarismo, il totalitarismo è già presente nella sua forma più selvaggia. Se il primo ministro dichiara tolleranza zero nei confronti di tutti coloro che si oppongono agli interessi dei suoi riconosciuti capi capitalisti, le grandi aziende, i squali dell’evasione fiscale e il resto dei suoi maestri, noi dichiariamo tolleranza zero nei confronti delle condizioni di miseria, l’impoverimento brutale e la morte che questo capitalismo totalitario e lo Stato ci offre abbondantemente. Dichiariamo tolleranza zero alla soppressione che le occupazioni e i progetti anarchici ed auto-organizzati stanno subendo, e illegalità nelle nostre azioni verso la loro difesa.

Non siamo disposti a contrattare per le più elementari delle cose, il diritto dei cittadini alla casa resta non negoziabile indipendentemente dai attuali turbolenti tempi e i loro sforzi. Quando così tante persone sono spinte al suicidio per uscire dalla povertà, quando tanti senzatetto muoiono ogni inverno, e fino a quando queste condizioni si deteriorano, è impensabile avere edifici vuoti che stano per marcire nel centro della città, in mezzo a questa crisi, durante la redistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto. Dobbiamo cogliere l’occasione delle condizioni socio-politiche che questa crisi porta avanti, sulla base della solidarietà di classe tra gli oppressi e gli emarginati in tutto il mondo. Dobbiamo auto-organizzarsi, prendere le nostre vite nelle nostre mani, e costruire veri rapporti che diventeranno una minaccia per l’esistente, per il sistema in cui viviamo. Questa è la sfida che ci sta davanti: di prendere le nostre vite nelle nostre mani , ma anche di essere in grado di metterli nelle mani dei nostri compagni. Occupare è una pratica socialmente legittimata, e quando non si sta cercando di ospitare solo la propria testa, ma anche le nostre idee, si trasforma in un modo per attaccare la realtà dolorosa del capitalismo.

UN PROCESSO ORDINATO DAL PRIMO MINISTRO “SAMARAS”

(Chi ha parlato di un processo politico?…)
Per noi, il processo dei nostri compagni è stato l’inizio di un nuovo periodo vendicativo di opposizione tra lo Stato e coloro che marciano contro di esso, cercando di distruggere la sua facciata sociale. Senza vergogna, l’avvocato nominato dall’ATEI ha chiesto le pene più severe, in modo che potessero servire da esempio contro eventuali iniziative analoghe. Se si tiene presente il contesto socio-politico in cui tutto questo abbia avuto luogo, non è una sorpresa per noi che tutti i capi di polizia del nord della Grecia erano presenti in aula, e che altri compagni sono stati banditi non solo dall’aula ma anche dall’edificio. La povera scusa che il procuratore ha dato con una dichiarazione che abbia fato, dicendo che questo non era una processo di convinzioni politiche, nonostante il fatto che lei ha proposto che la condanna dovrebbe essere comune a tutti, “in quanto hanno condiviso tutto in comune, ed hanno preso decisioni in comune…” ci ha dimostrato un’altra volta la loro indegnità aberrante.

Siamo colpevoli per fracassare le mura dell’alienazione, per il gusto che nasce dalla auto-organizzazione e dalla vita collettiva, e per il nostro crimine continuo di marciare nei sentieri inesplorati della libertà. E con questo peso della colpa andiamo avanti.

Qualunque cosa dicano, l’occupazione Delta rimarrà!

Occupazione Delta, Salonicco

Originale in greco / in spagnolo

Turchia: Protesta contro la guerra ad Istanbul

Adunata sediziosa in Piazza Galatasaray

Giovedì, 4 Ottobre 2012, migliaia di persone sono scese per le strade di Istanbul ed alzarono la voce della pace contro gli obiettivi capitalisti globali nel Medio Oriente. La politica di guerra dello Stato turco continua senza ostacoli, non solo nella guerra in corso con la Siria, ma anche nei 30 anni di ostilità contro la lotta Curda.

I manifestanti hanno effettuato un raduno serale in Piazza Taksim per protestare contro il nuovo atto dei militari turchi dopo i bombardamenti contro la Siria (nei primi di Ottobre). Di seguito, una manifestazione contro la guerra è passata dalle vie del centro e si è conclusa in Piazza Galatasaray, dove la gente abbia effettuato un’adunata sediziosa di dimostrazione.

L’Azione Rivoluzionaria Anarchica (DAF) ha partecipato al corteo, portando uno striscione con la scritta “Il capitalismo uccide in guerra ma anche in pace”. Gli anarchici hanno gridato slogan come “Tutti gli Stati sono assassini”, “Ribellione, rivoluzione, anarchia” e “Le guerre degli Stati uccidono le persone”.

altre foto – copertura da anarsihaber.org

Francoforte, Germania: Report dal processo delle “Cellule Rivoluzionarie” contro Sonja Suder e Christian Gauger

Il processo contro i due combattenti radicali di sinistra è in corso a Francoforte. Entrambi sono implicati in azioni delle Cellule Rivoluzionarie (Revolutionäre Zellen, RZ) contro le imprese nucleari, il regime razzista dell’Apartheid e il rinnovamento urbano nel fine degli anni ’70. Le accuse contro di loro si basano da un lato sulle forzate “testimonianze” di un ferito grave, che era sotto l’influenza della droga, al momento, d’altra parte su un testimone chiave, che si era già classificato anni fa come inaffidabile. Quest’ultimo ha “ricordato” dopo 24 anni che Sonja potrebbe essere stata coinvolta nell’azione contro la conferenza presso la sede dell’OPEC il 1975.

Sonja e Christian sono stati accusati di due attacchi anti-nucleari, condotti dalle Cellule Rivoluzionarie nel 1977. Inoltre sono stati incriminati per un attacco incendiario condotto dalle Cellule Rivoluzionarie nel 1978. Per quanto riguarda questi tre casi, l’accusa si basa su una dichiarazione di Hermann Feiling, fabbricata in condizioni che rasentano la tortura. Nell’estate del 1978 un ordigno esplosivo (presumibilmente destinato ad un’altra azione delle Cellule Rivoluzionarie a Monaco di Baviera) si è esploso sulle ginocchia di Hermann, causandogli lesioni estese. Egli è gravemente disabile da allora. Sotto l’influenza di potenti antidolorifici e sedativi, è stato ricoverato in ospedale e poi tenuto in custodia dalla polizia in completo isolamento. I addetti alla sicurezza dello Stato, i pubblici ministeri e i giudici che esaminavano il caso prendendo appunti erano le sue sole “persone di contatto”. Quando Hermann infine è fuggito dall’isolamento, ha respinto quelle “testimonianze” come forgiate e non proprio sue.

Dopo essere stati in latitanza per 22 anni interi, Sonja e Christian sono stati arrestati a Parigi nel 2000. Nel frattempo, un’altra accusa è stata aggiunta: un testimone del governo Hans-Joachim Klein (ex membro delle Cellule Rivoluzionarie) abbia affermato improvvisamente di ricordare che Sonja Suder aveva trasportato armi a Vienna nel 1975 per un attacco contro la conferenza dei ministri del petrolio dell’OPEC. Il tribunale di Francoforte ha respinto la testimonianza di Klein contro Sonja e gli altri come non credibile nel suo studio nel 2000 (e ancora, le sue affermazioni sono state ripetute nel processo del 2012 contro Sonja). Un tribunale francese aveva respinto la richiesta di estradizione a quel tempo, e dopo la pubblicazione di una cauzione di poche centinaia di euro, sia stato permesso a entrambi di rimanere in Francia. Tuttavia, i pubblici ministeri tedeschi hanno presentato un mandato di cattura “europeo” contro i due combattenti nel 2007, e le autorità francesi hanno deciso di approvarlo nel 2010.

Dopo 33 anni di esilio in Francia, nel Settembre del 2011 Sonja Suder (79enne) e Christian Gauger (71enne) sono stati estradati in Germania e consegnati alla giustizia. Sonia è stata imprigionata, mentre Christian è diventato ostaggio fuori delle mura, a condizioni restrittive. Entrambi hanno più volte negato ogni collaborazione con “la sicurezza di Stato” tedesca.

Ora che i primi sei giorni del processo contro Sonja e Christian sono trascorsi, esso risulta essere -come previsto- una condanna politica premeditata di entrambi gli imputati e il passato militante dei gruppi autonomi, che hanno combattuto contro il terrorismo dell’energia nucleare, la gentrificazione e il terrorismo di stato degli anni ’70 in Germania e non solo.

Giorno dopo giorno, l’accusa costruita dimostra di essere una farsa vendicativa. Inoltre, gli avvocati della difesa sono certi che i giudici abbiano preso la loro decisione sulla colpevolezza degli imputati, dato che la Corte ha accolto un tale breve accusatorio, in primo luogo. Quindi, prima ancora che il processo iniziasse, la difesa ha presentato una mozione per il rifiuto dei giudici presenti per motivi di distorsione.

Sonja e Christian meritano una solidarietà internazionale e incondizionata per aver rifiutato qualsiasi forma di cooperazione con le autorità da anni. Anche se questo significa di rimanere a lungo in prigionia e in difficili condizioni di vita, sono fermi al loro costante rifiuto di dare una confessione.

Striscione in Piazza Exarchia, Atene: “Ogni cuore è una Cellula Rivoluzionaria – Solidarietà con Sonja e Christian”

Prima sessione del processo

Venerdì, 21 Settembre 2012, il processo contro Sonja Suder e Christian Gauger è iniziato alle 9 in una piccola sala di massima sicurezza della Corte Federale di Francoforte.

In precedenza, un raduno si è tenuto di fronte al palazzo di giustizia, con quasi 100 partecipanti. Ci sono stati discorsi, musica e “palloncini di solidarietà” che salivano verso il cielo, auspicando la libertà e la felicità di entrambi gli accusati. Dei solidali -tra di loro attivisti provenienti dalla Francia che hanno lottato per molti anni contro l’estradizione dei due compagni- hanno portato dei striscioni e scandito slogan per protestare contro questo metodo di giustizia politica che lo stato tedesco rappresenta.

Quando Sonja e Christian sono entrati in aula, prolungati applausi sono risuonati da parte del pubblico. Tutti i 70 posti a sedere erano occupati, molti hanno dovuto aspettare fuori a causa della mancanza di spazio. Un pannello di vetro separava gli spettatori dai compagni.

Quando il presidente della corte ha convocato i accusati, i loro difensori sono intervenuti con una seconda mozione di ricusazione dei giudici per pregiudizio, sulla base delle dichiarazioni ottenute illegalmente dal gravemente ferito Hermann Feiling e la testimonianza inattendibile di Hans-Joachim Klein.

Durante il giorno successivo del processo, la corte ha respinto le proposte della difesa, dicendo che l’argomentazione giuridica non era ancora iniziata.

Scandali giudiziari accompagnano il processo

Fin dall’inizio, il procedimento giudiziario è stato molto tenace. Le sessioni sono state spesso interrotte dalla corte per discussioni segrete. Le domande sono state pre-esaminate e ogni processo è stato pianificato in anticipo.

Il terzo giorno del processo è stata interrotto perché le persone disabili in sedia a rotelle non hanno avuto accesso e il microfono non era ancora funzionante.

Il quarto giorno del processo Hermann Feiling è stato chiamato a testimoniare. Il suo avvocato ha spiegato che Feiling non apparirà. Ha presentato un certificato medico, che spiega il suo enorme rischio per crisi epilettiche in situazioni di stress. Così, il testimone non poteva essere esaminato di persona a causa del disturbo post traumatico da stress. L’accusa, per la paura di perdere una colonna centrale dell’accusatorio, ha chiesto disperatamente all’avvocato sull’origine della bomba. In quel momento la difesa è finalmente intervenuta, dato che questo interrogatorio era tanto speculativo in quanto le accuse di questo caso politico.

Il quinto giorno del processo S. è stata chiamata a testimoniare ed è entrata in aula. Il suo avvocato ha chiesto di testimoniare legalmente in nome del suo cliente, ed ha dichiarato che lei aveva accettato la sua ex condanna nel 1982, sulla base delle presunte testimonianze di Hermann Feiling, solo perché voleva che Feiling evitasse le ulteriori prosecuzioni della procedura. Lei crede ancora fermamente che egli non era in condizione di sottoporsi a interrogatori e intende fare appello al suo caso.

Il pubblico ministero ha chiesto la sua testimonianza. La difesa ha sollevato una mozione ed ha affermato che S. non deve testimoniare in tribunale, dato che lei cerca una revisione del suo caso per l’interrogatorio inammissibile di Feiling. Non sorprende che il giudice si è schierato con la percezione del pubblico ministero ed ha respinto la richiesta della difesa per il rifiuto di testimoniare. Il testimone ha insistito per la sua decisione. Grazie al suo rifiuto, il giudice che presiede l’ha minacciata con una multa ed una detenzione* coercitiva che può arrivare fino ad un anno e mezzo. Il testimone, però, ha mantenuto una posizione ferma.

L’accusa ha chiesto una multa di 800 euro (o, in alternativa, otto giorni di reclusione), così come la sua detenzione coercitiva, ritenendo S. “colpevole per convinzione”. L’avvocato del testimone ha sostenuto che la dichiarazione di Feiling non avrebbe dovuta essere usata e presa in considerazione anche nel caso del suo cliente. Lui e gli avvocati della difesa, che lavorano in modo indipendente gli uni dagli altri, sono chiaramente d’accordo che le testimonianze forgiate di Feiling non possono essere tenute come valida in qualsiasi tribunale. Tuttavia, il giudice ha rifiutato di consultare un perito ed ha cercato di procedere con l’esame delle cosiddette “testimonianze” di Hermann.

Questa situazione è diventata insopportabile per alcuni spettatori. Parte del pubblico ha lasciato l’aula protestando ad alta voce. Il giudice ha indicato uno spettatore ed ha richiesto un controllo di identificazione. Ha interrotto il processo. Circa dieci minuti dopo, è arrivata la polizia ed ha chiesto ad una spettatrice di seguirla. Dopo che lei abbia rifiutato ed abbia chiesto di sapere il motivo, un poliziotto in borghese la prese con la forza e la spinse fuori dalla stanza. Le persone del pubblico si sono lamentate per le misure oppressive, ma la polizia ha rafforzato i controls dell’identificazione comunque, in mezzo ad un clima aggressivo ed una tensione costante.

Le condizioni di Sonja e Christian

Lo stato di salute di Christian si è deteriorato da qualche giorno. Il sesto giorno della prova è stato annullato a causa della sua malattia (mentre l’audizione del 19 Ottobre è stata riprogrammata pure). Uno dei suoi amici ha commentato che Christian soffre molto dal procedimento giudiziario e dallo stress associato.

Nonostante tutto, Sonja sembra essere in una condizione di buona salute. In particolare, sembrava molto felice quando ha visto gli amici dalla Francia. I solidali le hanno dato una notevole forza per rimanere fedele ai suoi ideali e resistere a questa farsa, che è seguita anche dai media sensazionalistici. Quando Sonja entrò in aula quel giorno, un fotoreporter insisteva a prendere la sua foto. Anche se l’avvocato gli ha chiesto di mantenere le distanze, questo idiota con la macchina fotografica non l’abbia lasciano in pace, in modo che Sonja si è dovuta nascondersi dietro le spalle del suo difensore per alcuni minuti per evitare il giornalista.

Il processo è stato aggiornato per il 30 Ottobre.

Fanculo al processo farsa! Libertà per Christian e Sonja!
Forza e solidarietà da ogni cellula rivoluzionaria nei nostri cuori!

LIBERTÀ PER CHRISTIAN & SONJA

Per ulteriori informazioni e aggiornamenti, seguire il blog dei compagni che controllano questo processo (in tedesco) – Kontakt [aet] verdammtlangquer.org

* Beugehaft: detenzione coercitiva o reclusione per oltraggio, applicata al fine di costringere la gente a fare qualcosa contro la loro volontà, ad esempio per pagare una multa o per rispondere a domande di interrogazione in materia di una terza persona.

Atene: Volantino contro la repressione rilasciato dall’assemblea popolare aperta di Peristeri

“Se non resisteremo in ogni quartiere, le nostre città diventeranno prigioni moderne”

20 Ottobre

NON CI IMBAVAGLIANO, NON CI TERRORIZZANO

Mercoledì, 26 Settembre, giornata di sciopero generale, migliaia di persone hanno protestato contro le prossime dure misure contro i lavoratori, che porteranno ad un ulteriore impoverimento nella nostra vita.

Dalle prime ore del mattino, pesanti forze della polizia hanno attaccato, senza che avvenisse alcun incidente prima, i pre-raduni delle assemblee popolari dei quartieri di Aghios Dimitrios (Brachami), Vyronas-Kaisariani-Pangrati e Zografou, impedendo la loro partecipazione al corteo dello sciopero nel centro della città e la detenzione di decine di persone. In particolare, a Zografou le persone sono state perseguitate, inseguite e picchiate dalle forze repressive che hanno diffuso il terrore nel quartiere. Un totale di 20 fermi sono stati effettuati solamente a Zografou, di cui 12 sono stati diventati arresti, compresi anche dei minorenni (studenti).

Nella manifestazione dello sciopero, le forze repressive hanno picchiato selvaggiamente i manifestanti, hanno sparato troppi lacrimogeni di gas, ed hanno fatto un totale di 129 fermi e 22 arresti, attuando in tal modo un ben orchestrato piano per disperdere la folla.

Quello stesso pomeriggio, decine di persone si sono radunate di nuovo in Piazza Gardenias a Zografou, dove sono state oggetto di vessazioni da parte dell’unità della polizia motorizzata DELTA e gli squadroni dell’anti-sommossa MAT senza previa provocazzione.

La repressione dello Stato è continuata durante il periodo successivo, con una serie di iniziative volte a prevenire qualsiasi attività militante all’interno del movimento antagonista.

Il 30 Settembre, nel corso di un moto-corteo antifascista nel centro di Atene, le unità della polizia motorizzata DELTA hanno aggredito e picchiato alcuni dei manifestanti. Il risultato è stato l’arresto di 15 antifascisti (uomini e donne), che sono stati torturati mentre stavano sotto la custodia della polizia e sono stati rilasciati su cauzione, accusati di reati.

Il 1° Ottobre, durante un raduno di solidarietà nei tribunali di Evelpidon, i partecipanti sono stati inseguiti e picchiati dalla polizia nella zona circostante. Su 25 solidali che sono stati arrestati, 4 persone sono state accusate e tenute nel quartier generale della polizia.

Nello stesso tempo, molte scuole superiori in tutta la Grecia sono sotto l’occupazione da parte degli studenti che lottano per una educazione veramente libera, e sono state attaccate dalle autorità. In particolare, in data 2 Ottobre, poliziotti in uniforme e poliziotti in borghese hanno invaso il cortile della Prima Scuola Pubblica Superiore di Holargos, e non hanno esitato a schernire e ferire gli studenti della scuola, nel tentativo di rompere l’occupazione.

Il 4 Ottobre, i lavoratori dei cantieri navali che rimangono non pagati per sei mesi ormai, e inoltre lottano contro l’attuazione della rotazione delle mansioni nei cantieri di Skaramaga, hanno fatto irruzione nel Pentagono (sede del Ministero Greco della Difesa), al fine di chiedere i loro salari maturati. Sono scoppiati dei scontri diretti, dopo che sono stati trattati con una feroce repressione con l’uso di lacrimogeni. I squadroni dell’anti-sommossa hanno effettuato 107 fermi e 12 arresti.

Lo stesso giorno (4/10), nel corso di un’altro raduno di solidarietà nei tribunali di Evelpidon per i 15 antifascisti arrestati (del moto-corteo del 30/9) la polizia anti-sommossa ha esercitato una repressione brutale, con il conseguente ferimento di diversi solidali.

Nelle prime ore del 8 Ottobre, mentre il centro dei sistemi informativi dell’Ente Pubblico dell’Energia (DEI) è stato occupato dai dipendenti affiliati al sindacato dei lavoratori GENOP-DEI, 18 persone sono state arrestate.

La mattina dello stesso giorno (8/10), nel corso di una protesta dei lavoratori dell’ospedale psichiatrico “Dromokaiteio”, la polizia ha arrestato tre membri del consiglio degli amministratori del sindacato.

Il 9 Ottobre, lo Stato ha dimostrato la tolleranza zero, vietando le manifestazioni e i raduni di persone nel centro di Atene, impiegando cecchini ed elicotteri della polizia, una condizione che non può che risvegliare i ricordi di un regime di giunta. Attivisti sono stati arrestati nelle loro case e interi collettivi sono stati presi in ostaggio dal luogo del loro incontro. La gente riunita, nel centro, è stata dispersa e picchiata dai squadroni MAT e dalle squadre dei motociclisti della DELTA e DIAS. Un totale di 217 fermi e 24 arresti sono stati effettuati.

Giovedì, 18 Ottobre, giornata di sciopero generale, le unità repressive hanno fatto un uso eccessivo di forza e d’uso massiccio di prodotti chimici e granate stordenti. Come risultato di questo attacco dei manifestanti sono stati gravemente feriti, 107 persone sono state fermate e 7 manifestanti sono stati tenuti in custodia dalla polizia, con gravi accuse. Durante la manifestazione dello sciopero un manifestante ha perso la vita, era un lavoratore dei cantieri navali, disoccupato dal 2006, e partecipava al corteo con il blocco del PAME.

In 23 giorni, sono stati effettuati un totale di 585 fermi e 105 arresti.

Ancora una volta, la vendetta dei meccanismi di repressione si esaurisce nelle misure esemplari contro chi resiste e combatte, applicando reati a così tante persone, anche per possesso di una semplice maschera chirurgica, e rilasciando fotografie e dati personali di manifestanti arrestati nei media del regime.

LE LOTTE SOCIALI NON POSSONO ESSERE IMPRIGIONATE O INCRIMINATE
NESSUNA AZIONE PENALE CONTRO I COMBATTENTI ARRESTATI
LA RESISTENZA COLLETTIVA È LA NOSTRA FORZA
LA SOLIDARIETÀ E LA NOSTRA ARMA

ASSEMBLEA POPOLARE APERTA DI PERISTERI
Ogni Lunedì e Giovedì in Piazza Dimarchiou ore 20.00

Atene: Aggiornamento sugli arrestati dello sciopero generale del 18/10

19 Ottobre

Nel corso del procedimento giudiziario del Venerdì, i sette manifestanti arrestati (ancora in stato di custodia) sono stati portati nei tribunali di Evelpidon “scortati” dai poliziotti della Questura.

Mentre aspettavano fuori dall’ufficio del pubblico ministero, accanto ai loro parenti ed avvocati, la madre di uno degli arrestati ha voluto abbracciare suo figlio. Tuttavia, una poliziotta dell’ufficio del pubblico ministero ha immediatamente spinto la madre, dicendo che qualsiasi contatto fisico è proibito.

Quando il figlio ha protestato, una delle guardie maschili della Questura l’abbia rimproverato. La persona arrestata ha protestato ancora una volta, con più rabbia, e il poliziotto stesso abbia estratto la sua pistola agitandola minacciosamente verso di lui! Tutti i partecipanti si sono bloccati alla vista dell’arma. Tuttavia, gli arrestati sono iniziati ad urlare infuriati, con uno degli avvocati della difesa che abbia fortemente rimproverato la guardia, prima di entrare nel ufficio del pubblico ministero per protestare formalmente sulla condotta del poliziotto. Il procuratore è stato, non sorprendentemente, infastidito dalle osservazioni dell’avvocato e abbia completamente ignorato l’incidente.

Un’altro raduno di solidarietà nei tribunali di Evelpidon (edificio 9) è stato chiamato per Lunedì mattina, 22 Ottobre, alle ore 11:00, quando i sette arrestati passeranno dal giudice istruttore (interrogante). Si deve sottolineare che almeno cinque di loro sono minacciati con accuse penali aggravate.

Tutti i sette arrestati sono stati ripresi al quartier generale della polizia di Atene, dove saranno rinchiusi fino il Lunedì. È di grande importanza che le persone che abbiano partecipato alla manifestazione dello sciopero del 18/10 inviano a imc-athens-editorial@lists.indymedia.org eventuali foto, video o materiale audio, che possono risultare utili per la loro difesa legale.

Maggiori informazioni (in greco) qui: i, ii

Grecia settentrionale: Moto-corteo antifascista nella città di Kavala

Venerdì 19 Ottobre, una manifestazione antifascista con motociclette è stata completata con successo a Kavala verso le 20.30. Compagni in cavallo di circa 35 moto hanno compiuto questo atto in solidarietà con gli arrestati del moto-corteo antifascista ad Atene che è stato attaccato il 30 Settembre.

Il moto-corteo ha attraverso le vie del centro e dei quartieri, scandendo slogan antifascisti. Gli antifascisti anche fatto anche diverse fermate, al fine di divulgare testi contro-informativi sui recenti avvenimenti che hanno avuto luogo ad Atene e a Patrasso.

Né in Kavala, né da nessuna parte…
Abbatiamo i fascisti in ogni quartiere!

fonte

Bulgaria: Brutalità della polizia in centro di detenzione nei confronti dei profughi provenienti dalla Siria

Il 16 Ottobre 2012, otto siriani richiedenti asilo sono stati brutalmente picchiati dalla polizia nel centro di detenzione per stranieri nella città di Lyubimets, nei pressi dei confini bulgaro-turchi.

Lo stesso giorno, un prigioniero aveva cercato di ottenere informazioni dalle guardie umane della prigione circa la sua richiesta di essere rispedito in Turchia. Le guardie hanno risposto con la violenza. Quando i co-detenuti hanno tentato di fermare la rissa, sono stati immediatamente picchiati.

In totale, otto persone sono state picchiate brutalmente con manganelli della polizia. Ognuno di loro è stato picchiato da tre poliziotti. Dopo l’attacco della polizia, i richiedenti asilo sono stati posti in isolamento, dove rimangono fino ad oggi (19 Ottobre). Non vi è alcun aggiornamento sullo stato della loro salute, dal momento che non permettono ad alcun solidale di parlare con loro. L’unica informazione nota è che un prigioniero abbia rotto un braccio.

Le richieste dei rifugiati detenuti sono:
– Indagine immediata per la brutalità della polizia nei centri di detenzione degli stranieri in Bulgaria.
– Punizione delle guardie di polizia che hanno partecipato ai pestaggi.
– Trasferimento immediato di tutti in centri di accoglienza e di tranferimento in Bulgaria.
– Informazioni sui diritti dei richiedenti asilo e rifugiati in Bulgaria.
– La conformità con gli impegni assunti dallo Stato bulgaro per i rifugiati e il diritto internazionale umanitario.

Contatto con il gruppo di solidarietà : solidarity.immigration @ gmail.com

fonte

Città del Messico: Intervento di solidarietà in diverse ambasciate il 28 Settembre

Nel contesto delle giornate di mobilitazione e di solidarietà internazionale con i compagni rapiti in tutto il mondo, dal 21 al 30 Settembre, una manifestazione anti-repressiva è stato chiamata a mezzogiorno del Venerdì 28 Settembre nella Città del Messico.

La manifestazione anarchica ha fatto visita alle ambasciate di diversi Stati in cui sono detenuti dei compagni, così come al corpo rappresentante del governo di Guanajuato, dato che Braulio Durán è imprigionato in León.

Al di sotto alcuni momenti dall’intervento anti-carcerario.

Sede centrale della rappresentazione del governo di Guanajuato:

Libertà al Braulio Durán

“Questo è il modo con qui esprimo la mia solidarietà:
– Con passo sicuro che non va indietro prima di tutto e con un sorriso luminoso
– Con un cuore d’amore che viene messo a nudo davanti a un compagno
– Con una mano tenera e l’altra armata
È così che esprimo la mia solidarietà: vincendo in ogni battaglia una somma di libertà preziosa”
Gabriel Pombo Da Silva

Libertà ai prigionieri!

Ambasciata $ilena:

Libertà ai prigionieri anarchici – Morte allo Stato

Ambasciata indonesiana:

Pareti e bare non abbasserano le nostre proteste e desideri – Solidarietà e rivoluzione sociale

Scorta di polizia

Ambasciata svizzera:

Libertà ai prigionieri anarchici

Ambasciata greca:

Giornata anti-carceraria – Solidarietà con i prigionieri anarchici

Ambasciata italiana:

Libertà a Stefano Fosco

Fonte / Altre foto: ABC Messico via Liberación Total

San José, Costa Rica: Aggiornamento dalla protesta studentesca del 9 Ottobre per la “legge della fotocopia”

Martedì 9 Ottobre, 2012, si è effettuata nella capitale di Costa Rica, San José, una manifestazione studentesca nel contesto della proteste contro il veto fissato dal Presidente del paese Laura Chinchilla Miranda alla modifica della legge che riguarda l’uso gratuito di materiale pneumatico per scopi educativi, bloccando in tal modo la decisione del Congresso di rimuovere le disposizioni che stabiliscono che la copia d’autore sia punibili in tutte le circostanze. Tuttavia, tutti coloro che si oppongono a questa legge, conosciuta come Ley de fotocopiado / legge della fotocopia non hanno gli stessi incentivi. A parte gli studenti che sostengono il libero accesso all’informazione e alla conoscenza, senza dover fuggire agli editori locali e stranieri, una presenza attiva alle manifestazioni hanno anche i proprietari dei negozi di fotocopie che si interessano solo agli interessi delle loro imprese, le quali sono influenzati dalla legislazione.

In tale contesto, pertanto, nel corso del 9 Ottobre si sono verificato alcune circostanze particolari. Ecco un aggiornamento da parte di compagni che hanno vissuto gli eventi da vicino, e l’abbiamo ricevuto dalla Croce Nera Anarchica Messicana:

“Martedì scorso, 9 Ottobre, durante il corteo degli studenti nel centro di San José, alcuni eventi speciali hanno avuto luogo. Stanchi delle assurde, inutili e noiose manifestazioni “rigidi”, un gruppo di studenti abbia deciso di rompere con la normalità e lasciar posto alla creatività. Hanno accavalcato le mura dell’Assemblea Legislativa, fatto abbastanza grave per gli organizzatori della manifestazione per sorgersi contro di loro. Si noti che questi organizzatori sono uomini d’affari, qualcosa del tutto logico per noi, ed abbiano fatto ciò che è comune con la destra fascista, un appello agli manifestanti di abbandonare i compagni che erano nell’Assemblea legislativa. Sorprendentemente, molti dei manifestanti sono rimasti per sostenere l’azione dei compagni, e poco dopo, è arrivata una squadra di 20 poliziotti dell’antisommossa con scudi e manganelli che ballavano sui nostri corpi. Subito dopo la carica della polizia abbia avuto inizio una contro-carica con pietra volanti, poi migliaia di pietre abbiano deciso di volare, e ci siamo resi conto che possiamo: abbiamo buttato la polizia fuori dalla zona della manifestazione e siamo riusciti a fare quello che molte persone desideravano di fare per lungo tempo.

Data l’agitazione, i media borghesi si sono impazziti cercando di criminalizzare il movimento, nulla di meno ci si può aspettare da loro. Mentre questo avveniva, il compagno Jean Carlo Espinoza è stato catturato, picchiato ed imprigionato dai cani del potere, ai quali abbiamo risposto con una richiesta di habeas corpus ed un appello per motivi di incostituzionalità. Fortunatamente, ci era un avvocato in mezzo a noi ed abbia preso il caso. Dopo quattro lunghi giorni di torture e intimidazioni nei sotterranei della Corte dell’Ingiustizia, il nostro compagno è stato rilasciato con l’obbligo di firmare ogni giorno in tribunale.

Tuttavia, la repressione poliziesca non finisce qui, ma è stata solo iniziata. Alcuni compagni sono stati minacciati di azioni giudiziarie a causa del loro sostegno all’azione dei compagni. Ancora un altro evento molto grave e preoccupante ha avuto luogo il Venerdì, 12 Ottobre: dopo aver lasciato un bar vicino all’Università di Costa Rica, a San Pedro, un compagno è stato bloccato da un furgone nero dal quale sono scese 3 persone assolutamente sconosciute e, senza qualsiasi motivo, l’hanno picchiato, dopo di ché sono saliti sul furgone e se ne sono andati via. Altri compagni ricevono chiamate strane nelle loro case. Quello che temiamo è che una caccia alle streghe abbia avuto inizio, e noi dobbiamo essere pronti per quello che verrà.

Questi procedimenti di prosecuzione e di molestie da parte della polizia non ci fermeranno, e abbiamo deciso di continuare la lotta. Con o senza prosecuzione. Questo non vuol dire che non ci interessa per la nostra integrità fisica e mentale. La nostra breve esperienza ci rende più vulnerabili, e questo è il motivo di questa lettera.”

Saluti solidali da Costa Rica
Finchè un solo prigioniero esiste nel mondo, nessuno sarà libero!
Libertà ai prigionieri!

ricevuto da Croce Nera Anarchica da Messico

Grecia – Igoumenitsa : Attacco diretto a negozio di acquisto d’oro

Durante l’occupazione nazista della Grecia 1941-1944, i strozzini del mercato nero (mavragorites), -le spie e gli fantocci degli fascisti- stavano approfittando della gente che stava in mezzo alla scarsità di cibo, vendendo olio da cucina, riso, ecc in piccole quantità agli miserabili dalla fame, portando via tutto ciò che quest’ultimi avevano, una casa o un terreno, anche i loro figli per usarli come schiavi. Non appena l’occupazione e la guerra civile sia finita, questi strozzini sono diventati cittadini eminenti ed immensamente ricchi, mentre quelli che si sono trovati nel bisogno sono morti di fame oppure hanno vissuto nella miseria e la povertà.

Nello stesso modo, oggi, questi “mavragorites” appaiono ancora con i loro negozi soprannominati “Acquisto Oro”, avendo come loro capo principale “Bobolas”, ben noto tra gli “maiali” del Potere. Questi delinquenti possono sentire l’odore delle persone in mancanza di un anticipo in contanti, a causa della presunta crisi economica, e quindi possano acquistare le loro necessità e le loro dignità.

Quattro negozi del genere sono sorti ad Igoumenitsa, controllati dagli infami, i profittatori contemporanei provenienti da Igoumenitsa e Corfù.

Il 3 Ottobre 2012, alle 3 del mattino, abbiamo attaccato uno di questi negozi, che si trova sulla Via Kyprou di fronte alla Piazza centrale di Igoumenitsa, ed abbiamo rotto le finestre anteriori.

Quei proprietari, che minacciano di prendere in mano la situazione con i loro scagnozzi, dovrebbero sapere che non ci intimidiscano.

Non c’è ne frega un cazzo per i loro dipendenti in quei negozi, che lamentano di fare semplicemente il loro lavoro per 600 euro, perché hanno scelto di essere nel campo avversario. Inoltre, il lavoro è una vergogna.

“Strizziamo l’occhio” ai compagni che per primi l’abbiano “strizzato a noi”.

Libertà per i compagni combattenti, membri dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco, e tutti quelli perseguiti dallo Stato

LO STATO È L’UNICO TERRORISTA
SOLIDARIETÀ CON i GUERRIERI ARMATI

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